Questa mascherata chiamata Natale
VISITATE la famiglia Kelly all’angolo e i Joneses dall’altra parte della strada il giorno di Natale e vedrete che essi celebrano la ricorrenza press’a poco nello stesso modo in cui la celebrano migliaia di altre persone in tutto il mondo. I Kelly sono cattolici, hanno nove figli e sono molto poveri. I Joneses sono protestanti, hanno tre figli e sono agiati. Queste circostanze rendono la celebrazione annuale di dicembre nelle due case assai diversa in molti particolari.
Nella casa Kelly, per esempio, vi è un minuscolo albero artificiale di Natale conservato da due anni. I Joneses hanno un pino tagliato di fresco così grande che si dovette asportare la punta per portarlo nella casa. Ciò non ostante, in tutto lo scopo e l’intento, lo spirito che regna nella due case è essenzialmente lo stesso. Entrambe sono colme di un’insolita atmosfera d’allegria, e sedendo alla tavola per il pranzo di Natale essi dimenticano momentaneamente le loro angustie e preoccupazioni giornaliere. Fedelmente, essi sono andati alle loro rispettive chiese più presto la mattina, dove hanno udito gli ecclesiastici esaltare il Natale come una celebrazione cristiana in onore di Gesù Cristo.
Ma fermiamoci a riflettere. Che cosa hanno a che fare queste cose come l’albero di Natale con le sue guarnizioni e gli altri accessori della festa — edera, candele, ceppo di Natale, frutta e noccioline, torte e maiale arrostito — con la nascita e la vita di Cristo? Perché si dà sempre crescente importanza allo “spirito di Natale”; eccessivo bere e mangiare, ubriacature e dissolutezza? Se il 25 dicembre è il compleanno di Cristo, perché le chiese orientali e ortodosse celebrano il Natale il 7 gennaio?
QUANDO NACQUE GESÙ?
Ognuno ammetterà che la Bibbia è l’unico libro di storia degno di fiducia su questo soggetto, e fortunatamente essa non ci lascia nel dubbio sul tempo dell’anno in cui nacque Gesù. Zaccaria, il sacerdote padre di Giovanni Battista, prestava servizio nel tempio nell’ottavo turno del sacerdozio, chiamato di “Abia”. Questo ricorreva al principio di giugno, e a quel tempo l’angelo del Signore lo informò che Elisabetta sua moglie avrebbe tosto concepito un figlio al quale si sarebbe dato il nome di Giovanni. (Luca 1:5, 8, 13, 23, 28) Cosicché quando l’angelo di Geova visitò la cugina di Elisabetta, Maria, nel sesto mese dal concepimento questo sarebbe avvenuto nel mese di dicembre. La narrazione mostra, dunque, che fu a quel tempo in dicembre che questa Maria, che doveva diventare la madre di Gesù, divenne incinta. Di conseguenza, Gesù non nacque in dicembre, ma piuttosto, nove mesi dopo, verso la fine di settembre o ai primi di ottobre. — Luca 1:26, 27, 30, 31, 36.
Per di più, le Scritture dicono che dei pastori facevano la guardia ai loro greggi in aperta campagna quando nacque Gesù. Perciò si era in autunno prima della stagione delle piogge, e non in dicembre, quando i greggi avrebbero svernato negli ovili. (Luca 2:8-20; Esdra 10:9, 13) Inoltre, Gesù fu battezzato nel fiume Giordano verso la data del suo trentesimo compleanno, e questo non avvenne nel corso dell’inverno. (Luca 3:21-23) Bisogna pure ricordare che Gesù fu inchiodato al legno all’età di trentatré anni e mezzo, e poiché questo avvenne al tempo della pasqua nella primavera dell’anno, egli era necessariamente nato trentatrè anni e sei mesi prima, vale a dire nell’autunno dell’anno e non in dicembre. Quindi tutti i passi delle Scritture sono molto precisi nel dimostrare che Gesù non nacque in nessun luogo intorno al 25 dicembre o al 7 gennaio. Per cui è un errore celebrare sia l’una che l’altra di queste date come giorno natalizio di Gesù.
Allora com’è che queste date sono state così universalmente accettate per la celebrazione del Natale? Uno sguardo all’antico paganesimo mostra che migliaia di anni prima della nascita di Cristo si adorava il sempre risorgente, il sempre tramontante, il mai morente sole come la sorgente della vita e dell’immortalità. Ogni anno si osservava come i giorni si accorciavano fino al solstizio d’inverno, il 21 dicembre, e quindi nel giubilo per il suo “ritorno” si celebrava una grande festa in onore del sole “rinato”. Quando l’esperimento della costruzione della torre di Babele si ridusse a una confusione gli adoratori del sole furono dispersi in tutto il mondo, e così fra i primi Scandinavi, Anglo-sassoni e Celti, come fra gli Egiziani, i Persiani ed altri, furono tenuti dissoluti festeggiamenti con gozzoviglie, ubriacature e impudici riti. Questa festa fra i Romani pagani era chiamata “festa dei Saturnali”.
L’ovvia conclusione che si trae da questi fatti è che la celebrazione del 25 dicembre è puramente di origine pagana e demoniaca. La Catholic Encyclopedia (vol. 3, pag. 727) dice: “La conosciutissima festa solare, tuttavia, del Natalis Invicti [natale dell’Invitto], celebrata il 25 dicembre, ha un forte vanto sulla responsabilità per la nostra data di dicembre”.
I primi Cristiani non ebbero nulla di comune con questa festa pagana. “Il Natale non fu tra le prime feste della Chiesa. Ireneo e Tertulliano l’omettono dai loro elenchi di feste,” dice la Catholic Encyclopedia. Tuttavia con l’andar del tempo la Chiesa Cattolica Romana si adoperava d’attrarre i pagani sempre in maggior numero, e così il clero attaccò un’etichetta “cristiana” ai saturnali pagani il 25 dicembre e ne fece la “messa di Cristo” o “Christmas”, come si dice in inglese.
Non solo il clero ammette questo, ma cerca pure di giustificarlo. Giacomo M. Gillis, C. S. P., editore del Catholic World (2 dicembre 1945), scrisse: “È un fatto ben noto che i papi e i concili della Chiesa primitiva istituirono deliberatamente una festa cristiana nel giorno o intorno al giorno di un carnevale pagano già precedentemente esistente, allo scopo di estirpare la pagana e generalmente licenziosa celebrazione”. Ma come la celebrazione continua di questa festa pagana con un’etichetta cristiana ha eliminato la celebrazione pagana? Sotto la malleveria e la benedizione del clero le usanze pagane son durate fino al tempo attuale.
ORIGINE E SIGNIFICATO DELLE USANZE NATALIZIE
Piante sempre verdi erano adoperate dagli antichi adoratori del sole come simbolo d’immortalità. In Egitto, dove non sono disponibili i pini, si sostituivano i rami verdi di palma. In India, si usavano ramoscelli di oleandro, ed i pagani di Roma decoravano le loro case per la grande festa dei Saturnali con grossi rami verdi. L’edera e l’agrifoglio erano parimenti considerati sacri dagli antichi Greci e da altri. I Druidi consideravano il vischio specialmente sacro, e nei loro riti mistici del 25 dicembre “il privilegio del vischio” permetteva a un giovane di baciare una ragazza sotto di esso per tutto il tempo che duravano le bacche, una per ciascun bacio.
Le candele accese alle finestre fanno ripensare alle candele di cera adoperate dai celebratori romani dei Saturnali. Il ceppo di Natale veniva bruciato annualmente alla festa di dicembre dagli Scandinavi. Molto prima che i cosiddetti Cristiani in Italia assumessero tale pratica i Cinesi e gli lndù usavano i fuochi d’artificio per rendere il loro culto dei demoni il più rumoroso possibile.
Anche gli speciali piatti di cibo di Natale e l’uso di forti bevande alcooliche ebbero origine presso i pagani. Fin dai giorni di Geremia quelli che si erano allontanati dalla pura adorazione di Geova cuocevano speciali focacce per la loro dea, “la regina del cielo,” ed è da quell’antica pratica che ebbero origine il “pan pepato”, i pasticci e altre cose simili. (Ger. 7:18) Erano i Druidi che arrostivano la testa di un cinghiale per la loro dea Freia e d’allora in poi il maiale arrostito è stato considerato molto appropriato per il pranzo di Natale. Il precursore del tazzone di ponce fu l’anglosassone tazzone di liquore con la sua inebriante birra. La ghiottoneria sia nel mangiare che nel bere era parte delle celebrazioni pagane quanto lo è ora fra i popoli della Cristianità. Ma la Bibbia condanna tali cose. — Prov. 23:21; Gal. 5:19-21; Filip. 3:19.
Il Santa Claus dalle rosee guance, dal doppio mento, barbuto, “giocondo buon compagno,” è stato associato alla festa molto più recentemente degli altri accessori. Alcuni pretendono che un santo vescovo di Myra per nome Nicholas, vissuto nel quarto secolo dopo Cristo, fu il primo “Saint Nicholas”, e nel Medio Evo e in seguito fu considerato il santo patrono dei monti di pietà e dei mendicanti. Egli fu dipinto come un personaggio semplice, pallido e piuttosto ascetico, finché un disegnatore s’impadronì di lui nel 1863 e vesti il “santo” in allegre vesti. In realtà “Saint Nicholas” è una personificazione del Diavolo, come indica The Century Dictionary.
Il Diavolo ha fatto tutto il possibile per bestemmiare e vituperare il vero e vivente Iddio e per allontanare il popolo dalla Sua pura adorazione. Per riuscire in entrambi questi malvagi intenti, come avviene quando i cosiddetti Cristiani celebrano il Natale, il Diavolo ha impiegato ogni astuzia seduttrice. Due maggiori caratteristiche del suo stratagemma sono state messe a nudo, quelle cioè di far passare una festa pagana per natività di Cristo, e l’uso continuato di costumanze, pratiche e simboli pagani nel nome di Cristo. Oltre a questo, Satana è riuscito così bene a vincolare i cuori e le affezioni ed emozioni del popolo a queste celebrazioni disonoranti Iddio che anche quando è informato del totale paganismo della cosa molti sono inclini ad attenersi ad esse come a un prediletto possesso. “E con ciò?” essi esclamano. Passate sopra alle cattive caratteristiche e guardate al bene che si fa, dicono. Guardate all’elevazione spirituale che si ottiene annualmente: doni ai poveri, canto di cori ispirati, lettura della Bibbia sull’argomento della ‘pace in terra, buona volontà fra gli uomini’. Un accurato esame di queste caratteristiche, tuttavia, mostrerà che sono ingegnose parti della mascherata.
Sarete sorpresi di apprendere che la distribuzione dei regali di Natale è tanto pagana nella sua origine quanto le altre costumanze. Obiettate a questo riferendovi al fatto che i “magi” portarono doni quando nacque Gesù? Ebbene, il punto è proprio questo. Quei “magi” erano adoratori del Diavolo venuti dall’Oriente, dalla Persia; ed essi vennero ad istigazione del Diavolo e avrebbero eseguito il suo intento di consegnare Gesù nelle mani di Erode se Iddio non avesse fatto fallire il piano. D’altra parte, vennero pure pastori timorati di Dio, ma non ci è narrato che si dessero alla pratica pagana dei doni. (Matt. 2:1-11; Luca 2:8-20) Tertulliano e altri dicono che lo scambio dei regali faceva parte delle celebrazioni saturnali. E gli inni che si cantavano alla festa furono i predecessori dei cori natalizi.
Siamo onesti relativamente ai doni di cestini di alimenti ai poveri in questa stagione. Ma che cosa avviene durante il resto dell’anno? Potrà il dono fatto una volta all’anno da una nazione che si chiama cristiana placare l’ira di Dio per il suo deliberato rifiuto del necessario ai poveri per tenere alti i prezzi? No davvero! Nessuna ostentazione esteriore di carità per i fondi di Natale potrà cancellare la sregolarità e peccaminosa distruzione di cibi e materiali: maiali uccisi, caffè bruciato, cotone sotterrato coll’aratro, latte, uova e patate gettati via. Sicuramente Iddio ascolterà il grido dei bisognosi che ricevono a Natale una porzione di nutrimento e son trascurati, dimenticati e oppressi per il resto dell’anno. — Sal. 9:16-18; Ger. 5:26-29; Amos 8:4-7.
Francamente, quelli che cantano più forte a Natale “pace sulla terra” sono precisamente quelli che si trovano alla testa nel combattere contro l’unico mezzo per ottenere questa pace perenne, cioè quella che verrà mediante il regno di Dio sul quale governa Cristo. Sono ipocriti che amano Dio con le labbra, ma col loro cuore, con la loro mente e con la loro condotta lo combattono. (Matt. 15:8) D’altra parte, il vero Cristianesimo non è una cosa da praticare solo un giorno all’anno. È una via di vita per tutti i tempi, una vita colma di canti di lode a Geova e di lode al suo Figlio diletto, una vita dedicata a fare la sua volontà e ad osservare i suoi comandamenti. — Giov. 14:21, 23, 24; 15:9, 10; 1 Giov. 2:3-6.
Tronchino tali osservanze i Kelly e i Joneses e tutti gli altri sinceri, onesti e retti che hanno celebrato a guisa di schiavi la festa pagana chiamata Natale e divengano liberi. Vengano fuori alla pura adorazione di Geova Dio il Datore della vita poiché tale adorazione è esposta nel grande Libro di libertà e verità, la Bibbia. Seguire una tale condotta cristiana significherà per loro non solo vita eterna, ma anche vita felice per l’eternità colma di gioia ed esultanza e pace per sempre. — Giov. 17:3.