Come viene spiegata la Trinità?
LA CHIESA Cattolica afferma: “Trinità è il termine impiegato per designare la dottrina centrale della religione cristiana . . . Quindi, per dirla con le parole del Simbolo Atanasiano: ‘Dio è il Padre, Dio è il Figlio e Dio è lo Spirito Santo. Ma non ci sono tre dèi, bensì un solo Dio’. In questa Trinità . . . le Persone sono coeterne e coeguali: sono tutte ugualmente increate e onnipotenti”. — The Catholic Encyclopedia, New York 1912, vol. XV, p. 47.
Quasi tutte le altre chiese della cristianità sono d’accordo su questa definizione. Per esempio, anche la Chiesa Ortodossa Greca definisce la Trinità “la dottrina fondamentale del cristianesimo”, arrivando a dire che “sono cristiani coloro che accettano Cristo quale Dio”. In un libro sull’ortodossia, la stessa chiesa dichiara: “Dio è trino. . . . Il Padre è interamente Dio. Il Figlio è interamente Dio. Lo Spirito Santo è interamente Dio”. — A. S. Frangopoulos, Our Orthodox Christian Faith, Atene 1985, p. 71.
La dottrina della Trinità insegna quindi l’esistenza di “un Dio in tre Persone”, ciascuna delle quali senza principio, eterna, onnipotente, né maggiore né minore delle altre.
È un concetto difficile da afferrare? Molti che sinceramente ci credono lo trovano nebuloso, contrario ai normali criteri logici, diverso da tutto ciò che conoscono per esperienza. Com’è possibile, chiedono, che il Padre sia Dio, che Gesù sia Dio e che lo spirito santo sia Dio e che nello stesso tempo non ci siano tre dèi ma un solo Dio?
“Oltre la comprensione della ragione umana”
QUESTA confusione è molto diffusa. Un’enciclopedia osserva che la dottrina della Trinità è qualcosa che va “oltre la comprensione della ragione umana”. — The Encyclopedia Americana, New York 1977, vol. 27, p. 116.
Molti che accettano la Trinità sono dello stesso avviso. Mons. Eugene Clark dice: “Dio è uno, e Dio è trino. Poiché nella creazione non c’è nulla di simile, non possiamo capirlo, ma solo accettarlo”. Il cardinale John O’Connor dichiara: “Sappiamo che è un mistero molto profondo, che non possiamo minimamente comprendere”. E papa Giovanni Paolo II ne ha parlato come di un ‘mistero imperscrutabile’.
Un dizionario teologico dice quindi: “In cosa consista con precisione la dottrina, o meglio, esattamente come debba essere spiegata, è qualcosa su cui non c’è accordo fra i trinitari stessi”. — Lyman Abbott, A Dictionary of Religious Knowledge, New York 1875, p. 944.
Possiamo dunque comprendere perché un’enciclopedia cattolica dica: “Nei seminari cattolici sono pochi gli insegnanti di teologia trinitaria che prima o poi non si sono sentiti chiedere: ‘Ma come si fa a predicare la Trinità?’ E se da un lato la domanda è sintomatica di confusione da parte degli studenti, dall’altro è forse altrettanto sintomatica di un’analoga confusione da parte dei docenti”. — New Catholic Encyclopedia, Washington 1967, vol. XIV, p. 304.
La giustezza di questa osservazione si può verificare andando in una biblioteca e consultando i testi che sostengono la Trinità. Innumerevoli pagine sono state scritte nel tentativo di spiegarla. Nondimeno, dopo essersi addentrato nel dedalo di formule e spiegazioni teologiche disorientanti, il ricercatore ne viene fuori insoddisfatto.
A questo riguardo il gesuita Joseph Bracken scrive: “Sacerdoti che dopo tanti sforzi avevano appreso . . . la Trinità durante gli anni del seminario esitavano naturalmente a parlarne ai fedeli dal pulpito, persino nella domenica in cui cade la festa della SS. Trinità. . . . Perché annoiare la gente con qualcosa che alla fin fine non avrebbe comunque compreso?” E aggiunge: “La Trinità è una credenza formale, di scarso o nessun [impatto] sulla vita quotidiana e sull’adorazione del cristiano”. (What Are They Saying About the Trinity?, New York 1979, pp. 1, 3) Eppure è “la dottrina centrale” delle chiese!
Il teologo cattolico Hans Küng osserva che la Trinità è una delle ragioni per cui le chiese non sono state in grado di fare veramente breccia fra le popolazioni non cristiane. Infatti dice: “Ai musulmani istruiti non appare assolutamente chiaro quello che finora non è mai apparso tale nemmeno agli ebrei . . . È evidente che le distinzioni, usate per la dottrina cristiana della Trinità, tra uno e tre non soddisfano un musulmano, che tutti questi concetti, provenienti dalle lingue siriaca, greca e latina, sono più adatti a confonderlo che a illuminarlo. Un gioco di parole e di concetti. . . . Perché voler aggiungere ancora qualcosa all’unità e unicità [di Dio] col rischio di annacquare o eliminare lo stesso concetto di unità e unicità?” — Cristianesimo e religioni universali, trad. di G. Moretto, Milano 1986, p. 141.
“Dio non è un Dio della confusione”
COME è potuta nascere una dottrina così confusa? Un’enciclopedia cattolica dice: “Un dogma così misterioso presuppone una rivelazione divina”. (The Catholic Encyclopedia, cit., vol. XV, p. 47) Nel loro dizionario teologico, Karl Rahner e Herbert Vorgrimler affermano: “La Trinità è un mistero . . . in senso stretto . . . , che non si potrebbe conoscere senza una rivelazione e che anche dopo la rivelazione non può diventare del tutto intelligibile”. — Theological Dictionary, New York 1965, p. 470.
Pretendere però che proprio perché la Trinità è un mistero così impenetrabile debba aver avuto origine da una rivelazione divina crea un altro grosso problema. Perché? Perché la rivelazione divina non giustifica questo concetto di Dio, in quanto dichiara: “Dio non è un Dio della confusione”. — 1 Corinti 14:33, versione cattolica a cura di Bonaventura Mariani (Mar).
Alla luce di questa dichiarazione, Dio avrebbe mai dato origine a una dottrina sul proprio conto la quale genera una confusione tale che nemmeno studiosi di ebraico, di greco e di latino riescono a spiegarla?
Inoltre, è necessario essere teologi per ‘conoscere l’unico vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo’? (Giovanni 17:3, CEI) Se così fosse, perché furono così pochi i capi religiosi ebrei che riconobbero Gesù come Messia? I suoi fedeli discepoli, invece, erano umili contadini, pescatori, esattori di tasse, donne di casa. Quelle persone comuni erano così sicure di ciò che Gesù aveva insegnato riguardo a Dio che furono in grado di insegnarlo ad altri e furono addirittura disposte a dare la vita per la loro fede. — Matteo 15:1-9; 21:23-32, 43; 23:13-36; Giovanni 7:45-49; Atti 4:13.
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I discepoli di Gesù non erano i capi religiosi, ma gente umile e comune