L’inferno vuotato
1. Che cosa compresero rettamente che fosse lo Sceol gli scrittori ebrei della Bibbia?
GLI Ebrei che adoperano la parola Sceol scrivendo la Bibbia sapevano benissimo cosa intendevano dire. Il loro modo di esprimersi rivela che non attribuivano alcuna idea di pene o di delizie al luogo del quale parlavano. In realtà escludevamo da quel luogo ogni sensazione e ogni attività. Essi lo associarono sempre alla morte e i morti, non alla vita e i viventi. Il preciso significato della parola nella lingua ebraica originale mostra che Sceol significa luogo di sepoltura, ossia la condizione di morte del genere umano. Sceol significa letteralmente “luogo di riposo” o “luogo vuoto”. Entrambi questi significati descrivono bene la tomba, perchè questa è generalmente un luogo scavato nel suolo per ricevere il cadavere, e Giobbe 3:17 dice: “Là cessano gli empi di tormentare gli altri. Là riposano gli stanchi”.
2. Come resero la parola Sceol greci, latini, e italiani?
2 La più antica traduzione delle Scritture, fatta dall’ebraico in greco, fu quella chiamata dei Settanta, e questa traduzione adoperò per la parola Sceol quella greca “Ades”. Il semplice significato letterale di “Ades” è “il luogo invisibile”. I morti seppelliti nel sepolcro sono in un luogo o allo stato invisibile. Ades è la parola adoperata dai discepoli di Gesù nelle Scritture Greche cristiane generalmente chiamate “Il Nuovo Testamento”. Quando Giovanni Diodati fece la sua traduzione in italiano nel 1607, adoperò la parola “inferno” e i successivi traduttori in italiano hanno seguito il suo esempio fino ai tempi più recenti. Diodati tradusse le Scritture più di trecento anni fa. Per citare lui, in Matteo 11:23: “E tu, o Capernaum, che sei stata innalzata infino al cielo, sarai abbassata fin nell’inferno”. Dobbiamo ricordare, quindi, che “inferno” è un’antica parola italiana. È derivata dalla parola latina infernus, che significa “luogo inferiore, o quello che si trova sotto, o sotterra”. Il luogo, cioè, dove si trovano i morti nei sepolcri. Così vediamo che in queste traduzioni come nelle lingue originali della Bibbia, le parole adoperate descrivono la tomba comune dell’umanità, e in loro stesse tali parole non contengono alcuna idea di tormento o di delizie, nessuna sensazione o facoltà di pensare.
USI DEL TERMINE “SCEOL”
3. In qual senso è l’inferno chiamato un luogo dove nascondere, e perchè?
3 Gli uomini della Bibbia, avendo un’esatta intelligenza di quello che era, ne parlavano come il luogo dove nascondere. Così udiamo Giobbe, nell’afflizione a cui lo sottoponeva il Diavolo, esclamare invocando Dio: “Chi mi darà che tu nell’inferno mi cuopra, e ascoso mi serbi, fino a tanto che passi il tuo furore, e che tu mi prescriva un tempo, in cui ti ricordi di me?” (Giob. 14:13, Martini) Ora, se il Diavolo fosse nell’inferno, dov’è normalmente raffigurato che sia, sarebbe inverosimile che Giobbe pregasse di esservi nascosto, mentre già stava soffrendo orribilmente per mano dello stesso Diavolo. Ma, ben sapendo che Sceol è il sepolcro, Giobbe poteva ragionevolmente pregare di esser lasciato morire e di andarvi secondo la volontà di Dio. Degli empi che tentano di scampare all’indignazione divina Geova Dio dice: “Quand’ei scendessero fino all’inferno, di là io li trarrò fuori colla mia mano; e se salissero fino al cielo; di lassù io li precipiterò”. (Amos 9:2, Martini) I religionisti dicono di solito che l’inferno è l’opposto del cielo, ma certamente Iddio non vuol dire che gli empi cercherebbero di ascendere al cielo dove si trovano Lui e i suoi angeli, proprio per sfuggire alla sua mano. Se lo Sceol fosse un luogo che avrebbe un compartimento di infuocati tormenti per gli empi, sarebbe difficile che tali persone desiderassero cercarvi un nascondiglio. Sarebbe come saltare dalla padella nella brace.
4. Come dividono i religionisti l’inferno? Quale fatto ignorano essi?
4 La Bibbia accerta che buoni e cattivi vanno insieme nello Sceol. Per questo i religionisti con le loro idee pagane sul destino riservato alle due classi insegnano che lo Sceol è diviso in due scompartimenti generali, uno per i buoni che senza fondamento scritturale è chiamato “limbo” o “Paradiso” e l’altro per i cattivi, al quale danno erratamente il nome di “Geenna”, che sarebbe un luogo infuocato. Costoro ignorano volontariamente un fatto: che la Parola di Dio mostra che TUTTI gli appartenenti al genere umano nati da Adamo sono imperfetti e peccatori agli occhi di Dio e che pertanto TUTTI sono condannati davanti a lui. “Il salario del peccato è la morte” e tutti stanno ricevendo questo salario. Perciò tutti vanno alla morte nello stesso luogo”. Difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio”. (Rom. 6:23; 3:23) Prima che Gesù Cristo morisse come sacrifizio di riscatto, fosse risuscitato e ascendesse al cielo col valore della sua offerta espiatrice, nessuna giustificazione mediante la fede nel suo sangue datore di vita è mai stata possibile per qualsiasi uomo. Non vi è dunque alcuna ingiustizia nel fatto che tutti quelli che morirono prima dell’ascensione di Cristo al cielo entrarono nel medesimo luogo, nello Sceol, il comune sepolcro. Tutti potevano in seguito essere redenti dallo stesso luogo da un unico sacrifizio, quello del Messia.
5. Quando venne l’inferno all’esistenza? Da allora chi ci va?
5 Quando venne all’esistenza lo Sceol (o “inferno”, come fu tradotto il termine)? Da quanto ci è narrato, possiamo rilevare che incominciò ad esistere quando il primo testimone di Geova, Abele, fu ucciso dal suo fratello Caino e il suo sangue gridò a Dio dalla terra. Non sappiamo se Caino abbia sepolto il cadavere di Abele. (Gen. 4:8-11) Comunque, andando in isfacelo e ritornando nella polvere della quale è formato il genere umano, il suo corpo doveva andare nell’inferno della Bibbia, nello Sceol. Non fu il grido innalzato da Abele a Dio da qualche antiscritturale luogo chiamato “limbo” o “Paradiso” che richiamò l’attenzione di Dio sull’omicidio. Il Paradiso esisteva ancora a quell’epoca sulla terra, e i cherubini vibravano ancora la fiammeggiante spada ad oriente di quel Paradiso per impedire a uomini di ritornarvi, trovare l’albero della vita e vivere per sempre. (Gen. 3:24; 4:16) Era il sangue d’Abele, per ricevere il quale la terra aveva aperto la bocca, che chiedeva la vendetta divina. Da allora tutti gli uomini e tutte le donne che morirono o furono uccisi e che vengono a trovarsi sotto quanto è stato provveduto dal sacrifizio di riscatto del Messia sono andati nel medesimo luogo dove andò Abele, nello Sceol. (Eccl. 3:19-21) Il patriarca Giacobbe non pensava menomamente che il suo diletto figlio Giuseppe fosse stato empio tanto da doversi addolorare che fosse andato nello Sceol dove lui, suo padre, voleva andarlo a raggiungere nella sua età canuta. — Gen. 37:35; 42:38; 44:29, 31.
6. Perché si dice che lo Sceol non è mai soddisfatto, è dilatato e profondo?
6 È dunque evidentissimo che Sceol o “inferno” non fu creato da Geova Dio come un reame nel quale il Diavolo dovrebbe presiedere, visto che quelli che si serbano fedeli all’Altissimo Iddio vi vanno alla morte. Questa temporanea dimora dei morti ha reclamato miliardi di persone. Continuerà a reclamarne sempre più finché questo vecchio mondo di Satana il Diavolo sia distrutto ad Harmaghedon ed il Figliuolo di Dio Gesù Cristo incominci il suo regno di mille anni. Fino ad allora lo Sceol sarà vorace e non sarà mai sazio. “L’inferno e la morte non mai dicono, basta”. “Tre cose sono insaziabili, e la quarta, che non dice mai: Basta. L’inferno, e la matrice, e la terra, che non si sazia di bere l’acqua; il fuoco poi non dice mai: Basta”. (Prov. 27:20; 30:15, 16, Martini) Poiché tanta gente moriva di fame e di sete, il profeta disse: “Per questo l’inferno ha dilatato il suo seno, ed ha aperta la bocca sua smisurata”. (Isa. 5:14, Martini) Poiché ne contiene tanta e può contenerne ancora dell’altra, è chiamato luogo profondissimo. La sua brama di vittime è insaziabile, com’è la brama dell’uomo egoista. — Giob. 11:8; Abac. 2:5.
QUIVI TUTTI SONO SENZA VITA
7. Sulla credenza di quale dottrina dividono i religionisti l’inferno?
7 Gli istruttori religiosi della cristianità hanno adottato le filosofie pagane a riguardo dell’anima umana. Perciò hanno falsato le Scritture facendo loro insegnare che l’inferno è diviso in due sezioni, una di beatitudine per i giusti e l’altra di demoniaci tormenti per gl’ingiusti. Su questa base essi stanno rinnovando i loro tentativi, secondo le istruzioni avute dal Vaticano, di terrorizzare gli uomini che si trovano nei loro sistemi religiosi diffamando Iddio e predicando delle terrificanti menzogne relativamente al luogo e allo stato di quelli che muoiono. In questo essi ricorrono alla dottrina pagana dell’immortalità dell’anima umana. Se la nostra anima è immortale, ragionano, essa dev’esser viva nell’inferno. E se tanto i buoni che i cattivi vanno in inferno, sarebbe ingiusto che entrambe le classi vi passassero per le stesse esperienze, e così essi ragionano che vi dev’essere un limbo o luogo di riposo e di beatitudine per i buoni e un luogo di tormenti per i cattivi.
8, 9. Che cosa dice il nuovo Catechismo in quanto al limbo e i tormenti dell’inferno?
8 L’Edizione Riveduta del Catechismo di Baltimore N. 3 pubblicata dalla Confraternita Cattolica il 21 aprile 1949 a Paterson, New Jersey, per esempio, si propone di rispondere alle sue domande di catechismo per il “mondo moderno”. Rispondendo alla domanda 95: “Che cosa intendiamo quando recitiamo nel Credo Apostolico che Cristo discese in inferno?” dice: “Intendiamo dire che, dopo ch’Egli morì, l’anima di Cristo discese in un luogo o stato di riposo, chiamato limbo, dove le anime dei giusti Lo aspettavano. (a) Il cielo era stato chiuso dal peccato di Adamo. I giusti fra i morti non potevano entrare nel cielo finché Cristo avesse pagato per il peccato dell’uomo e ne avesse riparato i danni. Costoro aspettavano la loro redenzione nel limbo”.
9 Rispondendo alla domanda 185, “Chi sono puniti in inferno?” lo stesso catechismo dice: “Sono puniti in inferno quelli che muoiono in peccato mortale; costoro sono privati della visione di Dio e soffrono spaventevoli tormenti, in ispecial modo quello del fuoco, per tutta l’eternità. (a) Le anime in inferno sono prive di qualsiasi aiuto. . . . Sono condannate alla compagnia dei demoni per tutta l’eternità”.
10. Insegnando queste cose, quali verità delle Scritture sono rigettate?
10 Vediamo dunque qui in quale errore sono caduti i religionisti accettando la dottrina pagana dell’immortalità innata dell’anima umana e rigettando l’esplicita dichiarazione di Dio: “Imperocchè tutte le anime sono mie: . . . l’anima che avrà peccato, ella perirà”. (Ezech. 18:4, Martini) Questo significa che neppure l’anima di Gesù fece eccezione, quand’egli morì per il peccato dell’umanità, poiché in Isaia 53:10-12 si legge: “Egli darà l’anima sua ostia per lo peccato, . . . Ha dato l’anima sua alla morte”. (Martini) Perciò quando Gesù morì non vi era alcuna anima vivente e cosciente in qualsiasi parte dell’inferno, nè vi era alcun demone. Neppure Gesù vi si trovava in vita e cosciente in modo da poter predicare ai morti. Non solo non poteva predicarvi, ma nessuno quivi avrebbe potuto ascoltare qualsiasi predicazione. Infatti in Ecclesiaste 9:5, 10, è scritto: “Quelli che vivono sanno d’avere a morire; i morti poi non sanno più nulla, e non han più nulla, e non han più veruna mercede, . . . Perocchè nè azione, nè pensiero, nè sapienza, nè scienza ha luogo nel sepolcro, verso del quale tu corri”. (Martini) Ecco perchè il salmista dice che quelli che sono in inferno dicono: “Se faccio il mio letto in inferno, ecco, tu vi sei”. — Sal. 139:8, Auth. Ver.; Crampon. Vedere pure Salmo 138:8 nella Versione Tintori.
11. Che cosa dimostra questo circa il ‘ricco nell’inferno’?
11 Questo dimostra che Gesù stava pronunziando una parabola e non narrava dei fatti reali quando parlava di un certo ricco e di un certo mendicante chiamato “Lazzaro” e diceva: “Morì anche il ricco, e fu sepolto nell’inferno. E alzando gli occhi suoi, essendo ne’ tormenti, vide da lungi Abramo, e Lazzaro nel suo seno: E sclamò, e disse: . . . Io son tormentato in questa fiamma”. (Luca 16:22-24, Martini) Gesù non diceva qui che nell’inferno letterale dove i morti sono sepolti vi sia un fuoco letterale. Egli illustrava in quel momento mediante una parabola che in questa vita una persona può morire a taluni ricchi privilegi prima goduti relativamente al patto abramico e poi passare per infuocate esperienze lungi dal favore di Dio in questa vita fino al giorno che muore effettivamente e cessa d’esistere.a
12. Perché il caso e le parole di Giona non sono in contraddizione col resto della Bibbia sull’“inferno”?
12 Sì ma, dirà qualcuno, Giona gridò mentre si trovava in mezzo al mare: “Io gridai nella mia afflizione al Signore, ed egli mi udì: Io gridai dal ventre dell’inferno, e tu hai udito la mia voce”. (Giona 2:3, Douay) Non era forse Giona quivi vivente nel “ventre dell’inferno”? Certo, ma questo non dimostra che quelli che si trovano in inferno siano in vita, poiché Giona non era nell’inferno letterale. Egli era in vita nel ventre di una balena o di un mostro marino. Sembrava quasi impossibile che potesse uscirne vivo, e così egli pensava che il ventre del pesce fosse per lui l’inferno, vale a dire lo Sceol, il sepolcro. Egli si trovava dunque in un luogo vuoto, in un luogo invisibile. Per tutti questi motivi ne parlò allora come se fosse il “ventre dell’inferno”. Se fosse stato nel vero inferno o Sceol, non sarebbe stato in vita e non avrebbe potuto pertanto gridare a Geova Dio. Parecchi secoli dopo Gesù disse: “Siccome Giona stette per tre giorni e tre notti nel ventre della balena; così starà il Figliuolo dell’uomo per tre giorni e tre notti nel seno della terra”. (Matt. 12:40, Martini) Così alla sua morte Gesù andò nel vero inferno o Sceol. Il fatto che Giona si trovò mentalmente in grande angoscia e in grande distretta corporale nel ventre di una balena non ci autorizza a dire che sia dimostrato che nell’inferno si sia in “spaventevoli tormenti”. Se tale fosse il caso, questo servirebbe altresì a dimostrare che anche Gesù, mentre fu nell’inferno o Sceol, si trovò in quegli spaventevoli tormenti, visto ch’egli si paragonò a Giona. Per di più Giona uscì dal suo “inferno”, e anche Gesù uscì dall’inferno. Perciò il caso e le parole di Giona non possono essere in contradizione con il resto della Bibbia relativamente allo stato dei morti e alla natura dell’inferno.
13. Forse che le parole “e vivi scendano nell’inferno” dimostrano che in quel luogo vi sia qualche vita? Perchè?
13 Sta bene, ma allora, se non vi è vita in quel luogo, perchè pregò Mosè che certi ribelli scendessero “vivi nell’inferno”? Perché intendeva dire semplicemente che sarebbero stati sepolti vivi. Non intendeva certo dire che sarebbero rimasti in vita dopo esservi discesi. E infatti leggiamo: “E ricoperti della terra sceser vivi all’inferno e perirono in mezzo alla moltitudine”. (Num. 16:30; 33, Martini) Lo stesso significato di essere sepolti vivi è contenuto nel Salmo 54:15 (Martini) che dice: “Venga sopra costoro la morte, e vivi scendano nell’inferno”. (Sal. 55:15, Vers. Riv.) Per descrivere come alcuni intriganti che parlano d’inghiottire vivi gl’innocenti, Proverbi 1:12 riporta queste loro parole: “Lo ingoieremo vivo, come fa l’inferno, e tutto intero, come uno che cade in un baratro”. (Martini) Quindi questi passi non dimostrano affatto che delle anime immortali umane vivano in qualche luogo dopo la morte.
14. Che cosa accade fisicamente a quelli che scendono nello Sceol o inferno?
14 La Parola di Dio così si esprime relativamente alla creazione di Adamo: “Il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente”, e fu a questa anima vivente che Iddio disse parlandole del frutto proibito: “Nel giorno in cui ne mangerai, tu morrai”. (1 Cor. 15:45; Gen. 2:7, 16, 17, Tintori) Quando Adamo peccò mangiando del frutto proibito, Iddio lo condannò a morte dicendogli: “Ritornerai nella terra dalla quale fosti tratto; perchè tu sei polvere, ed in polvere ritornerai”. (Gen. 3:19, Tintori) Iddio non fece alcun accenno che vi fosse una sopravvivenza dell’anima per Adamo ed Eva. Quando uno discende nella tomba senza essere imbalsamato, si dissolve, si riduce in polvere e cessa d’esistere come creatura vivente e intelligente. Ecco perchè le Sacre Scritture dicono che quelli che vanno nello Sceol o inferno escono dall’esistenza e alla fine si dissolvono fino ad essere ridotti a materia senza forma e senza vita. Questo conferma le parole di Giobbe: “Come si dissipa e svanisce una nuvola, così chi nell’inferno discende, non ne risalirà”. (Giob. 7:9, Martini) “Come, la siccità e il calore assorbon le acque della neve, così il soggiorno de’ morti inghiottisce chi ha peccato”. (Giob. 24:19) Tutto questo mostra che lo Sceol non è un luogo come vien descritto dalla Gerarchia Cattolica Romana, un luogo per preservare in vita le anime umane supposte immortali.
COME VI DISCENDE L’ANIMA
15. In che modo mostra la Bibbia dove vanno le anime umane alla morte?
15 A questo punto ci troviamo di fronte a una domanda interessante: Se in quel luogo le anime non sono preservate in vita, perchè dunque dicono le Sacre Scritture che è l’anima quella che vi discende? La prima volta che la Bibbia lo dice è in una profezia che l’apostolo Pietro applica a Gesù Cristo. Essa dice: “Perocchè tu non abbandonerai l’anima mia nell’inferno nè permetterai che il tuo santo vegga la corruzione”. (Sal. 16:10, NM; 15:10 e Atti 2:27, 31, Martini) Altri versetti i quali mostrano che l’anima umana vi discende alla morte dicono: “Signore, tu traesti fuor dall’inferno l’anima mia; mi salvasti dal consorzio di quelli che scendono nella fossa”. “Perocchè grande ell’è la misericordia tua sopra di me, e l’anima mia hai tratta fuori dall’inferno profondo”. Qual è quell’uomo che avrà vita senza veder mai la morte? chi trarrà l’anima sua dalle mani d’inferno? “Tu lo percuoterai [il fanciullo] colla verga; e libererai l’anima di lui dall’inferno”. — Sal. 29:3; 85:12; 89:48, NM; 88:47; Prov. 23:14, Martini.
16. In qual senso fu “l’anima” di Gesù nello Sceol o inferno?
16 Nessuno sforzo d’immaginazione potrà far dire a questi versetti che l’anima umana non sia soggetta a morire e che dopo che il corpo è sepolto ed è diventato invisibile l’anima immateriale continui a vivere e vada in un luogo invisibile a godervi la beatitudine e il conforto in un così detto “limbo” o a soffrirvi infocati tormenti in un purgatorio o inferno. Questo sarebbe in contradizione con la Bibbia, la quale dice che l’anima umana non è immortale ma muore e che quelli che scendono nello Sceol o inferno sono inconsci e inattivi. L’anima umana non è qualche cosa di separato e distinto dal corpo fisico e non può esistere separata dal corpo umano. Occorse la combinazione del corpo umano con il soffio di vita alitato dalla potenza di Dio per far sì che il primo uomo, Adamo, diventasse un’anima vivente. La Bibbia parla delle creature umane chiamandole anime. Essa parla anche dell’esistenza attiva, cosciente, di tale creatura come di un’anima. Infatti, la parola ebraica néfesc che la versione inglese della Bibbia chiamata King James traduce anima 428 volte e creatura 9 volte, essa pure traduce vita 119 volte; e la parola greca psýche che la stessa versione traduce anima 58 volte, è pure tradotta vita 40 volte. Così quando il corpo di Gesù fu deposto nella tomba scavata nella roccia nel giardino di Getsemane, quel corpo morto di Gesù vi rimase per tre giorni, ma la sua anima, vale a dire la sua esistenza attiva e cosciente, aveva cessato di esistere. Egli aveva “dato l’anima sua alla morte”. Cosicchè, essendo il corpo di Gesù nel sepolcro ed essendo la sua esistenza cosciente estinta, fu detto che la sua anima era nello Sceol o inferno. Egli non poteva avere un’esistenza cosciente o anima separata da qualche corpo, e per tutto il tempo che il suo corpo umano giacque senza vita nel sepolcro la sua anima o esistenza senziente fu trattenuta nel sepolcro, Sceol o inferno.
17. Che cosa mostrano le Scritture che Iddio desta dallo Sceol o inferno?
17 È importante notare qui che l’ispirata Parola di Dio non dice relativamente a Gesù: ‘Non lascerai il mio corpo in inferno’. E nessun altro passo delle Scritture dice che Iddio avrebbe liberato dallo Sceol o inferno il corpo umano col quale noi moriamo. Esse dicono riferendosi a Gesù: “Non abbandonerai l’ANIMA mia nell’inferno”. Che cosa dimostra questo? Dimostra che nella risurrezione dai morti non è il corpo umano col quale la persona morì che Iddio fa risorgere dai morti. È l’ANIMA o esistenza cosciente come creatura che viene da Dio risuscitata, e non vi è nessuna prova biblica che dia al così detto “Credo Apostolico” ragione di parlare della “risurrezione dei corpi”. Questo dimostra altresì che non fu il corpo carnale col quale morì Gesù e col quale fu sepolto quello che fu ridestato dallo Sceol o inferno. Prima che il corpo umano di Gesù potesse corrompersi nella tomba, Iddio ne dissolse miracolosamente la carne morta. — Atti 2:31; 2 Cor. 5:1, Martini.
18, 19. (a) Se il corpo umano di Gesù fu disciolto, come fu la sua anima ridestata? (b) Vi sono “spiriti dipartiti” in inferno? Perchè?
18 Qualche lettore potrà rimanere perplesso ed esclamare: ‘Ma dunque, se il corpo carnale di Gesù non fu ridestato, come avvenne che la sua anima non fu lasciata in inferno, e come potè questa sua anima essere ridestata e liberata dall’inferno?’ Rispondiamo: L’anima o esistenza cosciente di una creatura non può esistere separatamente da un corpo, è vero? Gesù depose la sua carne umana in sacrifizio, non è vero? Cosicchè Iddio ridestò l’anima di Gesù dall’inferno o Sceol dandogli un nuovo corpo, un corpo spirituale o celeste, e infondendo ad esso come ricompensa una vita immortale. Questo è precisamente quello che dichiara l’apostolo Pietro: “Perché anche Cristo una volta è morto per i nostri peccati, il giusto per gli ingiusti, per offrirci a Dio. È stato messo a morte secondo la carne, ma reso alla vita per lo spirito. Per esso andò a predicare anche agli spiriti che erano in carcere”. (1 Piet. 3:18, 19, Tintori) Così quando Gesù fu risuscitato fu ridestato come un’anima spirituale, perchè gli fu dato un corpo spirituale, esattamente come già aveva posseduto un corpo spirituale prima di diventare un uomo perfetto. Egli fu risuscitato per la vita nel mondo dello spirito. Per tal motivo potè predicare agli spiriti che erano trattenuti in carcere per aver disubbidito a Dio ai giorni di Noè. Quegli spiriti o “figli di Dio” disubbidienti discesero dal cielo e si materializzarono prendendo forma di uomini eccezionali, e sposarono le bellissime figliuole degli uomini e generarono una discendenza ibrida. Quando, al diluvio, essi smaterializzarono quei loro corpi umani e ritornarono nel reame dello spirito, Iddio lasciò che fossero imprigionati a motivo della loro disubbidienza, in carcere nel mondo dello spirito. Se Gesù non fosse stato ridestato alla sua risurrezione anima spirituale e non fosse ritornato in tal modo nel reame dello spirito, non avrebbe potuto predicare a quegli spiriti quivi imprigionati. (Gen. 6:1-4) Ma ora Cristo Gesù, “reso alla vita per lo spirito” poteva essere sommamente innalzato in cielo, alla destra del Padre suo, reso di molto superiore agli angeli. — Filip. 2:5-11; 1 Piet. 3:21, 22.
19 Compiacetevi di notare che Pietro non disse che gli “spiriti in carcere” fossero in inferno. È cosa assolutamente contraria alle Scritture affermare, come fanno molti religionisti, che l’inferno, Sceol o Ades sia un “luogo di spiriti dipartiti”. È semplicemente addentrarsi nel più sordido demonismo e paganesimo applicare questa espressione al luogo dove gli uomini vanno alla morte. In quel luogo non vi sono spiriti (vale a dire persone spirituali). In Ecclesiaste 12:7 si legge relativamente alla morte dell’uomo: “Torni la polvere nella sua terra, donde ebbe origine, e lo spirito ritorni a Dio, di cui fu dono”. (Martini) Nel momento in cui Gesù stava per esalare l’ultimo respiro sul legno di tortura al Calvario, non disse: ‘O inferno, nelle tue mani rimetto il mio spirito.’ Le sue parole, quali ci sono riportate in Luca 23:46, sono: “Padre, nelle mani tue raccomando il mio spirito”. E così dicendo, Gesù citava il Salmo 30:5 (Martini). Quello spirito era il potere di vita avuto da Dio che animava Gesù, e solo Geova Dio poteva restituirglielo risuscitandolo dai morti.
LE SUE PORTE NON POSSONO PREVALERE
20. perché le porte dell’inferno non prevarranno contro la chiesa di Cristo?
20 Se l’inferno fosse un posto di sofferenze di purgatorio per alcuni e di eterni tormenti per altri, i quali tutti si trovassero in un calore più ardente di quello prodotto dall’esplosione di una bomba atomica, Gesù sarebbe, dalla sua risurrezione in poi, responsabile di tutte le loro atroci sofferenze. Che cos’è questo mai? Certo! perché Gesù disse dopo la sua risurrezione all’apostolo Giovanni: “Io sono il primo e l’ultimo, e vivo, ma fui morto; ed ecco che sono vivente pei secoli de’ secoli, ed ho le chiavi della morte e dell’inferno”.b (Apoc. 1:17, 18, Martini) Avendo le chiavi, Gesù può sciogliere i morti, non solo dallo stato di morte, ma anche dall’inferno o Ades. Gesù fu il Primo ad essere ad opera della diretta e non assistita potenza di Geova Dio risuscitato dai morti. E fu pure l’Ultimo che Iddio abbia risuscitato in questo modo, poiché da ora in poi egli si serve del suo Figliuolo Gesù Cristo per risuscitare tutti gli altri morti che si trovano nei sepolcri. A questo proposito Gesù disse a Pietro: “E io dico a te, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa; e le porte dell’inferno non avran forza contro di lei”. (Matt. 16:18, Martini) La Gerarchia Cattolica Romana vorrà compiacersi di osservare che Gesù non disse a Pietro che gli dava le chiavi dell’inferno. Fu circa trent’anni dopo la morte di Pietro che Gesù stesso disse all’apostolo Giovanni ch’Egli aveva le chiavi della morte e dell’INFERNO. Essendo Gesù in possesso di queste chiavi, le “porte dell’inferno” non possono aver forza contro la sua chiesa o assemblea di seguaci. E perchè non lo possono? Perché egli ha il potere di liberarli e li libererà al proprio tempo.
21. Accedono alla vita le porte dell’inferno? Di quale altra cosa è riferito che ha le porte?
21 L’espressione “porte dell’inferno” è molto antica. Sette secoli prima di Gesù, il re di Gerusalemme Ezechia, credette di essere in punto di morte ed esclamò: “Alla metà dei miei giorni dovrò andare alle porte dell’inferno”. Ch’egli si aspettasse di trovarsi quivi morto e non vivente nella beatitudine e nel conforto come in un paradiso, è confermato dalle seguenti sue parole: “Certo non ti glorificherà l’inferno, non ti loderà la morte, nè quelli che scendono nella fossa spereranno nella tua veritá”. (Isa. 38:10, 18, Tintori) Anche della morte si disse che aveva le porte”. Ma il Signore di mezzo al turbine parlò a Giobbe, e disse: Son elleno state aperte a te le porte di morte, e que’ tenebrosi liminari gli hai tu veduti?” (Giob. 38:1, 17, Martini) Il re Davide rivolse con riconoscenza le seguenti parole a Geova Dio: “Tu, che mi rialzi dalle porte di morte, affinché annunzi io tutte le lodi tue alle porte della figliuola di Sion”. (Sal. 9:14, Martini) E il Salmo 106:18 (Martini) dice dei disubbidienti: “L’anima loro ebbe in avversione qualunque cibo; e si accostarono fino alle porte di morte”.
22, 23. (a) Quando si aprono le porte dell’inferno e quelle della morte? (b) Come quali specie di anime prevarrà la chiesa su di esse, e in che modo?
22 Quando muore un uomo, le porte della morte si aprono per riceverlo, e quando viene sepolto si aprono per riceverlo le porte dell’inferno, Sceol o Ades. Ma nessuna di queste porte poterono prevalere contro Gesù, perchè egli fu fedele a Dio fino alla morte e perciò l’Onnipotente Iddio gli promise di risuscitarlo. E le porte dell’inferno e della morte non possono neppur prevalere contro la chiesa dei seguaci di Gesù e trattenerli per sempre dopo che, come Gesù, hanno dato prova di fedeltà fino alla morte. No; poiché il risuscitato Gesù ha ogni potere nel cielo e sulla terra ed ha altresì le chiavi della morte e dell’inferno. Cosicchè egli può adoperare le chiavi, dischiudere le porte e ridestare i suoi fedeli seguaci dallo stato di morte nel sepolcro. Ha promesso di farlo. (Apoc. 1:18; 2:10, Martini) Egli libererà o risusciterà la loro anima, non come creature con vita umana, ma come creature con vita spirituale nel cielo.
23 In quanto alla loro risurrezione in 1 Corinzi 15:37, 38, 42, 44 è dichiarato: “E seminando, non semini il corpo che deve venire, ma un nudo granello, per esempio, di frumento, o di alcun’altra cosa. Ma Dio gli dà corpo nel modo che a lui piace: e a ciascun seme il suo proprio corpo. Così pure la risurrezione de’ morti. Si semina (corpo) corruttibile, sorgerà incorruttibile. Si semina un corpo animale, sorgerà un corpo spirituale”. (Martini) Costoro saranno per sempre anime spirituali, rivestite d’immortalità e incorruttibilità. Sono quelle delle quali è scritto: “Sonerà la tromba, e i morti risorgeranno incorrotti; e noi saremo cangiati. Imperocchè fa d’uopo che questo corruttibile dell’incorruttibilità si rivesta; e questo mortale si rivesta dell’immortalità”. (1 Cor. 15:52, 53, Martini) Questo vale anche per l’apostolo Pietro. Anche lui dev’essere liberato di dentro le porte dell’inferno mediante l’uso che farà Gesù delle “chiavi”.
NESSUN FUOCO QUIVI!
24. Che cosa cerca il clero di mettere in Inferno, e perchè?
24 Non temiate! Non vi è nessun fuoco in nessuna parte dello Sceol, Ades o l’inferno che la pura Parola di Dio insegna. Per costringere gli impauriti ignoranti nei loro sistemi religiosi e in sottomissione alla loro religiosa gerarchia, il clero della cristianità ipocrita ha cercato di mettere il fuoco nello Sceol, Ades o inferno. E lo fa traducendo inferno una parola del tutto diversa, e cioè la parola greca Geenna. Il fatto è che con l’unica parola inferno essi traducono tre diverse parole greche: Ades, Geenna e Tartaros. In tal modo inducono le persone ignoranti a immaginare che le tre parole significano una stessa cosa o sono tutti nello stesso luogo. Noi siamo onesti con i nostri lettori quando diciamo, che tutti e tre si riferiscono a diverse cose. Il termine “Tartaro” ricorre una sola volta nelle Scritture, in 2 Pietro 2:4 (Martini) e non si riferisce alle creature umane, ma agli angeli del cielo che peccarono. Non ha nessun rapporto con lo Sceol o Ades. Relativamente alla parola Geenna, vi era un luogo così chiamato fuori delle mura di Gerusalemme, a sud-ovest. Quivi c’era del fuoco, è verissimo, ma i Giudei non hanno mai riferito a quel luogo il nome di Sceol o Ades. Nel suo sermone sul monte, come fu tradotto dal cattolico romano monsignor Antonio Martini, si legge che Gesù disse: “Ma io vi dico, che chiunque si adirerà contro del suo fratello, sarà reo in giudizio. E chi avrà detto al suo fratello: Raca, sarà reo nel consesso. E chi gli avrà detto: Stolto, sarà reo del fuoco della gehenna.” — Matt. 5:22, Martini; Ricciotti; Tintori; Spencer.
25. Quale significato fu dato alla Geenna, e perchè?
25 Nella nota marginale di Spencer sulla parola “Geenna” a questo versetto, si legge: “In ebraico, Ge-hinnom, la Valle o Vallata di Hinnon”. Questa era una valle a mezzodì di Gerusalemme dove, durante il regno dei re empi, era adorato il dio pagano Moloc. Durante le riforme istituite da Giosia questo culto idolatra fu abolito e la valle sconsacrata per sempre. In seguito i Giudei se ne servirono come luogo dove si gettavano i rifiuti di ogni specie di cose e i corpi degli animali e dei criminali morti. Per impedire le infezioni, vi venivano tenuti costantemente accesi dei fuochi; ed il luogo divenne un tipo dello stato di punizione dei perduti”. Anche la nota in calce sulla parola Geenna nella traduzione della Catholic Confraternity del 1941 ci avverte che quei criminali non erano gettati vivi in questa Geenna per esservi torturati nel fuoco e zolfo; ma che quello era un luogo “dove i corpi dei criminali venivano arsi dopo l’esecuzione della sentenza”. Erano gettati in quella valle per esservi consumati dai vermi o dal fuoco alimentato da zolfo, perchè erano considerati come cosa troppo vile per essere risuscitati dalla morte. Perciò non ottenevano una sepoltura in una tomba e non andavano nello Sceol, Ades, inferno, ossia nel sepolcro comune del genere umano. Da questo punto di vista la Geenna divenne simbolo di assoluta distruzione, di annientamento.
26. Come dimostrò Gesù che non esiste vita nella Geenna e che dobbiamo temere Iddio?
26 Non vi è vita di alcuna anima nella Geenna, e per conseguenza non vi è alcuna tortura di anime umane dopo la morte. Gesù ne diede la più chiara dimostrazione. Esortando i suoi apostoli a predicare intrepidamente l’evangelo, come se lo predicassero dai tetti. egli disse: “Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto chi può far perdere nella Geenna e anima e corpo”. (Matt. 10:28, Ricciotti) Uccidendo il corpo umano i nostri nemici possono farci scendere nello Sceol, Ades o inferno; ma con questo non possono distruggere la nostra anima. Naturalmente, mediante un tale atto essi possono fermare la nostra anima o vita cosciente per un certo tempo. Ma questo non è distruggerla per sempre. perché no? Perché Iddio ha promesso di risuscitare dallo Sceol o Ades quelli che gli sono fedeli. Egli lo farà sotto il regno di Cristo; e nel risuscitare i fedeli seguaci di Gesù per mezzo di lui, li rivestirà d’immortalità nel reame dello spirito. Perché dovremmo, dunque, temere il potere dei nemici di ucciderci secondo il permesso di Dio onde dimostriamo la nostra fedeltà a lui? Invece di temere costoro, dobbiamo temer Lui. Perchè? Perché Iddio può distruggere sia la nostra anima che il nostro corpo nella Geenna, e Geenna significa stato di distruzione da cui non vi è risurrezione dell’anima.
27, 28. Come può Iddio gettare nella Geenna, e che cosa significa questo?
27 Gesù disse pure: “Ora a voi che siete miei amici, dico: — Non abbiate paura di coloro che uccidono il corpo, e dopo ciò non possono fare nulla di più; ma lo vi mostrerò chi dobbiate temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettarvi nella Geenna; sì, vi dico: Temete colui”. (Luca 12:4, 5, Ricciotti; Spencer; Crampon; Nácar-Colunga) Vedete dunque che nè il papa, nè alcun cardinale, prete, uomo politico o ufficiale militare può gettarvi nella Geenna per aver ubbidito ai comandamenti di Dio, perchè l’estinzione a cui tali uomini vorrebbero condannarci può essere resa nulla dall’Onnipotente Iddio, facendoci risorgere dai morti mediante Cristo Gesù, il Re. Ecco perchè dobbiamo temere Geova Dio e non dobbiamo disubbidirgli, neppure quando i suoi ordini e comandamenti contrastano con quelli degli uomini. La Geenna nella quale egli può gettarci non è il tormento eterno in un fuoco e zolfo letterali, cosa che sarebbe impossibile poiché le nostre anime umane non sono immortali. Ma gettandoci nella Geenna dopo che il nostro corpo è stato ucciso e la nostra anima è morta equivarrebbe a gettarci nello stato di condanna dal quale non vi è più risurrezione dell’anima nel nuovo mondo.
28 Questo equivarrebbe alla distruzione assoluta dell’anima ossia dell’esistenza della creatura. Equivarrebbe alla eliminazione eterna da ogni vita come anima in qualsiasi luogo. Quella è la “punizione eterna” della quale parlò Gesù nella sua parabola delle pecore e dei capri. In essa la definì qual simbolo del “fuoco eterno, preparato pel diavolo e per gli angeli suoi”. Questo è l’opposto della “vita eterna” nella quale le giuste “pecore” vanno nel nuovo mondo sotto il regno di Cristo. (Matt. 25:41, 46, Tintori) Certamente, quindi, Colui che si deve pertanto temere è Geova Dio, il quale dispone a suo volere della risurrezione delle anime, e può per conseguenza infliggere la punizione eterna.
29. Che cosa può infiammare la lingua? In qual modo? Con quale risultato?
29 Poiché i traduttori rendono le parole sinonime Sceol e Ades col termine “inferno” essi fanno un volgare errore quando adoperano le espressioni “fuoco dell’inferno”, “accesa dall’inferno”, come si fece in Matteo 18:9, e Marco 9:46 e Giacomo 3:6, Martini. Non vi è fuoco nello Sceol o Ades. Se amassero veramente la verità le traduzioni dovrebbero tutte dire: “La Geenna di fuoco”, e in Giacomo 3:6 dire: “Anche la lingua è un fuoco . . . ed è infiammata dalla geenna”. Questo non significa certo che la nostra indisciplinata lingua sia un fuoco letterale e sia infiammata da una letterale Geenna come quella che ardeva fuori di Gerusalemme ai giorni di Giacomo. Il pensiero corretto è che la lingua può fare e cominciare una gran quantità di discorsi altrettanto dannosi quanto una conflagrazione e che un tale uso a sproposito della lingua può avere per risultato la distruzione eterna raffigurata dalla Geenna per colui che così se ne serve. Questo è il motivo per cui Giacomo avvertiva che chi si fa maestro in cose spirituali si assume una grave responsabilità verso Iddio ed ha l’obbligo d’insegnare la verità ai suoi uditori. Perciò quando si pensa al clero religioso della cristianità e al modo come torce le Scritture sull’Ades, Sceol, Geenna, l’anima e altre dottrine vi è buon motivo di temere per quella gente. Gesù disse alla loro antica controparte, agli ipocriti scribi e Farisei: “Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?” (Matt. 23:33) Non temiamo dunque tali uomini che tentano di infondere paura per mezzo di spudorate falsità che disonorano Iddio. Temiamo l’Iddio di verità, imparando a conoscerlo secondo verità.
LA DISTRUZIONE DELL’ADES
30. come sarà distrutto l’inferno, e cosa lo garantisce?
30 Sembrerà cosa strana e assurda alla maggior parte dei religionisti, ma Iddio ha il proposito di distruggere mediante Cristo lo Sceol, Ades o inferno. Egli incominciò questa distruzione diciannove secoli fa, quando risuscitò Gesù dai morti. Come avvenne la cosa? Avvenne per il fatto che non lasciò l’anima di Gesù nell’inferno; e l’apostolo Paolo ci dice che la risurrezione di Gesù è garanzia della risurrezione di tutti gli altri che si trovano nel sepolcro, cioè nello Sceol o Ades. “Ma ora Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono. Infatti, poiché per mezzo d’un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo d’un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poichè, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saran tutti vivificati”. (1 Cor. 15:20-22) A queste parole Gesù aggiunge: “L’ora viene in cui tutti quelli che son nei sepolcri, udranno la sua voce e ne verranno fuori; . . . in risurrezione”. (Giov. 5:28, 29) L’inferno, Ades o Sceol sarà così distrutto essendo vuotato di tutti quelli che vi si trovano. Viene altresì distrutto perchè Gesù Cristo depose la sua vita per cancellare quello che conduce gli uomini alla morte e al sepolcro, cioè il peccato ereditato da Adamo. L’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse o Rivelazione, descrive simbolicamente in qual modo questo avverrà sotto il regno di Dio mediante Cristo Gesù. Quivi leggiamo:
31. Come descrive Apocalisse 20:11-15 la sua distruzione?
31 “Poi vidi un gran trono fulgido, e sopra ci sedeva uno davanti al quale fuggì la terra e il cielo, e non ci fu più posto per loro. E vidi i morti, grandi e piccoli, stare davanti al trono. E furono aperti i libri, ed un altro libro fu aperto, quello della vita, e i morti furono giudicati secondo quel che stava scritto nei libri e secondo le loro opere. E il mare diede i suoi morti, e la morte e l’inferno diedero i loro morti, e ognuno fu giudicato secondo le sue opere. Poi l’inferno e la morte furon gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda. E chi non fu trovato scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco”. — Apoc. 20:11-15, Tintori; Martini.
32. Che cosa dimostra questo che l’inferno non è, e che cosa restituisce?
32 Dobbiamo fare attenzione e osservare che qui non si mostra che l’inferno o Ades sia “lo stagno di fuoco”. La traduzione di Etheridge dimostra qui che la parola inferno o Ades è la stessa dell’ebraico Sceol; questa traduzione fatta dalla versione Siriaca del testo, dice: “Ed il mare restituì i morti che erano in esso, e la morte e lo SCIUL restituirono i morti che erano in essi. E furono giudicati ciascuno secondo le loro opere. E la morte e lo SCIUL furon gettati nel lago di fuoco, che è la morte seconda”. (Apoc. 20:13, 14)c Sono i morti, non i viventi, che sono restituiti, e questo dimostra che coloro i quali si trovano nell’Ades o Sceol sono inconsci, senza vita, non sono affatto immortali. Che l’Ades o Sceol dove sono stati e che li restituisce è il sepolcro ci è rivelato dalla moderna traduzione cattolica romana di Spencer, nella quale si legge: “E il mare restituì i morti che erano in esso, e la Morte e il Sepolcro restituirono i morti che erano in essi, e furono giudicati ciascuno secondo le loro opere. E la Morte e il Sepolcro furono gettati nel Lago di Fuoco. Questa è la seconda morte — il Lago di Fuoco”. — Apoc. 20:13, 14, Spencer.
33. Quali domande suscita il fatto che l’inferno è gettato nello stagno di fuoco?
33 Può darsi che sia perchè voleva trasferire il significato tradizionale dell’inferno al “lago di fuoco” che questo ecclesiastico cattolico romano tradusse qui Ades con “il Sepolcro”. Ma se Sceol o Ades significa quello con cui il clero della sedicente cristianità terrorizza il popolo facendo credere che è un luogo di orribili tormenti in un letterale fuoco e zolfo, allora noi chiediamo: Che senso ha il gettare un tale luogo di fuoco e zolfo nel “lago di fuoco”? Che cosa si compie con tale atto? Ecco! qualcuno osserverà, voi dimenticate che Sceol, Ades o inferno è diviso in due regioni, cioè, il Paradiso luogo di riposo per i giusti, e la Geenna un luogo di punizione per gli empi.d Comunque, rispondiamo che non dimentichiamo questa falsa interpretazione di quello che è l’Ades o Sceol delle Scritture. È su questa interpretazione che inciampano i religionisti. Essi non affermano solo che quel luogo è diviso in due sezioni, ma anche che quando Gesù Cristo ascese al cielo, quaranta giorni dopo la sua risurrezione, condusse con lui quelli che si trovavano in quel Paradiso religioso e che attualmente il Paradiso è alla presenza di Dio. Cosicchè, se tale fosse il caso, quando avranno luogo la risurrezione e il giudizio descritti in Apocalisse 20:11-15, non vi sarebbe più alcun paradiso nello Sceol o Ades, ma solo il religioso ardente luogo di tormento. Perciò l’Ades gettato nel lago di fuoco non sarebbe altro che un luogo infuocato gettato in un altro. Ne spieghino i religionisti il senso e il significato.
34. Che cosa significa il fatto che l’inferno è gettato nello stagno? Come viene eseguito?
34 Secondo le Scritture ispirate, il gettare l’Ades o Sceol nello “stagno di fuoco” significa la distruzione dell’inferno. L’apostolo Giovanni spiega che “lo stagno di fuoco” non significa un letterale lago di fuoco, ma dice: “Questa è la morte seconda, cioè, lo staglio di fuoco”. Perciò gettare qualsiasi cosa in esso significa la morte o distruzione di tale cosa. Essendoci gettato, anche l’Ades o inferno resta distrutto. E questo avviene con la distruzione di ciò che l’Ades significa, vale a dire il sepolcro. Quando tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la voce del Figliuol dell’uomo, Cristo Gesù il Re, e ne verranno fuori nella risurrezione, per mezzo di quel miracolo i sepolcri resteranno vuoti. Non vi sarà più alcun sepolcro nè inferno, esattamente come togliendo i cadaveri da un cimitero e adattando il terreno ad altri usi, si distrugge quel cimitero. Cristo Gesù adempirà questo alquanto tempo prima della fine del suo regno di mille anni, perchè tutti quelli che sono risuscitati con la prospettiva di vita eterna sulla terra devono avere l’opportunità di un giudizio, e quindi essere giudicati alla fine completa dei mille anni.
35. Come sarà gettata anche la morte nello stagno di fuoco?
35 La prova della loro dedizione alla giustizia o della loro ostinazione nel peccato verrà fatta liberando Satana e i suoi demoni dall’abisso di restrizione per breve tempo onde servano come tentatori. Gli uomini che resisteranno a Satana e daranno prova d’incrollabile sottomissione al Re di Geova e al Governo Teocratico otterranno la vita eterna nel Paradiso sulla terra. Quelli che cederanno a Satana e ai suoi demoni e saranno giudicati indegni di vita eterna saranno gettati, oh no, non nell’Ades, Sceol o inferno un’altra volta. No, poiché allora quel luogo sarà stato distrutto e non sarà più riempito. Il giudizio divino dice: “Chi non fu trovato scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco”. (Apoc. 20:15, Tintori) Poiché lo stagno di fuoco è simbolo della morte seconda, questo significa che coloro i quali non sono trovati scritti vengono distrutti, corpo e anima nella Geenna, nell’annientamento eterno. La loro morte è la “morte seconda” e non la morte ereditata da Adamo. La morte adamica non riempirà più l’Ades o Sceol ma sarà stata spazzata via, perchè il Re avrà cancellato ogni peccato ereditario. Avrà innalzato tutti quelli che otterranno la vita eterna traendoli fuori dalla condizione di peccato e di morte ereditati da Adamo. In tal modo anche la morte sarà “gettata nello stagno di fuoco” e cesserà d’esistere. “Perché è necessario che egli regni ‘fino a che non abbia posto sotto i suoi piedi tutti i nemici’. L’ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte”. “E non vi sarà più morte, nè lutto, nè grida, non vi sarà più dolore, perchè le cose di prima son sparite”. — 1 Cor. 15:25 e Apoc. 21:4, Tintori.
[Note in calce]
a Vedere l’articolo “Il Povero Consolato” nell’opuscolo Rifugiati; e “Il Ricco in Inferno” nell’opuscolo Hereafter; e ancora The New World, pag. 359-361.
b La parola “Ades” è qui tradotta dal cattolico romano dott. F. A. Spencer “sepolcro”, come in Apocalisse 6:8 e 20:13, 14.
c The Apostolical Acts and Epistles, from the Peschito, or Ancient Syriac, di J. W. Etheridge, M. A., Londra, 1899.
d Vedere la nota marginale su Luca 16:23 della traduzione di F. A. Spencer.