Undici anni per trovare un vero tesoro
BEIRUT: questa città libanese è ormai nota alla maggioranza, tramite le notizie dei giornali, come un luogo dilaniato dalla guerra civile. Ma è il mio paese e verso l’epoca in cui tra i miei connazionali l’odio aumentava e nel paese scoppiava la guerra, io sostituii il mio odio con una pace più preziosa di qualsiasi altro tesoro al mondo. Lasciate che vi racconti com’è avvenuto.
Il minore di sette figli, sono nato a Beirut nel 1949 da genitori arabi. Da piccolo avevo vivamente desiderato essere vicino a Dio. Ma nella mia famiglia nessuno era molto religioso, anche se si dichiaravano cristiani. Di rado, se non mai, qualcuno andava in chiesa. Così io ci andavo da solo.
Pregando in ginocchio davanti alle immagini di Gesù o della Vergine Maria, piangevo spesso. Pregavo di conoscere la verità. Ogni volta che passavo davanti a una chiesa mi facevo il segno della croce. Volevo avere l’approvazione di Dio e crescendo pensai che il modo migliore per ottenerla fosse quello di diventare sacerdote.
Nel 1962 — avevo 13 anni — mia madre mi accompagnò a fare la domanda per diventare sacerdote. Entrati nel principale edificio amministrativo della Chiesa Greco-Ortodossa di Beirut, salimmo sino all’ufficio del patriarca. Quando gli dissi che volevo diventare sacerdote, l’unica domanda che mi fece fu: “Hai una bella voce?” “Sì”, risposi e quando gliene ebbi dato la prova disse: “Ti accettiamo”. Come fui felice! Mi pareva di aver trovato un tesoro: servire Dio come sacerdote!
Proprio un vero tesoro?
Mentre stavamo uscendo, una donna che lavorava in quell’edificio disse qualcosa che mi turbò. “Non diventare sacerdote”, mi raccomandò. “I tuoi peccati saranno più grandi”. Cosa voleva dire? Non capivo. Ma nei successivi tre anni di addestramento al sacerdozio, rammentai spesso quelle parole, comprendendole sempre meglio. Perché? Per quello che vedevo.
I sacerdoti del Libano erano immischiati nella politica; sostenevano una fazione e ne ostacolavano un’altra. Conoscevo un sacerdote che portava nascosta sotto la tonaca una pistola. A mio avviso, non era giusto che i sacerdoti fossero così pronti a partecipare ai combattimenti e alla guerra e mi chiedevo: ‘Cristo e i suoi apostoli lo avrebbero fatto?’
I sacerdoti inoltre erano avidi di denaro. Li vedevo litigare per i soldi delle collette, e imprecavano l’uno contro l’altro. “Li voglio io”, dicevano. E li vedevo insieme alle loro ragazze. Ogni volta che un certo sacerdote diceva messa arrivava la sua amica. Molti sapevano che il loro comportamento era peccaminoso. Un giorno, quando vidi la sua amica arrivare e spingere da parte una donna anziana per avere un posto migliore vicino al sacerdote, cominciai a odiare quel sacerdote. Ma continuavo a pensare che la chiesa fosse nel giusto, e che solo i sacerdoti fossero cattivi.
Dopo tre anni smisi di prepararmi al sacerdozio, ma continuai a darmi molto da fare nella chiesa, frequentandola regolarmente e cantando nel coro. Le mie mete erano cambiate. Il mio principale interesse era ora lo sport, particolarmente la pallacanestro. Inoltre durante le vacanze scolastiche lavoravo nella fabbrica del mio fratello maggiore e imparavo il suo mestiere. Avendo 20 anni più di me, mi faceva da padre, dato che nostro padre era morto.
L’incontro con i Testimoni
Il gruppo religioso a cui appartenevo era animato da forti sentimenti anti-ebraici. E ci veniva anche insegnato a odiare i testimoni di Geova. Ci dicevano che erano sionisti, che erano contro Cristo. Oh sì, usavano il nome di Cristo, ma questo, pensavo, era solo una facciata. Bastava che qualcuno menzionasse la parola “Geova” che mi arrabbiavo ed ero pronto a fare a pugni. Organizzavamo i giovani perché seguissero i Testimoni nelle case, li molestassero e li aggredissero con bastoni e pietre.
Un giorno, dopo l’allenamento di pallacanestro, mi trovavo a casa di mia sorella, e per la prima volta incontrai personalmente i Testimoni che le fecero visita. Gli arabi sono ospitali con i visitatori, quindi lo fui anch’io. Quando facevano domande a cui non sapevo rispondere, dicevo: “Tornate la settimana prossima e farò venire il sacerdote”.
La settimana successiva ci incontrammo. Vidi che il sacerdote non conosceva la Bibbia e non era in grado di difendersi. Quando i Testimoni mostrarono che non dovremmo chiamare “padre” nessun capo spirituale, disse semplicemente: ‘Va bene, non chiamatemi padre’. (Matteo 23:9) Anche se non conosceva la Bibbia, era sempre il mio sacerdote. Così dissi ai Testimoni: “Non fatevi più vedere. Se ci provate vi spezzo le gambe”. E facevo sul serio.
Divento un atleta famoso
Intanto avevo superato il metro e ottanta di altezza, una bella statura per un arabo. E la pallacanestro divenne tutta la mia vita; per anni mi esercitai cinque ore al giorno. Ero deciso a diventare il migliore e nel 1971 ero noto in tutto il paese per la mia bravura. Quell’anno fui scelto per la squadra nazionale che doveva rappresentare il Libano in una competizione internazionale che sarebbe stata disputata nell’Arabia Saudita.
L’anno successivo ottenni ulteriori riconoscimenti, e fui nominato capitano di una squadra formata dai migliori giocatori del Libano. Giocavo nel ruolo di guardia ed ero il playmaker della squadra. Andammo in Iraq per un torneo a cui partecipavano tutti i paesi arabi e per poco non vincemmo. Arrivammo secondi dietro all’Iraq. Nel 1973 fui di nuovo scelto per far parte della migliore squadra del Libano.
Avevo raggiunto il mio obiettivo di essere tra i migliori nella pallacanestro, almeno nel Libano. La gente mi riconosceva. Ero famoso. Ero sempre circondato di ragazze. Ma queste cose non mi davano la vera felicità che avevo immaginato. Non erano un tesoro autentico.
Nuovo incontro con i Testimoni
Al principio del 1973 un mio buon amico, un altro famoso giocatore di pallacanestro, cominciò a studiare la Bibbia con i Testimoni. Saputolo, andai immediatamente da lui e gli dissi: “Sami, non è brava gente questa. Non immischiarti con loro”. E, adirato, maledissi il nome di Geova.
“No! no! Joseph, non dire così”, mi avvertì. “Parla con i Testimoni”.
“D’accordo”, dissi, “ma se riesco a dimostrarti che non hanno la verità della Bibbia, smetterai di studiare con loro?”
“Sì. Ma se risulta che hanno la verità”, ribatté lui, “diventerai un testimone di Geova?”
Acconsentii.
Eravamo un gruppo di cinque buoni amici. Informai gli altri tre e andammo insieme dal nostro sacerdote. “Venga con noi a parlare con i Testimoni”, gli dicemmo. Ma lui non voleva venire. Allora i miei amici dissero: “Se il sacerdote non viene, non ci andremo neppure noi”. Ma io l’avevo promesso a Sami e non potevo rimangiarmi la parola.
All’ora stabilita una dozzina di Testimoni si riunirono nella casa di Sami. Loro erano molto amichevoli, ma io non intendevo esserlo. “Procediamo con la discussione”, chiesi. Allora il Testimone che prendeva la direttiva mi invitò a cominciare. “El, il dio dei siriani, è il vero Dio”, dissi, “Geova è il Dio di Israele, ed è un assassino”.
Il Testimone non si mise a discutere ma si limitò a chiedere: “Crede a tutta la Bibbia?”
“Sì”, risposi.
Quindi mi chiese di aprirla al Salmo 83:18. Quando lo lessi, rimasi stupefatto. Era come se qualcuno mi avesse dato un pugno. Non avevo mai visto il nome “Geova” nella Bibbia. Diceva: ‘Colui il cui nome è Geova è l’Altissimo su tutta la terra’. E io che tante volte avevo maledetto quel nome!
Il Testimone mi chiese di trovare un’altra scrittura (il nome di Dio, Geova, ricorre una ventina di volte nella Bibbia in arabo). Ma io dissi: “No, se non credo a questo versetto non credo neppure al resto della Bibbia. Un versetto è sufficiente”.
“D’accordo, voglio saperne di più”, affermai. “Ma ho una cosa da dirvi. Se siete proprio i discepoli di Gesù Cristo — i veri discepoli — diventerò un testimone di Geova. Ma se no, se siete sionisti, vi ucciderò tutti”.
“Bene”, fu la risposta. “Se riscontra che siamo sionisti, ci uccida”.
Quel giorno cominciai a leggere la Bibbia, cosa che non avevo mai fatto prima. In tre mesi la lessi da cima a fondo e studiai anche il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna con i Testimoni. La conoscenza di Dio e del suo Regno divenne qualcosa di prezioso per me. Era come aveva detto Gesù: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo ha trovato e nascosto; e per la gioia che prova va e vende tutto ciò che ha e compra quel campo”. (Matteo 13:44) Desideravo acquistare conoscenza di quel Regno e sapere come diventare uno dei suoi sudditi terreni. Ma non mi fu facile anteporlo a tutto il resto.
Venduta ogni cosa per ottenere il tesoro
Ero combattuto. Amavo sempre la pallacanestro. E molte ragazze mi telefonavano e cercavano la mia compagnia. La vita mondana e i divertimenti esercitavano una forte attrazione su di me. La mia famiglia incoraggiava addirittura questa vita immorale, dato che erano tutti fortemente contrari a che frequentassi i Testimoni. Mi sembrava una cosa troppo difficile rinunciare a tutto per il tesoro, ragion per cui interruppi lo studio della Bibbia.
Verso quell’epoca mio fratello aveva contratto dei forti debiti di gioco, tanto che lasciai l’università per lavorare a tempo pieno e aiutarlo a salvare la fabbrica. I Testimoni continuavano a farmi visita per cercare di accrescere il mio apprezzamento, ma senza successo. Dopo circa sei mesi mi feci questa domanda: ‘Joseph, cosa stai facendo? Sai che i Testimoni hanno la verità’.
Ma dovevo fare dei cambiamenti. Ci sarei riuscito? Per mostrare che ero deciso, la prima cosa che feci fu di gettare via le sigarette. Poi andai al telefono e chiamai Fadi, il Testimone che aveva studiato con me. “Il mio sangue è sulla tua testa”, gli dissi. “Devi studiare con me”.
“Fai sul serio? Vieni e ricominceremo lo studio stasera”, rispose. Questo avveniva nel dicembre 1973.
Cominciai subito ad assistere alle adunanze di congregazione, conducendo ogni volta con me una ragazza diversa. Ma quando una ragazza voleva avere rapporti con me, le dicevo: “No, non lo faccio più”. Dato che nessuna di esse accettò la verità, troncai infine tutte queste relazioni.
Il mio allenatore di pallacanestro era furibondo. Aveva impiegato anni per farmi diventare un giocatore, e avevamo la migliore squadra del Libano. All’improvviso, di punto in bianco, smisi di giocare. Avevo deciso di afferrare il vero tesoro. Il 24 agosto 1974 fui battezzato, e simboleggiai così la mia dedicazione per servire Geova Dio.
L’anno seguente sposai Kathy, una pioniera regolare (cioè un ministro a tempo pieno dei testimoni di Geova). Quindi nel 1976 fui nominato anziano nella congregazione cristiana. Verso la stessa epoca acquistai uno stabilimento per la placcatura dei metalli, lo stesso tipo di stabilimento che aveva mio fratello. Chiudevo alle 4 del pomeriggio e mi impegnavo nel ministero insieme a mia moglie fino alle 11 di sera. Avevamo 20 studi biblici al mese. Ma mi sentivo combattuto fra le due attività.
Quindi nel febbraio del 1978 vendetti lo stabilimento e intrapresi l’opera di pioniere speciale. Che benedizione! Infatti, il mese successivo una bomba fece saltare in aria lo stabilimento. Tutto sarebbe andato perso se non l’avessi venduto in precedenza!
Un tesoro che merita qualsiasi sacrificio
Ho trovato vera contentezza e soddisfazione nel servire il nostro amorevole Padre Geova e gli interessi del suo Regno, nonostante i pericoli che ciò comporta in questo paese dilaniato dalla guerra. Nel primo anno di guerra civile iniziata nel 1975 rimasero uccise da 15.000 a 20.000 persone, e da allora ne sono morte altre decine di migliaia! Dato che il Libano ha una popolazione di appena tre milioni circa di abitanti, sarebbe come se gli Stati Uniti perdessero milioni di cittadini in una guerra simile! Spesso, mentre svolgiamo il ministero, sentiamo fischiare le pallottole e scoppiare le bombe.
Nel 1980 fui nominato sorvegliante di circoscrizione per la zona di Beirut e dovevo visitare le congregazioni della città per rafforzarle spiritualmente. Nei due anni e mezzo in cui svolgemmo quest’opera non mancammo di visitare neppure una congregazione, anche se a volte cadevano ogni minuto più di mille tra granate e bombe. In una zona dove i combattimenti erano particolarmente intensi, ci si chiedeva se era opportuno visitare quella congregazione. Alcuni si domandavano: ‘Verrà qualcuno all’adunanza in queste condizioni?’ Ci fu consigliato di andare. La congregazione ha 45 proclamatori del Regno, e nonostante gli intensi combattimenti all’adunanza ci furono 45 presenti!
Spesso mentre si tengono le adunanze fuori scoppiano le bombe. Quando compiamo il ministero, schiviamo le pallottole e ci nascondiamo come fanno i soldati. Ma continuiamo a predicare, convinti che morire mentre si è direttamente impegnati nel servizio di Dio è la morte migliore che si possa fare. Una volta dovevamo uscire nel ministero, ma i cannoneggiamenti erano così intensi che dieci di noi rimasero intrappolati per tre ore in un piccolo corridoio, in attesa che il bombardamento cessasse per un po’. Cantammo cantici del Regno e considerammo domande bibliche.
In un’altra occasione predicavo di casa in casa con un ragazzo di nove anni che usciva in servizio per la prima volta. Facemmo visita a un uomo coinvolto nei combattimenti, ed egli mi puntò una pistola alla testa e disse che mi avrebbe ucciso. Chiesi aiuto a Geova in preghiera, quindi gli dissi: “Se mi uccide, i miei familiari, che non sono testimoni di Geova, potrebbero darle la caccia e ucciderla”. Ci lasciò andare e noi continuammo l’opera di casa in casa. Il ragazzino diede prova di autentico coraggio cristiano.
In molte occasioni Geova ci ha protetti. Per esempio, una casa nella quale tenevamo le adunanze di congregazione fu occupata da un soldato. Forse alcuni si sono chiesti: ‘Perché Geova l’ha permesso?’ Ebbene, il lunedì successivo, quando si sarebbe dovuta tenere un’adunanza di congregazione, ci furono in quella strada terribili scontri. I combattimenti giunsero proprio fino alla casa dove si sarebbe dovuta tenere l’adunanza. L’edificio fu crivellato dalle pallottole, e quasi sicuramente molti Testimoni sarebbero rimasti uccisi. La casa fu occupata dai soldati di un’altra fazione, e in seguito riuscii a trattare con loro per farcela restituire, in modo da poterla usare nuovamente come luogo di adunanza!
Dopo avere servito come sorvegliante di circoscrizione per oltre due anni nella tormentata città di Beirut, nel marzo del 1983 fui chiamato alla sede centrale dei testimoni di Geova a New York per ricevere un addestramento speciale. I mesi che Kathy ed io abbiamo trascorso lì sono stati veramente uno degli aspetti salienti della nostra vita. Mentre ora torniamo in Libano, siamo più decisi che mai a mostrare con il nostro servizio che per noi il Regno di Dio è un vero tesoro, più prezioso di qualsiasi altra cosa. — Da un collaboratore.
[Testo in evidenza a pagina 15]
Organizzavamo i giovani perché molestassero e aggredissero i Testimoni