Che cosa fare verso la fine
1. Perché è scientifica la dottrina biblica della fine del mondo, e perché la Cristianità sarà la sua prima parte ad aver fine?
I SETTARI religionisti del passato si persuasero che era vicina la distruzione del sole, della luna, delle stelle e della terra, e fecero molte cose insensate che attirarono su di loro il ridicolo e resero il soggetto della fine del mondo una cosa che provocava un sorriso d’incredulità o che era deliberatamente evitato. Le cose che si facevano erano insensate perché non erano le cose che la Parola di Dio dice di fare ai Cristiani che si trovano realmente alla fine. Il soggetto della fine del mondo non è un’idea pazza, insensata, che hanno solo i religiosi fanatici, tenendo una condotta stupida che suscita gli scherni del mondo. La fine del mondo è scientifica. Non vuol dire la distruzione del materiale universo di Dio ch’egli ha impiegato un tempo incalcolabile per portare alla gloriosa esistenza. Dal momento che “i cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani”, perché dovrebbe egli distruggere queste scientifiche meraviglie? Egli non farà una tal cosa. Sbarazziamo la dottrina della fine del mondo dalle assurde, non scritturali interpretazioni che la Cristianità le ha attribuito e che hanno portato a un’irragionevole condotta. La fine del mondo non significa la distruzione del nostro globo e delle creazioni materiali del cielo. Significa la fine dell’empia organizzazione di Satana il Diavolo invisibile e visibile. La Cristianità ha fatto essa stessa parte di questa organizzazione, quantunque pretenda di essere la “casa di Dio”. Per questa sua ipocrisia essa riceverà il più severo giudizio e sarà la prima parte di questo mondo ad aver fine.
2. Come apprendiamo qual è la cosa ragionevole e giusta da fare alla fine mondo?
2 La gente mondana pensa che non vi sia niente da fare se non s’immischia col mondo. Pensa che non vi sia nulla che possa tenervi occupati a meno che non vi unite al mondo. Pensa che ritirarsi dal mondo per non farne più parte significhi allontanarsi dal popolo e isolarsi in un monastero o in un convento. Ma che cosa fece Noè mentre camminò con Dio? Che cosa fecero lui e la sua famiglia quando si trovarono alla fine del mondo antidiluviano? Che cosa l’apostolo Pietro consigliò di fare ai Cristiani perché la fine completa di tutte le cose si era avvicinata? Consultando i racconti della Bibbia relativamente a quello che fecero i servitori di Geova Dio mentre furono minacciati da una calamità per sua mano, apprendiamo qual è la cosa ragionevole e giusta da fare mentre ci troviamo di fronte alla fine del mondo.
3. Che cosa dà Iddio prima di una calamità per sua mano, e come vi figura il tempo?
3 È oggi un assioma, almeno per i testimoni di Geova, che l’Onnipotente Iddio dà sempre annunzio anticipato delle calamità che produce su una parte del genere umano o su esso tutto. Questo si verificò in occasione della prima calamità globale o calamità mondiale. Deve verificarsi e si verificherà alla sovrastante calamità mondiale, perché il più grande testimone di Geova, Gesù Cristo, disse che i giorni nostri dovevano essere simili a quelli di Noè: “Come avvenne ai giorni di Noè, così sarà pure ai giorni del Figlio dell’uomo”. (Luca 17:26, NM) Geova Dio fissò il momento dell’arrivo del diluvio al giorno preciso. Egli fissò anche l’inizio del tempo in cui doveva esserne annunziata pubblicamente la venuta, e questo abbastanza in anticipo perché fosse compiuto il suo proposito mediante la testimonianza. Così avviene pure oggi relativamente a questa grande calamità mondiale.
4. Qual è lo scopo di questo annunzio anticipato?
4 L’annunzio che egli fa dare in anticipo non ha lo scopo di creare semplicemente paura sulla fine del mondo. Egli non è uno che spaventi la gente per convertirla, né gli schernitori mondani sono tali da lasciarsi spaventare. Quelli che tentano di creare spavento desiderano generalmente fare impressione ed essi hanno una spiegazione non scritturale di ciò che dev’essere la calamità. Essi cercano la pubblicità e la notorietà e vogliono suscitare molta eccitazione ed emozione. Ma Geova ha considerazione dando il suo annunzio anticipato, e così quelli che non danno ascolto non potranno mai dire di non averne avuto l’opportunità.
5. Chi sceglie e chi non sceglie Iddio per dare questo annunzio, e perché?
5 Necessariamente quelli che pubblicano l’annunzio anticipato dell’opera di Dio devono essere suoi testimoni. Questo servizio è un favore e un onore, e Geova non sceglierebbe certo per eseguirlo nessuna persona se non chi è leale verso lui e vuole pronunziare le parole ch’egli ordina di pronunziare, senza curarsi degli schernitori. Egli non sceglierebbe quelli che non sono in armonia con lui e che si vergognano della sua Parola e la trattano con leggerezza, facendo precedere alla Parola di Dio le filosofie, le teorie scientifiche, e le tradizioni religiose degli uomini, e che commettono adulterio spirituale con questo mondo. Il Salmo 50:16-21 dichiara: “Ma quanto all’empio, Iddio gli dice: Spetta egli a te di parlar de’ miei statuti, e di aver sulle labbra il mio patto? A te che odii la correzione e ti getti dietro alle spalle le mie parole? Se vedi un ladro, tu ti diletti nella sua compagnia, e sei il socio degli adulteri. Tu abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua intesse frodi. Tu siedi e parli contro il tuo fratello, tu diffami il figlio di tua madre. Tu hai fatto queste cose, ed io mi son taciuto, e tu hai pensato ch’io fossi del tutto come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi”. Gli ipocriti religiosi non possono mai ingannare Dio, ed egli non commetterebbe mai lo sbaglio di sceglierli come suoi araldi per annunziare l’avvicinarsi della fine. Egli sceglie quelli che camminano con lui.
6. Che cosa dobbiamo essere per salvarci dalla calamità mondiale, e com’è mostrato questo fatto
6 In quanto alla salvezza delle persone, la prima cura di Geova è quella di salvare i suoi degni testimoni. L’apostolo Pietro insiste energicamente su questo punto. Dopo aver detto in che modo Noè e la sua famiglia furono salvati dal diluvio e come in seguito il giusto Lot fu salvato dalla distruzione di Sodoma per mezzo di fuoco e zolfo dal cielo, Pietro commenta: “Geova sa come liberare le persone di sincera devozione dalla prova, e riservare gl’ingiusti per il giorno del giudizio perché siano annientati specialmente poi quelli che vanno dietro alla carne col desiderio di contaminarla e che disprezzano la signoria”. (2 Piet. 2:5-10, NM) Egli salva altresì quelli che danno ascolto a questa testimonianza e che aiutano a diffonderla ad altri. Ecco perché l’apostolo Paolo disse: “Dedica costante attenzione a te stesso e al tuo insegnamento. Persevera in queste cose, perché facendo questo salverai sia te stesso che quelli che ti ascoltano”. (1 Tim. 4:16, NM) Con questo noi apprezziamo più pienamente la necessità d’essere un testimonio di Geova Dio affin di essere salvato dalla calamità mondiale.
IDDIO ADEMPIE LA SUA RESPONSABILITÀ
7. Chi sostiene l’estesa, persistente attività dei testimoni di Geova e ne è la ragione?
7 Vi dev’essere qualche cosa di diverso dalla semplice emotività e dal fanatismo religioso in loro quando i testimoni di Geova persistono ad andare dal popolo nei loro territori locali ripetutamente e anche diffondono la loro opera di predicazione in tutti i paesi che possono raggiungere, proclamando attualmente il loro messaggio in più di novanta lingue e dialetti e in centoquindici paesi, e questo malgrado le grandi ostilità, persecuzione religiosa e oppressione politica. Sì, essi sono scherniti. Ma questo non significa nulla, poiché Gesù Cristo stesso fu schernito e diffamato ed egli ci preavvertì che anche i suoi seguaci sarebbero stati trattati nella stessa maniera. Perciò l’intensiva testimonianza che questa comparativamente piccola schiera persiste a dare dev’essere l’effetto di una qualche valida ragione, visto che la testimonianza non è stata propagata col fuoco e con la spada come lo fu il maomettismo né è assecondata dal favore politico o ha la protezione politica. L’Iddio Onnipotente e il suo spirito devono sostenerla, poiché questi testimoni basano sulla Parola di Dio il loro messaggio, non solo a qualche parte e parziale selezione della Bibbia, ma ad essa tutta come a un armonioso insieme. La valida ragione che sostiene la loro irreprimibile testimonianza è il fatto che il regno di Geova è nato nei cieli, il suo Figlio è stato intronizzato come Re operante e la fine del mondo di Satana in una mondiale calamità è vicina. I testimoni di Geova possono dimostrare questo con i fatti e con le profezie che si sono adempiute.
8. Come disse Iddio ad Amos che vi sarebbero state certe cause per certi effetti, e perciò qual è la ragione per cui viene oggi dato l’annunzio?
8 In questo tempo di crisi mondiale Dio opera sulla terra prima di compiere il terrificante atto di Dio che egli ha preannunziato. Egli ci dice che vi devono essere adeguate cause per certi osservabili effetti. Ci dice altresì che terrebbe i suoi testimoni informati dei suoi propositi e del suo prossimo atto. Per mezzo del suo profeta il Signore Iddio Geova disse perciò anticamente: “Due uomini camminano eglino assieme, se prima non si sono concertati? Il leone rugge egli nella foresta, se non ha una preda? Il leoncello fa egli udir la sua voce dalla sua tana, se non ha preso nulla? L’uccello cade egli nella rete in terra, se non gli è tesa un’insidia? La tagliuola scatta essa dal suolo, se non ha preso qualcosa? La tromba suona essa in una città, senza che il popolo tremi? Una sciagura piomba ella sopra una città, senza che l’Eterno ne sia l’autore? Poiché il Signore, l’Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti. Il leone rugge, chi non temerà? Il Signore, l’Eterno, parla, chi non profeterà?” (Amos 3:3-8) Poiché Geova Dio parlò in antico per mezzo della sua Parola scritta preannunziando la calamità mondiale, e poiché egli fa ora parlare questa scritta parola profetica mediante l’adempimento della profezia che segna “il tempo della fine”, che altro possono fare i testimoni di Geova se non profetizzare? Essi non possono fare altro. E non fanno altro che profetizzare, piaccia o no al mondo condannato. Perciò la sicura fine del mondo è un motivo valido per darne una preliminare testimonianza ora.
9. (a) Qual è la ragione della fine del mondo? (b) A chi non si deve guardare per la giusta informazione riguardo alla sua fine, e perché?
9 La fine del mondo avviene per un buon motivo. Avviene allo scopo di rivendicare la sovranità universale dell’Iddio Altissimo annientando l’intera organizzazione del Diavolo. e non per bruciare la terra letterale. Geova Dio non desidera spazzare ogni creatura da questa terra e ridurla in cenere disabitata. Egli non la formò per tale scopo, ed egli non mutò il suo proposito relativamente al finale destino di questa terra quando l’uomo peccò nel giardino d’Eden. Il suo proposito sussiste tuttora come in origine. Esso sarà rivendicato quando il suo regno avrà portato alla rovina quelli che rovinano la terra e avrà trasformato la terra intera in un paradiso perché il perfetto genere umano ubbidiente la abiti. Poiché Geova si assume la responsabilità di arrecare la distruggitrice catastrofe sul mondo di Satana, egli si obbliga a darne annunzio anticipato, per spiegare la giusta ragione per cui reca la distruzione e per dire come gli ubbidienti possono scampare. Quelli che fanno parte di questo mondo, che camminano in modo amichevole e compromettente con esso non potrebbero mai essere considerati come quelli che sono mandati da Dio per annunziare al mondo la sua fine. Ecco perché i popoli della Cristianità non devono mai aspettarsi che il loro clero li informi accuratamente della fine di questo mondo devono piuttosto aspettarsi che il clero tenga il popolo nell’ignoranza su tale fine.
10. Perché l’annunzio che ora danno i testimoni di Geova è molto insolito, e chi combatte e s’infuria quindi contro di esso?
10 Geova deve dimostrare la sua giustizia, non solo davanti agli uomini, ma anche davanti agli angeli. Questo significa tanto gli angeli santi quanto quelli ostili, i demoni di Satana. Benché ai giorni di Noè finisse un mondo, Geova Dio non mandò Noè a dare l’annunzio a Satana il Diavolo che quell’empio doveva allora esser distrutto. Ora, però, l’Iddio Onnipotente fa recare il più insolito messaggio. Il più insolito in che senso? In quanto annunzia a Satana e a tutti i suoi demoni che alla fine di questo mondo anch’essi devono esser distrutti. Al culmine della sua infuocata fine essi devono esser presi, legati e precipitati nell’abisso, lungi da ogni contatto umano come anche dai santi angeli. Già dal 1914 essi sono stati espulsi dal cielo a motivo della nascita del regno di Dio, ma questo fu solo un avviso preliminare di ciò che deve ancora avvenire ad Harmaghedon. Quando furono espulsi dal cielo, furono solo confinati alla terra e fu loro concesso di continuare a vivere quaggiù. Ma ad Harmaghedon saranno gettati ancora più in basso, nel grande abisso per esservi tenuti in solitaria segregazione per mille anni. Vivamente offesi nel loro orgoglio, essi non vorrebbero che questo fosse loro ricordato per mezzo della predicazione dei testimoni di Geova. Né vorrebbero che se ne parlasse ai popoli della terra. Ecco perché combattono contro la proclamazione che fanno i testimoni di Geova. Satana sfoga ora il suo furore contro di loro come un leone bloccato nella sua tana.
11. Quale misericordioso motivo ha avuto Iddio per concedere il tempo che decorre dal 1914?
11 Cosicché Iddio ha avuto una buona ragione per il tempo che ha concesso dal 1914. Non è solo affinché avvenissero sofferenze umane su una più grande scala che mai per l’innanzi o affinché si compisse una più spietata malvagità. Non è per questo! Ma è affinché Iddio adempia la sua responsabilità di dare l’annunzio finale e mandi i suoi scelti testimoni a dare un avvertimento finale in questo “tempo della fine”. Perciò questo è un periodo d’immeritata benignità divina, che permette alle persone di buona volontà che sono in pericolo di trar vantaggio dalla pazienza e misericordia di Dio. È così offerta loro una buona opportunità di agire e operare per la loro propria salvezza col mezzo di Dio, e non con mezzi umani. Essi non dovrebbero mai esigere la pazienza di Dio e pensare ch’egli è lento e che possono indugiare ancora un poco col mondo e goderselo ancora prima di fare uno sforzo all’ultimo minuto per salvarsi nell’organizzazione di Dio. Ora non c’è tempo da perdere, e noi dovremmo tutti adottare il punto di vista consigliato da Pietro: “Considerate la pazienza del Signor nostro come salvezza”. (2 Piet. 3:15, NM; Apoc. 12:13-17) Perciò lavorate per la salvezza.
AZIONI PER LA SALVEZZA
12, 13. Alla fine del mondo antico, che cosa fece Noè?
12 Ragionando sulla fine del mondo Pietro menziona Noè in entrambe le sue lettere alla congregazione cristiana. Dunque, in breve, che cosa fece Noè alla fine del mondo antidiluviano? Lui e i suoi figli erano già sposati, ma non si costruirono delle dimore permanenti sulla terra. Non s’impegnarono nel generale costruire, piantare, mangiare e bere, sposando e andando a marito. Al comando di Dio essi si costruirono una grande cassa, un’arca della dimensione di una grande nave. La costruzione di questo battello su un’altura priva di canali navigabili o di piano inclinato per vararlo fu insolita. Essi seguirono questo strano programma di costruzione come occasione per dare testimonianza relativamente al prossimo atto di Dio. Costruendo qualche cosa di diverso dalle opere del mondo, essi mostrarono di credere a ciò che Iddio aveva detto a Noè. Noè prese la direttiva nella predicazione della fine del mondo, ma ne predicò la giusta spiegazione. Egli non s’aspettò di andare in cielo alla sua fine, ma si aspettò di rimanere proprio qui su questa terra, anche se fu inzuppata di pioggia. Noè non avrebbe pertanto potuto predicare la distruzione della terra; non più di quanto la predichino oggi i testimoni di Geova. Oltre alla distruzione del mondo, Noè predicò la giustizia. Più di seicento anni prima di questo, Enoc il bisnonno di Noè aveva predicato del vicino giorno di giudizio divino, e Noè riprese il messaggio di Enoc. Infatti, Noè scrisse un documento che conteneva un breve racconto della vita di Enoc e della sua insolita fine. — Giuda 14, 15; Gen. 5:3 fino a 6:9.
13 In armonia col suo messaggio di giustizia, Noè continuò l’adorazione di Dio con la sua famiglia. Questo è accertato dal fatto che la prima cosa che fece quando venne fuori dall’arca dopo il diluvio fu quella di edificare un altare a Geova e riprendere la sua pura adorazione sulla terra asciutta. Nel suo amore per la vita animale aveva provveduto posto sicuro per esemplari di tutti gli animali terrestri e gli uccelli nell’arca. Ecco perché egli aveva ricevuto istruzione di costruire un’arca così grande. Al diluvio sopravvissero più animali che creature umane. Iddio ha cura degli uomini e delle bestie.
14. Fu Noè un pessimista? Come mostrò di essere un ottimista?
14 Rimase dunque Noè in ozio, aspettando che Dio provvedesse tutto per salvarlo dal diluvio? No. Egli ebbe molto da fare nell’imminenza del diluvio. Fu molto attivo nei lavori di costruzione, predicazione e testimonianza secondo i comandamenti di Dio. Fu egli un vecchio pessimista, come lo chiamarono gli antidiluviani? Sì, per quanto si riferiva a quel mondo malvagio. Ma potè egli avere qualche fondamento anche per l’ottimismo? Certo che l’aveva; e la grande arca che costruì fu la tangibile, visibile espressione del suo immenso ottimismo per il futuro del genere umano e per la pura adorazione di Dio sulla terra.
15. Come Noè fu scientifico nel suo modo di vedere e nella sua predicazione, e come siamo noi oggi pure interessati a perpetuare la vita umana?
15 Fu Noè realmente scientifico nelle sue vedute e nella sua predicazione? Egli lo fu, sebbene fosse ritenuto il più strambo bisbetico di tutti i tempi. La sua scienza e le sue previsioni sul tempo erano le uniche giuste contro le teorie religiose e scientifiche delle persone che si beffavano di lui. Nessuno di quelli che vivono oggi è discendente di quegli schernitori. Essi son venuti da Noè. Camminando con Dio ed eseguendo i suoi comandi e le sue istruzioni, Noè salvò lui stesso e la sua famiglia e così perpetuò la famiglia umana fino ad oggi. Almeno i testimoni di Geova ne ringraziano Noè. Essi credono che il suo esempio è il più scientifico, e che seguirlo in questo “tempo della fine” del mondo postdiluviano garantisce la vita. Come Noè e la sua famiglia, gli attuali testimoni di Geova sono interessati a perpetuare la famiglia umana oltre il cataclisma di Harmaghedon. In armonia con questo essi imitano l’esempio di fede di Noè e conducono greggi di “altre pecore” di Dio sotto la sua organizzazione teocratica di fronte all’avvicinarsi della fine del mondo.
16. Perché esaminiamo noi gli scritti di Pietro per sapere quello che dobbiamo fare?
16 Nelle sue lettere Pietro insisté molto sulla fine di questo mondo e si riferì ai giorni di Noè per una splendida illustrazione. Che cosa, dunque, dice Pietro ai Cristiani di dover fare ora in vista della sovrastante “fine di tutte le cose”, la fine di tutte le cose mondane delle quali aveva parlato? Esaminiamole brevemente e determiniamo se egli consigliò qualche cosa irragionevole, emozionante, fantastica.
17. Che cosa Pietro ci consiglia di essere mentalmente? Come facciamo noi questo?
17 Gli evangelisti della Cristianità tentano di suscitare nella gente una frenesia di emozioni per indurla ad unirsi ai settari sistemi religiosi che presentano come mezzi di salvezza. Ma Pietro ci consiglia: “Siate dunque sani di mente, e siate vigilanti in vista delle preghiere”. (1 Piet. 4:7, NM) Il mondo pensa che noi siamo insani di mente perché applichiamo ora le parole di Pietro secondo le quali la fine completa di tutte le cose si è avvicinata, ma sono i mondani che sono mentalmente insani. Contro le Scritture e contro la scienza la Cristianità insegna che la fine del mondo significhi l’infuocata distruzione della nostra terra e di tutta la creazione materiale. Ma Geova Dio ci ha dato uno spirito di sanità di mente. Perciò noi annunziamo la sua promessa che la terra sopravvivrà ad Harmaghedon e che la volontà di Dio dovrà esser fatta qui mutando l’intero globo in un paradiso. I sopravvissuti ad Harmaghedon e i risuscitati dai sepolcri potranno dimostrarsi degni di dimorarvi per sempre. In questa fine noi non perdiamo dunque il nostro equilibrio mentale, ma operiamo conformemente alla nostra credenza e adoperiamo il nostro tempo alla maniera di Dio.
18. Perché abbiamo bisogno di vigilare e pregare, e per che cosa?
18 Oltre a serbare la mente sana studiando la Parola di Dio e mettendola in pratica, noi abbiamo bisogno di pregare Lui. Abbiamo bisogno d’esser vigilanti per fare questo, sia privatamente che in comunione con i nostri fratelli. La preghiera fortifica il nostro apprezzamento della nostra relazione col nostro celeste Padre e Liberatore. Ci tiene in comunicazione con lui. Noi siamo impegnati in un vero combattimento, non contro sangue e carne con armi carnali, ma contro nemici sovrumani, i malvagi spiriti dei reami invisibili che sono stati ora confinati a questa terra. La nostra armatura personale è il completo corredo spirituale che Iddio ha provveduto per noi. Mentre combattiamo contro questi eserciti spirituali essendo rivestiti di questa completa armatura, dobbiamo tenerci desti, attenti a pregare e invocare l’aiuto celeste. Non possiamo proseguire senza pregare. La preghiera è realmente efficace se la facciamo con fede e fervore, in armonia con la volontà di Dio. Abbiamo bisogno di pregare per avere il coraggio di predicare la Parola di Dio e dare la testimonianza, in tempo favorevole, in tempo difficoltoso. Abbiamo il privilegio di pregare, non solo per noi stessi, ma per tutti i nostri fratelli della terra intera, affinché eseguano con zelo il loro obbligo di testimoni di Geova in questi ultimi anni del vecchio mondo e serbino la loro integrità ottenendo la vita con noi.
ESPRESSIONI D’AMORE
19. Quale qualità dobbiamo noi coltivare intensamente ora, e perché? Per coprire che cosa essa è necessaria?
19 Più che mai, ora, l’umiliato Diavolo genera odio in tutto il mondo, odio verso Dio e odio verso il prossimo. Perciò, in vista della fine, dice Pietro, “più di ogni cosa, abbiate intenso amore gli uni per gli altri, perché l’amore copre una moltitudine di peccati”. (1 Piet. 4:8, NM) Dobbiamo stringerci insieme come fece la famiglia di Noè prima del diluvio. Dobbiamo amare l’organizzazione di Dio e dobbiamo amare quelli che sono membri di questa organizzazione teocratica o che vi si trovano al riparo. L’amore è il perfetto legame d’unione per noi. Dobbiamo esercitarlo imitando Dio e dobbiamo resistere all’infezione di questo mondo egoista che genera odio. Nessuno di noi è ancora perfetto, sebbene siamo così vicini al nuovo mondo di giustizia. Perciò, senza intenzione, a causa della debolezza e dell’imperfezione, siamo esposti a commettere peccato l’uno contro l’altro. Questi peccati noi dobbiamo perdonarli e coprirli, e solo l’amore ci aiuterà a farlo. Il mondo di Satana non distruggerà mai questo amore dell’organizzazione di Dio, ma l’amore vivrà oltre Harmaghedon e sussisterà nel nuovo mondo. Il vecchio mondo sarà distrutto per il suo egoismo. Perciò noi evitiamo l’egoismo.
20. Come possiamo noi essere ospitali e trarne anche vero beneficio?
20 “Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare,” continua a consigliarci Pietro. Di questa ospitalità vi è un grande bisogno in vista delle emergenze, privazioni e situazioni difficili del giorno presente. Perciò possiamo aprire le nostre case per tenervi studi biblici a domicilio e per locali, pubbliche conferenze bibliche. Possiamo ospitare congressisti e pionieri che possiamo aiutare in questo modo a servire attivamente Dio nell’opera di testimonianza nel campo. Possiamo impegnarci in opere di assistenza per aiutare i nostri fratelli dei paesi che hanno sofferto a causa di guerre, dittature e persecuzioni compiute contro il popolo di Dio da regimi totalitari con campi di concentramento. (1 Piet. 4:9) Onde traiamo beneficio da tutto questo, dobbiamo farlo di buon grado.
21. Come dobbiamo servirci delle risorse spirituali a nostra disposizione?
21 Dobbiamo pertanto occuparci anche per edificare i nostri fratelli con tutte le risorse spirituali che abbiamo a disposizione. Pietro dice: “Nella proporzione in cui ciascuno ha ricevuto un dono, lo usi al servizio l’uno per l’altro, come la giusta specie di amministratori sull’immeritata benignità di Dio che si esprime in vari modi”. Ricordate che qualsiasi dono vi sia stato conferito da Dio o egli vi abbia aiutati a coltivare deve esser messo all’opera, specialmente ora nel “tempo della fine”, in cui ve n’è così urgente bisogno. Adoperate tutte le vostre capacità e i vostri talenti, confidando nella forza che Iddio provvede, senza mai ambire per voi stessi lodi e adulazioni ma volgendo ogni credito e ringraziamento e lode a Dio per la sua gloria. Mostrate che la sua immeritata benignità non è stata sciupata su di voi. — 1 Piet. 4:10, 11, NM.
COMPLETIAMO IL NOSTRO ADDESTRAMENTO
22. Perché siamo ora sottoposti alla prova? Perché non ne siamo perplessi?
22 Come segno di questo tempo della fine, le sofferenze umane sono state intensificate e Satana e i suoi demoni, amareggiati per la loro degradazione e per il loro confinamento su questa terra, stanno facendo una guerra che non ha mai avuto l’uguale contro i testimoni di Geova. Mentre ci avviciniamo fiduciosamente alla fine, qui, ora, è ciò che dice Pietro relativamente alla grande prova che ci sovrasta. “Diletti, non siate perplessi per l’incendio acceso in mezzo a voi che vi accade per una prova, come se vi avvenisse qualcosa di strano. Al contrario, continuate a rallegrarvi poiché siete partecipi delle sofferenze del Cristo, onde vi rallegriate e siate colmi di gioia durante la rivelazione della sua gloria”. Iddio ci illumina per mezzo della sua Parola e della sua organizzazione teocratica. Perciò non abbiamo motivo alcuno d’esser perplessi.
23. Perché la sofferenza è in tal modo un favore di Dio per noi, e che cosa dobbiamo mantenere su di noi in essa tutta?
23 Noi sappiamo che la contesa principale qui implicata è la rivendicazione della legittima sovranità di Geova sopra tutta la creazione. È un favore accordatoci da Dio quello di subire l’ardente prova della nostra fede, non con lamenti e mormorii, ma gioiosamente. La gioia che abbiamo per ciò che soffriamo ci fortifica per serbare la nostra integrità nella prova. Noi siamo partecipi, non solo delle comuni sofferenze del genere umano, ma anche delle sofferenze del Cristo. Queste sofferenze devono precedere la gloria della vita nel nuovo mondo, dopo che Cristo si sarà pienamente rivelato ad Harmaghedon. In tutte le sofferenze, conserviamoci sani di mente e teniamo su di noi lo spirito di Dio. “Se siete vituperati per il nome di Cristo, siete felici, perché lo spirito di gloria, lo spirito di Dio stesso, riposa su di voi”. Voi potreste non avere una gloria esteriore su di voi ora, ma lo spirito di Dio che ora è su voi è uno “spirito di gloria”, la garanzia di gloria avvenire come ricompensa per l’attuale sofferenza. Simpatizzate con i vostri fratelli che soffrono in altri luoghi. Date voi stessi un buon esempio di fedele sopportazione della sofferenza. Agite sempre in modo che la vostra sofferenza non sia causata da alcuna egoistica, cattiva condotta né da ipocrisia religiosa. Allora manterrete su voi quel rallegrante “spirito di gloria”, perché le vostre sofferenze saranno in armonia con la volontà di Dio. Potrete raccomandargli la conservazione delle vostre anime con tutta fiducia, e così essere intrepidi anche di fronte al pericolo. della morte. — 1 Piet. 4:12-14, 19, NM.
24. Perché l’ammonizione di Pietro di pascere il gregge di Dio è ora molto appropriata? Da chi e come dev’esser fatto questo?
24 In questo tempo della fine, inoltre, il Principale Pastore di Dio sta radunando insieme tutte le pecore che sono ora sulla terra. Queste sono gli ultimi membri del “piccolo gregge” che riceverà il regno celeste e la gran folla di “altre pecore” che si diletta a fare il bene ai fratelli spirituali di Cristo come se lo facessero direttamente a lui. Come è appropriata, dunque, l’ammonizione di Pietro a quelli che sono spiritualmente più anziani nella congregazione del popolo di Dio: “Pascete il gregge di Dio che è fra voi”! Mentre il Principale Pastore continua a condurre ancora “altre pecore” nell’unico gregge sotto l’unico Pastore, quale grande opera di pascimento c’è da compiere oggi! Mentre eseguiamo quest’opera di pascimento, accertiamoci di farla correttamente, come prescrive Pietro, volenterosamente, fervidamente, come esempi per il gregge, e non per forza, non per amore di disonesto guadagno, né signoreggiando sopra quelli che sono le pecore di Dio. Non solo quelli che sono spiritualmente anziani ma anche i giovani dovrebbero essere umili, sottomessi alla mano guidatrice di Dio. Dobbiamo tutti far questo per amore della ricerca, radunando e pascendo le pecore del Grande Pastore. Mentre le “altre pecore” vengono ora separate dai mondani capri, diamo il benvenuto a loro tutte, a quante ne vengono, nel gregge. Comportiamoci tutti pacificamente, amorevolmente, l’uno con l’altro, acciocché sopravviviamo insieme ad Harmaghedon come un indivisibile gregge. — 1 Piet. 5:1-6.
25. Contro chi dobbiamo noi prendere posizione, senza correre a nasconderci?
25 Ricordate che Satana il Diavolo è il nostro principale avversario. Non lo temete e non vi fate prendere dal panico per il fatto ch’egli raduna l’intero suo mondo contro di voi sottoponendo voi e i vostri fratelli a crudeli sofferenze. Egli è prossimo alla sua fine, non voi alla vostra. Perciò, per citare ancora le parole di Pietro, “mantenete i vostri sensi, siate vigilanti. Il vostro avversario, il Diavolo, va attorno come un leone ruggente, cercando di divorare. Ma prendete posizione contro di lui, saldi nella fede, sapendo che le medesime cose in quanto alle sofferenze sono compiute nell’intera associazione dei vostri fratelli nel mondo”. Nessuno è esentato, e neppure lo potete voi, ovunque vi troviate in questo mondo, se siete fedeli. Perciò non correte per nascondervi e isolarvi. Tenetevi fianco a fianco con i vostri fratelli e sopportate le sofferenze con loro, e così resistete al Diavolo con saldezza di fede. — 1 Piet. 5:8, 9, NM.
26. Qual è il proposito di Dio lasciandoci soffrire così, e che cosa significherà uscirne completamente vittoriosi?
26 Il mondo è abbandonato alla sua distruzione, e la Cristianità lo è con esso. Ma Geova Dio è a noi vicinissimo e tratta con noi, in vista della nostra completa salvezza. Egli non permette che sofferenze si abbattano su noi per distruggerci, ma cerca di perfezionarci nell’ubbidienza con le cose che soffriamo. Egli ci addestra per il fedele servizio nel futuro, per renderci incrollabili nel suo servizio, e forti spiritualmente. Perciò non ci indeboliamo nelle continue sofferenze. “Ma,” ci assicura Pietro, “dopo che avrete sofferto per breve tempo, l’Iddio d’ogni immeritata benignità, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in unione con Cristo, completerà egli stesso il vostro addestramento, vi farà saldi, vi renderà forti”. (1 Piet. 5:10, NM) Perciò quando verrà il punto culminante della prova finale fra breve al massimo sforzo dell’avversario coalizzato con tutto ciò che il nemico ha, noi ne usciremo completamente vittoriosi per la rivendicazione di Dio e così sopravvivremo alla fine.
27. Qual è, dunque, il nostro chiaro dovere e, nella determinazione di adempierlo, in che cosa avanzeremo?
27 Il nostro dovere è dunque chiaro in questa fine del mondo. Come organizzazione teocratica noi dobbiamo avanzare durante il 1952 e nel rimanente tempo della tolleranza di Dio verso questo mondo. Dobbiamo stringerci insieme con amore, combattendo unitamente, servendo Dio unitamente e unitamente perseverando e pregando in tutta la terra. Siamo decisi di far questo? Allora avanti nell’opera finale! Avanti nella predicazione di questa buona notizia del regno di Dio in tutta la terra per una testimonianza, senza arrestarci finché venga la fine compiuta e Geova Dio stesso sorga per la sua culminante testimonianza e segua il suo nuovo mondo, nel quale sopravvivremo per la sua eterna lode mediante Gesù Cristo.