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  • L’ascetismo è la chiave della sapienza?

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  • L’ascetismo è la chiave della sapienza?
  • Svegliatevi! 1997
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Svegliatevi! 1997
g97 8/10 pp. 20-21

Il punto di vista biblico

L’ascetismo è la chiave della sapienza?

“GLI EREMITI portavano addosso ceppi di ferro, catene, cinture spinate e collari chiodati . . . Altri si rotolavano tra spine e ortiche, si facevano pungere di proposito dagli insetti, si bruciavano col fuoco e irritavano le ferite rendendole perennemente purulente. Una dieta da fame era la norma, e alcuni peggioravano ancora le cose mangiando solo cibo marcio o altrimenti disgustoso”. — Edith Simon, The Saints.

Erano asceti. Perché si trattavano così male? Un libro sul monachesimo buddista e cristiano spiega che “almeno sin dal tempo di Socrate (V secolo a.E.V.), era molto diffusa l’idea che una vita ridotta all’essenziale, libera da lussi materiali e sensuali, fosse un requisito indispensabile per ottenere la vera sapienza”. Gli asceti pensavano che la mortificazione del corpo avrebbe acuito la loro sensibilità spirituale e condotto alla vera luce. — For the Sake of the World—The Spirit of Buddhist and Christian Monasticism.

È difficile definire con esattezza l’ascetismo. Per alcuni significa semplicemente autodisciplina e abnegazione. I primi cristiani apprezzavano queste virtù. (Galati 5:22, 23; Colossesi 3:5) Gesù Cristo stesso raccomandò una vita semplice, libera dalle ansietà che uno stile di vita materialistico può comportare. (Matteo 6:19-33) Più spesso, però, l’ascetismo viene associato a misure molto più austere e spesso drastiche, come quelle descritte sopra. Queste pratiche ascetiche, specie nelle forme più drastiche, sono davvero la chiave della sapienza?

Si basa su premesse false

Fra le idee filosofiche che hanno dato origine all’ascetismo c’è quella che le cose materiali e i piaceri fisici siano di per sé un male e quindi impediscano il progresso spirituale. Un altro concetto che apre la via all’ascetismo è la credenza largamente accettata che l’essere umano sia composto di corpo e anima. Gli asceti credono che il corpo fisico sia la prigione dell’anima e che la carne sia la sua nemica.

Cosa dice la Bibbia? Le Scritture spiegano che dopo aver completato la creazione della terra Dio dichiarò che tutto ciò che aveva fatto — ogni sua creazione fisica, materiale — era “molto buono”. (Genesi 1:31) Era intenzione di Dio che nel giardino di Eden l’uomo e la donna godessero le cose materiali. Il nome stesso Eden significa “piacere” o “delizia”. (Genesi 2:8, 9) Adamo ed Eva erano perfetti ed ebbero una buona relazione con il loro Creatore finché non peccarono. Da quel momento in poi l’imperfezione diventò una barriera tra Dio e l’uomo. Tuttavia la soddisfazione di legittimi desideri umani o il godimento di piaceri fisici che sono un dono di Dio, a patto che non si violino le leggi morali di Dio, non avrebbero mai impedito la comunicazione tra Dio e i suoi adoratori! — Salmo 145:16.

Inoltre la Bibbia insegna chiaramente che l’uomo, creato dalla polvere e fatto di carne, è un’anima. Le Scritture non sostengono né il concetto che l’anima sia una specie di entità immateriale e immortale imprigionata all’interno del corpo fisico né l’idea che in un certo qual modo la carne impedisca di avere un’intima relazione con Dio. — Genesi 2:7.

È chiaro che l’ascetismo dà un’idea distorta della relazione dell’uomo con Dio. L’apostolo Paolo avvertì che alcuni sedicenti cristiani avrebbero preferito le ingannevoli filosofie umane alle basilari verità della Bibbia. (1 Timoteo 4:1-5) A proposito di alcuni che erano di questa idea, uno storico della religione dice: “La credenza che la materia sia malvagia . . . e che l’anima dell’uomo debba essere liberata dalla prigionia della materia produsse un rigido ascetismo che vietava di mangiare carne, di avere rapporti sessuali, ecc., che poteva essere seguito solo da un’élite di perfecti che si sottoponevano a un’iniziazione speciale”. Questo modo di pensare non ha nessuna base biblica e non era ciò che credevano i primi cristiani. — Proverbi 5:15-19; 1 Corinti 7:4, 5; Ebrei 13:4.

L’ascetismo è inutile

Gesù e i discepoli non erano asceti. Sopportarono varie prove e tribolazioni, ma queste tribolazioni non se le procurarono mai da sé. L’apostolo Paolo avvertì i cristiani di badare che ingannevoli filosofie umane non li allontanassero dalla verità della Parola di Dio e non li inducessero a pratiche irragionevoli, estremistiche. Paolo menzionò in particolare “un severo trattamento del corpo”. Disse: “Queste stesse cose, in realtà, possiedono un aspetto di sapienza in un’autoimposta forma di adorazione e finta umiltà, in un severo trattamento del corpo, ma non hanno nessun valore nel combattere la soddisfazione della carne”. (Colossesi 2:8, 23) L’ascetismo non produce speciale santità né vera luce.

È vero, l’ubbidienza cristiana richiede un vigoroso sforzo e autodisciplina. (Luca 13:24; 1 Corinti 9:27) Bisogna impegnarsi per acquistare conoscenza di Dio. (Proverbi 2:1-6) Inoltre la Bibbia esorta con vigore a non essere schiavi di “desideri e piaceri” né “amanti dei piaceri anziché amanti di Dio”. (Tito 3:3; 2 Timoteo 3:4, 5) Tuttavia questi passi scritturali non incoraggiano la pratica dell’ascetismo. Gesù Cristo, uomo perfetto, traeva diletto da occasioni piacevoli in cui c’erano cibi, bevande, musica e danza. — Luca 5:29; Giovanni 2:1-10.

La vera sapienza è ragionevole, non va agli estremi. (Giacomo 3:17) Geova Dio dotò il nostro corpo della capacità di godere molti piaceri della vita. Desidera che siamo felici. La sua Parola ci dice: “Ho conosciuto che per loro non c’è nulla di meglio che rallegrarsi e fare il bene durante la vita; e anche che ogni uomo mangi e in realtà beva e veda il bene per tutto il suo duro lavoro. È il dono di Dio”. — Ecclesiaste 3:12, 13.

[Fonte dell’immagine a pagina 20]

San Girolamo nella caverna/The Complete Woodcuts of Albrecht Dürer/Dover Publications, Inc.

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