Soccorsi per le vittime dell’uragano Mitch
La devastazione causata l’anno scorso dall’uragano Mitch fece notizia in tutto il mondo. Scarsa attenzione, però, venne prestata agli sforzi spesso eroici compiuti dai testimoni di Geova per portare soccorso alle vittime dell’uragano. Il seguente resoconto evidenzia in modo drammatico come il vero cristianesimo e la vera fratellanza possono trionfare, anche nelle peggiori circostanze.
IL 22 ottobre 1998 le acque del Mar delle Antille sud-occidentale generarono un uragano micidiale. Si presentava come una depressione tropicale. Nel giro di 24 ore aveva raggiunto la potenza di un ciclone tropicale e gli era stato dato un nome che sarà ricordato a lungo con paura e dolore: Mitch. Mentre aumentava di intensità, Mitch si diresse a nord. Il 26 ottobre era diventato un uragano con venti che avevano una velocità di 290 chilometri orari e raffiche di oltre 320 chilometri orari.
Inizialmente sembrava che l’uragano Mitch avesse intenzione di colpire la Giamaica e le Cayman. Ma cambiò percorso e si diresse a ovest direttamente verso il Belize, sulla costa dell’America Centrale. Invece di colpire, però, Mitch si attardò minaccioso al largo della costa settentrionale dell’Honduras. E poi, tutto a un tratto, si scatenò. Il 30 ottobre Mitch si abbatté sull’Honduras, seminando morte e distruzione.
Mitch colpisce l’Honduras
Mitch annunciò la sua presenza con piogge torrenziali. “Verso l’una di notte del sabato 31 ottobre”, ricorda Víctor Avelar, evangelizzatore a tempo pieno che vive a Tegucigalpa, “abbiamo sentito un rumore simile a un tuono tremendo. Quello che era stato un piccolo ruscello era diventato un fiume impetuoso! La corrente trascinò via due case, mentre gli abitanti urlavano intrappolati all’interno”. In un’altra parte della città almeno 32 persone rimasero uccise da una valanga di fango, fra cui 8 che studiavano la Bibbia con i Testimoni, ma non è morto nessun Testimone battezzato.
Le autorità honduregne intervennero prontamente, erigendo ricoveri per i sinistrati. Inoltre una squadra di soccorso internazionale formata da persone di oltre 12 paesi entrò subito in azione. Anche i testimoni di Geova furono in prima linea nell’opera di soccorso, ricordando le parole della Bibbia: “Operiamo ciò che è bene verso tutti, ma specialmente verso quelli che hanno relazione con noi nella fede”. (Galati 6:10) Quindi vennero istituiti comitati di soccorso per far fronte all’emergenza. Consapevoli di quanto fosse disperata la situazione nelle città costiere, i Testimoni organizzarono una missione di soccorso.
Un Testimone di nome Edgardo Acosta ricorda: “Sabato 31 ottobre ci siamo procurati una piccola imbarcazione e ci siamo recati nella zona alluvionata. Siamo riusciti a mettere in salvo due fratelli,a ma ci siamo resi conto che ci voleva un’imbarcazione più grande per prendere tutti i fratelli. Perciò ci siamo procurati una baleniera e domenica mattina presto abbiamo iniziato un secondo viaggio. Alla fine abbiamo portato via tutti i componenti della congregazione, insieme ad alcuni vicini, per un totale di 189 persone”.
Juan Alvarado, che partecipò alle operazioni di soccorso vicino a La Junta, ricorda: “Sentivamo gridare: ‘Aiuto! Salvateci!’ È stata l’esperienza più orribile che abbia mai avuto. I fratelli erano completamente bloccati. Molti erano sui tetti”. Una superstite, María Bonilla, spiega: “Le acque intorno a noi sembravano un mare. Piangevamo tutti”. Ma l’opera di soccorso ebbe successo. Un altro superstite, Humberto Alvarado, dice: “I fratelli non solo ci hanno tratto in salvo, ma ci hanno provveduto anche alloggio, vitto e vestiario”. Humberto ricorda inoltre: “Un uomo che osservava l’opera di soccorso ci ha detto che nessuno della sua chiesa aveva cercato di tirarlo fuori, solo i Testimoni l’avevano fatto. Adesso è convinto che quella dei testimoni di Geova è la vera religione!”
In una cittadina chiamata La Lima un gruppo di Testimoni rimase intrappolato in una casa. Poiché le acque si alzavano intorno a loro, praticarono un’apertura nel soffitto e si arrampicarono sulle travi. Una Testimone di nome Gabi riferisce: “Avevamo provviste per pochi giorni. Quando si sono esaurite, un fratello ha rischiato la vita avventurandosi nell’acqua per raccogliere noci di cocco. Per alleviare l’angoscia, cantavamo cantici del Regno”. Juan, un servitore di ministero, ricorda: “Non pensavamo di sopravvivere. Perciò abbiamo deciso di studiare la rivista biblica La Torre di Guardia. Tutti ci siamo messi a piangere, pensando che era l’ultima volta che studiavamo insieme. Lo studio ci ha incoraggiati a resistere”. Tennero duro per otto giorni, finché alla fine furono tratti in salvo dalle squadre di soccorso.
Benché sani e salvi, molti superstiti dell’alluvione dovettero affrontare dure realtà. Una Testimone di nome Lilian ammette: “È molto penoso perdere effetti personali come abiti, mobili e foto di famiglia. Quando ho visto la mia casa piena di fango, rifiuti e persino serpenti, è stato terribile!” Una volta ancora, però, la fratellanza cristiana si dimostrò inestimabile. “I fratelli sono venuti in aiuto”, ricorda Lilian. “Mio marito, che non è Testimone, ha chiesto: ‘Come potremo ripagarli per tutto il lavoro che hanno fatto?’ Una sorella ha risposto dicendomi: ‘Non devi ringraziarmi, sono tua sorella!’”
El Salvador avverte la furia di Mitch
Mentre si dirigeva a ovest verso El Salvador l’uragano Mitch diminuì di intensità. Ma aveva ancora la forza di uccidere. In quel periodo i testimoni di Geova del Salvador erano impegnati nei preparativi per l’assemblea di distretto “Il modo di vivere che piace a Dio”. Si aspettavano oltre 40.000 presenti. Con l’approssimarsi di Mitch, le probabilità che i fratelli potessero assistere all’assemblea sembravano minime. I fiumi erano straripati, sommergendo campi, autostrade e case. Dalle colline, indebolite dalla deforestazione, scendevano enormi valanghe di fango.
Quando Nelson Flores, sorvegliante che presiede della congregazione dei testimoni di Geova della cittadina di Chilanguera, si svegliò il sabato mattina, 31 ottobre, scoprì che di là dal fiume dove sorgeva Chilanguera non c’era più niente! Cinquecento case erano state spazzate via! Temendo per la vita dei suoi fratelli spirituali, e senza pensare alla propria incolumità, Nelson si tuffò nel fiume in piena. “Quando ho raggiunto l’altra sponda”, ricorda, “mi sono alzato e ho cercato di orizzontarmi. Passavo per quella zona ogni giorno, predicando di casa in casa, ma non riuscivo a trovare un solo punto di riferimento familiare!”
Quella notte a Chilanguera morirono circa 150 persone. Diverse di loro studiavano la Bibbia con i testimoni di Geova, ma non è morto nessun Testimone battezzato.
Iniziò subito l’opera di soccorso. Arístedes Estrada, che aiutò a organizzare le operazioni, spiega: “Non ci era permesso entrare a Chilanguera. Le acque si alzavano ancora! Non dimenticherò mai la vista di persone che chiedevano aiuto, ma venivano abbandonate dai soccorritori costretti a scappare per mettersi in salvo”. Col tempo, però, tutti i fratelli furono portati in salvo. Le Sale del Regno servirono da centro profughi. Inoltre Testimoni vennero mandati in ospedali, scuole e altri luoghi dove potevano controllare gli elenchi dei feriti e dei senzatetto per vedere se c’erano nomi di Testimoni. Le congregazioni locali provvidero prontamente generi di prima necessità.
Ma non era sempre facile portare provviste ai centri di raccolta. Fratelli di una cittadina che si chiama Corinto partirono carichi di prodotti dei loro campi, solo per incontrare una frana che bloccava la strada. La soluzione? Si scavarono un passaggio! Sulle prime gli astanti osservavano scettici, ma poi decisero di aiutarli ad aprirsi un varco. I fratelli di Corinto arrivarono a destinazione coperti di fango ma felici di dare il loro contributo.
La filiale della Watch Tower Society servì da centro di raccolta. Gilberto, uno del personale a cui venivano consegnati i generi donati, ricorda: “Era incredibile! Arrivavano così tanti veicoli che dei volontari sono stati incaricati di dirigere il traffico nel parcheggio e nella strada davanti alla filiale”. Si calcola che siano state donate quasi 25 tonnellate di indumenti e 10 tonnellate di generi alimentari. Ci volle una settimana perché 15 volontari riuscissero a selezionare e inviare gli indumenti.
Mitch rasenta il Nicaragua
L’uragano passò abbastanza vicino al Nicaragua da riversare una pioggia torrenziale anche su questo paese. Migliaia di case andarono distrutte e autostrade furono spazzate via. Vicino alla cittadina di Posoltega una valanga di fango seppellì interi villaggi, e oltre 2.000 persone.
Quando i Testimoni del Nicaragua vennero informati della tragedia, fu organizzata una massiccia operazione di soccorso. Volontari furono mandati a compiere una faticosa e pericolosa missione: trovare i loro fratelli! Due squadre di Testimoni, una da León e una da Chichigalpa (rispettivamente a sud e a nord di Posoltega) partirono per Posoltega, e ciascun fratello portava un pesante carico di provviste. I soccorritori li avvertirono che la strada era praticamente intransitabile, ma i fratelli erano risoluti.
Lunedì mattina presto, il 2 novembre, i fratelli di León caricarono le provviste su un camion e arrivarono fino a un ponte che era stato spazzato via. Dopo aver scaricato il camion formarono due squadre di ciclisti: una diretta a Posoltega e l’altra a una cittadina alluvionata chiamata Telica. Per prima cosa pronunciarono una preghiera. “Dopo la preghiera”, dice uno dei soccorritori, “abbiamo sentito una forza incredibile”. Ne avrebbero avuto bisogno. Dovettero attraversare grandi fossati, a volte scivolando in mezzo al fango e altre portando le biciclette sulle spalle. Alberi caduti spesso bloccavano la strada. E dovettero sopportare la vista raccapricciante di cadaveri che galleggiavano nelle pozze d’acqua.
Lo straordinario è che i ciclisti di León e di Chichigalpa arrivarono a Posoltega quasi contemporaneamente! Nerio López, della squadra di soccorso, ricorda: “La mia bici aveva le gomme logore. Pensavo che ce l’avrebbe fatta per un chilometro o due”. Invece la bicicletta in qualche modo resisté. Solo al ritorno entrambe le gomme si bucarono. Ad ogni modo i fratelli furono i primi soccorritori ad arrivare. Che gioia quando trovarono un gruppo di sorelle e fratelli cristiani locali! “Sono così grata a Geova e ai nostri fratelli per il sostegno e l’aiuto che ci hanno dato”, ha detto una sorella. “Non pensavamo che i fratelli sarebbero venuti ad aiutarci così presto”.
Questa era solo la prima di diverse spedizioni in bicicletta nelle città alluvionate e in molti casi i fratelli furono i primi a prestare soccorso. La cittadina di Larreynaga assisté allo spettacolo di 16 fratelli che arrivarono in bicicletta! I fratelli locali erano commossi fino alle lacrime per i loro sforzi. A volte i ciclisti dovettero portare più di 20 chili di generi di soccorso sulle spalle. Due fratelli portarono più di 100 chili di provviste alla cittadina di El Guayabo! Mentre trasportava tutto quello che poteva sulla bicicletta, un ciclista trovò conforto meditando sul passo biblico di Isaia 40:29: “[Geova] dà allo stanco potenza, e a chi è senza energia dinamica fa abbondare piena forza”.
I Testimoni della cittadina di Tonalá inviarono un messaggero per riferire ai fratelli responsabili che le loro provviste di viveri erano quasi esaurite. Quando arrivò, il messaggero rimase sorpreso apprendendo che i soccorsi erano già stati inviati! Tornato a casa trovò che i viveri erano già lì. Marlon Chavarría, che aiutò a portare i soccorsi nella zona alluvionata intorno a Chinandega, ricorda: “In una cittadina c’erano 44 famiglie di Testimoni, ma 80 famiglie ne hanno beneficiato perché i fratelli hanno condiviso i viveri”.
Quest’opera di soccorso non passò inosservata alle autorità. Il sindaco della cittadina di Wamblán scrisse ai Testimoni: “Vi scrivo per sapere se è possibile ricevere qualche aiuto. . . . Vediamo che vi state dando da fare per i vostri fratelli e le vostre sorelle qui a Wamblán e desideriamo sapere se potete fare qualcosa anche per noi”. I testimoni di Geova risposero inviando generi alimentari, medicinali e indumenti.
Furia in Guatemala
L’uragano Mitch aveva appena lasciato l’Honduras ed El Salvador che aveva già invaso il Guatemala. Sara Agustín, una Testimone che vive a sud della città di Guatemala, fu svegliata dal rumore di acque impetuose. La gola in cui viveva si era trasformata in un fiume fragoroso. Spesso aveva bussato alla porta dei vicini per parlare della verità biblica. Ora andò di casa in casa cercando disperatamente di svegliarli! Più tardi una valanga di fango scese con violenza dalla collina, inghiottendo molte case del vicinato. Afferrata una pala, Sara cominciò ad aiutare i superstiti, estraendo dal fango sette bambini. Poiché faceva la levatrice, Sara aveva aiutato a venire al mondo uno di quei bambini. Purtroppo un’adolescente di nome Vilma a cui Sara aveva recentemente dato delle pubblicazioni bibliche era fra le vittime.
Per quanto l’uragano Mitch avesse perso gran parte della sua violenza, la pioggia battente causò notevoli danni a raccolti, ponti e case. Ingenti quantitativi di generi di soccorso furono inviati alla filiale locale dei testimoni di Geova del Guatemala e si decise che in parte si potevano utilizzare per aiutare i fratelli dell’Honduras. Poiché molti ponti erano distrutti e l’aeroporto era allagato, gli approvvigionamenti dovettero essere inviati via mare. Frede Bruun della filiale riferisce: “Abbiamo affittato un’imbarcazione in fibra di vetro lunga 8 metri e siamo partiti con una tonnellata circa di medicinali e generi alimentari. Dopo un terribile viaggio su un mare agitato, finalmente abbiamo raggiunto il porto di Omoa, bagnati fino all’osso”.
Lo strascico di Mitch
Sembrava che l’uragano stesse per estinguersi sul Messico sud-orientale. In un ultimo slancio, però, Mitch si diresse a nord-est e si abbatté sulla Florida meridionale. Ma presto perse vigore. Si ritirò nell’Atlantico dove si dissolse rapidamente. Il 5 novembre l’emergenza uragano era cessata.
Alcuni esperti hanno definito Mitch “l’uragano più micidiale che abbia colpito l’emisfero occidentale negli ultimi due secoli!” Il numero finale delle vittime potrebbe aggirarsi sulle 11.000; i dispersi sono ancora migliaia. Più di tre milioni sono i senzatetto o le persone duramente colpite. Carlos Flores Facusse, presidente dell’Honduras, deplorò: “Abbiamo perso quello che avevamo costruito a poco a poco in 50 anni”.
Molti testimoni di Geova persero la casa a causa dell’uragano Mitch. Purtroppo in diversi casi il pezzo di terra su cui sorgeva la loro casa non esiste più! Ad ogni modo i testimoni di Geova disposero di aiutare molti a riparare o ricostruire la propria casa.
Disastri tragici come l’uragano Mitch ci ricordano in modo sinistro che viviamo in “tempi difficili”. (2 Timoteo 3:1-5) Una vera protezione da simili disastri si avrà solo quando il Regno di Dio avrà assunto la gestione del nostro pianeta. (Matteo 6:9, 10; Rivelazione (Apocalisse) 21:3, 4) Ma i testimoni di Geova sono grati che nessuno dei loro fratelli abbia perso la vita come conseguenza diretta di Mitch.b L’ubbidienza agli ordini di evacuazione e la buona organizzazione da parte delle congregazioni locali aiutarono molti ad allontanarsi dal pericolo.
Negli ultimi mesi i testimoni di Geova dei paesi colpiti hanno lavorato sodo per riprendere le loro abituali attività spirituali. Nel Salvador, per esempio, si presero disposizioni per aiutare i fratelli delle zone colpite dall’uragano ad assistere all’assemblea di distretto che si tenne solo alcuni giorni dopo il passaggio di Mitch. Si affittarono corriere per il viaggio e vennero trovati alloggi. Si dispose persino di dare assistenza medica ai malati affinché potessero essere presenti anche loro! L’assemblea fu un successo, con un massimo di 46.855 presenti, molto più di quanti si aspettavano in origine. “Eravamo traumatizzati da quanto ci era accaduto”, ammette José Rivera, un fratello salvadoregno che perse sia la casa che il lavoro a motivo di Mitch. “Ma avendo toccato con mano l’ospitalità dei fratelli siamo tornati da quell’assemblea trasformati”. Sembra che in questi paesi la presenza alle adunanze dei testimoni di Geova sia aumentata enormemente, grazie al fatto che gli estranei hanno osservato la nostra opera di soccorso.
Ma forse questa esperienza ha influito soprattutto sui Testimoni stessi. Carlos, scampato alle inondazioni nell’Honduras, dice: “Non ho mai provato niente di simile. Ho sentito personalmente l’amore e l’affetto dei miei fratelli”. Sì, i danni causati dall’uragano Mitch un giorno saranno cosa del passato. Ma l’amore mostrato dai testimoni di Geova, molti dei quali rischiarono la vita per aiutare i loro fratelli, non sarà mai dimenticato.
[Note in calce]
a I testimoni di Geova comunemente si chiamano tra loro “fratello” e “sorella”.
b A seguito dell’uragano i casi di malattie infettive si moltiplicarono. Un Testimone del Nicaragua è morto per questo.
[Riquadro/Immagine a pagina 19]
I Testimoni dei paesi vicini danno una mano
QUANDO le previsioni avvertirono che l’uragano Mitch avrebbe colpito il Belize, la nazione si preparò ad affrontarlo. Il governo ordinò l’evacuazione di tutte le zone costiere e basse e i testimoni di Geova si ritirarono nella capitale, Belmopan, quasi 80 chilometri all’interno, o in altre località più elevate.
Fortunatamente il Belize fu risparmiato dalla furia di Mitch. Ma sentendo della triste situazione dei loro fratelli in Honduras, Nicaragua e Guatemala, i fratelli del Belize offrirono generi alimentari, indumenti, acqua potabile e denaro.
In realtà questa fu la reazione tipica dei fratelli dei paesi vicini. I Testimoni della Costa Rica inviarono quattro enormi container di viveri, indumenti e medicinali. I fratelli del Panamá allestirono quattro centri per ricevere, selezionare e inscatolare i generi offerti. In pochi giorni erano state raccolte più di 20 tonnellate di generi di soccorso. Un non Testimone osservò: “Pensavo che i militari fossero in prima fila nell’organizzare l’opera di soccorso. Ma ora vedo che in prima fila ci sono i testimoni di Geova”. I Testimoni hanno cominciato a visitare regolarmente quest’uomo per parlargli della verità biblica.
Un fratello che lavorava per una società di trasporti provvide un autoarticolato e un conducente (non Testimone) per portare i soccorsi in Nicaragua. Le autorità sia del Panamá che della Costa Rica misero da parte i regolamenti doganali permettendo al camion di passare i loro confini. Una stazione di servizio riempì gratis i due serbatoi di carburante, sufficiente per il viaggio di andata e ritorno! Anche in Nicaragua i funzionari della dogana rinunciarono a ispezionare i pacchi. “Se questo viene dai testimoni di Geova, non è necessario ispezionarlo”, dissero. “Non abbiamo mai problemi con loro”.
Era impossibile, però, raggiungere l’Honduras via terra. Ma una sorella cristiana che lavora per l’ambasciata honduregna riuscì tramite l’ambasciata a mandare gratis i soccorsi per via aerea! In questo modo furono inviate oltre 10 tonnellate di materiale.
La cosa interessante è che certuni rimasero veramente commossi davanti all’opera di soccorso dei Testimoni. Alcune ditte donarono scatoloni, nastro adesivo e contenitori di plastica. Altre fecero contribuzioni in denaro e sconti. Il personale dell’aeroporto di Panamá fu particolarmente toccato vedendo più di 20 Testimoni volontari aiutare a scaricare i soccorsi da inviare in Honduras. L’indomani alcuni di questi aeroportuali arrivarono con una contribuzione raccolta fra loro.
[Riquadro a pagina 20]
Simile opera di soccorso in Messico
IL MESSICO non subì molti danni a causa dell’uragano Mitch. Ma poche settimane prima che quell’uragano micidiale sconvolgesse l’America Centrale ci furono forti alluvioni nello stato di Chiapas. Circa 350 centri abitati furono colpiti; interi villaggi sparirono.
Naturalmente l’alluvione creò molte difficoltà ai testimoni di Geova della zona. Tuttavia la prontezza degli anziani delle congregazioni locali spesso contribuì a minimizzare l’impatto dell’uragano. Per esempio, in un piccolo centro abitato gli anziani visitarono tutti i componenti della congregazione e li avvertirono di rifugiarsi nella Sala del Regno se avesse continuato a piovere. Si pensava che la sala fosse la costruzione più solida. All’alba la località fu colpita dalla furia di due fiumi in piena! I Testimoni — e alcuni loro vicini — si salvarono rifugiandosi sul tetto della Sala del Regno. Nessun Testimone perse la vita.
Ma un migliaio di Testimoni del Messico furono costretti a rifugiarsi in ricoveri provveduti dal governo. Circa 156 case di Testimoni andarono completamente distrutte e 24 rimasero danneggiate. Anche sette Sale del Regno andarono completamente distrutte.
Perciò si organizzarono sei comitati di soccorso per far fronte ai bisogni dei testimoni di Geova e dei loro vicini. Furono prontamente distribuiti viveri, indumenti, coperte e altri generi di soccorso. Quando vennero informate della vastità dell’opera di soccorso, le autorità locali dissero: “Neanche l’esercito è stato in grado di intervenire così prontamente”.
I testimoni di Geova si sono fatti da tempo la reputazione di essere onesti, e spesso questo è tornato a loro vantaggio. Per esempio, quando un gruppo di persone chiese aiuto alle autorità locali, fu chiesto se fra loro c’erano dei testimoni di Geova. Alla risposta affermativa, i funzionari dissero: “Allora fate venire qui uno di loro così possiamo consegnargli i soccorsi!”
Un anziano di una congregazione locale riassume bene la situazione scrivendo: “I fratelli hanno conservato un atteggiamento positivo nonostante la catastrofe. A rischio della propria vita, molti fratelli dei centri vicini sono venuti in nostro aiuto portando viveri e pubblicazioni bibliche per rafforzarci. Abbiamo molto di cui ringraziare Geova”.
[Cartina/Immagine a pagina 14]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Messico
Guatemala
Belize
El Salvador
Honduras
Nicaragua
Costa Rica
[Immagine a pagina 15]
HONDURAS
◼ Fiume Guacerique
[Immagini a pagina 16]
EL SALVADOR
◼ Via principale di Chilanguera
◼ José Lemus e le figlie, salvi davanti alla Sala del Regno
◼ José Santos Hernandez davanti alla sua casa distrutta
[Immagini a pagina 17]
NICARAGUA
◼ Prima squadra di ciclisti a Telica
◼ Testimoni di El Guayabo ricevono con gioia sacchetti di generi alimentari
[Immagini a pagina 18]
NICARAGUA
◼ Volontari ricostruiscono la prima di molte case
◼ Testimoni delle congregazioni locali aiutano a preparare sacchetti di generi alimentari
[Immagine a pagina 18]
GUATEMALA
◼ Sara estrasse dal fango sette bambini