La falsa pretesa alle chiavi del Regno
NON appena il pescatore Pietro fu presentato a Gesù, questi gli disse: “Tu sei Simone, figliuolo di Giona: tu sarai chiamato Cefa (che s’interpreta Pietro)”. Circa tre anni dopo Gesù disse al medesimo: “E io dico a te, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa; e le porte dell’inferno non avran forza contro di lei. E a te io darò le chiavi del regno de’ cieli: e qualunque cosa avrai legata sopra la terra, sarà legata anche ne’ cieli; e qualunque cosa avrai sciolta sopra la terra, sarà sciolta anche ne’ cieli”. — Giovanni 1:42 e Matteo 16:18, 19, secondo la versione cattolica di Antonio Martini.
È interessante notare il commento sulle parole di Gesù in Matteo 16:18 come si riscontra nella “Haydock’s CATHOLIC BIBLE”, “secondo le Versioni Rheimish e Douay,” con approvazione di John Farley, arcivescovo della città di New York 1902-1918. Citiamo: “Ed io ti dico, e ti spiego perchè prima dichiarai, (Giov. 1:42) che tu saresti chiamato Pietro, perchè tu sei costituito la rocca su cui, come fondamento, edificherò la mia Chiesa, e ciò così saldamente da non permettere che le porte (cioè, i poteri) dell’inferno prevalgano contro il suo fondamento; poiché se rovesciano il suo fondamento, (cioè, tu e i tuoi successori) rovesceranno anche la Chiesa che posa sovr’essa. Cristo perciò promette qui a Pietro, che egli e i suoi successori sarebbero fino alla fine, fin tanto che dura la Chiesa, i suoi supremi pastori e principi”.
Nel numero de La Torre di Guardia del 15 aprile, il nostro articolo intitolato “La Rocca di Fondazione della Chiesa” dimostrava che la precedente interpretazione delle parole di Gesù circa “QUESTA PIETRA” fatta dalla Gerarchia Cattolica Romana è in diretta contraddizione con altre scritture della Sacra Bibbia che trattano il soggetto. Quella distorsione della Scrittura venne originata dal promotore dell’anticristo, cioè da Satana il Diavolo, e fu promulgata da uomini religiosi; e poiché Satana è il ‘padre delle menzogne’, i rettori religiosi che continuano ad insegnare tale perversione della Sacra Scrittura sono, secondo la regola dichiarata in Romani 6:16, i servitori di Satana, sia che lo sappiano o che non lo sappiano. Sarebbe stato molto strano da parte di Gesù denominare Pietro “questa pietra” su cui deve essere edificata la chiesa mentre poco dopo nella stessa conversazione Gesù disse a Pietro: “Ritirati da me, Satana; tu mi sei di scandalo, perchè non hai la sapienza di Dio, ma quella degli uomini”. (Matt. 16:23, A. Martini) E, per di più, circa un anno più tardi, questo stesso Pietro rinnegò Gesù tre volte. (Matt. 26:34, 69-75) No, questa non è la condotta di colui che effettivamente vien definito dalle parole “questa pietra” ma com’è dimostrato nel nostro summenzionato articolo, Cristo Gesù intendeva alludere a se stesso quando disse: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa,” e ciò fu umilmente riconosciuto in seguito più volte dall’apostolo Pietro.
Tuttavia, su questa astuta menzogna religiosa relativamente a “questa pietra” la Gerarchia del sistema religioso cattolico romano vi ha edificato sopra il suo Papa. La Gerarchia spiega che il titolo “Papa” significa “pater patrum”, vale a dire “padre dei padri”. Questo è il titolo dato all’uomo che è il capo dell’organizzazione politico-religiosa la cui capitale si trova nella Città del Vaticano. Per dare un’apparenza di verità ai diritti vantati per il Papa, la Gerarchia cerca di dimostrare, ma senza vero successo, che Pietro fu il primo vescovo di Roma e quindi il primo Papa e che egli ha avuto una ininterrotta catena di successori fino a quest’anno 1950. È tuttavia certo che Pietro non fu mai chiamato Papa o padre in nessun caso. Dati i legami spirituali esistenti, Pietro si rivolgeva a Giovanni Marco chiamandolo “mio figliuolo”, dicendo: “La chiesa che è in Babilonia eletta come voi, vi saluta; e così fa Marco, e il mio figliuolo,” ma non v’è traccia che Marco s’indirizzasse una sola volta a Pietro in un senso spirituale come “padre”. (1 Piet. 5:13) Per Marco dare un tale titolo e per Pietro accettarlo da altri Cristiani sarebbe stato una violazione delle parole di Gesù ai suoi discepoli: “Nè vogliate chiamare alcuno sulla terra vostro padre: imperocchè il solo Padre vostro è quegli che sta ne’ cieli”. E Gesù intendeva qui il chiamare qualche uomo “padre” in un senso religioso o spirituale, poiché l’intero capitolo dimostra che stava discutendo sui rettori religiosi giudaici, cioè, gli Scribi ed i Farisei che Gesù chiamava “ipocriti”. (Matt. 23:1, 2, 9, A. Martini) Pietro ubbidì alle parole del Signore Gesù, ed è certo che non fu chiamato “padre”. Contrariamente a questo enfatico comando del Signore Gesù tutto il clero della Gerarchia Cattolica Romana segue la pratica degli ipocriti Scribi e Farisei insistendo nel farsi chiamare “padre” dalla popolazione cattolica romana e anche da non-cattolici, mentre il Papa viene chiamato “il Santo Padre” e intitolato come “Sua Santità” dal presidente protestante degli Stati Uniti d’America. Per essere scusati di farsi chiamare “padre”, “maestro,” e “dottore”, la Gerarchia Cattolica Romana dice: “Sarebbe riprovevole per i Cristiani dare o ricevere tali titoli come ’maestro,’ ‘padre,’ ‘dottore,’ senza riconoscere che si è ‘padre in Cristo,’ cioè, in unione e subordinazione al nostro Signore e al Padre”. — La nota in calce su Matteo 23:8-11 nella Catholic Confraternity Bible.
Per dare un’apparente ragione all’esistenza dell’ufficio di Papa i sostenitori della teoria arditamente dichiarano che i Papi sono i successori di Pietro nell’ufficio. Ma non v’è una sola parola nella Bibbia, la quale indichi che Pietro avesse un successore, bensì tutte le Scritture contraddicono categoricamente tale pretesa. Apocalisse 21:14 parla dei “dodici apostoli dell’Agnello”, e Giovanni, che era l’ultimo superstite dei dodici apostoli, non menzionò mai, nemmeno una volta, qualche successore degli altri apostoli sia nell’Apocalisse che nel racconto evangelico o nelle sue tre epistole. In 1 Corinzi 12:18 l’apostolo Paolo scrive: “Ma ora Iddio ha collocato ciascun membro nel corpo, come ha voluto!” Così nessun uomo nè gruppo d’uomini può apportare un mutamento nel “corpo di Cristo” cioè, nella sua chiesa. Con che autorità potrebbe un gruppo di uomini religiosi nominare un successore all’apostolo del Signore Gesù Cristo? Poiché Geova Dio e Cristo Gesù non presero alcun provvedimento per istituire dei successori dei dodici apostoli, la pretesa religiosa che taluni siano costituiti successori mediante i voti di altri uomini e che il Papa sia il successore dell’apostolo Pietro è falsa.
Non soltanto la Gerarchia ha confuso e applicato erroneamente le parole di Gesù concernenti “questa pietra”, ma ha dato pure un significato antiscritturale alle parole da lui dette successivamente a Pietro: “Io ti darò le chiavi del regno de’ cieli”. (Matt. 16:19) In che modo?
Nella Scrittura il termine chiavi è usato simbolicamente per rappresentare il privilegio di schiudere verità nascoste e d’impartire una comprensione. In un’altra occasione Gesù usò la parola chiave per indicarne il significato. I Farisei e dottori della legge, assumendosi la guida d’Israele, avevano il privilegio e la responsabilità di spiegare la Parola di Dio agl’Israeliti. Ma furono infedeli a Dio ed essi stessi caddero nell’ignoranza del vero regno di Dio, quindi usarono la loro autorità per privare il popolo dell’opportunità di capire i propositi di Dio. Per questo motivo Gesù disse a questi oppositori religiosi: “Guai a voi, dottori della legge, che vi siete usurpati la chiave della scienza; e non siete entrati voi, e avete impedito que’ che vi entravano”. (Luca 11:52, A. Martini) Perciò il favore che quegl’infedeli conduttori religiosi potevano aver avuto, Gesù lo conferì a Pietro, dandogli le “chiavi del regno de’ cieli”. Ciò esigeva che Pietro stesso nel tempo dovuto ottenesse un intendimento del regno dei cieli.
IL LORO USO ANTICAMENTE
Il regno dei cieli fu un mistero nascosto per molti secoli all’intendimento umano. In Romani 16:25, 26 leggiamo: “E la predicazione di Gesù Cristo, conformemente alla rivelazione del mistero che fu tenuto occulto fin dai tempi più remoti ma è ora manifestato, e, mediante le Scritture profetiche, secondo l’ordine dell’eterno Iddio, è fatto conoscere a tutte le nazioni per addurle all’ubbidienza della fede”. I fedeli che costituiscono il regno dei cieli sono Cristo Gesù il Re dei re e i 144.000 membri del suo corpo o chiesa. Per oltre quattromila anni questa grande verità fu un sacro segreto o mistero, e i discepoli di Gesù non incominciarono a capirlo se non dopo che egli fu risuscitato dai morti e asceso al cielo e allorchè ebbe sparso lo spirito santo su di loro il giorno della festa di Pentecoste. (Atti 2:14-18) Era proposito di Dio che questo mistero fosse rivelato un giorno, perciò Gesù disse a Pietro ch’era stato scelto come colui che avrebbe il privilegio di acquistare la conoscenza del regno dei cieli e d’incominciare a impartire la conoscenza di questo mistero a certuni. Gesù diede a Pietro queste “chiavi” riserbandogli il privilegio di schiudere le verità del regno ad altri dopo che egli stesso ne sarebbe pervenuto a conoscenza.
Notate che la parola “chiavi” è al numero plurale. Ciò indica più di una chiave. I fatti che in seguito la Bibbia riporta dimostrano che vi furono due chiavi, le quali furono (1) la prima chiave, indicante il proposito di Dio di scegliere tra i Giudei alcuni del gregge della chiesa o Regno; e (2) la seconda chiave, rivelante il proposito di Dio di trarre dai Gentili o non Giudei la parte rimanente della classe del “regno dei cieli”. — Efes. 3:3-8.
Quando tali “chiavi” o privilegi di aperta conoscenza furono date a Pietro ed egli le usò fedelmente, non vi poteva essere una tale cosa come un suo successore. Non vi è prova scritturale che Pietro avesse un tale successore a cui consegnare le chiavi. Il privilegio fu accordato a Pietro esclusivamente. Egli compì il privilegio o il dovere di schiudere i misteri del Regno, e questo lo fece una volta, per grazia di Geova. Notate come fece ciò.
Pietro e gli altri discepoli credevano che Gesù avesse intenzione di stabilire il Regno in mezzo ai Giudei mentre era sulla terra. Le parole da essi rivoltegli dopo la sua risurrezione e precisamente prima che ascendesse al cielo lo dimostrano. Essi dissero: “Signore, è egli in questo tempo che ristabilirai il regno ad Israele?” In risposta a quella domanda Gesù disse che avrebbero dovuto aspettare a Gerusalemme finché avessero ricevuto lo spirito santo e allora avrebbero conosciuto le cose riguardanti il Regno. (Atti 1:6-8) Dieci giorni più tardi venne la festa di Pentecoste, e fu allora, a Gerusalemme, che Pietro ricevette la prima di queste chiavi, Allora per la prima volta gli fu rivelato dallo spirito santo che il Regno è nei cieli ove Cristo era asceso per sedere alla destra di Dio, e che dei Giudei credenti erano invitati ad aver parte a quel regno celeste. Pietro, in quell’occasione, per ispirazione dello spirito santo di Dio, disse ai Giudei che Gesù Cristo era l’approvato di Dio, il grande Messia e Re che essi avevano aspettato, e che i rettori giudaici lo avevano messo a morte ma Iddio lo aveva risuscitato da morte e l’aveva esaltato alla sua destra, costituendolo Cristo e Signore. — Atti 2:1-36.
Allora in quel luogo Pietro usò la prima chiave affidatagli da Gesù Cristo per schiudere ai Giudei il mistero del regno dei cieli. Egli disse loro più tardi che Iddio avrebbe mandato Gesù Cristo di nuovo, e così i cieli lo avrebbero ritenuto fino al tempo dello stabilimento del Regno intorno al quale avevano scritto tutti i santi profeti. — Atti 3.
Per tre anni e mezzo dopo questo fatto gli apostoli predicarono il vangelo del regno di Dio ai Giudei e anche ai Samaritani. Poi il Signore consegnò a Pietro l’altra chiave, con la quale doveva svelare il mistero del Regno ai Gentili o non Giudei incirconcisi. Pietro era allora a Joppe, sulla costa del mare Mediterraneo. Iddio fece sì che gli fosse rivelato in una visione che l’evangelo del Regno doveva essere portato ai Gentili. Nello stesso tempo il centurione Gentile, Cornelio, stava pregando Iddio. L’angelo che gli era apparso in una visione disse: ‘Le tue preghiere e le tue elemosine son salite come una ricordanza davanti a Dio. Ed ora manda degli uomini a Joppe e fa chiamare Pietro.’ Cornelio mandò a chiamare Pietro il quale venne, e Cornelio gli parlò della visione che aveva ricevuto dal Signore Iddio. La narrazione dice: “Allora Pietro, prendendo a parlare, disse: In verità io comprendo che Dio non ha riguardo alla qualità delle persone; ma che in qualunque nazione, chi lo teme ed opera giustamente gli è accettevole”. (Atti 10:34, 35) Mentre Pietro continuava a predicare, il santo spirito fu sparso sopra i Gentili credenti, indicando che avevano accettato la conoscenza del Regno che Pietro stava quivi predicando per la prima volta ai Gentili. — Atti 10:44-48.
Più tardi, in conferenza con gli altri discepoli a Gerusalemme, Pietro disse loro che Iddio aveva visitato i Gentili ed aveva dato loro il vangelo col proposito di trarne fuori un “popolo per il suo nome” e che essi, insieme ai Giudei credenti, costituirebbero il regno di Dio sotto Cristo Gesù. (Atti 11:1-18 e 15:6-14) Così mediante la seconda chiave, che Pietro aveva ricevuto da Cristo Gesù, fu reso chiaro il mistero del Regno relativamente ai membri Gentili. In ciò non può quindi trovar posto un successore di Pietro, perché quest’ultimo adoperò interamente e terminò di usare quelle chiavi con l’aprire e far conoscere il proposito di Dio di trarre la classe del “regno dei cieli” da entrambi Giudei e Gentili. Ma basandosi sul falso insegnamento che la vera chiesa cristiana sia edificata su Pietro come “questa pietra” la Gerarchia Cattolica Romana ha confuso e male interpretato inoltre le parole di Gesù: “Io ti darò le chiavi del regno de’ cieli; e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli”. Circa ciò che questo significa The Faith of Our Fathers del defunto cardinale americano Gibbons dice: “Quando egli dice a Pietro: ‘Io ti darò le chiavi,’ ecc., evidentemente vuol significare: Darò la suprema autorità sopra la Mia Chiesa, ch’è la cittadella della fede, la Mia Gerusalemme terrena. Tu e i tuoi successori sarete i Miei rappresentanti visibili fino alla fine dei tempi”. — Pag. 100, 83ma edizione.
Relativamente al legare e allo sciogliere di Pietro notiamo che, in Matteo 18:18, Gesù disse, non a Pietro solamente, ma al resto degli apostoli: “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra, saranno sciolte nel cielo”. Su questi versetti di Matteo 16:19 e 18:18 le note marginali dell’edizione Catholic Confraternity dicono: “Le espressioni ‘legare e sciogliere’ sembra siano state usate dai Giudei nel senso di proibire o permettere; ma Matteo 18:18 come pure il presente contesto richiedono un significato più esteso. Nel cielo Iddio conferma le decisioni che Pietro sulla terra prende nel nome di Cristo”. Agli apostoli come corpo è data una parte del potere accordato a Pietro (Matteo 16:19). Non vi sarà conflitto di autorità, dato che Pietro è il capo della Chiesa, compresi gli apostoli, avendo lui solo ricevute ‘le chiavi del regno dei cieli”.
Tuttavia, il testo letterale di Matteo 16:19 e 18:18, come vien reso nella traduzione della Bibbia del dott. Robert Young, è: “E qualunque cosa tu possa legare sulla terra sarà legata nei cieli, e qualunque cosa tu possa sciogliere sulla terra sarà sciolta nei cieli”. In verità vi dico: Qualunque cosa possiate legare sulla terra, sarà stata legata nei cieli, e qualunque cosa possiate sciogliere in terra sarà stata sciolta nel cielo”. Pertanto il testo greco letterale di quanto Gesù disse non dice che il cielo prima aspetta ciò che Pietro e i suoi compagni apostoli legano e sciolgono in terra e poi lo approva. Ciò non sarebbe teocratico, e lascerebbe che l’organizzazione fosse governata dal basso all’alto. Invece, il testo greco indica che ciò che Pietro e i suoi compagni sciolgono e legano in terra è qualcosa che è stato prima sciolto o legato su nel cielo dove sono Iddio e Cristo Gesù.
La pretesa, pertanto, che Pietro sia la rocca di fondazione della chiesa e che abbia la suprema autorità in essa e accordi accesso su nel cielo alle persone, è dimostrata falsa. Ciò esiste per i Papi della Città del Vaticano, poiché non una parola vien detta nella Scrittura relativamente a qualche “successore dell’apostolo Pietro”. Dalla menzogna anticristiana che Gesù edifichi la sua chiesa sopra Pietro e sopra i suoi successori è venuta la menzogna che il Papa sia infallibile e che quando interpreta la Scrittura parli con autorità e non possa errare. La pretesa dell’infallibile interpretazione personale e d’essere la pietra di fondazione della chiesa è negata con enfasi da Pietro stesso, come pure dagli altri scrittori della Bibbia. (2 Piet. 1:20; 1 Piet. 2:3-8; Isa. 28:16; 8:14) La pretesa alle chiavi affidate al solo apostolo Pietro dei governanti politico-religiosi della Città del Vaticano è dunque altrettanto falsa quanto il Diavolo stesso.