Capitolo VI
Vita umana fuori del Paradiso fino al Diluvio
1. Quale aspetto relativo al “seme” del suo proposito Dio fece conoscere, e quale domanda questo suscita?
CON l’andar del tempo il celeste Benefattore dell’uomo fece conoscere un aspetto del suo “eterno proposito” che tocca una sensibile corda del nostro cuore. Fu quello che il proposto “seme” della sua celeste “donna” avrebbe avuto una temporanea esistenza fra il genere umano sulla terra. Immediatamente questo suscita nella nostra mente la domanda: Poiché il “seme” sarebbe nato nella nostra razza umana, da quale linea di discendenza di Adamo ed Eva sarebbe dunque venuto il “seme”?
2. A che cosa Dio limitò principalmente il contenuto della Bibbia, e perché abbiamo bisogno di studiare la Bibbia?
2 La storia della linea di discendenza umana del “seme” è per noi la cosa importante da conoscere. La storia dei popoli e delle nazioni che non hanno nulla a che fare con il corso di vita di questo “seme” non ha indispensabile importanza o valore. Ecco perché Geova Dio limitò il contenuto della Sacra Bibbia principalmente per comunicarci come questa linea di discendenza avrebbe portato a questo “seme”. Acquistando conoscenza di questa storia biblica, potremo identificare chi è questo “seme” che ferirà il Serpente, e non ci esporremo in modo da essere ingannati e sviati da un simulatore, un seme falso. L’inganno potrebbe condurci alla distruzione eterna. Il grande Ingannatore, che pose nel giardino di Eden il falso inganno e che è nemico del vero “seme”, ancora ricorre ai suoi vecchi trucchi. Egli vorrebbe ingannarci tutti, sviandoci dal “seme” dell’“eterno proposito” di Dio. Abbiamo perciò bisogno di studiare la Bibbia.
3. Chi fu il figlio primogenito di Adamo, e quale domanda sorge dunque riguardo a Set figlio di Adamo?
3 Nella Bibbia Ebraica, per ultimo sono elencati i due libri di Cronache, e non il libro profetico di Malachia. Ora, se ci rivolgiamo al primo libro di Cronache notiamo che comincia con una linea di dieci generazioni che discendono da Adamo, come segue: “Adamo, [1] Set, [2] Enos, [3] Chenan, [4] Maalalel, [5] Iared, [6] Enoc, [7] Metusela, [8] Lamec, [9] Noè, [10] Sem, Cam e Iafet”. (1 Cronache 1:1-4) Set non fu il figlio primogenito di Adamo fuori del Paradiso di Delizie. Lo fu Caino, e Abele fu il successivo figlio di Adamo ed Eva che viene nominato. (Genesi 4:1-5) Perché, dunque, Set fu quello che venne elencato nella linea di discendenza che condusse a Noè?
4. Che cosa mostra che Dio non predispose che Set fosse il primo a essere elencato nella linea di discendenza da Adamo?
4 Predispose Geova Dio le cose in questo modo? No, poiché questo avrebbe voluto dire che Dio prestabilì che Caino doveva assassinare il suo fratello più giovane Abele e così squalificarsi dall’essere colui per mezzo del quale oggi il genere umano avrebbe potuto tracciare la propria discendenza. Né Dio predispose che, mediante infame assassinio, Abele fosse prematuramente stroncato prima di avere la necessaria progenie e che Set fosse così sostituito al suo posto. (Genesi 4:25) Che Dio non predisponesse l’assassinio di Abele per far posto a Set è evidente dall’avvertimento che Dio diede a Caino per non farlo cadere vittima del grave peccato motivato da risentimento perché la sua offerta a Dio era stata rifiutata ma il sacrificio di suo fratello Abele era stato accettato. — Genesi 4:6, 7.
5, 6. Che cosa significò per Set che egli nacque a somiglianza e immagine di Adamo, e come dando a suo figlio il nome Enos fu mostrata la comprensione di questo fatto?
5 No, Geova Dio non predispose che gli avvenimenti si verificassero in questo modo, ma ci volle molto tempo prima che ad Adamo nascesse un figlio la cui linea di discendenza avrebbe portato fino alla nascita nella carne del promesso “seme”, il Messia. Questo tardo inizio della favorita linea di discendenza di Adamo è mostrato in Genesi 5:3, dove leggiamo: “E Adamo visse ancora centotrent’anni. Quindi generò un figlio a sua somiglianza, a sua immagine, e gli mise nome Set”. Essendo a somiglianza e immagine di Adamo, o, essendo della specie di Adamo, Set fu imperfetto, avendo ereditato il peccato ed essendo perciò sotto la condanna di morte. La comprensione di questo fatto pare sia mostrata dal nome che Set diede a suo figlio, del quale leggiamo: “E anche a Set nacque un figlio e gli mise nome Enos”. (Genesi 4:26) Il nome ha il significato di “malaticcio, malsano, incurabile”.
6 In armonia con ciò la parola ebraica e·noshʹ, quando non è usata come nome proprio, viene tradotta “uomo mortale”. Per esempio, quando Giobbe nella sua dolorosa afflizione dice: “Che cos’è l’uomo mortale [ebraico: e·noshʹ] che tu debba farci tanto caso, e che tu ponga a lui il tuo cuore?” — Si vedano Giobbe 7:17; 15:14; e, Salmo 8:4; 55:13; 144:3; Isaia 8:1.
7-9. (a) Quale pratica religiosa fu iniziata ai giorni di Enos? (b) Che cosa indica se questa pratica fu per l’uomo utile o no?
7 Il tempo della vita di Enos nipote di Adamo fu contrassegnato da qualche cosa di notevole, su cui Genesi 4:26 richiama la nostra attenzione, dicendo con riferimento a Enos che nacque a Set: “In quel tempo si cominciò a invocare il nome di Geova”. Enos nacque quando Set aveva centocinque anni, il che significherebbe duecentotrentacinque anni dopo la creazione di Adamo. (Genesi 5:6, 7) Allora la popolazione umana della terra era aumentata mediante i matrimoni dei molti figli e figlie di Adamo fra loro e mediante i matrimoni della loro progenie. Che fra questa crescente popolazione si cominciasse a “invocare il nome di Geova” fu forse qualche cosa di favorevole per il genere umano e servì a onorare Dio? Fu ciò che i moderni evangelisti chiamerebbero un “risveglio religioso”? L’antica versione greca dei Settanta, fatta dai Giudei di Alessandria d’Egitto, traduce questo passo ebraico: “E Set ebbe un figlio, e gli mise nome Enos: egli sperò d’invocare il nome del Signore Dio”. — Genesi 4:26, LXX, edizione di S. Bagster and Sons Limited.
8 La traduzione della Bibbia di Gerusalemme (edizione inglese) esprime un pensiero simile, dicendo: “Quest’uomo fu il primo a invocare il nome di Yahweh”. Ma questa traduzione non tiene conto dell’accettevole adorazione resa a Geova dal fedele Abele prima d’essere assassinato dal geloso Caino. In quanto alla New English Bible, essa dice: “In quel tempo gli uomini cominciarono a invocare il SIGNORE per nome”. (Anche, The New American Bible) Comunque, l’antico Targum palestinese assume una veduta sfavorevole dell’avvenimento. Il famoso Rashi (rabbino Shelomoh Yitschaki, del 1040-1105 E.V.) rende Genesi 4:26: “Quindi il profano fu chiamato con il Nome del Signore”. A uomini e a oggetti inanimati si attribuirono cioè le qualità di Geova e furon chiamati conformemente. Ciò significherebbe che allora cominciò l’idolatria nel nome di Geova.
9 Che il nome di Geova non fosse invocato nel senso di rivolgersi a Dio è indicato dal fatto che non nacque un uomo che ricevesse il riconoscimento di Dio se non trecentottantasette anni dopo la nascita di Enos. Questi fu Enoc.
CAMMINARE CON DIO FUORI DEL PARADISO
10. Che si dica che Enoc camminò col vero Dio come si riflette su suo padre Iared che visse più a lungo?
10 Di questo pronipote di Enos che nacque nel 3404 a.E.V. (o 622 A.M.), è scritto: “Ed Enoc visse ancora sessantacinque anni. Quindi generò Metusela. E dopo aver generato Metusela, Enoc continuò a camminare col vero Dio per trecento anni. Nel frattempo generò figli e figlie. Tutti i giorni di Enoc ammontarono dunque a trecentosessantacinque anni”. (Genesi 5:21-23) Questa fu una vita comparativamente breve per Enoc, il cui padre Iared visse novecentosessantadue anni e il cui figlio Metusela visse novecentosessantanove anni divenendo l’uomo più vecchio della storia. Eppure Enoc ‘camminò col vero Dio’. Questo non fu detto di suo padre Iared, che dopo la nascita di Enoc continuò a vivere per ottocento anni. (Genesi 5:18, 19) È dunque evidente che la fede di Iared non fu paragonabile alla fede in Dio di Enoc e che egli non camminò secondo la volontà di Dio o non ne annunciò il proposito.
11. Quale profezia fece Enoc, e su quale condizione del popolo questo dovette riflettersi?
11 Accuratamente si narra che Enoc fu un profeta del vero Dio. In una lettera scritta nel primo secolo E.V., è scritto: “Sì, il settimo uomo nella discendenza da Adamo, Enoc, pure profetizzò riguardo a loro, quando disse: ‘Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui’”. (Giuda 14, 15) Questa profezia si riflette senza dubbio sulla condizione religiosa esistente in quel remoto giorno di Enoc. Altrimenti, qual era la base per fare una tale ispirata profezia che avvertiva della venuta contro tutti gli empi del giudizio di Geova, che era così sicuro come se fosse già avvenuto? Siccome Enoc non era uno degli empi del suo giorno, Dio poté impiegarlo per dichiarare la profezia. Quantunque dimorasse fuori del Paradiso custodito dai cherubini che ancora esisteva al giorno di Enoc, egli “continuò a camminare col vero Dio”.
12, 13. Secondo il pensiero giudaico, e quello della cristianità, dove fu preso Enoc?
12 Perché, dunque, Enoc visse una vita comparativamente così breve per quei tempi? Genesi 5:24 ci informa: “Ed Enoc continuò a camminare col vero Dio. Quindi non fu più, poiché Dio lo prese”.
13 Probabilmente Enoc si trovò in qualche terribile situazione quando Dio lo prese. I nemici di Enoc minacciavano forse di ucciderlo, e Dio lo tolse perciò dalla scena per risparmiargli una morte violenta? Non lo sappiamo. Sorge la domanda: Dove lo prese Dio? Qualche pensiero giudaico è che Dio lo prendesse in cielo. Questo è oggi anche il pensiero della cristianità. Per esempio, in una lettera scritta agli Ebrei del primo secolo E.V., si fa su Enoc un commento ed ecco come A New Translation of the Bible, del dott. James Moffatt, di questo secolo, rende Ebrei 11:5, nella maniera seguente: “Fu per fede che Enoc fu portato in cielo, così che non morì mai (non fu raggiunto dalla morte, poiché Dio lo aveva portato via)”. The New English Bible qui dice: “Per fede Enoc fu portato via in un’altra vita senza passare attraverso la morte; egli non doveva esser trovato, perché Dio l’aveva preso. Poiché la Scrittura attesta che prima d’esser preso egli era piaciuto a Dio”. — Si veda anche La Bibbia di Gerusalemme.
14. Che cosa mostra se l’aver ‘camminato con Dio’ desse a Enoc il diritto di venire assunto in cielo?
14 Comunque, Salmo 89:48 pone la domanda: “Quale uomo robusto che è in vita non vedrà la morte? Può provvedere scampo alla sua anima dalla mano dello Sceol?” Anche Enoc aveva ricevuto dunque dal peccatore Adamo l’eredità della morte, e anche lui fu costretto a morire, nonostante che avesse camminato col vero Dio. Del pronipote di Enoc si scrisse in seguito che questi pure “camminò col vero Dio”; e tuttavia la vita di quest’ultimo non fu abbreviata. Egli visse più di Adamo, novecentocinquant’anni, cinquant’anni meno di mille. (Genesi 6:9; 9:28, 29) Di conseguenza, che Enoc camminasse con Dio per un tempo minore di quanto vi camminasse il suo pronipote non gli diede diritto di andare in cielo o di passare a un’altra vita, come il fatto che Noè camminò con Dio per tanto tempo non gli diede diritto a una tal cosa.
15. Come Enoc poté dunque essere trasferito in modo da non vedere la morte?
15 Il profeta Mosè morì all’età di centovent’anni e Dio lo seppellì, così che fino a questo giorno nessun uomo sa dov’è sepolto Mosè. (Deuteronomio 34:5-7) Così Dio tolse improvvisamente Enoc dalla scena dei suoi contemporanei, e non si sa dove Enoc morì o non si conosce nessuna tomba. Egli non morì di morte violenta per mano dei suoi nemici. Essendo profeta, può darsi che mentre era in un trance profetico avesse una visione del nuovo ordine di cose di Dio nel quale Dio “effettivamente inghiottirà la morte per sempre”. (Isaia 25:8) Enoc attendeva di vivere in quel nuovo ordine su una terra paradisiaca. Mentre Enoc era sotto il potere di una tale visione di dove il genere umano sarà liberato dalla morte mediante il misericordioso provvedimento di Dio, Dio poté toglierlo dalla scena e porre fine alla sua vita attuale, così che Enoc non si rese conto di morire. In tale modo meraviglioso si sarebbe adempiuto ciò che è scritto in Ebrei 11:5:
“Per fede Enoc fu trasferito in modo da non vedere la morte e non fu trovato in nessun luogo perché Dio l’aveva trasferito; poiché prima del suo trasferimento ebbe la testimonianza d’essere stato accetto a Dio”. — Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.
I GIORNI PRIMA DEL DILUVIO
16. Come stabiliamo che Adamo e Metusela si conoscessero l’un l’altro?
16 Metusela figlio di Enoc nacque 969 anni prima del diluvio universale, e morì così l’anno del Diluvio. Sebbene Metusela fosse l’ottavo nella linea da Adamo, conobbe egli Adamo suo primogenitore umano? Sì. Adamo fu creato 1.656 anni prima del Diluvio. Visse 930 anni. Se aggiungiamo la sua età a quella di Metusela, abbiamo 1.899 anni. Sottraendo 1.656 anni da questo totale, la differenza è di 243 anni. Così le vite di Adamo e Metusela si sovrapposero l’una all’altra di 243 anni. — Genesi 5:5, 21, 25-27.
17. Quale profezia fu proferita da Lamec figlio di Metusela alla nascita di Noè, e perché questo nome fu appropriato?
17 Metusela visse abbastanza a lungo da udire gli avvertimenti proclamati sul diluvio universale avvenire, e quasi vide completare i preparativi fatti per la sopravvivenza di alcuni del genere umano da quella catastrofe mondiale. Egli fu in grado di vedere suo nipote Noè predicare la giustizia e preparare il mezzo per la sopravvivenza umana. Di tutti i figli di Metusela, Lamec fu quello che generò Noè. Fu alla nascita di Noè che Lamec fu ispirato a proferire riguardo a lui una profezia. Questo rivelò che Dio si proponeva di impiegare Noè figlio di Lamec. Su ciò leggiamo: “E Lamec visse ancora centottantadue anni. Quindi generò un figlio. E gli metteva nome Noè, dicendo: ‘Questo ci recherà conforto dalla nostra opera e dalla pena delle nostre mani derivante dalla terra che Geova ha maledetta’”. Lamec continuò a vivere fino a cinque anni dal Diluvio. (Genesi 5:27-31) Il nome Noè fu in armonia con la profezia di Lamec, poiché significa “Riposo” e dà l’idea della consolazione che viene dal riposo. La maledizione di Dio doveva essere tolta dalla terra che Egli aveva maledetta a motivo della trasgressione di Adamo. — Genesi 3:17.
18. Quando, nella vita di Noè, cominciò il diluvio, e in seguito finì?
18 Il diluvio venne entro il seicentesimo anno della vita di Noè e continuò nel suo seicentesimoprimo anno di vita. (Genesi 7:11; 8:13; 7:6) La catastrofe mondiale che avvenne nel giorno di Noè prefigurò la più grande catastrofe mondiale che avverrà fra breve entro la nostra generazione, e per questa ragione merita che la consideriamo. — Proverbi 22:3.
19. Come Noè nel corso della sua vita fu simile a Enoc?
19 Noè, nato nel 2970 a.E.V. (1056 A.M.), fu per secoli senza figli: “E Noè aveva cinquecento anni. Dopo ciò Noè generò Sem, Cam e Iafet”. (Genesi 5:32) Quali furono i precedenti di Noè, prima ancora che divenisse padre? “Questa è la storia di Noè. Noè fu uomo giusto. Egli si mostrò senza difetto fra i suoi contemporanei. Noè camminò col vero Dio”. (Genesi 6:9, 10) Noè fu dunque simile a Enoc.
20. Perché sorge una domanda riguardo ai “figli del vero Dio” che si riferì erano sulla terra ai giorni di Noè?
20 Nonostante che Noè fosse discendente di Set e di Enoc e che inoltre ‘camminasse col vero Dio’, tuttavia Noè non fu chiamato ‘figlio del vero Dio’. Se egli non fu chiamato così, chi altro sulla terra poté esser chiamato così in quei giorni di discendenza dal peccatore Adamo? Chi furono, quindi, quelli che si riferì che apparivano sulla terra ai giorni di Noè, circa i quali ora leggiamo? “Or avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie della terra e nacquero loro delle figlie, i figli del vero Dio notavano che le figlie degli uomini erano di bell’aspetto; e si presero delle mogli, cioè tutte quelle che scelsero. Dopo ciò Geova disse: ‘Il mio spirito non dovrà agire verso l’uomo indefinitamente, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a centoventi anni’”. — Genesi 6:1-3.
21. Chi erano quei “figli del vero Dio”, e cosa mai desiderarono?
21 Quei “figli del vero Dio” dovettero essere angeli dal cielo, che fino a quel tempo erano stati parte dell’organizzazione celeste di Geova composta dai santi “figli del vero Dio”, la simbolica “donna” di Geova che doveva divenire la madre del promesso “seme”. Alla fondazione della terra come dimora umana, essi avevano osservato l’opera creativa di Geova e avevano emesso urla d’applauso. (Giobbe 38:7; Genesi 3:15) Osservando il matrimonio che si faceva fra il genere umano, specialmente con le donne di bell’aspetto, si fecero allettare dal desiderio di vivere per proprio conto sulla terra la vita sessuale insieme alle donne.
22. Come quei “figli del vero Dio” soddisfecero il loro desiderio e in tal modo peccarono?
22 Come avrebbero potuto da creature spirituali avere essi sulla terra rapporti sessuali con donne carnali? Con la materializzazione in corpi carnali come uomini desiderabili e prendendo mogli umane e avendo con loro rapporti sessuali. Poiché il Creatore e Padre celeste aveva autorizzato il matrimonio fra le carnali creature terrestri di natura simile e non fra creature spirituali e carnali creature umane, questi “figli del vero Dio” non vennero a materializzarsi come uomini carnali per rendere servizio quali messaggeri di Geova Dio, da Lui incaricati e inviati. Essi causavano una confusione delle nature, spirituale e umana, celeste e terrestre. (Levitico 18:22, 23) Manifestamente quei “figli del vero Dio” peccavano.
23. Con quale spirito Dio aveva agito per lungo tempo verso il peccaminoso genere umano, ma ora che cosa dichiarò?
23 Eran passati più di mille anni da quando Adamo si era ribellato in Eden contro la sovranità universale di Geova Dio. Geova aveva agito verso il peccaminoso genere umano con spirito di pazienza e sopportazione, poiché sin dai giorni di Enoc bisnonno di Noè l’umanità in genere era divenuta notoriamente ‘empia’. E ora intraprendevano una nuova forma di corruzione morale e perversione sessuale con i matrimoni fra donne e angeli materializzati. Doveva venire il tempo in cui il paziente Creatore avrebbe smesso di agire con spirito di tolleranza e sopportazione verso il genere umano che si andava degradando. Pienamente giustificato, Dio infine dichiarò: “Il mio spirito non dovrà agire verso l’uomo indefinitamente, in quanto egli è anche carne. Pertanto i suoi giorni dovranno ammontare a centoventi anni”. — Genesi 6:3.
24. (a) Imponeva qui Dio un limite di età all’uomo, come nel caso di Mosè? (b) Quindi che cosa cominciò, e perché fu concesso un generoso periodo di tempo?
24 Questo non fu un limite di età imposto all’uomo come nel caso del profeta Mosè, che visse fino a centovent’anni. Fu un decreto divino secondo cui l’empio mondo del genere umano doveva avere solo altri centovent’anni d’esistenza sino al diluvio universale. Così questo decreto divino fu emanato nel 1536 A.M. o 2490 a.E.V. Ciò volle dire che per quel mondo empio dei giorni di Noè era cominciato il “tempo della fine”. Il Dio di propositi prestabiliva gli avvenimenti. Benché non avesse prestabilito che nel caso dei “figli del vero Dio” si verificasse un avvenimento così sorprendente, ciò nondimeno egli aveva ancora il pieno controllo e poteva mantenersi padrone della situazione. Egli è onnisapiente, onnipotente. Concedendo un tale esteso periodo di tempo prima della fine di quell’empio mondo, mostrò molta considerazione. Perché? Perché il decreto divino fu emanato vent’anni prima che Noè divenisse padre e a lui permise pure d’avere tre figli e a questi tre figli di crescere e sposarsi e di unirsi al loro padre nei preparativi necessari per sopravvivere al sovrastante diluvio. — Genesi 5:32; 7:11.
I NEFILIM
25, 26. Come fu chiamata la progenie dei matrimoni degli angeli e delle donne, e perché?
25 I giorni dei matrimoni fra i passionali “figli del vero Dio” e le donne furono numerati. Ma era possibile che da questa confusione di nature fra spiriti materializzati e carnali creature femminili con facoltà procreative venisse qualche progenie? Riferendoci i fatti, Genesi 6:4 risponde:
“I Nefilim mostrarono d’essere sulla terra in quei giorni, e anche dopo, quando i figli del vero Dio continuarono ad avere relazione con le figlie degli uomini ed esse partorirono loro dei figli: essi furono i potenti dell’antichità, gli uomini famosi”.
26 I figli di questi matrimoni promiscui furono ibridi e furono chiamati Nefilim. Questo nome significa “Abbattitori”, per indicare che tali potenti figli ibridi abbattevano con violenza altri o causavano la caduta degli uomini più deboli. Ci volle considerevole tempo perché questi Nefilim fossero concepiti e nascessero e poi crescessero fino a intraprendere la loro carriera di violenza. Essendo ibridi, normalmente non erano in grado di riprodurre la loro specie promiscua.
27. Che cosa Dio si propose di spazzare via dalla superficie della terra, e perché?
27 La famiglia umana non trasse beneficio da una così intima unione dei disubbidienti materializzati “figli del vero Dio” con le creature umane. “Di conseguenza Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo. E Geova si rammaricò d’aver fatto gli uomini sulla terra, e se ne addolorò nel suo cuore. Dunque Geova disse: ‘Io cancellerò gli uomini che ho creati dalla superficie della terra, dall’uomo all’animale domestico, all’animale che si muove e alla creatura volatile dei cieli, perché in effetti mi rammarico d’averli fatti’. Ma Noè trovò favore agli occhi di Geova”. (Genesi 6:5-8) Geova si rammaricò che l’uomo che Egli aveva creato fosse sceso così in basso moralmente e spiritualmente. Era deplorevole che sulla terra ci fossero uomini con tali personalità degradate. Questi erano quelli che Egli si propose di spazzare via dalla terra, ma non la razza umana di cui Noè era un giusto componente.
28. Perché oggi possiamo esser grati che Dio si proponesse di porre fine a quello stato di violenza antidiluviano sulla terra?
28 In netto contrasto con Noè e la sua famiglia, “la terra si rovinò alla vista del vero Dio e la terra fu piena di violenza. Dio vide dunque la terra, ed ecco, era rovinata, perché ogni carne aveva rovinato la sua via sulla terra”. (Genesi 6:11, 12) In quei giorni prima del Diluvio il mondo del genere umano era entrato nell’èra della violenza. Oggi il mondo è entrato in un’“èra di violenza”, come la chiamano gli osservatori, dall’anno 1914 E.V., anno in cui la prima guerra mondiale si scatenò in tutta la sua violenza. Quindi potremmo ben chiederci: Quale sarebbe oggi la condizione del mondo se Dio Onnipotente avesse fatto continuare senza interruzione l’“èra di violenza” che esisteva prima del Diluvio? Il pensiero delle possibilità ci fa rabbrividire. Molto prima d’ora la terra sarebbe divenuta un luogo troppo pericoloso per viverci. Possiamo esser grati che Dio si propose di porre fine a quell’“èra di violenza” antidiluviana.
UN MONDO FINISCE, UNA RAZZA SOPRAVVIVE
29. I comandi che Geova diede a Noè furono in armonia con quale proposito di Dio per la terra?
29 Geova Dio si attenne al suo originale proposito di far pienamente abitare la terra da discendenti del primo uomo e della prima donna in condizioni paradisiache. Inoltre, la linea di discendenza che portava alla generazione del Messia doveva essere preservata. Conforme a ciò, Geova diede all’ubbidiente Noè comando di costruire un’arca (o, una cassa galleggiante) di tale ampiezza da contenere Noè e la sua famiglia e basilari esemplari di animali terrestri e creature volatili dei cieli come la colomba e il corvo. Nell’arca nessuno spazio fu occupato da un motore a vapore o da un motore Diesel e da provviste di combustibile per sospingere l’arca in qualche luogo; essa semplicemente galleggiò con i suoi occupanti vivi e con provviste di cibo sufficienti per un anno o più. — Genesi 6:13–7:18.
30. Per rendere possibile tale diluvio planetario, quale fu sopra e intorno alla terra lo stato naturale sin dal secondo “giorno” creativo?
30 Per capire le possibilità di un tale planetario diluvio d’acqua, dobbiamo immaginare di vedere lo stato di cose del nostro globo nel suo insieme. Sulla sua superficie erano masse di asciutto grandi e piccole, che emergevano dai mari. Al di sopra di tutto questo era una volta o distesa contenente l’atmosfera che il genere umano e altre creature viventi respiravano. Ma al di fuori di questo c’era una profonda volta acquea che circondava la terra come una fascia e che il Creatore aveva fatto sollevare nel secondo “giorno” creativo a un’altezza scientificamente accurata. Ivi rimase sospesa come un avvolgimento intorno al globo terrestre, per ricadere sulla terra solo secondo il proposito del Creatore e al Suo comando. (Genesi 1:6-8) Un ispirato commentatore biblico del primo secolo E.V. lo descrisse piacevolmente, dicendo: “Nei tempi antichi vi erano i cieli, e la terra era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua mediante la parola di Dio”. — 2 Pietro 3:5.
31, 32. Che cosa mostrarono le statistiche di Noè riguardo al Diluvio?
31 Il diluvio universale non è un mito che venga da fonti babiloniche. È un fatto storico che fino a questo giorno ha lasciato i suoi effetti sulla terra. Furono indicati data e tempo. Secondo il giornale di bordo o dell’arca di Noè, cominciò il diciassettesimo giorno del secondo mese dell’anno lunare, nel seicentesimo anno della sua vita.
32 Quindi Noè annotò che la precipitazione dell’acqua dai cieli continuò per quaranta giorni. Anche le cime dei monti di allora furono coperte dalle acque del diluvio per una profondità di quindici cubiti. Il diciassettesimo giorno del settimo mese lunare l’arca toccò terra sui monti di Ararat. Secondo la potenza del Creatore, nella crosta esterna del globo terrestre si formarono nuovi bacini per raccogliere le acque diluviane che si prosciugavano. Il primo giorno del primo mese del nuovo anno lunare il processo di prosciugamento fu completato. Il ventisettesimo giorno del secondo mese del nuovo anno lunare, o un anno lunare e dieci giorni dopo l’inizio del diluvio, Dio disse a Noè di uscire dall’arca e di farne venire fuori anche tutti gli animali. — Genesi da 7:11 a 8:19.
33. Che cosa perì nel Diluvio, e che cosa sopravvisse?
33 In questo modo, sotto la protezione divina, la razza umana discendente da Adamo sopravvisse al diluvio universale, ma un mondo empio o un mondo di persone empie giunse alla fine. Ciò significò anche che furono distrutti quegli infami ibridi Nefilim, essendo essi carnali come tutto il resto del genere umano. Con linguaggio semplice e comprensibile, l’ispirato commentatore biblico del primo secolo lo descrisse correttamente, dicendo:
“[Dio] non si trattenne dal punire il mondo antico, ma conservò Noè, predicatore di giustizia, con sette altri quando portò il diluvio su un mondo di empi; . . . mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. — 2 Pietro 2:5; 3:6.
34. Secondo Mosè, che cosa accadde alle creature viventi che erano sulla terra e a quelle che erano nell’arca?
34 Questo è in armonia con la dichiarazione del profeta Mosè: “Tutto ciò nelle cui narici era attivo l’alito della forza della vita, cioè tutto ciò che era sulla terra asciutta, morì. Così cancellò ogni cosa esistente che era sulla superficie della terra, dall’uomo alla bestia, all’animale che si muoveva e alla creatura volatile dei cieli, ed essi furono cancellati dalla terra; e sopravvivevano solo Noè e quelli che erano con lui nell’arca. E le acque continuarono a prevalere sulla terra per centocinquanta giorni”. — Genesi 7:22-24.
35. Se non vogliamo essere riservati al “giorno cattivo” dell’esecuzione del giudizio di Dio, che cosa dobbiamo ora fare, come Noè?
35 Questo diluvio di proporzioni universali fu davvero un “atto di Dio”. In maniera drammatica illustra un punto che noi oggi dovremmo prendere a cuore. Quale? “Geova sa liberare le persone di santa devozione dalla prova, ma riservare gli ingiusti al giorno del giudizio perché siano stroncati”. (2 Pietro 2:9) “Geova ha fatto ogni cosa per il suo scopo, sì, pure il malvagio per il giorno cattivo”. (Proverbi 16:4) Or dunque, se non desideriamo essere riservati al “giorno cattivo” che si avvicina rapidamente, al “giorno” stabilito da Geova stesso per eseguire il suo giusto giudizio contro tutte le persone ingiuste sulla terra, ci conviene ‘camminare con Dio’, come fece Noè, conformandoci al Suo proposito.
36. (a) Al Diluvio, che cosa accadde ai Nefilim? (b) Inoltre, quali conseguenze subirono i “figli del vero Dio” che erano stati disubbidienti?
36 Al Diluvio, il giudizio divino non fu eseguito solo contro gli uomini ingiusti e i Nefilim, ma il meritato giudizio fu attuato anche contro quei disubbidienti “figli di Dio”. È vero che, quando il Diluvio prevalse sull’intera terra, quei “figli del vero Dio” lasciarono le loro mogli e le loro famiglie e si smaterializzarono senza annegare. Ma che accadde quando tornarono nella loro condizione spirituale, che era il loro proprio luogo di dimora? Ripresero quindi la precedente intimità che avevano avuta con Dio? Fu la loro relazione con Lui uguale a quella precedente? Continuarono a essere nella sua santa organizzazione celeste ancora come “figli del vero Dio”? No; ma in queste disubbidienti creature spirituali vediamo l’origine dei “demoni (indipendentemente da Satana il Diavolo) di cui parla il profeta Mosè. (Deuteronomio 32:17; anche Salmo 106:37) Ma i commentatori biblici del primo secolo sono più specifici in quanto al modo in cui Geova Dio trattò quegli spiriti disubbidienti, dicendo:
“Gli angeli che non mantennero la loro posizione originale ma abbandonarono il proprio luogo di dimora egli li ha riservati al giudizio del gran giorno con legami sempiterni, sotto dense tenebre”. (Giuda 6) “Gli spiriti in prigione, che una volta erano stati disubbidienti quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre era costruita l’arca, in cui alcune persone, cioè otto anime, furono salvate attraverso l’acqua”. (1 Pietro 3:19, 20) “Dio non si trattenne dal punire gli angeli che peccarono, ma, gettandoli nel Tartaro, li consegnò a fosse di dense tenebre per esser riservati al giudizio”. — 2 Pietro 2:4.
37. Tornati che furono nel reame spirituale, in quale stato vennero a trovarsi i “figli del vero Dio” che erano stati disubbidienti?
37 Così la smaterializzazione dei disubbidienti “figli del vero Dio” e il loro ritorno nel reame spirituale non li trasformarono di nuovo in angeli santi. Essi si trovarono dalla parte di Satana il Diavolo, l’originale ribelle contro Geova Dio. Non erano più adatti per un luogo nell’organizzazione celeste di Geova paragonata a una moglie e composta di santi, ubbidienti “figli del vero Dio”. Per questa ragione furono degradati allo stato di “demoni”. Di questo basso stato privo di onore si parlò appropriatamente come del Tartaro, nome preso a prestito dalla lingua greca. La versione siriaca della Bibbia ne parla come dei “luoghi infimi”. (Si veda anche Giobbe 40:15; 41:23 nella versione greca dei Settanta). Quegli spiriti disubbidienti non furono più favoriti con la luce spirituale come quella che Dio ritenne opportuno conferire ai suoi fedeli figli angelici. In questo modo furono gettati in dense tenebre e vi furon tenuti come in “legami sempiterni”, perché fossero riservati al “giudizio del gran giorno”. Così non possono impartire al genere umano nessuna vera luce.
38. Di chi divennero il “seme” quegli spiriti disubbidienti, e in che modo operano per ingannare e asservire gli uomini?
38 Tali spiriti disubbidienti divennero l’invisibile “seme” del grande Serpente, Satana il Diavolo. Che fossero messi in tartaree “fosse di dense tenebre” insieme a Satana il Diavolo non fu la ferita alla testa del serpente per opera del promesso “seme” della celeste “donna” di Dio. Il santo “seme” non era stato ancora generato, e quegli imprigionati spiriti malvagi erano ansiosi di sapere chi sarebbe stato per potersi unire nell’azione di ferire il “calcagno” di quel “seme”. (Genesi 3:15) Per tale motivo quegli spiriti malvagi al comando di Satana loro capo si tennero presso il genere umano, per ingannarlo e farlo volgere contro il “seme” quando fosse arrivato. Essi cercano di comunicare con gli uomini per mezzo di medium spiritici, poiché a loro stessi è impedita l’ulteriore materializzazione carnale. Pretendono d’essere “anime private del corpo” di uomini deceduti. Ossessionano o sconvolgono e importunano le persone di mente debole, e perfino si impossessano delle persone che acconsentono. Il profeta Mosè fu ispirato ad avvertire il popolo di Dio di non avere nulla a che fare con tali demonici nemici di Dio. (Deuteronomio 18:9-13) Guardatevi dunque dallo spiritismo!
39. Se non ai demoni, a chi dovremmo quindi rivolgerci per essere illuminati spiritualmente?
39 Siccome desideriamo essere illuminati sull’“eterno proposito” di Geova Dio, dobbiamo evitare quelle spiritiche potenze delle tenebre che accecano la maggioranza del genere umano rispetto alla verità di Dio. La scritta Parola di Dio, la Sacra Bibbia, è per noi il canale della luce spirituale, secondo le ispirate parole del salmista, che disse a Geova Dio: “La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce al mio cammino”. — Salmo 119:105.
40. Nonostante la ribellione degli uomini e degli angeli, che cosa c’è per mostrare la lealtà e la cooperazione dell’organizzazione celeste di Dio?
40 Alla luce della Parola di Dio abbiamo considerato i primi 1.656 anni dell’esistenza umana sulla terra, dalla creazione di Adamo fino al diluvio del giorno di Noè. Nonostante la ribellione sia degli angeli che degli uomini, l’immutabile Dio si attenne al primo proposito che formò riguardo al genere umano sulla terra. Malgrado un taciuto numero di angeli cedesse al desiderio egoistico ed essi peccassero e dovessero venire espulsi dalla sua organizzazione celeste paragonata a una moglie, questi non sono da confrontare con quelli che Gli rimasero fedeli entro la sua santa organizzazione, come una moglie fedele verso un marito amorevole. Millenni dopo il profeta Daniele vide in visione cento milioni di angeli leali che ancora rendevano servizio all’Iddio Altissimo, “l’Antico dei Giorni”. (Daniele 7:9, 10) Questa “donna” celeste, la futura madre del predetto “seme”, era in “inimicizia” con il grande Serpente, Satana il Diavolo, e con il suo “seme”. Essa era decisa a cooperare con Geova Dio perseguendo fermamente il nuovo proposito ch’egli aveva annunciato di generare a suo tempo un “seme”.
41. Che cosa Satana tentò malignamente di provare dinanzi a tutta la creazione, e vi riuscì completamente anche prima del Diluvio?
41 Sulla terra e nel Paradiso di Delizie, alla loro creazione nella perfezione umana Adamo ed Eva erano stati resi parte visibile dell’organizzazione universale di Geova. Sotto la tentazione non avevano mantenuto la loro integrità verso il loro Creatore, il loro Padre celeste. Condannati a morte, furono espulsi dall’organizzazione universale di Geova e non furono più considerati Suoi figli. Ma che ne sarebbe stato della loro progenie? A giudicare da Adamo ed Eva che avevano infranto la loro integrità, la loro progenie nata nell’imperfezione ed erede del peccato non sarebbe stata in grado di mantenere verso il Creatore l’integrità sotto la tentazione e la pressione del grande Serpente, Satana il Diavolo. È ovvio che Satana il Diavolo tentava di provare dinanzi a tutta la creazione in cielo e sulla terra che non ci sarebbe riuscito nessuno d’essi. Lo poté provare, anche prima del Diluvio? Il racconto biblico che esprime sull’argomento il punto di vista di Dio mostra che almeno tre uomini mantennero la loro integrità, cioè Abele, Enoc e Noè.
42, 43. (a) I casi di Abele, Enoc e Noè stabilirono quale prova? (b) Come la previsione di Geova fu accurata in quanto a provvedere ulteriore prova?
42 Quei tre fedeli uomini timorati di Dio sostennero la sovranità universale di Geova loro Creatore. Essi diedero prova che Satana il Diavolo è un presuntuoso bugiardo quando sostiene che Dio Onnipotente non possa mettere sulla terra un uomo che, nemmeno in un ambiente paradisiaco, mantenga verso Geova l’integrità se sottoposto alle tentazioni e alle pressioni di Satana il Diavolo. I casi di Abele, Enoc e Noè provano che Dio il Creatore fu giustificato lasciando continuare a esistere sulla terra la razza umana, discesa dai peccatori Adamo ed Eva. Altri uomini, oltre alle donne, sarebbero comparsi in aggiunta ad Abele, Enoc e Noè nelle file del genere umano mentre la vita umana continuava sulla terra fuori del Paradiso, accumulando così altre prove contro le menzogne e le calunnie del Diavolo contro Dio.
43 La previsione di Geova fu accurata, e il suo proposito doveva avere successo. Il suo proposito messianico che fu annunciato alla presenza del grande Serpente nel giardino di Eden aggiunse forza all’originale proposito di Dio e ne rese sicuro l’adempimento. La sovranità universale di Dio sulla terra, come fu potentemente dimostrato nel diluvio universale, non cesserà mai sul genere umano.