La mia chitarra, la mia musica e il mio Dio
IL 30 OTTOBRE 1963 fu un giorno molto importante per me. Alle 7,30 di quella sera dovevo suonare come chitarra solista nel principale teatro di Montevideo, in un programma di musica classica della durata di due ore. L’avvenimento, che aveva ricevuto molta pubblicità, doveva anche essere trasmesso per radio in tutto l’Uruguay.
Quella mattina quando mi svegliai ero molto nervoso al pensiero di presentarmi davanti a un pubblico numeroso ed esigente. Mentre sembrava che le ore passassero più lentamente del solito, la tensione nervosa aumentava. Ma una volta davanti al pubblico, avrei dovuto essere completamente padrone dei miei nervi per concentrarmi bene sull’intricata tecnica di pizzicato. Molti aspiranti concertisti hanno fallito, vittime del nervosismo. Possono esserci dei vuoti di mente o anche leggere amnesie. Oltre a ciò, la chitarra da concerto è uno strumento ingrato. Ti tradisce immediatamente. Il minimo errore nell’esecuzione dei toni delicati viene facilmente avvertito anche dall’orecchio più inesperto.
Il concerto
Verso le 6,30 comincia ad arrivare il pubblico. Ci sono musicisti di professione, molti appassionati di chitarra, professori e maestri di musica, molti studenti e ammiratori, oltre al pubblico in generale. Hanno tutti una cosa in comune: il desiderio di ascoltare un bel concerto. Si aspettano anche un’esecuzione musicale di alto livello. È un piacere notare che ci sono ancora molte persone che apprezzano le armonie dolci e melodiose anziché lo stridente e cacofonico rock.
Ora sono le 7,20. All’improvviso qualcuno bussa alla porta del camerino e mi rammenta che fra cinque minuti dovrò entrare in scena. È il primo di tre avvisi. Il prossimo mi sarà dato tre minuti prima e il terzo quando mancherà solo un minuto all’apertura del sipario. Perché questo snervante conto alla rovescia? Ebbene, dato che le stazioni radio locali devono trasmettere il concerto in quasi tutto il paese per mezzo di un ponte radio, logicamente il segnale di “andare in onda” dev’essere perfettamente sincronizzato con l’effettivo tempo di inizio.
Ancora un minuto! A questo punto la tensione nervosa accumulata è enorme. Nella parte principale della sala si spengono le luci. Ora solo il palco è completamente illuminato. Odo una voce pronunciare il mio nome e dire: “Ora può entrare in scena”.
È il momento cruciale. Il mio cuore batte con violenza, come se volesse balzarmi fuori dal petto. Cammino rapidamente verso il centro del palco dietro il sipario chiuso. Il sipario si apre, faccio un passo avanti e, secondo l’usanza, il pubblico mi accoglie con un caloroso applauso. Questo mi permette di cominciare a rilassarmi e di allentare un po’ la tensione nervosa. Diventa più facile comunicare con il pubblico.
Il momento della verità
Prima di cominciare pizzico rapidamente le corde per verificare un’ultima volta l’accordatura dello strumento. Poi comincio lentamente a suonare la prima parte. Durante queste prime battute mi tremano le mani. A poco a poco si fanno più ferme e gradualmente ne divento padrone del tutto. I toni musicali si fanno più nitidi, più chiari, più limpidi e più esatti. Quando arrivo al secondo pezzo il senso di insicurezza e il tremore sono quasi completamente scomparsi.
Mi rendo conto che il fraseggio dei passaggi brevi, i molti e vari toni delicati, la forza dinamica nonché l’ampiezza e il corpo del suono sono sensibilmente migliorati. Il pubblico attento sembra sforzarsi in completo silenzio di cogliere ogni nota. L’ultimo entusiastico applauso mi assicura che ho superato la prova.
Poteva sembrare che gli applausi e le acclamazioni fossero il coronamento dei miei sforzi. Ma cosa mi spingeva a continuare ad affrontare il pubblico? Erano gli applausi, le acclamazioni e i cacciatori di autografi a spingermi a ripetere tante volte le comparse in pubblico? Poteva essere solo una questione di egocentrismo o di vanità?
Come divenni concertista
Da bambino mi sentivo come avvinto da una forza invisibile. Era il mio intimo desiderio di diventare musicista. La mia vocazione musicale cominciò a rivelarsi alla tenera età di cinque anni. Volevo sempre suonare la chitarra, ma i miei genitori non ci facevano molto caso. Pensavano si trattasse solo di qualche capriccio o di qualche mania passeggera. Passarono altri cinque anni prima che mi prendessero più seriamente. Così a dieci anni cominciai formalmente a studiare chitarra.
Le mie prime comparse in pubblico risalgono a quando avevo 15 anni. Poi nel 1959 vinsi il primo concorso, piazzandomi al primo posto nello spettacolo annuale allestito da un’organizzazione internazionale belga. Nel 1961 mi piazzai di nuovo al primo posto a un festival organizzato dalle tre principali istituzioni musicali dell’Uruguay. Le mie comparse in pubblico si fecero frequenti.
Nel 1964 mi recai negli Stati Uniti insieme a un pianista e demmo una serie di concerti a Washington. Tornato in patria nel 1965 continuai a dedicarmi alla carriera musicale. Ero continuamente impegnato con varie stazioni radiofoniche e televisive. Divenni piuttosto famoso e in Uruguay mi riconoscevano quasi ovunque.
Lo spiritismo non mi appaga
Prima di quel tempo avevo praticato una religione spiritica. Avevo fatto perfino il medium e il guaritore. Comunque il mio massimo interesse e sincero desiderio era quello di conoscere meglio Dio. Ma avendo ricevuto “comunicazioni” ovviamente contraddittorie dal mondo dell’occulto, sorsero in me seri dubbi che minarono la mia fede nello spiritismo. Il caos che regnava in quelle sedute spiritiche mi fece capire che il vero Dio non poteva approvare simili pratiche. Quindi abbandonai lo spiritismo senza rinunciare alla ricerca della verità.
Nel 1965 mi fu offerta la possibilità di andare in Europa per tenere concerti in molte importanti città, qualcosa che avevo sempre desiderato. Verso quell’epoca però avevo stretto un’intima amicizia con un maestro di chitarra. Come risultato di questa amicizia feci grandi cambiamenti nella mia carriera e nella mia relazione con il Creatore.
Armonia nella Bibbia?
Le mie idee su Dio e sulla Bibbia erano vaghe e confuse. Ma quando il mio amico e maestro di chitarra venne a trovarmi le cose cambiarono. Prendemmo l’abitudine di incontrarci regolarmente per suonare e parlare di quello che succedeva. Fra gli argomenti di cui parlavamo c’erano la religione e la politica. Sebbene lui fosse ateo, aveva deciso di studiare le Scritture. Per questo motivo aveva accettato di fare un settimanale studio biblico a domicilio con due giovani missionari dei testimoni di Geova. Sapendo che desideravo vivamente imparare qualcosa riguardo a Dio, mi invitò a essere presente allo studio e io accettai volentieri.
Studiammo l’opuscolo “Questa buona notizia del regno”. Ma avevo così tante domande che lo studio dell’opuscolo non progrediva molto. Ad ogni modo, mi resi conto immediatamente che questa era la verità che cercavo. Gli insegnamenti contraddittori e confusi della falsa religione furono sostituiti dalla verità logica e armoniosa che era come musica per i miei orecchi. Come fui felice di conoscere Geova, di sapere cosa aveva causato la malvagità e di apprendere che solo il Regno di Dio potrà risolvere i problemi dell’uomo! Rabbrividii per l’orrore rendendomi conto del pericolo che come medium avevo corso in passato avendo a che fare direttamente con i demoni. — Deuteronomio 18:9-13; Isaia 8:19.
Quando cominciai a studiare con i testimoni di Geova, Myriam, la mia fidanzata, cominciò a studiare con gli avventisti. Nei nostri incontri parlavamo sempre delle cose che imparavamo. Myriam rimase sorpresa notando che io avevo imparato molto più di lei su soggetti come Trinità, inferno, risurrezione, Regno e altri. Tutto quello che lei aveva imparato nello stesso periodo era di ‘osservare il sabato’. Scoprii che la legge del sabato era stata data esclusivamente agli israeliti e non ad altri. (Salmo 147:19, 20) Fu adempiuta e cessò di esistere con la morte di Gesù. (Efesini 2:14-16; Colossesi 2:16, 17) Aiutai Myriam a capire questo punto e lei decise di lasciare gli avventisti e di cominciare a studiare con i Testimoni.
Nel 1967 ci sposammo e nel 1970 simboleggiammo entrambi la nostra dedicazione a Geova con l’immersione in acqua. Purtroppo, l’amico che mi era stato tanto di aiuto per trovare la verità smise di studiare.
Una nuova scala dei valori
Come testimone di Geova, imparai una nuova scala dei valori. Sia pure limitatamente a causa dell’imperfezione, cominciai a vedere le cose come le vede Geova. E questo mi portò a rivedere le mie aspirazioni e a fare importanti cambiamenti. Analizzai la mia carriera musicale alla luce della nuova relazione che avevo stretto con Geova. Riflettei sulla grande quantità di tempo che se ne andava nel prepararmi per i concerti, nei viaggi e nelle mie numerose comparse in pubblico. Come poteva aiutarmi questo ad adempiere la dedicazione che avevo fatta al Creatore?
Il mio futuro di concertista era molto promettente. Ma ora era accaduto qualcosa che aveva cambiato tutto. Quelle grandi prospettive impallidivano e perdevano importanza quando consideravo le parole di Gesù: “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni”. Cosa sarebbe stato più importante per i miei ascoltatori: ascoltare i miei concerti di chitarra o udire la buona notizia del Regno di Dio? È molto più soddisfacente per tutti produrre il tipo di melodia che loda Geova e che reca vita agli ascoltatori. La mia chitarra eleva lo spirito e dà gioia solo per qualche momento, ma quello che ora ho da dire e da insegnare mediante la Parola di Dio può recare un beneficio permanente. — Matteo 28:19, 20.
La mia coscienza educata secondo la Bibbia mi indusse a prendere un’importante decisione. Decisi che avrei fatto meglio ad abbandonare la carriera di concertista. Non rimpiango di avere annullato i contratti, inclusa la tournée nei teatri europei. Non pensavo fosse giusto dire: “Geova, ti servirò, ma prima lascia che faccia tutte queste altre cose che mi interessano, e quando avrò finito tornerò e ti sarò fedele”. — Luca 9:57-62.
Com’era prevedibile, questa decisione mi attirò forti critiche. La maggioranza dei parenti, degli amici e anche importanti personalità del mondo della musica pensarono che la mia mente cominciasse ad essere un po’ confusa. Non si rendevano conto che la mia mente stava appena uscendo dal suo precedente stato di confusione. Conclusero erroneamente che fosse stata la mia nuova religione a vietarmi di continuare a dare concerti. Era difficile per loro capire che si trattava di una decisione personale. La coscienza mi spingeva ora a dedicarmi all’opera molto più urgente di predicare e di compiere altre attività cristiane. Durante un giro di concerti sarebbe praticamente impossibile assistere alle adunanze cristiane e svolgere l’opera di predicazione.
La mia musica e la mia religione
La gioia e la soddisfazione che provo come cristiano da quando ho dedicato la mia vita a Geova superano di gran lunga qualsiasi cosa abbia provato nel tempo in cui i concerti significavano tutto per me. È stata veramente una gioia e un privilegio aiutare molte altre persone a conoscere il bel ‘suono della verità’, che è molto più duraturo del ‘suono della musica’. Oltre a predicare regolarmente nelle case di coloro che si interessano della verità e dal podio, i miei numerosi doveri come anziano nella congregazione cristiana mi tengono occupato e riempiono la mia vita con un lavoro che vale la pena di fare. In realtà, la mia vocazione ha subìto un cambiamento radicale. La mia attività musicale è stata messa al giusto posto nella mia vita, dato che ora ‘cerco prima il Regno’. — Matteo 6:33.
Come abbiamo fatto a vivere senza quello che guadagnavo con i concerti? Per alcuni anni insegnai all’Istituto Artistico. Nel 1977 fui scelto per far parte di una commissione di cinque giudici durante un festival internazionale di chitarra a Pôrto Alegre, in Brasile. Nello stesso tempo tenni lezioni al Seminario Internazionale di Musica che si svolgeva lì.
Nel 1980 ci trasferimmo in Spagna dove ora do lezioni private di chitarra. In tal modo la chitarra mi aiuta a mantenere mia moglie e me nel servizio di Geova. Ogni tanto suono per lodare Geova nell’orchestra usata alle assemblee cristiane. È superfluo dire che quando ci riuniamo per svagarci posso sgranchirmi le dita con la mia chitarra a dieci corde, e pare che agli amici piaccia.
Nel nuovo sistema di cose che presto Dio porterà ci sarà più tempo per sviluppare capacità e doti naturali, con profonda gioia e soddisfazione sia di Dio che dell’uomo. La vita eterna, nella perfezione fisica e mentale, ci permetterà di raggiungere mete e di ottenere risultati che ora è impossibile comprendere o immaginare. Nel nuovo ordine la musica servirà a lodare il Creatore, non a esaltare il musicista o il compositore.
Condivido i sentimenti del salmista e compositore-musicista Davide, che disse: “Gridate gioiosamente, o giusti, a causa di Geova. La lode si addice ai retti. Rendete lode a Geova sull’arpa; innalzategli melodie su uno strumento a dieci corde. Cantategli un nuovo canto; fate il vostro meglio suonando sulle corde insieme a urla di gioia”. (Salmo 33:1-3) Cerco di fare del mio meglio per lodare Geova sia predicando che suonando la mia chitarra a dieci corde. — Narrato da Herman Pizzanelli.
[Immagini alle pagine 18 e 19]
Un tempo mi esibivo alla TV . . .
. . . Ora suono per gli amici