Capitolo quattro
Siete straordinari!
OGNI mattina, prima di iniziare la giornata, vi date un’occhiata allo specchio per controllare il vostro aspetto? Può darsi che in quel momento non abbiate il tempo per fare profonde riflessioni. Ma prendetevi un momento ora per stupirvi di ciò che sta dietro a quella semplice occhiata.
Gli occhi vi permettono di vedervi a colori, anche se la visione a colori non è essenziale per la vita. La posizione delle orecchie vi permette di udire in stereofonia; in questo modo potete localizzare da dove provengono i suoni, come la voce di una persona cara. Forse diamo per scontata questa capacità, tuttavia un manuale di acustica osserva: “Quando si considera a qualsiasi livello l’apparato uditivo umano, comunque, è difficile non giungere alla conclusione che le sue complesse funzioni e strutture indicano che una mano benevola è stata all’opera nella sua progettazione”.
Anche il naso è un capolavoro di progettazione. Vi permette di respirare per mantenervi in vita. In più, è dotato di milioni di recettori olfattivi grazie ai quali potete distinguere circa 10.000 odori. Quando mangiate entra in gioco un altro senso. Migliaia di papille gustative vi fanno percepire i sapori. Altri recettori presenti sulla lingua vi permettono di sentire se i denti sono puliti.
Sì, siete dotati di cinque sensi: vista, udito, odorato, gusto e tatto. È vero che alcuni animali hanno una visione notturna più acuta, un odorato più sensibile, o un udito più fine, ma il modo equilibrato in cui l’uomo è dotato di questi sensi ci permette di eccellere sotto molti aspetti.
Ebbene, riflettiamo sul perché possiamo beneficiare di queste facoltà. Esse dipendono tutte dall’organo di circa un chilo e mezzo che abbiamo dentro la testa: il cervello. Anche gli animali hanno un cervello che funziona. Il cervello umano, però, è nettamente superiore, il che ci rende innegabilmente unici. In che senso? E che relazione c’è tra questa unicità e il nostro desiderio di avere una vita lunga e significativa?
Le meraviglie del cervello
Per anni il cervello umano è stato paragonato a un computer, ma recenti scoperte indicano che il paragone è estremamente riduttivo. “Come si fa a cominciare a capire il funzionamento di un organo che ha qualcosa come 50 miliardi di neuroni con un milione di miliardi di sinapsi (connessioni), e in cui si generano qualcosa come dieci milioni di miliardi di impulsi al secondo?”, ha chiesto il neurologo Richard M. Restak. La sua risposta? “Persino la più sofisticata rete neurale computerizzata ha prestazioni . . . pari a circa un decimillesimo della capacità mentale di una mosca”. Pensate allora che abisso esiste tra un computer e un cervello umano!
Quale computer costruito dall’uomo è capace di ripararsi, di riscrivere il proprio programma o di migliorare nel corso degli anni? Quando bisogna fare una modifica in un sistema computerizzato è necessario che un programmatore scriva e inserisca nuove istruzioni codificate. Il nostro cervello fa questo automaticamente, sia nei primi anni di vita che nella vecchiaia. Non è un’esagerazione dire che anche i computer più sofisticati sono estremamente rozzi in paragone con il cervello. Gli scienziati l’hanno definito “la struttura più complicata che si conosca” e “l’oggetto più complesso dell’universo”. Riflettete su alcune scoperte che hanno portato molti a concludere che il cervello umano è il prodotto di un Creatore amorevole.
Ciò che non si usa si perde
Invenzioni utili come automobili e aerei a reazione sono sostanzialmente limitate dai sistemi meccanici ed elettrici fissi progettati e installati dall’uomo. Il minimo che si possa dire del nostro cervello, invece, è che è un sistema biologico estremamente flessibile. Può continuare a modificarsi a seconda dell’uso (o dell’abuso) che se ne fa. Sembra che il modo in cui il nostro cervello si sviluppa nel corso della vita dipenda fondamentalmente da due fattori: dalle informazioni che lasciamo entrare attraverso i sensi e dai pensieri su cui ci soffermiamo.
Anche se nel determinare le capacità mentali possono entrare in gioco fattori ereditari, la ricerca moderna indica che il cervello non è predeterminato dai geni al momento del concepimento. “Nessuno sospettava che il cervello fosse così modificabile come ora la scienza sa che è”, scrive Ronald Kotulak, vincitore di un premio Pulitzer. Dopo aver intervistato più di 300 ricercatori, Kotulak giunge a questa conclusione: “Il cervello non è un organo statico; è una massa di connessioni cellulari in continuo mutamento, che sono profondamente condizionate dall’esperienza”. — Inside the Brain.
Ma non sono solo le esperienze che facciamo a plasmare il nostro cervello. Contano anche i nostri pensieri. Gli scienziati riscontrano che il cervello di chi si mantiene mentalmente attivo ha un numero di connessioni (sinapsi) tra cellule nervose (neuroni) fino al 40 per cento superiore rispetto al cervello di chi è mentalmente pigro. La conclusione dei neurobiologi è: Se non volete che il cervello perda le sue capacità dovete usarlo. Ma che dire delle persone anziane? Sembra che con il passare degli anni si perdano alcune cellule cerebrali, e la vecchiaia può portare alla perdita della memoria. La differenza, però, è molto meno marcata di quanto si credesse un tempo. Un articolo del National Geographic sul cervello umano diceva: “Le persone anziane . . . conservano la capacità di creare nuove connessioni e di mantenere quelle vecchie attraverso l’attività mentale”.
Le recenti scoperte relative alla “flessibilità” del cervello sono in armonia con i consigli che si trovano nella Bibbia. Quel libro, che è fonte di saggezza, esorta i lettori ad essere ‘trasformati rinnovando la propria mente’ e a ‘rinnovarsi’ per mezzo dell’“accurata conoscenza” immagazzinata nella mente. (Romani 12:2; Colossesi 3:10) I testimoni di Geova vedono verificarsi questi cambiamenti man mano che le persone studiano la Bibbia e ne seguono i consigli. Migliaia e migliaia di persone, di ogni condizione sociale e grado di istruzione, hanno fatto questo. Hanno conservato la propria individualità, ma sono diventate più felici ed equilibrate, manifestando quella che uno scrittore del I secolo definì “sanità di mente”. (Atti 26:24, 25) Simili miglioramenti derivano in larga misura dal fare buon uso di una porzione della corteccia cerebrale che si trova nella parte anteriore della testa.
Il lobo frontale
La maggior parte dei neuroni dello strato superficiale del cervello, la corteccia cerebrale, non sono collegati direttamente a muscoli e organi di senso. Prendete, ad esempio, i miliardi di neuroni che formano il lobo frontale. (Vedi il disegno a pagina 56). Le tomografie cerebrali dimostrano che il lobo frontale si attiva quando si pensa a una parola o si richiamano alla mente dei ricordi. La parte frontale del cervello ha un ruolo determinante nel farvi essere quelli che siete.
“La corteccia prefrontale . . . ha a che fare soprattutto con l’elaborazione del pensiero, l’intelligenza, la motivazione e la personalità. Associa le esperienze necessarie per produrre idee astratte, giudizi, determinazione, pianificazione, interesse per gli altri e coscienza. . . . È l’elaborazione che avviene in questa regione a rendere gli esseri umani diversi dagli altri animali”. (Elaine N. Marieb, Human Anatomy and Physiology) Che questa diversità esista è reso evidente dai risultati che l’uomo ha conseguito in campi come matematica, filosofia e diritto, i quali chiamano in causa principalmente la corteccia prefrontale.
Perché gli esseri umani sono dotati di una corteccia prefrontale ben sviluppata e duttile, che consente funzioni mentali superiori, mentre negli animali quest’area è rudimentale o non esiste? Il contrasto è talmente grande che i biologi che affermano che ci siamo evoluti parlano del ‘misterioso aumento esplosivo della dimensione cerebrale’. Il biologo Richard F. Thompson, riferendosi alla straordinaria espansione della nostra corteccia cerebrale, ammette che si tratta di un “fenomeno che non abbiamo ancora ben compreso”.a Potrebbe darsi che il motivo sia che l’uomo è stato creato con queste facoltà cerebrali straordinarie?
Incomparabili capacità di comunicazione
Anche altre parti del cervello contribuiscono a renderci straordinari. Dietro alla corteccia prefrontale c’è una fascia che si estende da un lato all’altro della testa: la corteccia motoria. Questa contiene miliardi di neuroni collegati ai muscoli. Anch’essa presenta caratteristiche che ci rendono di gran lunga diversi dalle scimmie e dagli altri animali. La corteccia motoria primaria ci garantisce “(1) un’abilità eccezionale nell’usare la mano, le dita e il pollice per svolgere attività che richiedono grande destrezza, e (2) l’uso di bocca, labbra, lingua e muscoli facciali per parlare”. — Arthur C. Guyton, Textbook of Medical Physiology.
Considerate brevemente in che modo la corteccia motoria ci permette di parlare. Più di metà d’essa è deputata al controllo degli organi che usiamo per comunicare. Questo contribuisce a spiegare le straordinarie capacità di comunicazione degli esseri umani. È vero che per comunicare ci valiamo anche delle mani (attraverso la scrittura, i normali gesti o la lingua dei segni), ma in genere impieghiamo soprattutto la bocca. Il linguaggio umano — dalla prima parola di un bambino alla voce di una persona anziana — è indiscutibilmente una meraviglia. Un centinaio di muscoli situati nella lingua, nelle labbra, nella mandibola, nella gola e nel torace cooperano per produrre un’infinità di suoni diversi. Notate questo contrasto: mentre una sola cellula cerebrale può comandare 2.000 fibre muscolari nel polpaccio di un atleta, le cellule cerebrali che controllano la laringe comandano solo 2 o 3 fibre muscolari ciascuna. Non indica questo che il nostro cervello è particolarmente dotato per comunicare?
Ogni breve frase che pronunciamo richiede una determinata serie di movimenti muscolari. Il significato di un’unica espressione può cambiare a seconda dell’entità e della perfetta sincronizzazione dei movimenti di molti muscoli diversi. “Parlando a una velocità non eccessiva”, spiega il dott. William H. Perkins, che studia i disturbi del linguaggio, “pronunciamo circa 14 suoni al secondo. Questo è il doppio della velocità a cui riusciamo a controllare la lingua, le labbra, la mandibola o qualsiasi altra parte dell’apparato della fonazione quando la muoviamo separatamente. Ma mettete tutte queste parti insieme per parlare e lavorano nello stesso modo in cui lavorano le dita di dattilografi e pianisti provetti. I loro movimenti si sovrappongono in un capolavoro di sincronizzazione”.
L’informazione vera e propria necessaria per fare la semplice domanda “Come va oggi?” è immagazzinata in una regione del lobo frontale del cervello detta area di Broca, che secondo alcuni sarebbe il centro del linguaggio. Il neurobiologo e premio Nobel John Eccles ha scritto: “Nelle scimmie antropomorfe non si osserva nessuna area corrispondente all’area anteriore del linguaggio di Broca”.b E anche se in alcuni animali venissero scoperte aree analoghe, resta il fatto che gli scienziati non riescono a insegnare alle scimmie che a produrre pochi suoni rozzi. Noi, invece, possiamo esprimerci con un linguaggio complesso. Per far questo uniamo varie parole secondo le regole grammaticali della nostra lingua. L’area di Broca ci aiuta a far questo, sia oralmente che per iscritto.
Naturalmente, non ci si può valere del miracolo del linguaggio se non si conosce almeno una lingua e non si capisce il significato delle sue parole. Questo chiama in causa un’altra regione specializzata del cervello, nota come area di Wernicke. Qui miliardi di neuroni decifrano il significato delle parole pronunciate o scritte. L’area di Wernicke ci permette di afferrare il senso delle frasi e capire ciò che udiamo o leggiamo; in questo modo possiamo apprendere informazioni e agire di conseguenza.
Ma parlare implica anche dell’altro. Facciamo un esempio: un semplice “Ciao” può esprimere moltissime cose. Dal tono della voce si può capire se siamo allegri, eccitati, annoiati, frettolosi, seccati, tristi o spaventati, e forse anche in che misura. Un’altra area del cervello provvede informazioni relative alla componente emotiva del linguaggio. Quando comunichiamo, perciò, entrano in gioco diverse parti del cervello.
Ad alcuni scimpanzé è stata insegnata una lingua dei segni semplificata, ma l’uso che ne fanno è essenzialmente limitato a semplici richieste di cibo o di altre cose necessarie. Il dott. David Premack, che ha lavorato per insegnare agli scimpanzé forme semplici di comunicazione non verbale, è giunto a questa conclusione: “Il linguaggio umano è fonte di imbarazzo per la teoria evoluzionistica perché è enormemente più potente di quanto si possa giustificare”.
Potremmo chiederci: ‘Perché gli esseri umani possiedono questa meravigliosa capacità di comunicare pensieri e sentimenti, di chiedere e di rispondere?’ Un’enciclopedia specializzata afferma che “il linguaggio [umano] è speciale” e ammette che “la ricerca di precursori nella comunicazione animale non aiuta molto a colmare l’enorme abisso che separa il linguaggio e l’espressione verbale dai comportamenti non umani”. (The Encyclopedia of Language and Linguistics) Il prof. Ludwig Koehler ha così riassunto la differenza: “Il linguaggio umano è un mistero; è un dono divino, un miracolo”.
Che differenza tra l’uso di segni da parte di una scimmia e le complesse competenze linguistiche dei bambini! John Eccles ha menzionato una caratteristica che quasi tutti abbiamo osservato: la capacità interrogativa “presente già nei bambini di 3 anni con il loro fiume di domande nel desiderio di comprendere il loro mondo”. E ha aggiunto: “Le scimmie invece non fanno domande”.c Sì, solo gli esseri umani formulano domande, tra cui anche domande sul significato della vita.
Memoria, e non solo!
Quando vi date un’occhiata allo specchio, forse pensate all’aspetto che avevate quando eravate più giovani, e magari lo paragonate con l’aspetto che potreste avere negli anni avvenire, o a come stareste con un po’ di trucco. Questi pensieri possono sorgere quasi spontaneamente, eppure sono frutto di capacità straordinarie, di cui nessun animale è dotato.
A differenza degli animali, che vivono e agiscono principalmente in base ai bisogni del momento, gli esseri umani possono riflettere sul passato e fare piani per il futuro. Una cosa essenziale per poter fare questo è la capacità di memoria quasi illimitata del cervello. È vero che anche gli animali hanno una certa memoria, per cui sono in grado di ritrovare la strada di casa o di ricordare dove potrebbe esserci del cibo. La memoria umana, però, è di gran lunga superiore. Uno scienziato ha calcolato che il nostro cervello può contenere una quantità di informazione tale che “riempirebbe venti milioni di libri, quanti ve ne sono nelle più grandi biblioteche del mondo”.d Alcuni neurobiologi calcolano che nell’arco di una vita media una persona utilizzi solo un centesimo dell’1 per cento (1 parte su 10.000) del suo potenziale cerebrale. Avete ogni motivo per chiedervi: ‘Perché abbiamo un cervello così capiente che in una vita normale ne riusciamo ad usare solo una minima parte?’
Ma il cervello non è solo un enorme deposito di informazioni, come una specie di supercomputer. Robert Ornstein e Richard F. Thompson, docenti di biologia, hanno scritto: “La capacità della mente umana di imparare — di memorizzare informazione e di accedere ad essa — è il fenomeno più notevole nell’universo biologico. Tutto ciò che fa di noi degli esseri umani — linguaggio, pensiero, conoscenza, cultura — è il risultato di questa capacità straordinaria”.e
Inoltre, la nostra mente è cosciente. Può sembrare un’osservazione banale, ma riassume un elemento che ci rende indiscutibilmente unici. La mente è stata definita “l’entità sfuggente sede dell’intelligenza, dei processi decisionali, della percezione, della consapevolezza e della coscienza di sé”. Come i ruscelli, i torrenti e i fiumi si riversano nel mare, così ricordi, pensieri, immagini, suoni e sentimenti affluiscono di continuo nella nostra mente oppure l’attraversano. La coscienza o consapevolezza, secondo una definizione, è “la percezione di ciò che passa per la propria mente”.
I ricercatori moderni hanno fatto enormi progressi nella comprensione della struttura fisica del cervello e di alcuni processi elettrochimici che vi hanno luogo. Sanno anche spiegare i circuiti e il funzionamento di un computer sofisticato. Eppure tra cervello e computer vi è una differenza abissale. Grazie al nostro cervello siamo coscienti e consapevoli di esistere, mentre il computer sicuramente non lo è. A cosa è dovuta questa differenza?
Ad essere sinceri, come e perché i processi fisici che avvengono nel cervello generino la coscienza è un mistero. “Non vedo come qualche scienza possa spiegarlo”, ha detto un neurobiologo. E il prof. James Trefil ha osservato: “Cosa significhi esattamente per un essere umano essere cosciente . . . è l’unica domanda scientifica fondamentale che non sappiamo nemmeno come porre”. Un motivo è che gli scienziati stanno usando il cervello per cercare di capire il cervello. E limitarsi a studiare la fisiologia del cervello forse non basta. La consapevolezza è “uno dei più profondi misteri dell’esistenza”, ha osservato il dott. David Chalmers, “ma la semplice conoscenza del cervello potrebbe non consentire [agli scienziati] di sondarlo sino in fondo”.
Eppure ciascuno di noi è cosciente. Ad esempio, i vividi ricordi che serbiamo di avvenimenti passati non sono solo dati immagazzinati da qualche parte, come i bit nella memoria di un computer. Possiamo riflettere sulle nostre esperienze, trarne lezioni e usarle per decidere il nostro futuro. Siamo in grado di ipotizzare diversi sviluppi futuri e di valutare le possibili conseguenze di ciascuno d’essi. Abbiamo la capacità di analizzare, di creare, di apprezzare e di amare. Possiamo fare piacevoli conversazioni sul passato, sul presente e sul futuro. Abbiamo valori morali che regolano la condotta e possiamo ispirarci ad essi per prendere decisioni che possono essere o non essere per il nostro vantaggio immediato. La bellezza in campo artistico e morale ci attira. Nella mente possiamo concepire e affinare le nostre idee e immaginare quale sarà la reazione degli altri se le attueremo.
Tutto questo produce un grado di consapevolezza che distingue gli esseri umani da qualsiasi altra forma di vita sulla terra. Un cane, un gatto o un uccello si guarda allo specchio e reagisce come se vedesse un suo simile. Ma quando noi ci guardiamo allo specchio siamo consapevoli di esistere e di avere le capacità appena menzionate. Possiamo riflettere su interrogativi come: ‘Perché certe tartarughe vivono 150 anni e certi alberi più di 1.000 anni, mentre un essere umano intelligente fa notizia se raggiunge i 100 anni?’ Il dott. Richard Restak afferma: “Il cervello umano, e solo il cervello umano, ha la capacità di fare un passo indietro, analizzare il proprio operato e raggiungere così un certo grado di trascendenza. In effetti la nostra capacità di riscrivere il nostro copione e ridefinire il nostro ruolo nel mondo è ciò che ci distingue da tutte le altre creature”.
L’autocoscienza dell’uomo sorprende alcuni. Il libro Life Ascending (L’ascesa della vita), pur propendendo per una spiegazione puramente biologica, ammette: “Quando ci chiediamo com’è possibile che un processo [l’evoluzione] che assomiglia a un gioco d’azzardo, estremamente crudele con i perdenti, abbia generato qualità come amore per la bellezza e per la verità, compassione, libertà e, soprattutto, la ricchezza dello spirito umano, rimaniamo perplessi. Più riflettiamo sulle nostre facoltà spirituali, più la nostra meraviglia si fa grande”. Proprio così. Potremmo perciò completare la nostra panoramica di ciò che ci rende straordinari come esseri umani analizzando alcuni aspetti della nostra coscienza che illustrano perché molti sono convinti che deve esistere un Progettista intelligente, un Creatore, che si interessa di noi.
Arte e bellezza
“Perché la gente ha tanta passione per l’arte?”, chiede il prof. Michael Leyton nel libro Symmetry, Causality, Mind (Simmetria, causalità, mente). Come spiega Leyton, qualcuno potrebbe dire che costruzioni mentali come la matematica comportano chiari vantaggi per gli esseri umani, ma di che vantaggio può essere l’arte? A questo proposito Leyton fa l’esempio dei lunghi viaggi che la gente affronta per vedere una mostra o assistere a un concerto. Quale meccanismo interno entra in gioco? Analogamente, in tutto il mondo la gente appende belle foto o quadri alle pareti di casa o in ufficio. Oppure, prendete la musica. Quasi a tutti piace ascoltare qualche tipo di musica in casa o in macchina. Perché? Non certo perché un tempo la musica abbia contribuito alla sopravvivenza del più adatto. Leyton dice: “L’arte è forse il fenomeno più inspiegabile della specie umana”.
Eppure, sappiamo tutti che apprezzare l’arte e la bellezza fa parte di ciò che ci fa sentire “umani”. Un animale può anche sedere su una collina e guardare un bel tramonto, ma lo attira la bellezza in sé? Noi ce ne stiamo a guardare il luccichio di un torrente di montagna, osserviamo stupiti la splendida varietà di una foresta tropicale, ci soffermiamo ad ammirare una spiaggia orlata da palme e contempliamo il cielo vellutato trapunto di stelle. Spesso proviamo un senso di riverenza, non è vero? Tale bellezza ci riscalda il cuore, ci eleva lo spirito. Perché?
Perché abbiamo un desiderio innato di cose che, in realtà, servono ben poco alla nostra sopravvivenza materiale? Da dove proviene il nostro senso estetico? Se non riconosciamo che esiste un Creatore che ha fatto l’uomo dotandolo di questi valori, queste domande rimangono prive di una risposta soddisfacente. E lo stesso vale per la bellezza morale.
Valori morali
Molti riconoscono che la forma più elevata di bellezza sono le azioni buone. Ad esempio, rimanere fedeli ai propri princìpi anche quando si è perseguitati, agire con altruismo per alleviare le sofferenze altrui e perdonare chi ci ha fatto del male sono azioni che le persone riflessive di ogni parte del mondo considerano moralmente eccellenti. È questo il tipo di bellezza di cui parla l’antico proverbio biblico che dice: “La perspicacia di un uomo certamente rallenta la sua ira, ed è bellezza da parte sua passare sopra alla trasgressione”. E un altro proverbio osserva: “La cosa desiderabile nell’uomo terreno è la sua amorevole benignità”. — Proverbi 19:11, 22.
Sappiamo tutti che esistono individui, e anche alcuni gruppi, che ignorano o calpestano elevati princìpi morali, ma la maggioranza non lo fa. Da dove vengono i valori morali che si riscontrano praticamente in ogni luogo e in ogni tempo? Se non esiste una Fonte della morale, un Creatore, il concetto del bene e del male è nato semplicemente dagli individui, dalla società umana? Facciamo un esempio: Quasi tutti gli individui e le società considerano sbagliato l’omicidio. Tuttavia si potrebbe chiedere: ‘Sbagliato rispetto a che cosa?’ È chiaro che esiste un senso di ciò che è morale che sta alla base della società umana in generale e che è stato incorporato nelle leggi di molti paesi. Da dove proviene questa norma morale? Non potrebbe provenire da un Creatore intelligente che possiede valori morali e che ha posto negli esseri umani la facoltà della coscienza, o consapevolezza morale? — Confronta Romani 2:14, 15.
Contemplare il futuro e fare progetti
Un altro aspetto della consapevolezza umana è che possiamo pensare al futuro. Quando gli fu chiesto se gli esseri umani hanno tratti che li distinguono dagli animali, il prof. Richard Dawkins ha riconosciuto che l’uomo ha davvero qualità singolari. Dopo aver menzionato “la capacità di fare piani per il futuro usando consapevolmente l’immaginazione per fare previsioni”, Dawkins ha aggiunto: “Il vantaggio immediato è sempre stato l’unica cosa che conta nell’evoluzione; il vantaggio a lungo termine non ha mai contato. Niente si è mai potuto evolvere se era dannoso per il bene immediato dell’individuo. Per la prima volta nella storia è possibile che almeno alcuni individui dicano: ‘È vero che abbattendo questa foresta si può ricavare un guadagno immediato; che dire, però, dei vantaggi a lungo termine?’ Ora, io penso che questa sia una cosa assolutamente nuova e straordinaria”.
Anche altri ricercatori confermano che la capacità umana di fare progetti a lungo termine in maniera consapevole non ha paragoni. Il neurofisiologo William H. Calvin osserva: “A parte i preparativi per l’inverno e per l’accoppiamento, che sono stimolati da ormoni, gli animali manifestano una scarsissima propensione alla pianificazione su tempi che superino qualche minuto”.f Gli animali possono mettere da parte del cibo prima della stagione fredda, ma non fanno ragionamenti e progetti. Gli esseri umani, invece, pensano al futuro, anche al futuro molto lontano. Alcuni scienziati si chiedono cosa potrebbe succedere all’universo tra miliardi di anni. Vi siete mai chiesti perché l’uomo, a differenza di tutti gli animali, è in grado di pensare al futuro e di fare progetti?
A proposito degli esseri umani la Bibbia dice: “Anche il tempo indefinito [il Creatore] ha posto nel loro cuore”. La versione della CEI traduce così questo versetto: “Ha messo la nozione dell’eternità nel loro cuore”. (Ecclesiaste [Qoelet] 3:11) Noi usiamo questa capacità caratteristica ogni giorno, anche nei gesti più semplici, come quando ci guardiamo allo specchio e pensiamo a come saremo tra 10 o 20 anni. E confermiamo le parole di Ecclesiaste 3:11 quando riflettiamo anche per un momento su concetti come l’infinità del tempo e dello spazio. Il semplice fatto che abbiamo questa capacità è in armonia con l’affermazione secondo cui un Creatore ha “messo la nozione dell’eternità” nel cuore dell’uomo.
Attratti da un Creatore
A molti, però, godere della bellezza, fare del bene al prossimo e pensare al futuro non basta. “Per quanto possa sembrare strano”, osserva il prof. Stephen Evans, “anche nei momenti più felici, quando ci sentiamo più amati, spesso avvertiamo che manca qualcosa. Ci scopriamo a desiderare qualcosa di più, ma non sappiamo cos’è questo di più”. Sì, noi esseri umani coscienti — a differenza degli animali con cui dividiamo il pianeta — sentiamo un altro bisogno.
“La religiosità è profondamente radicata nella natura umana e si riscontra fra persone di ogni livello economico e culturale”. Questa è la conclusione a cui giunge la ricerca che il prof. Alister Hardy ha presentato nel libro The Spiritual Nature of Man (La natura spirituale dell’uomo), e conferma ciò che molti altri studi hanno dimostrato: l’uomo pensa a Dio. Possono esserci individui atei, ma non esistono nazioni atee. Un libro osserva: “La ricerca religiosa di un significato . . . è il denominatore comune di ogni civiltà e ogni epoca, sin dagli albori dell’umanità”. — Is God the Only Reality?
Da dove proviene questa consapevolezza di Dio apparentemente innata? Se l’uomo fosse solo un aggregato casuale di acidi nucleici e proteine, perché queste molecole dovrebbero cominciare ad amare l’arte e la bellezza, diventare religiose e contemplare l’eternità?
John Eccles ha detto che una spiegazione evoluzionistica dell’esistenza dell’uomo viene meno sotto un aspetto importantissimo: “Essa non può spiegare l’esistenza di ognuno di noi come essere unico auto-cosciente”.g Più cose impariamo sul funzionamento del cervello e della mente, più è facile capire perché milioni di persone sono giunte alla conclusione che l’esistenza cosciente dell’uomo dimostra che esiste un Creatore che si interessa di noi.
Nel prossimo capitolo vedremo perché persone di ogni condizione sociale hanno riscontrato che questa conclusione razionale pone le basi per rispondere in maniera soddisfacente alle domande fondamentali: Perché esistiamo, e dove siamo diretti?
[Note in calce]
a Il cervello, trad. di S. Monte, Zanichelli, Bologna, 1997, p. 15.
b Evoluzione del cervello e creazione dell’io, trad. di L. Lopiano e L. Moriondo, Armando Editore, Roma, 1995, p. 123.
c Op. cit., p. 113.
d Carl Sagan, Cosmo, trad. di T. Chersi, Mondadori, Milano, 1981, p. 278.
e Il cervello e le sue meraviglie, trad. di L. Sosio, Rizzoli, Milano, 1987, p. 137.
f Le Scienze, dicembre 1994, p. 89.
g Il mistero uomo, trad. di E. Cambieri, Mondadori, Milano, 1990, p. 119.
[Riquadro a pagina 51]
Scacchi: il campione contro il computer
Quando il potente computer Deep Blue ha sconfitto il campione mondiale di scacchi qualcuno si è chiesto: “Non siamo costretti a concludere che Deep Blue deve avere una mente?”
Il prof. David Gelernter, della Yale University, ha risposto: “No. Deep Blue è solo una macchina. Non ha una mente più di quanto ce l’abbia un vaso da fiori. . . . Il suo significato principale è questo: gli esseri umani sono eccezionali costruttori di macchine”.
Gelernter ha indicato questa differenza fondamentale: “Il cervello è una macchina capace di creare un ‘io’. I cervelli possono creare mondi mentali, i computer no”.
E ha concluso dicendo: “L’abisso che separa l’uomo e [il computer] è permanente e non verrà mai colmato. Le macchine continueranno a rendere la vita più semplice, sana, ricca e stimolante. E gli esseri umani continueranno a interessarsi, in ultima analisi, delle stesse cose di cui si sono sempre interessati: di se stessi, dei loro simili e, nel caso di molti, di Dio. Sotto questo aspetto le macchine non hanno mai cambiato nulla. E non lo cambieranno mai”.
[Riquadro a pagina 53]
I supercomputer? Lumache!
“I computer odierni non si avvicinano nemmeno a un bambino di 4 anni per quanto riguarda la capacità di vedere, parlare, muoversi o usare buon senso. Uno dei motivi, naturalmente, è la semplice potenza di calcolo. Secondo una stima, persino il più potente supercomputer ha una capacità di elaborare informazioni pari a quella del sistema nervoso di una lumaca: una minima parte della potenza di cui dispone il supercomputer che abbiamo nel cranio”. — Steven Pinker, direttore del centro di neuroscienze cognitive presso il Massachusetts Institute of Technology.
[Riquadro a pagina 54]
“Il cervello umano è composto quasi esclusivamente dalla corteccia [cerebrale]. Per fare un esempio, anche il cervello dello scimpanzé ha una corteccia, ma di proporzioni molto minori. La corteccia ci permette di pensare, ricordare, immaginare. Fondamentalmente, siamo esseri umani in virtù della corteccia”. — Edoardo Boncinelli, direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare dello Sviluppo all’Ospedale San Raffaele di Milano.
[Riquadro a pagina 55]
Dalla fisica delle particelle al cervello umano
Il prof. Paul Davies, riflettendo sulla capacità del cervello di muoversi nel campo astratto della matematica, ha scritto: “La matematica non è una cosa che possiamo trovare nel giardino di casa, ma è prodotta dalla mente umana. Se tuttavia chiediamo dove la matematica funziona meglio, scopriamo che è in settori come quello della fisica delle particelle e dell’astrofisica, nei settori della scienza fondamentale che sono molto, molto lontani dalla nostra esperienza di tutti i giorni”. Cosa se ne deduce? “[Questo] mi fa pensare che la coscienza e la nostra abilità matematica non siano un puro caso, né un dettaglio insignificante, né un trascurabile prodotto secondario dell’evoluzione”. — Siamo soli? Implicazioni filosofiche della scoperta della vita extraterrestre, trad. di B. Tortorella, Laterza, Bari, 1994, p. 132.
[Riquadro/Immagini alle pagine 56 e 57]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Corteccia motoria
Lobo frontale
Corteccia prefrontale
Area di Broca
Area di Wernicke
● La corteccia cerebrale è la regione del cervello che ha i legami più stretti con l’intelligenza. La corteccia cerebrale di un uomo, appiattita, coprirebbe quattro fogli di carta da lettera; quella di uno scimpanzé ne coprirebbe uno e quella di un ratto equivarrebbe a un francobollo. — Le Scienze, dicembre 1994, p. 88.
[Riquadro a pagina 58]
Nessuna popolazione ne è priva
Nel corso della storia, ogni volta che una popolazione ne ha incontrata un’altra, ciascuna ha riscontrato che l’altra parlava una lingua. Un libro osserva: “Non è mai stata scoperta una tribù muta, e non c’è traccia del fatto che una regione fu la ‘culla’ dalla quale il linguaggio si propagò a gruppi che ne erano originariamente privi. . . . L’universalità del linguaggio complesso è una scoperta che riempie di sgomento i linguisti, ed è la prima ragione per sospettare che il linguaggio [sia] il prodotto di uno speciale istinto umano”. — Steven Pinker, L’istinto del linguaggio, trad. di G. Origgi, Mondadori, Milano, 1997, p. 18.
[Riquadro a pagina 59]
Linguaggio e intelligenza
Cosa rende l’intelligenza umana di gran lunga superiore a quella degli animali, come ad esempio le scimmie? Un fattore importante è il nostro uso della sintassi, le regole con cui combiniamo suoni per ottenere parole e usiamo le parole per costruire frasi. William H. Calvin, che si occupa di neurofisiologia teorica, spiega:
“Gli scimpanzé allo stato selvaggio usano circa 35 vocalizzazioni diverse per esprimere altrettanti significati. Sanno ripetere un suono per accentuare il suo significato, ma non mettere in fila tre suoni per aggiungere una parola nuova al loro vocabolario.
“Anche noi esseri umani usiamo circa 35 vocalizzazioni, dette fonemi, ma solo le loro combinazioni hanno un contenuto. Mettiamo in fila suoni senza significato per ottenere parole dotate di significato”. Calvin osserva che “nessuno ha ancora spiegato” come possa essere avvenuto il passaggio “dalla corrispondenza ‘un suono/un significato’” tipica degli animali alla nostra capacità squisitamente umana di usare la sintassi. — Le Scienze, dicembre 1994, pp. 88-9.
[Riquadro a pagina 60]
Sappiamo fare qualcosa di meglio degli scarabocchi
“Soltanto l’uomo, Homo sapiens, è capace di comunicare per mezzo del linguaggio? Evidentemente la risposta deve dipendere da ciò che s’intende per ‘linguaggio’, perché tutti gli animali superiori certamente comunicano con una gran varietà di segnali, come gesti, odori, richiami, canti e perfino la danza, come le api. Tuttavia non sembra che altri animali all’infuori dell’uomo abbiano una lingua strutturata grammaticalmente. Inoltre gli animali, e ciò può essere altamente significativo, non disegnano figure con un senso. Al massimo scarabocchiano”. — R. S. e D. H. Fouts, in Enciclopedia Oxford della mente, Sansoni, Firenze, 1991, p. 730.
[Riquadro a pagina 61]
“Tornando alla mente umana, troviamo strutture di mirabile complessità”, osserva il prof. Noam Chomsky. “A questo proposito, il linguaggio rappresenta un esempio appropriato, ma non è l’unico. Basti pensare alla capacità di manipolare le proprietà astratte del sistema numerico, [che sembra essere] unica per gli esseri umani”. — Enciclopedia Oxford della mente, cit., p. 500.
[Riquadro a pagina 62]
La capacità di fare domande
A proposito del futuro dell’universo, il fisico Lawrence Krauss ha scritto: “Osiamo fare domande su cose che forse non vedremo mai direttamente perché ne abbiamo la capacità. Un giorno i nostri figli, o i loro figli, risponderanno a queste domande. Abbiamo il dono dell’immaginazione”.
[Riquadro a pagina 69]
Se l’universo e la nostra presenza sono frutto del caso, la nostra vita non può avere un significato duraturo. Ma se la nostra vita nell’universo è frutto di un progetto, deve avere un significato più profondo.
[Riquadro a pagina 72]
Frutto della necessità di sfuggire alle tigri dai denti a sciabola?
John Polkinghorne, dell’Università di Cambridge, in Inghilterra, ha fatto questa osservazione:
“Il fisico teorico Paul Dirac formulò una cosa chiamata teoria quantistica dei campi che è fondamentale per la nostra comprensione del mondo fisico. Non posso credere che la capacità di Dirac di formulare questa teoria, o la capacità di Einstein di formulare la teoria della relatività generale, sia una specie di sottoprodotto del fatto che i nostri antenati dovevano sfuggire alle tigri dai denti a sciabola. C’è sotto qualcosa di molto più profondo, molto più misterioso. . . .
“Quando osserviamo l’ordine razionale e la trasparente bellezza del mondo fisico, come ce li rivelano le scienze fisiche, vediamo un mondo che reca l’impronta di una mente. Per il credente, quella che così si intravede è la mente del Creatore”. — Commonweal.
[Immagine a pagina 63]
Solo gli esseri umani formulano domande. Alcune di queste vertono sul significato della vita
[Immagine a pagina 64]
A differenza degli animali, gli esseri umani hanno consapevolezza di sé e del futuro
[Immagine a pagina 70]
Solo gli esseri umani apprezzano la bellezza, pensano al futuro e si sentono attratti da un Creatore