Capitolo 3
Elementi comuni alle mitologie
1-3. (a) Perché i miti dovrebbero interessarci? (b) Cosa tratteremo in questo capitolo?
PERCHÉ interessarci dei miti? Non sono essi narrazioni fantastiche giunte a noi dal lontano passato? Sì, è vero, molti di essi sono frutto della fantasia, ma altri si basano sulla realtà. Ne sono un esempio i miti e le leggende che troviamo in ogni parte del mondo basati sull’avvenimento storico del Diluvio universale, narrato nella Bibbia.
2 Un motivo per prendere in esame i miti è che essi sono alla base di credenze e riti ancora vivi nelle religioni moderne. Ad esempio, la credenza in un’anima immortale si può ritrovare negli antichi miti assiro-babilonesi e, attraverso la mitologia egiziana, greca e romana, fin nella cristianità, della cui teologia essa è diventata un dogma fondamentale. I miti sono una prova del fatto che nell’antichità l’uomo era alla ricerca del divino, come pure di un senso nella vita. In questo capitolo tratteremo brevemente alcuni dei temi comuni ai miti delle principali culture del mondo. Passando in rassegna queste mitologie, noteremo come la creazione, il Diluvio, i falsi dèi e i semidèi, l’anima immortale e il culto del sole sono elementi comuni che emergono regolarmente, come motivi ricorrenti in un mosaico. Ma perché starebbero così le cose?
3 Spesso e volentieri c’è un nucleo di verità nel mito, un fatto storico, un personaggio o un avvenimento, che è stato successivamente esagerato o trasfigurato, dando vita al mito stesso. Uno di questi fatti storici è il racconto biblico della creazione.a
Realtà e fantasia riguardo alla creazione
4, 5. Che genere di credenze conteneva la mitologia greca?
4 Ci sono un’infinità di miti sulla creazione, ma neppure in uno troviamo la semplice logica del racconto biblico della creazione. (Genesi, capitoli 1, 2) Ad esempio, il racconto che ne fa la mitologia greca ha del barbarico. Il primo a fare una raccolta sistematica di miti fu il greco Esiodo, che scrisse la sua Teogonia nell’VIII secolo a.E.V. Egli spiega l’origine degli dèi e del mondo. Inizia con Gea, o Gaia (Terra), che fa nascere Urano (Cielo). Il seguito è spiegato così dallo studioso Jasper Griffin, in The Oxford History of the Classical World:
5 “Esiodo narra la storia, conosciuta da Omero, del succedersi delle divinità del cielo. All’inizio Urano era il supremo, ma egli confinò [nel Tartaro] i suoi figli. Uno di questi, Crono, su istigazione di Gaia lo evirò. Crono a sua volta divorò i suoi stessi figli, finché sua moglie Rea gli diede da mangiare una pietra al posto di Zeus; il piccolo Zeus fu allevato a Creta e, cresciuto, costrinse suo padre a vomitare i suoi fratelli, insieme ai quali, e con l’aiuto di altri, sconfisse Crono e i suoi Titani e li fece precipitare nel Tartaro”.
6. Secondo Jasper Griffin, qual è la probabile provenienza di gran parte della mitologia greca?
6 Dove attinsero i greci questa strana mitologia? Lo stesso autore risponde: “La sua origine primaria sembra fosse sumera. In queste narrazioni orientali troviamo un succedersi di dèi, e i motivi della castrazione, dell’inghiottire e di una pietra ricorrono in forme tali che, pur con alcune varianti, dimostrano che la somiglianza con Esiodo non è un puro caso”. Dobbiamo rivolgerci alle antiche Mesopotamia e Babilonia quale luogo di provenienza di molti miti che permearono altre culture.
7. (a) Perché non è facile ottenere informazioni sugli antichi miti cinesi? (b) Come spiega un mito cinese la creazione della terra e dell’uomo? (Confronta Genesi 1:27; 2:7).
7 La mitologia antica della religione popolare cinese non è sempre facile da definire, poiché molti racconti scritti furono distrutti tra il 213 e il 191 a.E.V.b Alcuni miti sono comunque sopravvissuti, come quello che descrive la formazione della terra. Un professore d’arte orientale, Anthony Christie, scrive: “Apprendiamo che il Caos era simile a un uovo di gallina. Non esistevano né il Cielo né la Terra. Da quell’uovo nacque P’an-ku, mentre dagli elementi pesanti d’esso prese forma la Terra e da quelli leggeri il Cielo. P’an-ku è raffigurato come un nano, vestito di una pelle d’orso o di un mantello di foglie. Per 18.000 anni la distanza fra la Terra e il Cielo crebbe ogni giorno di dieci piedi, e P’an-ku cresceva allo stesso ritmo di modo che il suo corpo colmava quella distanza. Quando egli morì, il suo corpo smembrato si trasformò in vari elementi naturali. . . . Le pulci del suo corpo divennero la razza umana”.
8. Secondo la mitologia incaica, come vennero all’esistenza le lingue?
8 Una leggenda incaica del Sudamerica spiega come un creatore mitico dotò ciascuna nazione del linguaggio. “Egli diede a ogni nazione la lingua che doveva parlare . . . Egli diede vita e anima a ciascuna come pure agli uomini e alle donne e comandò ad ogni nazione di calarsi sotto la terra. Perciò ogni nazione attraversò il sottosuolo e venne fuori nei luoghi cui egli li aveva destinati”. (The Fables and Rites of the Yncas, di Cristóbal de Molina, Cuzco, citato in South American Mythology) In questo caso pare che il racconto biblico della confusione delle lingue a Babele sia sostanzialmente il fatto da cui trae spunto il mito incaico. (Genesi 11:1-9) Ma ora rivolgiamo l’attenzione al Diluvio descritto nella Bibbia in Genesi 7:17-24.
Il Diluvio: fatto storico o mito?
9. (a) Cosa ci narra la Bibbia circa le condizioni esistenti sulla terra prima del Diluvio? (b) Cosa dovettero fare Noè e la sua famiglia per scampare al Diluvio?
9 Riportandoci indietro nel tempo di circa 4.500 anni, al 2500 a.E.V. circa, la Bibbia ci narra che spirituali figli di Dio ribelli si materializzarono assumendo forma umana e ‘si presero delle mogli’. Da questo incrocio innaturale nacquero i violenti nefilim, “i potenti dell’antichità, gli uomini famosi”. La loro condotta sfrenata influì a tal punto sul mondo antidiluviano che Geova disse: “‘Cancellerò gli uomini che ho creato dalla superficie del suolo . . . perché davvero mi rammarico di averli fatti’. Ma Noè trovò favore agli occhi di Geova”. La narrazione poi continua descrivendo gli specifici passi pratici che Noè dovette compiere per salvare se stesso, la sua famiglia e un gran numero di specie animali dal Diluvio. — 6:1-8, 13–8:22; 1 Pietro 3:19, 20; 2 Pietro 2:4; Giuda 6.
10. Perché la narrazione biblica del Diluvio non dovrebbe essere considerata un mito?
10 Il racconto degli avvenimenti antidiluviani contenuto in Genesi viene definito un mito dai critici moderni. Eppure la storia di Noè fu accettata e creduta da uomini fedeli quali Isaia, Ezechiele, Gesù Cristo e gli apostoli Pietro e Paolo. È anche avvalorata dal fatto che si riflette in varie mitologie di ogni parte del mondo, fra cui l’antica Epopea di Gilgamesh come pure i miti della Cina e quelli degli aztechi, degli incas e dei maya. Tenendo in mente il racconto biblico, prendiamo ora in esame la mitologia assiro-babilonese e i suoi riferimenti a un diluvio.c — Isaia 54:9; Ezechiele 14:20; Matteo 24:37; Ebrei 11:7.
Il Diluvio e il semi-dio Gilgamesh
11. Su cosa si basa ciò che sappiamo dell’Epopea di Gilgamesh?
11 Percorrendo a ritroso la storia, probabilmente di circa 4.000 anni, incontriamo il famoso mito accadico chiamato Epopea di Gilgamesh. Ciò che sappiamo di questo mito si basa soprattutto su un testo cuneiforme proveniente dalla biblioteca di Assurbanipal, che regnò nell’antica Ninive.
12. Chi era Gilgamesh, e perché non era benvoluto? (Confronta Genesi 6:1, 2).
12 È la storia delle gesta di Gilgamesh, descritto come un semi-dio, per due terzi dio e per un terzo uomo. Una versione dell’Epopea dichiara: “A Uruk costruì mura, una grande fortezza, e il tempio del sacro Eanna per il dio del firmamento Anu, e per Ishtar dea dell’amore . . . , nostra signora dell’amore e della guerra”. (Vedi pagina 45, dove compare un elenco di divinità assiro-babilonesi). Comunque Gilgamesh non era proprio una persona gradevole. Gli abitanti di Uruk si lamentarono con gli dèi: “La sua brama non lascia alcuna vergine al suo amante, né la figlia del guerriero né la moglie del nobile”.
13. (a) Quale provvedimento presero gli dèi, e cosa fece Gilgamesh? (b) Chi era Utnapishtim?
13 Quale provvedimento presero gli dèi in risposta alla protesta degli uomini? La dea Aruru creò Enkidu perché fosse il rivale umano di Gilgamesh. Ma anziché essere nemici, essi divennero intimi amici. Più avanti nel poema Enkidu muore. Costernato, Gilgamesh prorompe nel grido: “Quando morirò non sarò io come Enkidu? Affanno è entrato nel mio ventre. Per timore della morte, vago nella steppa”. Volendo scoprire il segreto dell’immortalità si mette alla ricerca di Utnapishtim, il superstite del diluvio che era entrato nella schiera degli dèi ricevendo l’immortalità.
14. (a) Cosa fu detto a Utnapishtim di fare? (Confronta Genesi 6:13-16). (b) Quale fu l’esito del viaggio epico di Gilgamesh?
14 Infine Gilgamesh trova Utnapishtim, che gli racconta la storia del diluvio. Come si legge nell’XI tavoletta dell’Epopea, nota come Tavoletta del Diluvio, Utnapishtim riferisce le istruzioni dategli riguardo al diluvio: “Abbatti (questa) casa, costruisci una nave! Abbandona i possedimenti, cerca la vita. . . . Trasporta nella nave il seme di tutte le cose viventi”. Non si nota qui qualche analogia con quanto dice la Bibbia di Noè e del Diluvio? Ma Utnapishtim non può conferire l’immortalità a Gilgamesh. Deluso, Gilgamesh torna a Uruk. Il racconto si conclude con la sua morte. Ciò che questo poema epico vuole trasmettere è la tristezza e l’ineluttabilità della morte e dell’aldilà. Quegli uomini del passato non trovarono l’Iddio della verità e della speranza. È tuttavia abbastanza evidente il legame tra quel poema epico e la semplice descrizione dell’era antidiluviana contenuta nella Bibbia. Vediamo ora come il racconto del Diluvio compare in altre leggende.
La leggenda del diluvio in altre culture
15. Perché la leggenda sumerica del diluvio è interessante per noi?
15 Ancora più antico del racconto contenuto nell’Epopea di Gilgamesh è il mito sumerico intorno a “Ziusudra, la controparte del Noè biblico, descritto come un re pio e devoto, sempre ansioso di ricevere rivelazioni divine attraverso sogni o rituali magici”. (Ancient Near Eastern Texts Relating to the Old Testament) Secondo la stessa fonte, questo mito “presenta la più stretta e più sorprendente analogia col materiale biblico scoperta finora nella letteratura sumerica”. La civiltà babilonese e quella assira, sorte più tardi, furono influenzate da quella sumerica.
16. Da dove poterono derivare le leggende cinesi del diluvio?
16 Un libro (China—A History in Art) parla di Yü, un antico monarca della Cina “che arginò la Grande Inondazione. Yü incanalò verso i fiumi e i mari la massa delle acque per ristabilire il suo popolo”. Il mitologista Joseph Campbell scrisse riguardo al “Periodo [cinese] dei Grandi Dieci”: “Nella mitologia del principio dell’epoca Chou, dieci imperatori furono attribuiti a questa importante era, che termina con un Diluvio. Sembra pertanto che ciò che stiamo qui esaminando altro non sia che una versione locale della serie contenuta nell’antica lista dei re sumerica”. Campbell citò poi altri dettagli relativi alle leggende cinesi che sembravano “consolidare l’argomento a favore di una derivazione mesopotamica”. Questo ci riporta alla stessa fonte originaria di molti miti. Ritroviamo la storia del Diluvio anche nelle Americhe, per esempio in Messico all’epoca degli aztechi nei secoli XV e XVI E.V.
17. Quali leggende del diluvio avevano gli aztechi?
17 La mitologia azteca parlava di quattro età anteriori a quella attuale, nella prima delle quali la terra era abitata da giganti. (Anche questo richiama alla mente i nefilim, i giganti a cui si fa riferimento nella Bibbia in Genesi 6:4). Essa includeva la leggenda di un diluvio primordiale secondo cui “le acque di sopra si mescolano con quelle di sotto, cancellando gli orizzonti e facendo di ogni cosa un infinito oceano cosmico”. Il dio che governava la pioggia e l’acqua era Tlaloc. Comunque, la pioggia non si otteneva da lui a buon mercato, ma egli la dava “in cambio del sangue di vittime sacrificate, che versando lacrime simulavano e pertanto stimolavano la caduta della pioggia”. (Mythology—An Illustrated Encyclopedia) Un’altra leggenda narra che signora della quarta età era stata Chalchihuitlicue, la dea dell’acqua, il cui universo era perito mediante un diluvio. Gli uomini si erano salvati diventando pesci!
18. Quali racconti sono comuni nella mitologia sudamericana? (Confronta Genesi 6:7, 8; 2 Pietro 2:5).
18 Anche gli incas avevano le loro leggende del Diluvio. Lo scrittore inglese Harold Osborne afferma: “Forse la caratteristica che più di ogni altra è onnipresente nel mito sudamericano è quella delle storie di un diluvio . . . Miti di un diluvio sono molto diffusi sia fra gli abitanti delle alte terre che fra le tribù delle pianure tropicali. Il diluvio è generalmente messo in relazione con la creazione e con un’epifania [manifestazione] del dio-creatore. . . . È considerato talvolta una punizione divina con la quale l’umanità esistente viene cancellata in vista della comparsa di una nuova razza”.
19. Descrivete la leggenda maya del diluvio.
19 In modo analogo, i maya del Messico e dell’America Centrale avevano la loro leggenda di un diluvio universale, o haiyococab, che significa “acqua sulla terra”. Il vescovo cattolico Las Casas scrisse che gli indiani guatemaltechi “lo chiamarono Butic, parola che significa inondazione di molte acque e sta per giudizio finale; pertanto essi credono che dovrà esserci un altro Butic, ovvero un altro diluvio e giudizio, non d’acqua ma di fuoco”. Nel mondo esistono molte altre leggende del diluvio, ma le poche fin qui menzionate servono a confermare il fulcro della leggenda: l’avvenimento storico narrato nel libro di Genesi.
L’onnipresente credenza dell’immortalità dell’anima
20. Qual era la credenza assiro-babilonese riguardo all’oltretomba?
20 Non tutti i miti però hanno una base storica o biblica. Nella sua ricerca di Dio, l’uomo si è aggrappato alla vana illusione dell’immortalità. Come vedremo nel corso di questo libro, la credenza in un’anima immortale (o varianti d’essa) è un retaggio tramandatoci attraverso i millenni. Gli appartenenti all’antica cultura assiro-babilonese credevano in un oltretomba. Un’enciclopedia spiega: “Sotto la terra, oltre l’abisso dell’Apsu [oceano di acqua dolce su cui la terra galleggiava e che la circondava], si trovava la dimora infernale alla quale gli uomini scendevano dopo la morte. Era la ‘Terra senza ritorno’ . . . In queste regioni di perpetue tenebre le anime dei morti — edimmu — ‘rivestite di ali, come uccelli’, stanno tutte mischiate insieme”. Secondo il mito, questo mondo sotterraneo era governato dalla dea Ereshkigal, la “Signora della grande terra”. — New Larousse Encyclopedia of Mythology.
21. Secondo la concezione egiziana, che accadeva ai morti?
21 Similmente gli egiziani avevano la loro concezione dell’anima immortale. Prima che l’anima potesse raggiungere la felicità celeste doveva essere commisurata a Maat, la dea della verità e della giustizia, simboleggiata dalla piuma della verità. Anubi, il dio dalla testa di sciacallo, oppure Horus, il falco, verificavano la pesatura. Se approvata da Osiride, l’anima proseguiva fino al soggiorno beato degli dèi. (Vedi illustrazione a pagina 50). Come accade spesso, qui troviamo il comune elemento del concetto babilonico dell’anima immortale che impronta la religione, la vita e il comportamento di intere popolazioni.
22. Quale concetto avevano i cinesi dei morti, e cosa si faceva per aiutarli?
22 L’antica mitologia cinese includeva la credenza in una vita ultraterrena e la necessità di pacificare gli antenati. Questi erano “concepiti come spiriti viventi e potenti, che si davano tutti molto pensiero del benessere dei loro discendenti viventi, ma che erano capaci di esprimere ira punitiva se venivano offesi”. Ai morti si doveva dare ogni assistenza, anche compagni nella morte. Pertanto “i funerali di alcuni re del periodo Shang . . . venivano accompagnati da un certo numero di vittime sepolte vive col defunto, dalle cento alle trecento, che sarebbero dovute essere al suo servizio nell’altro mondo. (Questa pratica collega l’antica Cina con l’Egitto, l’Africa, il Giappone e altri luoghi in cui venivano fatti simili sacrifici)”. (Man’s Religions, di John B. Noss) In questi casi la credenza in un’anima immortale portava a compiere sacrifici umani. — Nota il contrasto con Ecclesiaste 9:5, 10; Isaia 38:18, 19.
23. (a) Nella mitologia greca, chi era Ade e cosa designava il suo nome? (b) Cos’è l’Ade (Ades) secondo la Bibbia?
23 Anche i greci, che nella loro mitologia avevano ideato molti dèi, si preoccupavano dei morti e del loro destino. Secondo i loro miti, il signore di quel reame di cupe tenebre era un figlio di Crono e fratello degli dèi Zeus e Posidone (o Poseidone). Si chiamava Ade, nome che designava anche il suo regno. In che modo le anime dei morti raggiungevano l’Ade?d
24. (a) Secondo la mitologia greca, che accadeva negli inferi? (b) Quale analogia con l’Epopea di Gilgamesh c’era nella mitologia greca?
24 La scrittrice Ellen Switzer spiega: “Vi erano . . . creature spaventose negli inferi. C’era Caronte, il nocchiero che trasportava i trapassati dal paese dei viventi agli inferi. Caronte richiedeva il pedaggio per la traversata [dello Stige], e i greci erano soliti seppellire i loro morti con una moneta sotto la lingua per essere certi che avessero l’obolo occorrente. Le anime dei morti che non erano in grado di pagare rimanevano sull’altra sponda del fiume, in una specie di terra di nessuno, e sarebbero potute tornare a ossessionare i vivi”.e
25. Chi subì l’influsso del pensiero greco riguardo all’anima?
25 I miti greci sull’anima passarono a influenzare il pensiero romano, e i filosofi greci, come Platone (circa 427-347 a.E.V.), esercitarono un notevole influsso sui primi pensatori cristiani apostati che accolsero nella loro dottrina l’insegnamento dell’anima immortale, sebbene non avesse alcun fondamento biblico.
26, 27. Com’era considerata la morte da aztechi, incas e maya?
26 Pure gli aztechi, gli incas e i maya credevano in un’anima immortale. Per loro la morte era un mistero come lo era per le altre civiltà. Essi avevano cerimonie e credenze perché fosse più facile accettarla. L’esperto di archeologia Victor W. von Hagen spiega (in The Ancient Sun Kingdoms of the Americas): “I morti erano in realtà vivi: erano solo passati da una condizione a un’altra; erano invisibili, impalpabili, invulnerabili. I morti . . . erano divenuti i componenti invisibili della comunità”. — Nota il contrasto con Giudici 16:30; Ezechiele 18:4, 20.
27 La stessa fonte spiega che “l’indiano [inca] credeva nell’immortalità; in effetti credeva che non si morisse affatto, . . . il cadavere semplicemente non era più tale e assumeva l’autorità delle forze invisibili”. Anche i maya credevano in un’anima e in 13 cieli e 9 inferni. Così, ovunque guardiamo, gli uomini hanno voluto negare la realtà della morte, e per far questo si sono aggrappati all’idea dell’anima immortale. — Isaia 38:18; Atti 3:23.
28. Quali sono alcune credenze molto diffuse in Africa?
28 Similmente, le mitologie africane contengono riferimenti a un’anima imperitura. Molti africani vivono nel terrore delle anime dei morti. “Questa credenza è collegata con un’altra”, spiega un’enciclopedia: “che l’anima continui a esistere dopo la morte. Gli stregoni sono in grado di evocare le anime per rafforzare i propri poteri. Spesso le anime dei morti trasmigrano in corpi di animali oppure possono anche reincarnarsi in piante”. (New Larousse Encyclopedia of Mythology) Di conseguenza lo zulù magari non uccide certi serpenti perché crede siano gli spiriti di familiari defunti.
29. Spiegate le leggende di alcune tribù dell’Africa meridionale. (Confronta Genesi 2:15-17; 3:1-5).
29 I masai dell’Africa sudorientale credono in un creatore chiamato ’Ng ai, che pone accanto ad ogni masai un angelo custode per proteggerlo. Quando il guerriero muore, l’angelo prende la sua anima e la porta nell’aldilà. La già citata enciclopedia Larousse parla di una leggenda zulù sulla morte il cui protagonista è il primo uomo, Unkulunkulu, che in questo mito impersonava l’essere supremo. Egli mandò il camaleonte a dire all’umanità: “Gli uomini non devono morire!” Il camaleonte era lento e per la strada si distrasse. Allora Unkulunkulu mandò un messaggio diverso per mezzo di una lucertola, che diceva: “Gli uomini devono morire!” La lucertola arrivò per prima “e da allora nessun uomo è sfuggito alla morte”. Con qualche variante, troviamo la stessa leggenda fra le tribù beciuane, basotho e baronga.
30. Cosa vedremo ulteriormente in questo libro riguardo all’anima?
30 Più avanti in questo studio della ricerca di Dio da parte dell’uomo vedremo ulteriormente quanta importanza ha avuto ed ha ancora per l’umanità il mito dell’anima immortale.
Culto del sole e sacrifici umani
31. (a) Cosa credevano gli egiziani riguardo al dio-sole Ra? (b) Come contrasta questo con ciò che dice la Bibbia? (Salmo 19:4-6)
31 La mitologia egizia ha un vasto pantheon di dèi e dee. Come avvenne in tante altre società antiche, nella loro ricerca di Dio gli egiziani tendevano ad adorare ciò che sosteneva la loro vita quotidiana: il sole. Perciò, col nome di Ra (Amon-Ra) veneravano il sovrano signore del cielo, che su un battello attraversava ogni giorno il cielo da est a ovest e, quando scendeva la notte, seguiva un percorso pericoloso attraverso gli inferi.
32. Descrivete una festa del dio del fuoco Xiuhtecutli (Huehueteotl).
32 I sacrifici umani erano un aspetto comune del culto del sole nelle religioni azteca, incaica e maya. Gli aztechi celebravano una serie ciclica di feste religiose, con sacrifici umani ai loro svariati dèi, particolarmente nel culto del dio-sole Tezcatlipoca. Inoltre, durante la festa del dio del fuoco Xiuhtecutli (Huehueteotl), “i prigionieri di guerra danzavano insieme ai loro vincitori e . . . venivano fatti girare vorticosamente intorno a un fuoco guizzante, poi scaraventati sui carboni e ripescati vivi per estrarne il cuore ancora palpitante da offrire agli dèi”. — The Ancient Sun Kingdoms of the Americas.
33. (a) Cosa includeva il culto incaico? (b) Cosa dice la Bibbia dei sacrifici umani? (Confronta 2 Re 23:5, 11; Geremia 32:35; Ezechiele 8:16).
33 La religione incaica, più a sud, aveva i suoi propri sacrifici e miti. Nell’antico culto incaico venivano offerti bambini e animali al dio-sole Inti e a Viracocha, il creatore.
Mitici dèi e dee
34. Da quali divinità era composta la principale triade egiziana, e quale ruolo avevano?
34 La principale triade egiziana era composta da Iside, simbolo della maternità divina, Osiride, suo fratello e consorte, e Horus loro figlio, generalmente rappresentato da un falco. Talvolta Iside è raffigurata nelle statue egizie mentre allatta il figlio, in un atteggiamento che ricorda molto le statue e i dipinti della cristianità che raffigurano la Vergine col bambino, entrati in uso oltre duemila anni più tardi. Con l’andar del tempo Osiride, marito di Iside, divenne popolare come dio dei morti, perché offriva alle anime dei morti la speranza di una vita eternamente felice nell’aldilà.
35. Chi era Hathor, e qual era la sua principale festa annuale?
35 Hathor era la dea egizia dell’amore e della gioia, della musica e della danza. Divenuta in seguito la regina dei morti, aiutava questi a raggiungere il cielo con una scala. Veniva celebrata con grandi feste, “soprattutto il giorno di Capodanno, che era l’anniversario della sua nascita. Prima dell’alba le sacerdotesse portavano fuori sulla terrazza l’immagine di Hathor per esporla ai raggi del sole nascente. Il tripudio che seguiva era un pretesto per darsi a una vera e propria orgia, e il giorno si concludeva fra canti e vino”. (New Larousse Encyclopedia of Mythology) Le cose sono forse molto diverse oggi, migliaia di anni dopo, quando si festeggia il Capodanno?
36. (a) In quale ambiente religioso si trovò Israele nel XVI secolo a.E.V.? (b) Quale particolare significato ebbero le dieci piaghe?
36 Gli egiziani avevano inoltre nel loro pantheon molti dèi e dee rappresentati da animali, quali Api il toro, Banaded l’ariete, Heqt la rana, Hathor la vacca e Sebek il coccodrillo. (Romani 1:21-23) Fu in questo ambiente religioso che gli israeliti si trovarono schiavi nel XVI secolo a.E.V. Per liberarli dall’ostinato dominio del faraone, Geova, il Dio d’Israele, dovette mandare dieci piaghe diverse contro l’Egitto. (Esodo 7:14–12:36) Quelle piaghe equivalsero a una deliberata umiliazione dei mitologici dèi d’Egitto. — Vedi pagina 62.
37. (a) Che genere di personaggi erano alcune divinità romane? (b) Come influì la condotta degli dèi sui loro seguaci? (c) Che esperienza fecero Paolo e Barnaba a Listra?
37 Passiamo ora agli dèi dell’antico mondo greco-romano. Roma prese a prestito dall’antica Grecia molte divinità, con i loro vizi e le loro virtù. (Vedi pagine 43 e 66). Ad esempio, Venere e Flora erano sfacciate prostitute; Bacco era un ubriacone e un crapulone; Mercurio era un ladrone, e Apollo un seduttore di donne. Si narra che Giove, padre degli dèi, avesse commesso adulterio o incesto con almeno 59 donne! (Che straordinaria somiglianza con gli angeli ribelli che convissero con donne prima del Diluvio!) Poiché gli uomini tendono a rispecchiare la condotta degli dèi che adorano, c’è da meravigliarsi se imperatori romani come Tiberio, Nerone e Caligola conducevano una vita dissoluta ed erano adulteri, fornicatori e assassini?
38. (a) Descrivete il tipo di adorazione praticata a Roma. (b) Come influiva la religione sul soldato romano?
38 Nella loro religione i romani assorbirono divinità provenienti da numerose tradizioni. Ad esempio, accolsero con entusiasmo il culto di Mithra, dio persiano della luce, che divenne il loro dio-sole (vedi pagine 60-1), e la dea siriana Atargatis (Ishtar). Identificarono Artemide, la dea greca della caccia, con Diana, ed ebbero le loro proprie varianti dell’Iside egiziana. Adottarono anche i gruppi di tre dee celtiche della fertilità. — Atti 19:23-28.
39. (a) Chi era a capo del sacerdozio romano? (b) Descrivete una delle varie cerimonie religiose romane.
39 Per l’esercizio dei loro culti pubblici in centinaia di templi e santuari, avevano un gran numero di sacerdoti, tutti “subordinati al Pontifex Maximus [Sommo Pontefice], capo della religione di Stato”. (Atlas of the Roman World) Questa stessa fonte descrive una delle tante cerimonie romane, il taurobolio, in cui “il beneficiario stava in una fossa e su di lui veniva fatto piovere il sangue di un toro sacrificato. Usciva da questo rito in una condizione di purificata innocenza”.
Leggende e miti cristiani?
40. Molti studiosi come considerano gli avvenimenti del cristianesimo primitivo?
40 Secondo alcuni critici moderni, anche il cristianesimo include miti e leggende. È vero questo? Molti eruditi negano la nascita di Gesù da una vergine, i suoi miracoli e la sua risurrezione, ritenendoli miti. Alcuni dicono addirittura che egli non sia mai esistito, ma che il suo mito sia una continuazione di miti più antichi e del culto del sole. Il mitologista Joseph Campbell scrisse: “Diversi studiosi hanno quindi avanzato l’idea che né Giovanni [il Battezzatore] né Gesù siano mai esistiti, ma che si trattasse solo di un dio dell’acqua e di un dio del sole”. Ma dobbiamo ricordare che molti di questi stessi studiosi sono atei e pertanto respingono totalmente qualsiasi credenza in Dio.
41, 42. Quale testimonianza attesta la storicità del cristianesimo primitivo?
41 Tuttavia, questa mentalità scettica si scontra direttamente con le testimonianze storiche. Ad esempio, lo storico ebreo Giuseppe Flavio (ca. 37-ca. 100 E.V.) scrisse: “Alcuni giudei scorsero nell’annientamento delle truppe di Erode il castigo di Dio, e ciò come giusta vendetta del trattamento da lui riservato a Giovanni, soprannominato il Battista. Poiché Erode lo aveva messo a morte, benché fosse un uomo buono”. — Marco 1:14; 6:14-29.
42 Giuseppe Flavio attestò anche l’esistenza storica di Gesù Cristo; scrisse infatti che era sorto “un certo Gesù, un uomo saggio, se pur uomo si può chiamare . . . che i suoi discepoli chiamano figlio di Dio”. Aggiunse che “Pilato lo condannò . . . E fino ad oggi non si è estinta la gente che da lui prende il nome di ‘cristiani’”.f — Marco 15:1-5, 22-26; Atti 11:26.
43. Che base aveva l’apostolo Pietro per credere in Cristo?
43 Pertanto l’apostolo cristiano Pietro, un testimone oculare della trasfigurazione di Gesù, poté scrivere con assoluta convinzione: “No, non fu seguendo false storie [greco: mỳthos] inventate artificiosamente che vi facemmo conoscere la potenza e la presenza del nostro Signore Gesù Cristo, ma essendo divenuti testimoni oculari della sua magnificenza. Poiché egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, quando dalla magnifica gloria gli furono rivolte queste parole: ‘Questo è mio figlio, il mio diletto, che io ho approvato’. Sì, queste parole udimmo rivolgere dal cielo mentre eravamo con lui sul monte santo”. — 2 Pietro 1:16-18.g
44. Quale principio biblico dovrebbe guidarci quando c’è conflitto fra le opinioni umane e la Parola di Dio?
44 In questo conflitto tra l’opinione di uomini “competenti” e la Parola di Dio dobbiamo applicare il principio dichiarato in precedenza: “Che dunque? Se alcuni non hanno espresso fede, renderà forse la loro mancanza di fede senza efficacia la fedeltà di Dio? Non sia mai! Ma sia Dio trovato verace, benché ogni uomo sia trovato bugiardo, come è scritto: ‘Affinché tu sia provato giusto nelle tue parole e vinca quando sei giudicato’”. — Romani 3:3, 4.
Elementi comuni
45. Quali sono alcuni elementi comuni alle mitologie di diverse parti del mondo?
45 Questa breve rassegna delle mitologie di diverse parti del mondo è servita a indicare alcune loro caratteristiche comuni, molte delle quali si possono far risalire a Babilonia, la culla mesopotamica della maggior parte delle religioni. Vi sono dunque elementi comuni, sia che si tratti degli eventi della creazione, o di narrazioni intorno a un’epoca in cui semidèi e giganti occupavano il paese e un diluvio distrusse i malvagi, o dei basilari concetti religiosi del culto del sole e di un’anima immortale.
46, 47. (a) Quale spiegazione biblica possiamo dare della comune origine delle mitologie e dei loro elementi comuni? (b) Quali altri aspetti degli antichi culti tratteremo?
46 Da un punto di vista biblico siamo in grado di spiegare questi elementi comuni se rammentiamo che dopo il Diluvio, più di 4.200 anni fa, per volere di Dio gli uomini si sparsero da Babele, in Mesopotamia, in ogni direzione. Pur essendosi separati, formando famiglie e tribù con lingue diverse, avevano avuto all’inizio la stessa cognizione basilare della storia precedente e gli stessi concetti religiosi. (Genesi 11:1-9) Nel corso dei secoli queste nozioni furono distorte e abbellite in ciascuna cultura, dando luogo a narrazioni fantastiche, leggende e miti, molti dei quali sono giunti fino a noi. Questi miti, scissi dalla verità biblica, non sono serviti ad avvicinare gli uomini al vero Dio.
47 Comunque, l’uomo ha espresso i suoi sentimenti religiosi anche in diversi altri modi: spiritismo, sciamanismo, magia, culto degli antenati, e così via. Questi ci rivelano qualcosa della ricerca di Dio da parte dell’uomo?
[Note in calce]
a Per una trattazione dettagliata sulla creazione, vedi il libro Come ha avuto origine la vita? Per evoluzione o per creazione?, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.
b La mitologia cinese più recente, che è il risultato dell’influsso del buddismo, del taoismo e del confucianesimo, verrà trattata nei Capitoli 6 e 7.
c Per una trattazione più dettagliata delle prove della storicità del Diluvio, vedi Perspicacia nello studio delle Scritture, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Volume 1, pagine 327-8, 694-6.
d “Ade” (o “Ades”, NM) compare dieci volte nelle Scritture Greche Cristiane, non come nome di un personaggio mitologico, ma nel senso di comune tomba del genere umano. È il termine greco corrispondente all’ebraico she’òhl. — Confronta Salmo 16:10; Atti 2:27, Interlineare del Regno (inglese). — Vedi Perspicacia nello studio delle Scritture, edito in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova, Volume 1, pagine 62-3.
e È interessante che Utnapishtim, l’eroe dell’Epopea di Gilgamesh, aveva il suo barcaiolo, Urshanabi, che fece attraversare a Gilgamesh le acque di morte perché incontrasse il superstite del diluvio.
f Secondo il testo tradizionale di Giuseppe Flavio, nota in calce, pagina 48 dell’edizione inglese della Harvard University Press, Volume IX.
g Per maggiori informazioni sul cristianesimo, vedi il Capitolo 10.
[Riquadro a pagina 43]
Divinità greche e romane
Molti dèi e dee della mitologia greca avevano funzioni e attributi simili nella mitologia romana. Qui sono elencate alcune di queste divinità.
Greche Romane Attribuzioni
Afrodite Venere Dea dell’amore
Apollo Apollo Dio della luce, della
medicina e della poesia
Ares Marte Dio della guerra
Artemide Diana Dea della caccia e del
parto
Asclepio Esculapio Dio della medicina
Atena Minerva Dea delle arti, della
guerra e della saggezza
Crono Saturno Per i greci, re dei
Titani e padre di Zeus.
Nella mitologia romana,
anche dio dell’agricoltura
Demetra Cerere Dea delle messi
Dioniso Bacco Dio del vino, della
fertilità e della
sfrenatezza
Efesto Vulcano Fabbro degli dèi e dio del
fuoco e della lavorazione
dei metalli
Era Giunone Protettrice del matrimonio
e delle donne. Per i greci,
sorella e moglie di Zeus;
per i romani, moglie
di Giove
Ermete Mercurio Messaggero degli dèi; dio
del commercio (Hermes) e
della scienza; protettore
dei viaggiatori, dei ladri
e dei vagabondi
Eros Cupido Dio dell’amore
Estia Vesta Dea del focolare domestico
Gea Tellus Simbolo della terra e madre
e moglie (Terra) di Urano
Ipno Sonno Dio del sonno
Plutone, Ade Plutone, Dite Dio degli inferi
Posidone Nettuno Dio del mare. Nella
mitologia greca, anche
dio dei terremoti e dei
cavalli
Rea Opi Sposa e sorella di Crono
Urano Urano Figlio e sposo di Gea e
padre dei Titani
Zeus Giove Sovrano degli dèi
Basato sulla Grande Enciclopedia GE 20, De Agostini, 1972-78.
[Riquadro a pagina 45]
Dèi e dee assiro-babilonesi
Anu: dio supremo, signore dei cieli; padre di Ishtar
Assur: dio guerriero nazionale degli assiri; anche dio della fertilità
Ea: dio delle acque. Padre di Marduk. Avvertì Utnapishtim del diluvio
Enlil (Bel): signore dell’aria; più tardi, nella mitologia greca, trova corrispondenza in Zeus. Dai babilonesi assimilato a Marduk (Bel)
Ishtar: personificazione divina del pianeta Venere; la prostituzione sacra faceva parte del suo culto. Era Astarte in Fenicia, Atargatis in Siria, Astoret nella Bibbia (1 Re 11:5, 33), Afrodite in Grecia, Venere a Roma
Marduk: principale dio babilonese; “assorbì tutte le altre divinità e assunse tutte le loro diverse funzioni”. Chiamato Merodac dagli israeliti
Shamash: dio solare della luce e della giustizia. Precursore del greco Apollo
Sin: dio-luna, componente della triade che includeva Shamash (il sole) e Ishtar (il pianeta Venere)
Tammuz (Dumuzi): dio della fertilità. Amante di Ishtar
(Basato sulla New Larousse Encyclopedia of Mythology)
[Riquadro/Immagini alle pagine 60 e 61]
Gli dèi del soldato romano
Roma era famosa per il suo esercito disciplinato. La coesione dell’impero dipendeva dal morale e dal vigore delle truppe. A questo riguardo la religione era un fattore determinante? Sì, e lo sappiamo grazie al fatto che i romani hanno lasciato evidenti testimonianze della loro dominazione sotto forma di strade, fortezze, acquedotti, anfiteatri e templi. Ad esempio, in Northumbria, nell’Inghilterra settentrionale, c’è il famoso Vallo di Adriano, costruito verso il 122 E.V. Cos’hanno rivelato gli scavi circa l’attività delle guarnigioni romane e il ruolo della religione?
Nel Museo di Housesteads, situato presso gli scavi di una guarnigione romana sul Vallo di Adriano, un cartello dice: “La vita religiosa del soldato romano si divideva in tre parti. Innanzi tutto . . . il culto dell’imperatore deificato e la venerazione dei numi tutelari di Roma quali Giove, Vittoria e Marte. Ogni anno, sulla spianata di ciascun fortino, veniva consacrato un altare a Giove. Ci si aspettava che tutti i soldati partecipassero alle celebrazioni del compleanno, del giorno di ascesa al trono e delle vittorie degli imperatori deificati”. Questo differisce poco dalle usanze seguite dagli eserciti moderni, in cui cappellani militari, altari e bandiere sono parte integrante del culto delle forze armate.
Ma qual era il secondo aspetto della vita religiosa del soldato romano? Era l’adorazione delle divinità tutelari e dello spirito protettore della loro particolare unità militare, “come pure degli dèi portati dai loro paesi d’origine”.
“C’erano infine i culti praticati da ciascun individuo. Purché adempisse i suoi obblighi nei confronti dei culti ufficiali, il soldato era libero di adorare qualsiasi dio desiderasse”. Questo dà l’impressione che ci fosse un clima di estrema libertà religiosa, ma “facevano eccezione quelle religioni, come il druidismo, le cui pratiche erano considerate disumane, e quelle la cui lealtà allo Stato era dubbia, ad esempio il cristianesimo”. — Confronta Luca 20:21-25; 23:1, 2; Atti 10:1, 2, 22.
È interessante la scoperta fatta nel 1949 di un tempio dedicato a Mithra in un acquitrino a Carrawburgh, non molto distante dal Vallo di Adriano. (Vedi fotografia). Gli archeologi calcolano che fu costruito intorno al 205 E.V. Contiene la raffigurazione di un dio solare, altari e un’iscrizione latina che in parte dice: “Al dio invincibile Mithra”.
[Riquadro a pagina 62]
Gli dèi d’Egitto e le dieci piaghe
Geova, per mezzo delle dieci piaghe, eseguì giudizi sugli impotenti dèi d’Egitto. — Esodo 7:14–12:32.
Piaga Descrizione
1 Il Nilo e le altre acque trasformate in
sangue. Umiliato Hapi, il dio-Nilo
2 Rane. La dea-rana Heqt non poté impedirla
3 Polvere trasformata in culici. Thot, signore
delle arti magiche, non poté aiutare i maghi
egiziani
4 Tafani su tutto l’Egitto tranne che in Gosen,
dove dimorava Israele. Nessun dio fu
in grado di impedire ciò, neppure Ptah,
creatore dell’universo, e nemmeno Thot,
signore delle arti magiche
5 Pestilenza sul bestiame. Né la dea Hathor,
la grande vacca celeste, né Api il toro
poterono impedire questa piaga
6 Foruncoli. Le divinità sanatrici Thot, Iside
e Ptah furono incapaci di provvedere aiuto
7 Tuoni e grandine. Smascherata l’impotenza
di Reshpu, che dirigeva i fulmini, e di
Thot, dio della pioggia e del tuono
8 Locuste. Questo fu un colpo inferto al dio
della fertilità Min, protettore delle messi
9 Tre giorni di tenebre. Umiliati Ra, il
dio-sole per eccellenza, e Horus, un
dio solare
10 Morte dei primogeniti compreso quello
del faraone, che era considerato un dio
incarnato. Ra (Amon-Ra), il dio-sole
talvolta rappresentato da un ariete,
fu incapace di impedirla
[Riquadro a pagina 66]
Mitologia e cristianesimo
Quando circa due millenni or sono il cristianesimo fece la sua comparsa, il culto degli dèi mitici dell’antico mondo greco-romano era all’apice. In Asia Minore prevalevano ancora i nomi greci, il che spiega perché gli abitanti di Listra (nell’attuale Turchia), chiamando “dèi” i cristiani Paolo e Barnaba, che avevano appena compiuto una guarigione, si riferirono a loro rispettivamente come a Hermes e Zeus anziché come ai romani Mercurio e Giove. Il racconto dice che “il sacerdote di Zeus, il cui tempio era davanti alla città, portò tori e ghirlande alle porte e desiderava offrire sacrifici con le folle”. (Atti 14:8-18) A fatica Paolo e Barnaba riuscirono a convincere la folla a non offrire loro sacrifici. Questo dà un’idea di quanto la mitologia venisse presa sul serio a quel tempo.
[Immagine a pagina 42]
Il monte Olimpo, in Grecia; era ritenuto la residenza degli dèi
[Immagine a pagina 47]
Tavoletta di argilla scritta in caratteri cuneiformi, contenente parte dell’Epopea di Gilgamesh
[Immagine a pagina 50]
Anubi, il dio dalla testa di sciacallo, commisura il cuore di un defunto (l’anima), posto sul piatto sinistro della bilancia, a Maat, la dea della verità e della giustizia, simboleggiata da una piuma; Thot scrive il risultato su una tavoletta prima di annunciarlo a Osiride
[Immagini a pagina 55]
Chalchihuitlicue, dea azteca dell’acqua dolce; recipiente a forma di civetta, con una cavità in cui si pensa venissero deposti i cuori sacrificati
[Immagine a pagina 57]
La triade egiziana: da sinistra, Horus, Osiride e Iside
[Immagini a pagina 58]
A Machu Picchu, in Perú, veniva praticata l’adorazione incaica del sole
L’Intihuatana, nel riquadro, l’“osservatorio” solare a Machu Picchu, forse usato in relazione al culto del sole
[Immagini a pagina 63]
Rappresentazioni di Horus il falco, Api il toro ed Heqt la rana. Gli dèi egiziani non furono in grado di impedire le piaghe inviate da Geova, neppure quella del Nilo tramutato in sangue
[Immagini a pagina 64]
Divinità greche: da sinistra, Afrodite, Zeus che porta Ganimede, coppiere degli dèi, e Artemide