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  • Morte infantile improvvisa: Affrontare il dolore

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  • Morte infantile improvvisa: Affrontare il dolore
  • Svegliatevi! 1988
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  • Superare il dolore
  • Una speranza sicura è di conforto
  • È normale sentirsi così?
    Quando muore una persona cara
  • “Come posso sopportare il mio dolore?”
    Svegliatevi! 1987
  • Come posso sopportare questo dolore?
    Quando muore una persona cara
  • Cosa potete fare per sopportare la perdita
    Svegliatevi! 1985
Altro
Svegliatevi! 1988
g88 22/1 pp. 10-12

Morte infantile improvvisa: Affrontare il dolore

LA MORTE improvvisa di un bambino è una tragedia sconvolgente. Un bambino apparentemente normale e sano non si sveglia. È una cosa del tutto inaspettata, poiché chi pensa che un bambino muoia prima dei genitori? Quel bambino che era diventato l’oggetto dello sconfinato amore di una madre diventa all’improvviso la causa del suo sconfinato dolore.a

Cominciano i sentimenti di colpa. I genitori si sentono responsabili della morte, come se fosse dovuta a qualche negligenza da parte loro. Si chiedono: ‘Cosa avremmo potuto fare per impedirla?’ In alcuni casi il marito potrebbe anche incolpare inconsciamente la moglie, senza ragione. Quando lui è andato a lavorare il bambino era vivo e vegeto. Quando è tornato a casa era morto nella culla! Cosa stava facendo la moglie? Dov’era in quel momento? Questi dubbi irrazionali devono essere dissipati perché non si crei tensione nel matrimonio.

Tottie, la donna menzionata nel primo articolo, attraversò momenti difficili. Dice: “Se non sto attenta, in certi periodi mi sento ancora in colpa e depressa. Devo smettere di ragionare in modo così negativo. La preghiera mi è stata molto utile: ho chiesto aiuto per riuscire a capire il mio modo di ragionare e per pensare in modo più positivo”.

Come possono altri aiutare i genitori ad affrontare il loro dolore? Tottie ha risposto subito: “Alcuni si comportano come se Katie non fosse mai esistita. Se solo si rendessero conto che in effetti si vuole parlare del proprio caro! Fa bene parlarne. Katie sarà sempre una cara bambina per noi e vogliamo ricordarla, non dimenticarla. Perché allora aver paura di parlare di lei?”

D’altro canto, non tutti i genitori vogliono parlare del figlio morto. Questa è una cosa che il visitatore deve valutare.

Superare il dolore

Il modo di reagire al dolore varia da persona a persona e da cultura a cultura. Nel corso di uno studio sulla morte infantile improvvisa effettuato negli Stati Uniti si è riscontrato che ci vogliono in media tre anni perché i genitori “abbiano di nuovo quel grado di felicità che ritenevano di avere prima della morte”.

Doug, un analista di sistemi di elaborazione, e Anne, ora poco più che quarantenni, persero la piccola Rachel 12 anni fa. Allora la sindrome di morte infantile improvvisa era relativamente sconosciuta. Sebbene un medico avesse visitato la bambina il giorno prima, il poliziotto presente insisté perché il magistrato inquirente chiedesse l’autopsia. Anne dice: “Sul momento non ci chiedemmo il motivo di quella decisione. Solo più tardi apprendemmo che il poliziotto aveva notato dei segni blu sulla gola di Rachel e aveva sospettato che la bambina fosse stata maltrattata! Fu appurato che si trattava semplicemente di un segno della morte, detto livor mortis: due macchie di sangue che si formano e che sembrano lividi. Con l’autopsia non fu riscontrata nessuna causa di morte e venne infine classificata come morte infantile improvvisa”.

Come fecero Doug e Anne a superare la perdita? Doug spiega: “Ero alla Sala del Regno quando un amico mi disse che mi volevano a casa con urgenza. Al mio arrivo appresi la terribile notizia. Non riuscivo a crederci. Ero stato l’ultimo a toccare Rachel quella sera. Adesso era morta. Scoppiai a piangere insieme ad Anne. Fu l’unica volta che piansi”.

Svegliatevi!: “E il funerale? Che effetto ha avuto su di voi?”

“La cosa strana è che al funerale né Anne né io abbiamo pianto. Piangevano tutti gli altri”. Poi è intervenuta Anne: “Sì, ma io ho pianto un bel po’ per tutt’e due. Credo di essermi veramente resa conto della tragedia solo qualche settimana dopo, quando un giorno sono rimasta sola in casa. Ho pianto tutto il giorno. Ma credo mi abbia aiutato. Mi sono sentita meglio. Dovevo piangere la morte della mia bambina. Credo proprio che si debba lasciare piangere chi ha avuto un lutto. Anche se agli altri viene spontaneo dire ‘Non piangere’, in effetti non serve”.

Svegliatevi!: “Come vi hanno aiutato altri a superare la crisi? E quali cose non aiutano?”

Anne ha risposto: “Un’amica venne a pulirmi la casa senza che le avessi detto nulla. Altri ci prepararono da mangiare. Alcuni ci aiutarono con un semplice abbraccio, senza parole, solo un abbraccio. Non volevo parlarne. Non volevo ricominciare sempre a spiegare l’accaduto. Non avevo bisogno di domande indagatrici, come se avessi mancato di fare qualcosa. Ero la madre; avrei fatto qualunque cosa per salvare la mia Rachel!”

Doug ha continuato: “Alcuni hanno fatto osservazioni innocenti che però non ci hanno aiutato. Per esempio: ‘Come cristiani non dobbiamo addolorarci come fanno gli altri’. Questo lo so. Ma posso assicurarvi che quando si perde un figlio, in quel momento neppure la sicura speranza della risurrezione impedisce di piangere e di fare cordoglio. Dopo tutto Gesù pianse quando morì Lazzaro, e lui sapeva che lo avrebbe risuscitato”.

Anne ha aggiunto: “Un altro commento che non ci aiutò fu questo: ‘So come ti senti’. Sappiamo che chi lo fece era animato dalle migliori intenzioni, ma a meno che quella persona non avesse perso un bambino piccolo com’è accaduto a me non poteva sapere come mi sentivo. I sentimenti sono una cosa molto personale. È vero che quasi tutti possono mostrare compassione, ma pochissimi sanno mostrare vera empatia”.

Svegliatevi!: “La morte di Rachel ha provocato tensione fra voi due?”

Anne ha risposto prontamente: “Sì. Suppongo avessimo modi diversi di fare cordoglio. Doug voleva appendere foto di Rachel per tutta la casa. Quella era l’ultima cosa che io volevo. Non avevo bisogno di queste cose per ricordarla. Non volevo dare l’impressione che stessimo facendo un culto della sua morte. Ad ogni modo Doug capì i miei sentimenti e tolse le foto”.

Svegliatevi!: “Come reagì Stephanie, la sorellina di Rachel?”

“Dopo la morte di Rachel, per un breve periodo, Stephanie ebbe paura di ammalarsi. Temeva che qualche malattia uccidesse anche lei. E nei primi tempi non andava a dormire troppo volentieri. Ma vinse i suoi timori. Quando nacque Amy, Stephanie aveva sempre molta paura per lei. Non voleva che morisse e tremava per la sorellina ogni volta che tossiva o respirava affannosamente”.

Una speranza sicura è di conforto

Che dire dell’uso di sedativi nel periodo del lutto? Il patologo Knight risponde: “È stato mostrato che può essere controproducente prendere forti sedativi se si ostacola in tal modo il normale processo del lutto e del cordoglio. La tragedia dev’essere sopportata e ridotta infine a un livello razionale, e ritardare questo processo stordendo inutilmente la madre con farmaci può prolungare o alterare quel processo”.

Svegliatevi! ha chiesto a Doug cos’ha sorretto lui e Anne nel periodo del lutto.

“Ricordo che il discorso funebre ci fu d’aiuto. Ma la cosa che quel giorno ci diede il maggior conforto fu la nostra speranza cristiana della risurrezione. Sentivamo profondamente la sua perdita, ma il dolore era attenuato dalla promessa fatta da Dio tramite Cristo che l’avremmo rivista qui sulla terra. Mediante la Bibbia potevamo vedere che gli effetti della morte sono reversibili. L’oratore mostrò con la Bibbia che Rachel non era in cielo ‘come un angioletto’ né nel limbo in attesa d’esser mandata in cielo. Era semplicemente addormentata nella comune tomba del genere umano”. — Vedi Giovanni 5:28, 29; 11:11-14; Ecclesiaste 9:5.

Svegliatevi!: “Come risponderesti a quelli che dicono: ‘Dio se l’è portata via’?”

“Un Dio che portasse via i bambini ai genitori sarebbe ben egoista. La risposta della Bibbia in Ecclesiaste 9:11 è illuminante: ‘Il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti loro’. E Salmo 51:5 ci dice che siamo tutti imperfetti, peccatori, sin dal tempo del concepimento, e la morte per le cause più svariate è ciò che capita ora a tutti gli uomini. A volte la morte colpisce prima della nascita, nei casi di feti nati morti. Nel caso di Rachel, contrasse qualcosa da piccola che sopraffece il suo organismo: un avvenimento imprevisto”.

Ogni giorno in migliaia di case muore un bambino. In molti di questi casi si tratta di morte infantile improvvisa. Amici, medici, personale ospedaliero e consiglieri compassionevoli possono fare tanto in circostanze così tragiche. (Vedi specchietto qui a sinistra). Anche l’accurata conoscenza dei propositi che Dio ha verso l’umanità può veramente sorreggere i genitori in lutto.

Se desiderate saperne di più circa la promessa divina della risurrezione alla vita perfetta sulla terra, sentitevi liberi di contattare i testimoni di Geova del vostro quartiere. Saranno lieti di darvi il conforto della Parola di Dio, senza impegno da parte vostra.

[Nota in calce]

a Per informazioni più dettagliate sul soggetto di come affrontare la perdita di un figlio, vedi Svegliatevi! dell’8 agosto 1987.

[Riquadro a pagina 12]

Suggerimenti per aiutare i genitori del defunto

Cosa potete fare

1. Siate disponibili. Preparate da mangiare. Pulite la casa. Fate commissioni. Occupatevi degli altri figli.

2. Esprimete il vostro sincero interesse e dolore per la perdita che hanno subita.

3. Lasciate che esprimano i loro sentimenti e il loro dolore come ritengono opportuno.

4. Incoraggiateli a essere pazienti con se stessi e a non chiedere troppo a se stessi.

5. Permettete loro di parlare del figlio morto quanto vogliono, e voi menzionate le qualità positive del bambino.

6. Prestate particolare attenzione ai fratelli e alle sorelle del bambino per tutto il tempo necessario.

7. Alleviate i loro sentimenti di colpa. Assicurate loro che hanno fatto tutto il possibile. Ribadite qualsiasi altra cosa vera e positiva circa le cure che hanno prestato e di cui siete a conoscenza.

Cosa evitare

1. Non evitateli perché siete in imbarazzo. Anche solo un affettuoso abbraccio è meglio dell’assenza.

2. Non dite che sapete come si sentono, a meno che non abbiate perso un bambino anche voi.

3. Non fate i giudici e non dite loro come si dovrebbero sentire o cosa dovrebbero fare.

4. Non restate in silenzio quando parlano del figlio morto. E non abbiate paura di menzionarlo: vogliono sentire cose buone di lui (o di lei).

5. Non dite che si può imparare qualcosa dalla perdita del figlio. Nel loro dolore non si può dire che ci sia una parte di bene.

6. Non rammentate loro che almeno hanno altri figli o che possono averne altri. Nessun figlio può essere sostituito.

7. Non accrescete i loro sentimenti di colpa cercando delle mancanze nell’assistenza a domicilio od ospedaliera.

8. Non ricorrete a luoghi comuni coi quali viene data la colpa a Dio.

(Basato in parte su un elenco preparato da Lee Schmidt, Parent Bereavement Outreach, Santa Monica, California).

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