Studi sulle Scritture ispirate e informazioni relative
Studio numero 6: Il testo greco cristiano delle Sacre Scritture
Copiatura del testo delle Scritture Greche; come è stato tramandato in greco e in altre lingue fino a oggi; attendibilità del testo attuale.
1. Come ebbe inizio il programma cristiano di istruzione?
I PRIMI cristiani insegnarono e proclamarono la scritta ‘parola di Geova’ in tutto il mondo. Presero seriamente le parole che Gesù pronunciò prima dell’ascensione: “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà arrivato su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. (Isa. 40:8; Atti 1:8) Come Gesù aveva predetto, i primi 120 discepoli ricevettero lo spirito santo, che infuse loro energia. Questo avvenne il giorno di Pentecoste del 33 E.V. Quello stesso giorno Pietro diede inizio al nuovo programma di istruzione rendendo completa testimonianza, col risultato che molti accolsero di cuore il messaggio e circa 3.000 persone si aggiunsero alla congregazione cristiana appena fondata. — Atti 2:14-42.
2. Quale buona notizia si proclamava, e di che cosa quell’opera di testimonianza fu una dimostrazione?
2 Stimolati ad agire come nessun altro gruppo lo era mai stato in tutta la storia, quei discepoli di Gesù Cristo diedero inizio a un programma di insegnamento che alla fine raggiunse ogni angolo del mondo allora conosciuto. (Col. 1:23) Sì, quei devoti testimoni di Geova erano ansiosi di usare i loro piedi per andare di casa in casa, di città in città e di paese in paese a dichiarare la “buona notizia di cose buone”. (Rom. 10:15) Questa buona notizia annunciava il provvedimento del riscatto di Cristo, la speranza della risurrezione e il promesso Regno di Dio. (1 Cor. 15:1-3, 20-22, 50; Giac. 2:5) Mai prima di allora era stata presentata al genere umano una simile testimonianza di cose non viste. Essa divenne un’“evidente dimostrazione di realtà benché non vedute”, una manifestazione di fede, per i molti che ora riconoscevano Geova come loro Sovrano Signore in base al sacrificio di Gesù. — Ebr. 11:1; Atti 4:24; 1 Tim. 1:14-17.
3. Cosa caratterizzò i ministri cristiani del I secolo?
3 Quei ministri cristiani, uomini e donne, erano illuminati servitori di Dio. Sapevano leggere e scrivere. Conoscevano bene le Sacre Scritture. Erano al corrente degli avvenimenti mondiali. Erano abituati a viaggiare. Erano come locuste in quanto non permettevano che alcun ostacolo impedisse loro di avanzare per divulgare la buona notizia. (Atti 2:7-11, 41; Gioe. 2:7-11, 25) Allora, nel I secolo dell’era volgare, operavano fra persone che sotto molti aspetti erano assai simili a quelle dei nostri giorni.
4. Sotto l’ispirazione e la guida di Geova, che cosa fu messo per iscritto ai giorni della primitiva congregazione cristiana?
4 Come predicatori della “parola della vita” decisi a fare progresso, i primi cristiani facevano buon uso di ogni rotolo della Bibbia che riuscivano a procurarsi. (Filip. 2:15, 16; 2 Tim. 4:13) Quattro di loro, cioè Matteo, Marco, Luca e Giovanni, furono ispirati da Geova a mettere per iscritto la “buona notizia intorno a Gesù Cristo”. (Mar. 1:1; Matt. 1:1) Alcuni di essi, come Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo e Giuda, scrissero lettere sotto ispirazione. (2 Piet. 3:15, 16) Altri fecero copie di questi messaggi ispirati, e le congregazioni, sempre più numerose, se le scambiavano con beneficio reciproco. (Col. 4:16) Inoltre, sotto la guida dello spirito di Dio, ‘gli apostoli e gli anziani di Gerusalemme’ presero decisioni in materia dottrinale che furono messe per iscritto per uso futuro. Questo corpo direttivo centrale mandò anche lettere contenenti istruzioni alle congregazioni in luoghi lontani. (Atti 5:29-32; 15:2, 6, 22-29; 16:4) E dovette provvedere anche a farle recapitare.
5. (a) Cos’è un codice? (b) Fino a che punto i primi cristiani usarono il codice, e quali vantaggi aveva?
5 Per accelerare la diffusione delle Scritture, e anche per provvederle in una forma facile da consultare, i primi cristiani cominciarono subito a usare il manoscritto in forma di codice al posto dei rotoli. Il codice era simile ai libri attuali, le cui pagine si possono voltare con facilità per cercare un determinato argomento, mentre un rotolo, per essere consultato, spesso andava srotolato considerevolmente. Inoltre il codice permise di rilegare insieme gli scritti canonici, mentre quelli in forma di rotolo di solito rimanevano separati. I primi cristiani furono dei pionieri nell’uso del codice. Potrebbero anche esserne stati gli inventori. Benché il codice venisse adottato solo un po’ alla volta dagli scrittori non cristiani, la grande maggioranza dei papiri cristiani del II e III secolo sono in forma di codice.a
6. (a) Quale fu il periodo classico della lingua greca, e da cosa fu caratterizzato? Quando si sviluppò la koinè, o greco comune? (b) Come e in che misura la koinè entrò nell’uso generale?
6 La koinè (il greco comune). Il cosiddetto periodo classico della lingua greca andò dal IX al IV secolo a.E.V. Questo fu il periodo dei dialetti attico e ionico. In quel tempo, e specialmente nel V e IV secolo a.E.V., fiorirono molti drammaturghi, poeti, oratori, storici, filosofi e scienziati greci, alcuni dei quali, come Omero, Erodoto, Socrate, Platone e altri, divennero famosi. Il periodo della koinè, o greco comune, fu quello compreso all’incirca fra il IV secolo a.E.V. e il VI secolo E.V. Lo sviluppo della koinè fu in gran parte dovuto alle operazioni militari di Alessandro Magno, il cui esercito era formato da soldati di ogni parte della Grecia. Essi parlavano diversi dialetti greci, la mescolanza dei quali diede vita a una lingua comune, la koinè, che divenne di uso generale. La conquista da parte di Alessandro dell’Egitto e dell’Asia fino all’India contribuì a diffondere la koinè fra molte popolazioni, tanto che divenne la lingua internazionale e continuò a esserlo per molti secoli. Il greco della Settanta era la koinè parlata ad Alessandria d’Egitto nel III e II secolo a.E.V.
7. (a) Come conferma la Bibbia che la koinè era usata al tempo di Gesù e degli apostoli? (b) Perché la koinè si prestava bene allo scopo di diffondere la Parola di Dio?
7 Ai giorni di Gesù e degli apostoli, la koinè era la lingua internazionale del mondo romano. Lo conferma la Bibbia stessa. Quando Gesù fu inchiodato al palo, fu necessario porre al di sopra della sua testa un’iscrizione non solo in ebraico, la lingua dei giudei, ma anche in latino, la lingua ufficiale del paese, e in greco, che era parlato nelle vie di Gerusalemme quasi con la stessa frequenza che a Roma, ad Alessandria o nella stessa Atene. (Giov. 19:19, 20; Atti 6:1) Atti 9:29 indica che a Gerusalemme Paolo predicò la buona notizia a giudei di lingua greca. La koinè era ormai una lingua dinamica, viva, notevolmente arricchita; inoltre era alla portata di tutti e quindi si prestava bene al nobile scopo di Geova di diffondere ulteriormente la sua Parola.
COME FU TRAMANDATO IL TESTO GRECO
8. Perché esaminiamo i manoscritti delle Scritture Greche?
8 Nello studio precedente abbiamo appreso che Geova preservò le sue acque di verità sotto forma di documenti scritti, le ispirate Scritture Ebraiche. Ma che dire delle Scritture compilate dagli apostoli e da altri discepoli di Gesù Cristo? Sono state preservate per noi con la stessa cura? Un esame dei numerosi manoscritti preservati in greco e in altre lingue dimostra che lo sono state. Come è già stato spiegato, questa parte del canone biblico comprende 27 libri. Considerate come è stato tramandato il testo di questi 27 libri, a dimostrazione che il testo greco originale è stato preservato fino ai nostri giorni.
9. (a) In che lingua furono scritte le Scritture Cristiane? (b) In che senso Matteo può aver fatto eccezione?
9 La fonte dei manoscritti greci. I 27 libri canonici delle Scritture Greche furono scritti nel greco comune dell’epoca. Sembra però che il libro di Matteo sia stato scritto prima nell’ebraico biblico, a beneficio degli ebrei. Così dice Girolamo, traduttore biblico del IV secolo, aggiungendo che il libro fu in seguito tradotto in greco.b Probabilmente fu Matteo stesso a fare la traduzione, poiché, avendo lavorato alle dipendenze delle autorità romane come esattore di tasse, conosceva senza dubbio l’ebraico, il latino e il greco. — Mar. 2:14-17.
10. Come ci sono pervenuti gli scritti della Bibbia?
10 Gli altri scrittori cristiani della Bibbia, Marco, Luca, Giovanni, Paolo, Pietro, Giacomo e Giuda, scrissero tutti in koinè, la lingua comune, viva, compresa dai cristiani e dalla maggioranza della popolazione del I secolo. L’ultimo dei documenti originali fu scritto da Giovanni verso il 98 E.V. Per quanto si sa, nessuno di questi 27 manoscritti originali in koinè è giunto fino a noi. Comunque, degli originali ci sono pervenute copie, copie delle copie e famiglie di copie, che formano un’immensa riserva di manoscritti delle Scritture Greche Cristiane.
11. (a) Quale riserva di manoscritti è oggi disponibile? (b) Che differenza si nota rispetto alle opere classiche in quanto a quantità e antichità delle copie?
11 Una riserva di oltre 13.000 manoscritti. Oggi è disponibile un’enorme quantità di copie di tutti i 27 libri canonici. Alcuni di questi manoscritti contengono estese parti delle Scritture, altri sono semplici frammenti. Secondo un calcolo, ci sono oltre 5.000 manoscritti nel greco originale. Ci sono poi più di 8.000 manoscritti in varie altre lingue, per un totale di oltre 13.000 manoscritti. Redatti fra il II e il XVI secolo E.V., contribuiscono tutti a definire il vero testo originale. Il più antico di questi numerosi manoscritti è un frammento papiraceo del Vangelo di Giovanni conservato nella Biblioteca John Rylands di Manchester, in Inghilterra, noto con la sigla P52 e datato alla prima metà del II secolo, forse intorno al 125 E.V.c Questa copia perciò fu scritta solo 25 anni circa dopo l’originale. Se consideriamo che per stabilire il testo della maggioranza degli autori classici sono disponibili solo un pugno di manoscritti, e il più delle volte distanti secoli dagli originali, possiamo comprendere quale dovizia di testimonianze abbiamo per arrivare a un testo autorevole delle Scritture Greche Cristiane.
12. Su che cosa furono scritti i primi manoscritti?
12 Manoscritti su papiro. Come le prime copie della Settanta, così i primi manoscritti delle Scritture Greche Cristiane furono scritti su papiro, materiale che continuò a usarsi per i manoscritti biblici fin verso il IV secolo E.V. Sembra che gli scrittori biblici usassero il papiro anche quando inviavano lettere alle congregazioni cristiane.
13. Quale importante scoperta di papiri fu resa pubblica nel 1931?
13 Grandi quantità di manoscritti papiracei sono state trovate nella provincia di Faiyūm, in Egitto. Verso la fine del XIX secolo vennero riportati alla luce alcuni papiri biblici. Una delle più importanti scoperte di manoscritti dei tempi moderni fu quella resa pubblica nel 1931. Consisteva di parti di 11 codici, contenenti brani di 8 diversi libri delle ispirate Scritture Ebraiche e di 15 libri delle Scritture Greche Cristiane, tutti in greco. Questi papiri furono scritti in un arco di tempo che va dal II al IV secolo dell’era volgare. Gran parte dei brani delle Scritture Greche Cristiane inclusi in questa scoperta fanno ora parte delle collezioni Chester Beatty e sono elencati con le sigle P45, P46 e P47, dove il simbolo “P” sta per “papiro”.
14, 15. (a) Quali sono alcuni importanti manoscritti su papiro delle Scritture Greche Cristiane elencati nella tabella a pagina 313? (b) Indicate come la Traduzione del Nuovo Mondo ha fatto uso di questi manoscritti. (c) Cosa confermano gli antichi codici papiracei?
14 Alcuni papiri di un’altra importante collezione furono pubblicati a Ginevra, in Svizzera, fra il 1956 e il 1961. Noti come papiri Bodmer, includono testi primitivi di due Vangeli (P66 e P75) che risalgono agli inizi del III secolo E.V. La tabella che precede questo studio elenca alcuni dei principali papiri antichi delle Scritture Ebraiche e Greche Cristiane. Nell’ultima colonna sono elencati passi della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in cui questi manoscritti papiracei sostengono la versione adottata, come è evidenziato anche nelle note in calce sui versetti in questione.
15 I papiri rinvenuti forniscono la prova che il canone biblico era già completo in data molto antica. Fra i papiri Chester Beatty, due codici — uno che unisce parti dei quattro Vangeli e gli Atti (P45), e un altro 9 delle 14 lettere di Paolo (P46) — dimostrano che tutte le ispirate Scritture Greche Cristiane furono raccolte poco dopo la morte degli apostoli. Dal momento che ci sarebbe voluto tempo perché questi codici circolassero estesamente e arrivassero fino in Egitto, queste Scritture devono essere state raccolte nella loro forma usuale al più tardi entro il II secolo. Pertanto, per la fine del II secolo, non c’erano dubbi che il canone delle Scritture Greche Cristiane era stato concluso, a completamento del canone dell’intera Bibbia.
16. (a) Quali manoscritti onciali delle Scritture Greche Cristiane sono giunti fino a noi? (b) In che misura sono stati consultati i manoscritti onciali per la Traduzione del Nuovo Mondo, e perché?
16 Manoscritti su velino e su pergamena. Come abbiamo appreso dallo studio precedente, all’incirca dal IV secolo in poi per scrivere i manoscritti si cominciò a usare al posto del papiro il più durevole velino, un tipo di pergamena più fine ottenuto in genere da pelli di vitello, agnello o capretto. Alcuni dei più importanti manoscritti biblici oggi esistenti sono su velino. Abbiamo già parlato dei manoscritti delle Scritture Ebraiche su velino e pergamena. La tabella a pagina 314 elenca alcuni importanti manoscritti su velino e pergamena sia delle Scritture Greche Cristiane che di quelle Ebraiche. Quelli delle Scritture Greche ivi elencati furono scritti interamente in lettere maiuscole e sono detti onciali. Un dizionario biblico elenca 274 manoscritti onciali delle Scritture Greche Cristiane, che datano dal IV al X secolo E.V. Ci sono poi gli oltre 5.000 manoscritti detti minuscoli, o corsivi, dal tipo di scrittura usato.d Questi, pure su velino, furono scritti nel periodo che va dal IX secolo E.V. all’invenzione della stampa. A motivo della loro antichità e accuratezza generale, i manoscritti onciali furono ampiamente consultati dal Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo per rendere accuratamente il testo greco. Ciò è indicato nella tabella “Alcuni importanti manoscritti su velino e pergamena”.
L’ERA DELLA CRITICA TESTUALE
17. (a) Quali due avvenimenti portarono a un accresciuto interesse per lo studio del testo greco della Bibbia? (b) Per quale opera è noto Erasmo? (c) Come si produce un’edizione critica a stampa?
17 Il testo di Erasmo. Nei secoli bui dell’Alto Medioevo, quando il latino era la lingua prevalente e l’Europa occidentale era sotto il ferreo dominio della Chiesa Cattolica, l’istruzione e la cultura erano in notevole declino. Comunque, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili avvenuta in Europa nel XV secolo e la Riforma agli inizi del XVI secolo, ci fu più libertà e si ravvivò l’interesse per lo studio del greco. Durante questo primo risveglio culturale, il famoso umanista olandese Erasmo da Rotterdam (Desiderius Erasmus) produsse la sua prima edizione di un testo greco standard del “Nuovo Testamento”. (Un’edizione a stampa di questo tipo si ottiene confrontando attentamente vari manoscritti e scegliendo in genere come lezione originale quella che ricorre nel maggior numero di manoscritti; spesso l’edizione è corredata di note critiche che segnalano le varianti riscontrate in certi manoscritti). Questa prima edizione fu stampata a Basilea, in Svizzera, nel 1516, un anno prima che in Germania iniziasse la Riforma. La prima edizione conteneva molti errori, ma nelle successive edizioni del 1519, 1522, 1527 e 1535 il testo venne migliorato. Erasmo aveva a disposizione solo pochi manoscritti corsivi d’epoca tarda da collazionare per preparare il suo testo.
18. Cosa fu possibile fare grazie al testo di Erasmo, e chi ne fece buon uso?
18 Sul testo greco di Erasmo vennero eseguite traduzioni migliori in diverse lingue dell’Europa occidentale. Fu possibile produrre versioni di qualità superiore rispetto a quelle eseguite in precedenza sulla Vulgata latina. Il primo a usare il testo di Erasmo fu Martin Lutero, che nel 1522 completò la sua traduzione delle Scritture Greche Cristiane in tedesco. Nonostante un’accanita persecuzione, l’inglese William Tyndale riuscì a portare a termine la sua traduzione inglese del testo di Erasmo, completata nel 1525 mentre era in esilio nell’Europa continentale. Nel 1530 l’italiano Antonio Brucioli tradusse il testo di Erasmo in italiano. Con l’avvento del testo greco di Erasmo si apriva l’era della critica testuale. La critica testuale è il metodo usato per ricostruire e ripristinare il testo biblico originale.
19. Come si arrivò alla divisione in capitoli e versetti, e che cosa rese possibile questo?
19 Divisione in capitoli e versetti. Robert Estienne (Stephanus) era un noto stampatore ed editore parigino del XVI secolo. Essendo un editore, capì la praticità di un sistema di capitoli e versetti ai fini dell’immediata consultazione, e quindi nel 1551 introdusse questo sistema nel suo Nuovo Testamento greco-latino. La divisione in versetti era già stata adottata per le Scritture Ebraiche dai masoreti, ma la Bibbia francese di Estienne del 1553 fu la prima a presentare tutte le Scritture con l’attuale divisione. Il sistema fu poi adottato in successive edizioni della Bibbia e rese possibile realizzare concordanze bibliche come quella di Alexander Cruden nel 1737 e le due concordanze complete della Bibbia inglese cosiddetta “del re Giacomo”: quella di Robert Young, pubblicata inizialmente a Edinburgo nel 1873, e quella di James Strong, pubblicata a New York nel 1894.
20. Cos’è il textus receptus, e di che cosa costituì la base?
20 Il textus receptus. Estienne pubblicò pure parecchie edizioni del “Nuovo Testamento” in greco. Queste ricalcavano in gran parte il testo di Erasmo, con correzioni basate sulla Poliglotta Complutense del 1522 e su 15 manoscritti corsivi tardi, dei secoli immediatamente precedenti. La terza edizione del testo greco di Estienne del 1550 divenne in effetti il textus receptus (in latino, “testo comunemente accettato”) su cui si basarono molte traduzioni, fra cui varie versioni inglesi del XVI secolo e la “Bibbia del re Giacomo” del 1611.
21. Quali testi accurati sono stati prodotti dal XVIII secolo in poi, e come sono stati usati?
21 Testi greci perfezionati. In seguito alcuni grecisti produssero testi sempre più perfezionati. Notevole fu quello prodotto da J. J. Griesbach, che poté consultare centinaia di manoscritti greci divenuti disponibili verso la fine del XVIII secolo. La migliore edizione dell’intero testo greco di Griesbach fu pubblicata nel 1796-1806. Il suo testo fu la base della traduzione inglese di Sharpe del 1840, ed è il testo greco che compare nell’Emphatic Diaglott, pubblicata in forma completa per la prima volta nel 1864. Altri testi eccellenti furono prodotti da Konstantin von Tischendorf (1872) e da Hermann von Soden (1910); su quest’ultimo testo fu eseguita la traduzione inglese di Moffatt del 1913.
22. (a) Quale testo greco ottenne vasti consensi? (b) Per quali traduzioni in inglese è stato usato?
22 Il testo di Westcott e Hort. Un testo critico greco che ottenne vasti consensi fu quello prodotto nel 1881 da due studiosi dell’Università di Cambridge, Brooke Foss Westcott e Fenton John Anthony Hort. Le bozze del testo greco di Westcott e Hort furono consultate dal Comitato di Revisione Britannico, di cui Westcott e Hort erano membri, per la loro revisione del “Nuovo Testamento” del 1881. Questo è il testo critico che fu prevalentemente usato per tradurre in inglese le Scritture Greche Cristiane nella Traduzione del Nuovo Mondo. Su questo stesso testo si basano anche le seguenti traduzioni in inglese: The Emphasised Bible, American Standard Version, An American Translation (Smith-Goodspeed) e Revised Standard Version.e Per quest’ultima traduzione fu usato anche il testo di Nestle.
23. Quali altri testi furono usati per la Traduzione del Nuovo Mondo?
23 Il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo utilizzò a scopo comparativo anche il testo greco di Nestle (18ª edizione, 1948). Consultò pure i testi di studiosi cattolici quali i gesuiti José M. Bover (1943) e Augustin Merk (1948). Il testo pubblicato nel 1975 dalle United Bible Societies e il Nestle-Aland del 1979 sono stati consultati nel lavoro di aggiornamento delle note dell’edizione con riferimenti pubblicata in inglese nel 1984 (in italiano nel 1987).f
24. Di quali antiche versioni si è pure tenuto conto nella Traduzione del Nuovo Mondo? Quali sono alcuni esempi?
24 Antiche versioni dal greco. Oltre ai manoscritti greci, sono oggi disponibili per lo studio anche molti manoscritti di traduzioni delle Scritture Greche Cristiane in altre lingue. Esistono più di 50 manoscritti (o frammenti) della Vetus Latina (antica versione latina) e migliaia di manoscritti della Vulgata latina di Girolamo. Il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo ha tenuto conto anche di questi, come pure della versione armena e di quelle copte e siriache.g
25. Perché le versioni in lingua ebraica a cui fa riferimento la Traduzione del Nuovo Mondo sono particolarmente interessanti?
25 Almeno dal XIV secolo in poi sono state eseguite traduzioni delle Scritture Greche in lingua ebraica. Queste sono interessanti in quanto parecchie hanno ripristinato il nome divino nelle Scritture Cristiane. La Traduzione del Nuovo Mondo contiene numerosi riferimenti a queste versioni ebraiche indicate con il simbolo “J” e un numero in esponente. Per i particolari, vedi la prefazione della Traduzione del Nuovo Mondo con riferimenti, pagine 9-10, e l’appendice 1D, “Il nome divino nelle Scritture Greche Cristiane”.
VARIANTI TESTUALI E LORO SIGNIFICATO
26. Come sorsero le varianti testuali e le famiglie di manoscritti?
26 Fra gli oltre 13.000 manoscritti delle Scritture Greche Cristiane ci sono molte varianti testuali. Gli stessi 5.000 manoscritti greci rivelano molte differenze del genere. È facile comprendere che ogni copia dei manoscritti primitivi conteneva particolari errori di copiatura. Quando uno di questi manoscritti veniva mandato in una determinata zona, i medesimi errori si ripetevano nella copiatura e diventavano così tipici dei manoscritti prodotti in quella zona. Fu così che nacquero le famiglie di manoscritti, che presentano caratteristiche simili. Le migliaia di errori di trascrizione non dovrebbero dunque costituire motivo di preoccupazione? Non indicano mancanza di fedeltà nella trasmissione del testo? Niente affatto!
27. Quale assicurazione abbiamo circa l’integrità del testo greco?
27 F. J. A. Hort, coproduttore del testo di Westcott e Hort, scrive: “La grande massa dei vocaboli del Nuovo Testamento spicca al di sopra di tutti i processi discriminatori della critica, perché rimangono invariati, e si devono solo trascrivere. . . . A parte relative banalità, . . . i vocaboli a nostro avviso ancora dubbi non ammontano a più di una millesima parte dell’intero Nuovo Testamento”.h
28, 29. (a) Cosa rivela un’onesta valutazione del testo greco raffinato? (b) Quale autorevole dichiarazione è stata fatta al riguardo?
28 Valutazione del testo tramandato. Qual è, dunque, un’onesta valutazione dell’integrità e dell’autenticità del testo, dopo tutti questi secoli nei quali è stato tramandato? Non solo ci sono migliaia di manoscritti che si possono confrontare, ma le scoperte di manoscritti biblici ancora più antichi fatte negli scorsi decenni riportano il testo greco indietro nel tempo fino al 125 E.V. circa, solo un paio di decenni dopo la morte dell’apostolo Giovanni, avvenuta verso il 100 E.V. La testimonianza di questi manoscritti costituisce una solida garanzia che ora abbiamo un testo greco attendibile e raffinato. Notate l’opinione che Frederic Kenyon, già direttore e bibliotecario del British Museum, espresse al riguardo:
29 “L’intervallo fra la data della stesura originale e quella dei reperti più antichi è talmente piccolo da essere del tutto trascurabile, e l’ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato ora eliminato. Sia l’autenticità che l’integrità generale dei libri del Nuovo Testamento si possono considerare definitive. Una cosa, comunque, è l’integrità generale, e un’altra è la certezza in quanto ai particolari”.i
30. Perché possiamo aver fiducia che la Traduzione del Nuovo Mondo offre ai suoi lettori la fedele “parola di Geova”?
30 Circa l’ultima osservazione sulla “certezza in quanto ai particolari”, la citazione di Hort riportata nel paragrafo 27 è abbastanza illuminante. È compito dei critici testuali correggere eventualmente i particolari, cosa che in notevole misura hanno fatto. Per questa ragione, l’accurato testo greco di Westcott e Hort è generalmente apprezzato per l’ottima qualità. Per quanto riguarda le Scritture Greche Cristiane, basate su questo eccellente testo greco, la Traduzione del Nuovo Mondo può quindi offrire ai lettori la fedele “parola di Geova”, come è stata meravigliosamente preservata nei manoscritti greci. — 1 Piet. 1:24, 25.
31. (a) Cosa hanno dimostrato le scoperte moderne in quanto al testo delle Scritture Greche? (b) Come indica il prospetto a pagina 309, qual è stata la fonte principale della Traduzione del Nuovo Mondo per quanto riguarda le Scritture Greche Cristiane, e quali sono alcune fonti secondarie consultate?
31 Pure interessanti sono i commenti che Frederic Kenyon fa in un altro suo libro: “Dobbiamo essere contenti di sapere che la generale autenticità del testo del Nuovo Testamento è stata rimarchevolmente confermata dalle scoperte moderne che hanno ridotto così tanto l’intervallo fra gli originali autografi e i più antichi manoscritti esistenti, e che le differenze tra le varie lezioni, per quanto interessanti, non influiscono sulle dottrine fondamentali della fede cristiana”. (Our Bible and the Ancient Manuscripts, 1962, p. 249) Come mostra il prospetto “Fonti del testo della Traduzione del Nuovo Mondo — Scritture Greche Cristiane” a pagina 309, per poter produrre una traduzione accurata sono stati consultati tutti i documenti attinenti disponibili. Preziose note in calce sostengono tutte queste fedeli versioni. Il Comitato di Traduzione della Bibbia del Nuovo Mondo ha usato il meglio dell’erudizione biblica elaborata nel corso dei secoli per produrre la sua eccellente traduzione. Possiamo nutrire la massima fiducia che le Scritture Greche Cristiane, nella forma in cui sono oggi disponibili, contengono veramente il ‘modello delle sane parole’ scritte dagli ispirati discepoli di Gesù Cristo. Ci sia consentito di attenerci a queste preziose parole con fede e amore! — 2 Tim. 1:13.
32. Perché abbiamo dedicato considerevole spazio alla disamina dei manoscritti e del testo delle Sacre Scritture, e con quale soddisfacente risultato?
32 Sia questo studio che quello precedente sono stati dedicati a una disamina dei manoscritti e del testo delle Sacre Scritture. Perché questo argomento è stato trattato così ampiamente? Per dimostrare in maniera inequivocabile che i testi, tanto delle Scritture Ebraiche quanto di quelle Greche, sono essenzialmente uguali all’autentico testo originale che Geova ispirò fedeli uomini dell’antichità a scrivere. Quegli scritti originali erano ispirati. I copisti, benché esperti, non erano ispirati. (Sal. 45:1; 2 Piet. 1:20, 21; 3:16) È stato dunque necessario vagliare la vasta riserva di copie manoscritte per identificare chiaramente e con certezza le pure acque di verità provenienti dalla grande Fonte, Geova. A Geova vada la nostra gratitudine per il meraviglioso dono della sua Parola ispirata, la Bibbia, e del ristoratore messaggio del Regno che scaturisce dalle sue pagine!
[Note in calce]
b Vedi pagina 176, paragrafo 6.
c Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. 1, p. 323; J. D. Douglas, New Bible Dictionary, 2ª ed., 1986, p. 1187.
d New Bible Dictionary, cit., p. 1187.
e Vedi il prospetto “Alcune importanti traduzioni della Bibbia in sette lingue principali”, a pagina 322.
f The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures, 1985, pp. 8-9.
g Vedi le note a Luca 24:40; Giovanni 5:4; Atti 19:23; 27:37; Rivelazione 3:16.
h The New Testament in the Original Greek, Graz, 1974, vol. I, p. 561.
i The Bible and Archaeology, 1940, pp. 288-9.