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  • g88 22/1 pp. 24-26
  • Coltivare perle: Che brillante idea!

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  • Coltivare perle: Che brillante idea!
  • Svegliatevi! 1988
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  • Il gioiello naturale del mare
  • Il sogno di Mikimoto
  • Scoperto il segreto dell’ostrica
  • Convincere il pubblico
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Svegliatevi! 1988
g88 22/1 pp. 24-26

Coltivare perle: Che brillante idea!

KOKICHI Mikimoto era assorto nei suoi pensieri. Pensava alle ostriche e si chiese ad alta voce: “Anzitutto, come fanno le perle a entrarci?”

“Per caso”, rispose Ume, la sua cara moglie.

“Se è un caso, come possiamo farlo accadere di proposito”?, rifletté Mikimoto. “Dev’esserci un modo per seminare le perle e farle crescere come il riso o le rape”.a

Secoli prima che questa giovane coppia giapponese parlasse di ‘coltivare’ perle, questa preziosa gemma tratta dal mare veniva già raccolta in luoghi esotici dell’Oriente e specie del Golfo Persico. I banchi di ostriche perlifere abbondavano attorno allo sceiccato di Bahrein, una minuscola isola. Ogni maggio aveva inizio per decreto dello sceicco la stagione della pesca delle perle. I tuffatori partivano cantando sulle loro barche di legno, andando in cerca delle lucenti gemme racchiuse nelle ostriche.

Il gioiello naturale del mare

I tuffatori cercavano quei gioielli del mare detti perle naturali. La perla si forma quando nell’ostrica penetra qualche minuscola particella. L’ostrica secerne una sostanza perlacea detta madreperla che avvolge interamente il corpo estraneo. Ben presto il nucleo non è più riconoscibile. È diventato una perla lucente, pronta per l’uso.

Le teorie sulle perle sono vecchie quanto la pesca d’esse. Per gli antichi cinesi la perla era “l’anima nascosta dell’ostrica”. I greci immaginavano che le perle si formassero quando un fulmine cadeva in mare. I romani supponevano che le perle fossero le lacrime delle ostriche. Tutto questo non fa altro che sottolinearne il mistero e la rarità. Nel 1947, di 35.000 ostriche pescate da un equipaggio in una settimana, solo 21 contenevano una perla, e di queste solo 3 avevano un valore commerciale.

Le perle naturali furono le gemme più ricercate finché non venne perfezionata la tecnica per lucidare le pietre. Nei giorni di massimo splendore di Roma il generale Vitellio, a quanto si dice, finanziò un’intera campagna militare con la vendita di “uno soltanto degli orecchini di sua madre”. Nel primo secolo Gesù si servì della “perla di alto valore” per illustrare il prezioso “regno dei cieli”. (Matteo 13:45, 46) Marco Polo narra di avere incontrato il re del Malabar, ornato fra l’altro di un “rosario” con 104 perle e rubini “il cui valore superava il riscatto di una città”. Le perle naturali di qualità erano come oro, e i tuffatori erano i cercatori.

All’inizio del XX secolo, la splendida perla naturale continuava a godere di una certa popolarità tra le famiglie reali e i ricchi. Dato il suo costo elevato, però, la gente comune non poteva permettersela. Tutto questo sarebbe cambiato con l’avvento della perla coltivata.

Il sogno di Mikimoto

Alla fine del XIX secolo, la pesca delle perle naturali aveva quasi esaurito i banchi di ostriche perlifere attorno al Giappone. L’amore per il mare presso cui abitava nella baia di Ago, nella prefettura di Mie, spinse Kokichi Mikimoto a cominciare a pensare seriamente alle ostriche. Era affascinato dalla capacità dell’ostrica di produrre perle. C’era un modo per produrre perle in quantità tali che qualsiasi donna avesse voluto una collana di perle se la sarebbe potuta permettere? Il suo sogno cominciò così.

L’idea di introdurre un corpo estraneo in un’ostrica per ottenere una perla era nota già da qualche tempo. A quanto si dice, i cinesi avevano impiegato questo metodo sin dal XII o XIII secolo per produrre con molluschi d’acqua dolce perle blister grezze, perle emisferiche.

Fu dopo il 1880 che Mikimoto cominciò a fare esperimenti con le ostriche. Con l’aiuto dei pescatori locali si mise al lavoro e inserì dei pezzetti di conchiglia in mille ostriche, ma il successo tardava a venire. Non una sola ostrica produsse una perla. Per combattere la propria delusione e gli scherni, mise insieme i mezzi e il coraggio per inserire in altre 5.000 ostriche pezzetti di corallo, conchiglia, vetro od osso, e attese. Intanto lui e Ume inserirono in una minor quantità di ostriche vicino a casa loro dei pezzettini scintillanti di madreperla presi da conchiglie.

Le ostriche hanno dei nemici naturali, e quell’anno furono attaccate da uno dei più micidiali. Detto acqua rossa, era un flagello causato da organismi planctonici tossici che producevano una colorazione rosso-arancione e si moltiplicavano rapidamente, soffocando le ostriche. Cinquemila ostriche e quattro anni di duro lavoro andarono perduti per colpa dell’acqua rossa, e il sogno di Mikimoto si trasformò in un incubo.

Sperando di sollevare il morale del marito, la devota Ume lo esortò a controllare la piccola quantità di ostriche rimaste che non erano state danneggiate. Era una giornata tiepida, così lo accompagnò e si diede da fare nel raccogliere le ostriche. Apertane una, lanciò un urlo. Conteneva una splendente perla bianca! Era di forma emisferica e aderiva alla conchiglia. Nel 1896 Mikimoto brevettò il metodo con cui aveva ottenuto questa perla blister, ma il suo sogno era sempre quello di ottenere una perla coltivata perfettamente rotonda.

Scoperto il segreto dell’ostrica

Nel frattempo altri due uomini stavano accanitamente cercando di scoprire la stessa cosa. Nel 1904 uno scienziato autodidatta, Tatsuhei Mise, presentò a esperti giapponesi di biologia marina dei campioni di perle sferiche. E nel 1907 anche l’esperto di biologia marina Tokichi Nishikawa esibì delle perle rotonde. Il progresso dell’uno portò al progresso dell’altro. Oggi negli allevamenti di ostriche si impiega un insieme dei metodi ideati da questi uomini. Tuttavia il brevetto per la perla coltivata di forma perfettamente rotonda sarebbe andato a Mikimoto nel 1916. Cos’era accaduto?

Nel 1905, per colpa dell’acqua rossa, Mikimoto perse di nuovo le ostriche in cui aveva impiantato un nucleo. Cercando fra le 850.000 ostriche morte e puzzolenti sulle spiagge della baia di Ago, l’uomo, esausto, scoprì per caso il segreto dell’ostrica. Trovò cinque perle rotonde dalla forma perfetta ed erano tutte alloggiate in profondità nella polpa dell’ostrica anziché essere aderenti alla conchiglia. Ora capiva dove aveva sbagliato. Avendo inserito il nucleo tra la conchiglia e la polpa dell’ostrica aveva ottenuto solo perle blister. Ma queste si trovavano in profondità nel ‘ventre’ dell’ostrica e così ‘si muovevano liberamente’, per cui potevano essere completamente ricoperte di madreperla. Delle belle perle perfettamente rotonde furono il risultato!

Convincere il pubblico

Negli anni ’20 le perle coltivate avevano cominciato a conquistare il mercato internazionale. Ma rimaneva una domanda: Erano perle vere o false? In Inghilterra e in Francia la cosa venne dibattuta in tribunale. Ma gli studi scientifici effettuati in quei paesi portarono alla conclusione che la sola differenza che c’è tra le perle naturali e quelle coltivate sta nella loro origine. Per questo Mikimoto ottenne la licenza per esportare le sue perle per quello che erano: perle. Si guadagnò così il ben meritato titolo di “Pearl King [re delle perle]”.

“Pearl King” avrebbe ottenuto i suoi massimi successi sul mercato nazionale. La depressione aveva spinto i commercianti a inondare il mercato di perle false fatte con palline di vetro rivestite con un’essenza ottenuta da squame di pesce. Queste pratiche fraudolente avrebbero rovinato per sempre il mercato. Mikimoto intervenne e comprò tutte le perle false che riuscì a trovare. Poi, un giorno del 1933, fece personalmente un mucchio di 750.000 perle false, e alcune coltivate di qualità scadente, e le bruciò in pubblico. I dubbi sulla genuinità delle perle coltivate furono dissipati col fumo, e da allora esse hanno un posto d’onore nel mercato delle gemme.

Oggigiorno la bellezza delle perle non è più riservata unicamente a famiglie reali e gente molto ricca. Molte donne che lavorano possono ammirare perle perfettamente rotonde adagiate su velluto nelle vetrine dei gioiellieri, come lune sullo sfondo di un cielo buio. Possono anche comprarsele, grazie al fatto che sono perle coltivate. Che brillante idea! — Dal corrispondente di Svegliatevi! in Giappone.

[Nota in calce]

a Questa conversazione è presa dal libro The Pearl King—The Story of the Fabulous Mikimoto, di Robert Eunson.

[Fonte dell’immagine a pagina 25]

K. Mikimoto & Company Ltd.

[Fonte dell’immagine a pagina 26]

K. Mikimoto & Company Ltd.

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