Mansuetudine e padronanza di sé producono frutti pacifici
“Chi è saggio e ha intendimento tra voi? Mostri le sue opere mediante la retta condotta con la mansuetudine propria della sapienza. Inoltre, il frutto della giustizia si semina in condizioni pacifiche per quelli che fanno la pace”. — Giac. 3:13, 18.
1. (a) In che cosa consistono i frutti pacifici dello spirito di Dio? (b) Quali precauzioni si devono prendere per avere un’abbondante messe di tali frutti?
È VOLONTÀ di Geova che i suoi felici testimoni producano continuamente un’abbondante messe di frutti spirituali. Questo prodotto dello spirito di Dio non consiste soltanto di bontà, fede, gioia, amore e benignità, ma anche di pace, mansuetudine, misericordia e padronanza di sé. Ma per produrre un frutto così delizioso, non solo il seme deve essere seminato nelle dovute condizioni, ma, ugualmente importante, si deve piantare la giusta specie di seme. L’antica legge di Geova proibiva a Israele di seminare seme mescolato o semi di due specie insieme. E Gesù disse: “Non si coglie uva dalle spine né fichi dai cardi, non vi pare? Un albero buono non può portare frutto cattivo, né può un albero guasto produrre buon frutto”. Quindi accertatevi di piantare solo buon seme, la giusta specie di seme. “Qualunque cosa l’uomo semini, questo pure mieterà; perché chi semina in vista della carne raccoglierà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito raccoglierà la vita eterna dallo spirito. Quindi non cessiamo di fare ciò ch’è giusto, perché a suo tempo mieteremo se non ci stanchiamo”. L’apostolo aggiunge quindi questo importante punto: “Realmente, dunque, finché abbiamo il tempo favorevole per farlo, facciamo del bene a tutti, ma specialmente ai compagni di fede”. — Lev. 19:19; Deut. 22:9; Matt. 7:16, 18; Gal. 5:22, 23; 6:7-10.
2. (a) È appropriato che un servitore dedicato aspiri all’incarico di sorvegliante? (b) Prima di essere qualificato come sorvegliante quale reputazione si deve avere?
2 Nella disposizione di cose teocratica alcuni servitori del Signore hanno incarichi di sorveglianti del gregge di Dio. (Atti 20:28) Avendo tale posizione di responsabilità devono prendere la direttiva nel produrre frutti pacifici e nel fare del bene a tutti, specialmente ai loro compagni, i fratelli e le sorelle fedeli che fanno parte della congregazione di Dio. È una cosa lodevole, dice la Scrittura, che il dedicato servitore di Dio aspiri all’incarico di sorvegliante. Questo perché si devono avere eccellenti requisiti prima di essere qualificati per ricoprire tale incarico. Fra i requisiti necessari per divenire economi di Geova in qualità di sorvegliante si “dovrebbe anche avere una testimonianza favorevole da quelli di fuori”, essere “non un ubriacone, non un percotitore, . . . non belligerante”. Non si deve mai essere pugnaci, mai imperiosi, dittatoriali o prepotenti, né incutere spavento al gregge, né essere irritabili e litigiosi. Piuttosto, per raggiungere l’alto livello richiesto da Geova bisogna essere “di abitudini moderate, giudizioso, ordinato”. Non si deve “parlare ingiuriosamente di alcuno”, ma essere “ragionevoli” verso tutti, comprensivi nei confronti degli altri e dei loro problemi, “mostrando ogni mansuetudine verso tutti gli uomini”. — 1 Tim. 3:1-3, 7; Tito 3:2.
3. Quali buoni consigli diede a Timoteo il sorvegliante Paolo, nel sesto capitolo di Primo Timoteo?
3 Il giovane Timoteo era un qualificato sorvegliante della primitiva congregazione cristiana, e a lui l’apostolo Paolo, in qualità di sorvegliante, diede alcuni buoni consigli sul da farsi quando sorgano invidia, gelosia e dispute violente. Timoteo fu avvertito che vi sarebbero stati alcuni, proprio in mezzo alla congregazione, che sarebbero stati gonfi d’orgoglio e insani di mente riguardo a questioni dottrinali. “Da queste cose sorgono invidia, lotta, discorsi ingiuriosi, malvagi sospetti, violente dispute intorno ad inezie da parte di uomini corrotti di mente e privati della verità”. In tali circostanze che cosa avrebbe dovuto fare Timoteo? Gli fu detto di non aver niente a che fare con questi perturbatori né col loro micidiale veleno. Doveva affrettarsi e fuggire la loro malvagità e cercare “giustizia, santa devozione, fede, amore, perseveranza, mansuetudine”. Qui Paolo mette la mansuetudine insieme agli altri cinque requisiti essenziali. — 1 Tim. 6:4, 5, 11.
4, 5. (a) Verso chi dovevano mostrar mansuetudine i cristiani del primo secolo, secondo le parole dell’apostolo Paolo, e perché? (b) Che cosa è richiesto al riguardo dai cristiani del ventesimo secolo?
4 A un altro sorvegliante del primo secolo, di nome Tito, fu detto che aveva la responsabilità in qualità di sovrintendente di continuare “a ricordar loro [nella congregazione] di . . . non parlare ingiuriosamente di alcuno, di non essere litigiosi, di essere ragionevoli, mostrando ogni mansuetudine verso tutti gli uomini. Anche noi fummo una volta insensati, disubbidienti, essendo traviati, essendo schiavi di varie passioni e voluttà, procedendo in malignità e invidia, odiosi, odiandoci l’un l’altro”. (Tito 3:1-3) Come esempio nell’essere mansueti verso tutti gli altri uomini, Tito doveva ricordare alla congregazione la grande generosità e l’amore di Dio stesso verso di noi, salvandoci non per qualche opera giusta da noi compiuta che obbligasse Dio nei nostri confronti, ma salvandoci per la sua divina misericordia, mediante Gesù Cristo, il Figlio suo che volontariamente si sacrificò. Quale ineguagliabile generosità nei nostri confronti fu questa da parte dell’Altissimo Dio! Oltre che generoso, Dio è stato ben misericordioso verso tutta l’umanità nel corso dei secoli fino ad ora! Non perché Dio sia lento o indifferente, ma perché non desidera che siamo distrutti. Ha desiderato darci il tempo necessario per giungere al pentimento che porta alla salvezza. Quindi possiamo ben dire che è la dolce pazienza di Dio verso di noi che ci dà la salvezza. — Tito 3:4-7; 2 Piet. 3:9, 15.
5 Lo stesso è richiesto oggi dai fedeli sorveglianti cristiani. Anch’essi devono continuamente ricordare alle congregazioni di essere subordinate con umiltà e volontariamente soggette a “Dio, nostro salvatore”, e di imitarlo comportandosi con mansuetudine nei rapporti con altri. Suo Figlio, “Gesù Cristo, nostro Salvatore”, imitò il Padre celeste in questo, e noi dovremmo fare lo stesso.
SORVEGLIANTI, PASCETE IL GREGGE DI DIO!
6, 7. (a) Quale animale raffigura bene il popolo del Signore, e perché? (b) Quali ammonimenti diedero Pietro e Paolo a coloro che hanno l’incarico di sorvegliare il gregge di Dio?
6 Vi sono delle ottime ragioni che dobbiamo considerare per cui le Scritture si riferiscono e rappresentano il popolo del Signore come “pecore” invece che con altri animali, come mucche, maiali, muli, orsi, lupi, cani o capri. Le pecore si lasciano facilmente condurre dai loro pastori. Sono creature mansuete, docili e pacifiche, non solo verso gli altri animali, ma anche verso quelli della stessa specie. Tutti gli altri animali ben noti mancano più o meno di queste desiderabili qualità. E dato che le pecore sono così docili i pastori devono trattarle amorevolmente. Ai pastori del gregge di Dio, nominati come tali dallo spirito santo, l’apostolo Pietro scrive: “Agli anziani [sorveglianti] che sono fra voi, do questa esortazione, perché anch’io sono un anziano [sorvegliante] come loro . . . Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, non per forza, ma volontariamente, né per amore di disonesto guadagno, ma con premura, né come signoreggiando sopra quelli che sono l’eredità di Dio, ma essendo esempi per il gregge”. — 1 Piet. 5:1-3.
7 State attenti, voi tutti, sorveglianti e servitori di ministero! Voi servitori nominati nelle congregazioni locali, voi servitori di circoscrizione, voi servitori di distretto, voi servitori di filiale, voi servitori di zona, voi tutti uomini maturi ed influenti che lo spirito santo di Geova ha costituiti perché sorvegliate e nutriate il suo felice gregge, non dimenticate mai che dovete essere straordinariamente pacifici, amorevoli, mansueti, pazienti, gentili e generosi, specialmente verso le pecorelle del Signore affidate alla vostra sorveglianza. Non dimenticate mai che dovete avere queste qualità prima e dopo esser stati raccomandati per il vostro speciale incarico di economi in questa società teocratica. “Il sorvegliante”, è scritto, “dev’esser libero da accusa come economo di Dio, non ostinato [ma pronto a farsi guidare dalla volontà divina], non iracondo, non ubriacone, non percotitore, non avido di disonesto guadagno, ma amorevole verso gli estranei, amante della bontà, assennato, giusto, avendo amorevole benignità, padronanza di sé, attenendosi fermamente alla fedele parola riguardo alla sua arte d’insegnare, affinché possa esortare con l’insegnamento che è salutare e rimproverare quelli che contraddicono”. — Tito 1:7-9.
8. (a) Per quale ragione a Mosè non fu permesso d’entrare nella terra promessa? (b) Perché è importantissimo che il sorvegliante abbia completa padronanza di sé in ogni tempo?
8 La padronanza di sé o padronanza del proprio spirito è un’autodisciplina. La padronanza di sé dev’essere sorvegliata continuamente, preservata ed esercitata costantemente per essere efficace all’occorrenza. Ricordate il sorvegliante Mosè, di cui è scritto: “Mosè era un uomo molto mansueto, più d’ogni altro uomo sulla faccia della terra”? (Num. 12:3, VR) Eppure questo stesso Mosè non poté entrare nella Terra Promessa, tutto perché lasciandosi trasportare una sola volta dall’ira perse il controllo di sé. Ecco perché un sorvegliante non deve mai lasciarsi andare e perdere il controllo di sé, neanche per un momento. Se non ha padronanza di sé e non sa trattenere il suo spirito, allora, come dicono i Proverbi, è come “una città smantellata, priva di mura”. Al contrario, i fedeli sorveglianti devono essere forti e fidati in tempo di bisogno, in grado di proteggere, sostenere e difendere i più deboli della congregazione, e possono fare questo solo se in ogni momento conservano la mansuetudine insieme alla padronanza di sé. — Num. 20:9-12; Prov. 25:28, VR.
9. (a) Come si devono rimproverare e correggere i ribelli? (b) Se vi è opposizione dentro o fuori della congregazione, non è forse giustificato arrabbiarsi e andare in collera?
9 Come è stato già citato dalle Scritture, il sorvegliante deve attenersi fermamente alla fedele Parola di Dio, e deve essere in grado di esortare con l’insegnamento che è salutare, e di “rimproverare quelli che contraddicono”. È quindi necessario che a volte il sorvegliante rimproveri e corregga coloro che hanno vedute squilibrate e confuse, coloro che contraddicono la verità. Ma tali consigli non dovrebbero mai essere dati con prepotenza, in modo polemico, né in un impeto di collera. Il vecchio mondo segue la teoria di ‘combattere il fuoco col fuoco’, ma nell’organizzazione di Geova tale consuetudine è completamente fuori luogo. È molto meglio combattere il fuoco letterale con acqua fredda invece di gettarvi una miscela altamente esplosiva. Quindi secondo la sapienza e il consiglio divino, le aspre dispute nella congregazione devono essere placate con la rinfrescante e ristoratrice acqua di verità della Parola di Dio, con tranquillità e dolcezza. La sapienza divina dice: “La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira. L’uomo iracondo fa nascere contese, ma chi è lento all’ira acqueta le liti”. “Lo spirito paziente val meglio dello spirito altero”. Certo il paziente sorvegliante che dice la verità in modo dolce e gentile è pienamente in grado di combattere qualsiasi opposizione possa sorgere nella congregazione, poiché, in verità, la sua lingua, se controllata e usata secondo la direttiva di Geova, è un’arma potente, tanto potente che infatti “la lingua dolce spezza dell’ossa”. In armonia con questi princìpi di verità le istruzioni teocratiche trasmesse dall’apostolo Paolo a tutti i sorveglianti dicono: “Lo schiavo del Signore non deve contendere, bensì deve aver tatto con tutti, essere qualificato per insegnare, trattenendosi dal male, istruendo con mansuetudine quelli non favorevolmente disposti”. — Prov. 15:1, 18; 25:15; Eccl. 7:8, VR; 2 Tim. 2:24, 25.
10. A che scopo si rimproverano quelli che s’allontanano dalla fede, e quindi come si dovrebbero trattare coloro che sono malati spiritualmente?
10 Lo scopo di rimproverare quelli non favorevolmente disposti, e quelli che si allontanano dalla fede, dovrebbe essere quello di proteggere il gregge di Dio da influenze deleterie e false filosofie, e allo stesso tempo di ristabilire, non distruggere, quelli che s’allontanano. “Fratelli, nonostante che un uomo faccia qualche passo falso prima che se ne accorga, voi che avete i requisiti spirituali cercate di ristabilire tale uomo con spirito di mitezza, mentre badate a voi stessi, per tema che voi pure siate tentati”. Se si devono curare teneramente le pecore sane, tanto più si dovrebbero considerare con gentilezza le pecore malate! I sorveglianti, dunque, che sono forti spiritualmente e maturi dovrebbero essere comprensivi quando cercano di aiutare e soccorrere quelli che sono malati spiritualmente. Dovrebbero ricordare che le pecore non appartengono a loro; sono pecore del Signore. Quindi non trattatele mai da mercenari, anche se per qualche tempo si sviano. Ma quando “lupi rapaci” si travestono da pecore per corrompere il gregge, allora i sorveglianti, come fedeli pastori, agiranno prontamente contro di loro secondo quello che sono realmente. “Togliete il malvagio di mezzo a voi”. — Gal. 6:1; Matt. 7:15; Giov. 10:11-13; Atti 20:29, 30; 1 Cor. 5:9-13.
11. Si richiede meno in quanto ad umiltà, mansuetudine, padronanza di sé, eccetera, da chi non è sorvegliante o servitore di ministero?
11 Tutti questi meravigliosi consigli e la sapienza che derivano dall’ispirata Parola di Geova, così appropriatamente rivolta qui ai sorveglianti e ai servitori di ministero, si applica con ugual forza a tutti e ad ognuno dei testimoni di Geova. Nessun novizio, nessun bambino nella verità, o tanto meno nessuno che abbia fatto parte per tutta la vita dell’organizzazione di Geova, pensi per un solo momento che sia richiesto meno da lui che da quelli che prendono la direttiva, per quanto riguarda la qualità del frutto che si deve produrre. Geova non ha rispetto per la persona, per il sesso o per l’età. Come nell’antico Israele, anche oggi vi è un’unica legge per tutti, sorveglianti e popolo, come per gli stranieri e i forestieri. Tutti partecipano alla stessa lotta, alla stessa corsa, una corsa per la vita o per la morte. Tutti quindi si comportino come consigliò Paolo: “Ogni uomo che prende parte ad una lotta esercita padronanza di sé in tutte le cose. . . . Perciò . . . percuoto il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato ad altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. Paolo si rivolse a tutti i veri cristiani scrivendo ai “fedeli in unione con Cristo Gesù”, e disse: “Io . . . vi supplico di camminare in modo degno della chiamata con la quale foste chiamati, con completa modestia di mente e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi l’un l’altro nell’amore, cercando ardentemente di osservare l’unità dello spirito nell’unificante vincolo della pace. V’è un solo corpo”. Tutti coloro che fanno parte della congregazione o corpo devono preservare la pace e l’unità cristiana. Quindi ciò che è richiesto dai sorveglianti in quanto a mansuetudine, pazienza, gentilezza, padronanza di sé, misericordia, umiltà, amore, eccetera, è richiesto anche da tutto il dedicato popolo di Geova. — Eso. 12:49; Lev. 24:22; 1 Cor. 9:25-27; Efes. 1:1; 4:1-4.
MANSUETUDINE E PADRONANZA DI SÉ IN CASA
12. Dove non esiste mansuetudine né padronanza di sé, e quale ne è il risultato?
12 Alcuni dei più ingarbugliati problemi della vita sono quelli domestici. Considerate il sorprendente numero di coniugi infelici, il prevalere della delinquenza di genitori e ragazzi, il terrificante numero di famiglie distrutte e la crescente percentuale di divorzi che sono l’evidenza del crollo e del declino morale dell’infelice società di questo vecchio mondo. Marito e moglie litigano e s’insultano sia in privato che in pubblico. La delinquenza minorile va dai capricci e dalle piccole collere infantili alla violenza e all’assassinio dei genitori. È fin troppo ovvio che pace e tranquillità non abitano in queste case rovinate, perché vi mancano completamente la mansuetudine cristiana e la padronanza di sé.
13. Quali felici condizioni domestiche prevalgono invece quando marito e moglie adempiono la volontà divina?
13 Quando marito e moglie sono felici testimoni di Geova non esistono queste deplorevoli condizioni. Perché no? Semplicemente perché gli stessi princìpi cristiani di pazienza, amore, gentilezza, misericordia, tolleranza e padronanza di sé, sviluppate e praticate nella congregazione, sono messe in pratica nella vita familiare. “Mogli, siate soggette ai vostri mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, continuate ad amare le vostre mogli e non siate amaramente in collera con loro”. E sia ai mariti che alle mogli sono date queste istruzioni: “Continuate a sopportarvi l’un l’altro e perdonatevi liberamente l’un l’altro se qualcuno ha motivo di lagnarsi contro l’altro”. Non vi sono scuse o ragioni, né perciò problemi tanto grandi o circostanze tanto critiche da giustificare che i coniugi perdano il controllo delle proprie emozioni e del proprio carattere. Se marito e moglie compiono la volontà divina, saranno dunque sempre mansueti, generosi, comprensivi e tolleranti fra loro e con i figli. — Col. 3:18, 19, 13.
14. In una famiglia divisa quale consiglio divino dovrebbe seguire il coniuge cristiano?
14 Questo va benissimo, qualcuno potrà dire, in una famiglia teocratica, dove sia il marito che la moglie sono dedicati servitori di Dio, ma che dire per esempio della famiglia in cui la moglie è cristiana e il marito non è nella verità? Oggi ci sono molte famiglie del genere, e quando il capo famiglia non è un vero cristiano immancabilmente andrà in collera, sarà irragionevole e a volte anche cattivo. Questo però non consente alla moglie di perdere la sua serenità e condividere l’infelice stato mentale del marito. In tali circostanze il coniuge dedicato dovrebbe seguire la volontà divina, cioè: “Voi, donne, siate soggette ai vostri mariti, affinché se alcuni di loro non ubbidissero al Vangelo, siano guadagnati, senza parole, dalla condotta delle loro mogli . . . ma l’ornamento [vostro sia] . . . il tesoro incorruttibile di uno spirito dolce e calmo, che è di grande valore davanti a Dio”. In questo modo le mansuete mogli dedicate avranno una felicità e serenità non condivisa dai loro irascibili mariti. — 1 Piet. 3:1-4, Na.
15. Quale consiglio scritturale devono seguire i genitori di figli minorenni se vogliono che in casa regni la pace e la serenità?
15 In una famiglia cristiana i genitori non devono avere un’indole dolce solo fra loro, ma devono avere lo stesso atteggiamento mentale verso i figli. “Voi, padri, non irritate i vostri figli, ma continuate ad allevarli nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”. La disciplina dei figli è assolutamente necessaria, poiché il consiglio di Geova è: “La verga e la correzione danno saggezza; ma il fanciullo abbandonato ai suoi capricci fa vergogna a sua madre. Educa tuo figlio e ti sarà di consolazione, sarà la delizia dell’anima tua”. È per un atto d’amore e non d’odio o di malevolenza che i genitori somministrano al figlio un castigo disciplinare. “Chi risparmia la verga odia il suo figliolo, chi lo ama ha premura di correggerlo”. — Efes. 6:4; Prov. 29:15, 17; 13:24, Ti.
16. Quale importanza ha la correzione dei genitori per voi ragazzi che volete vivere nel nuovo mondo di Dio?
16 E voi ragazzi, e questo include tutti gli adolescenti, ricordatevi che questa disciplina prescritta da Geova è una medicina per il vostro bene, perché la disubbidienza, l’ostinazione e la collera sono le vie del peccato e della morte, e sono legate al vostro cuore sin dalla nascita. Se volete vivere sotto il regno di Dio, dovete sradicare completamente queste diaboliche tendenze ereditarie e sostituirle con qualità divine, e la verga della correzione dei vostri genitori vi aiuterà a farlo. “La stoltezza è legata al cuore del ragazzo; la verga della disciplina l’allontanerà da lui”. — Prov. 22:15.
17. (a) Spiegate perché non esisteva la delinquenza minorile nell’antico Israele quando era in vigore la legge di Geova. (b) Perché il problema della delinquenza praticamente non esiste fra i testimoni di Geova d’oggi?
17 Vi possono essere rari casi in cui un ragazzo sia così cocciuto nella sua ostinazione che neanche la verga della correzione può eliminarla. Ai tempi d’Israele i genitori avevano ordine da Geova di portare il ribelle dai padri della città che, a loro volta, avrebbero portato fuori l’incorreggibile e l’avrebbero lapidato a morte. Non esisteva la delinquenza minorile con tale sistema. (Deut. 21:18-21) Anche oggi, la società del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova non può e non vuole tollerare in mezzo a loro la delinquenza minorile. Quindi, per evitare il colpo mortale della disassociazione dalla congregazione, i saggi ragazzi teocratici daranno ascolto e seguiranno ciò che la Parola di Dio dice: “Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori in unione col Signore, poiché questo è giusto”. “Figli, siate ubbidienti ai vostri genitori in ogni cosa [senza alcuna eccezione], poiché questo è accettevole al Signore”. “Ascolta tuo padre che ti ha dato la vita”, dice il Proverbio, “e non disprezzare tua madre solo perché è diventata vecchia”. — Efes. 6:1; Col. 3:20; Prov. 23:22.
18. Sotto quali aspetti l’organizzazione dei testimoni di Geova è simile al giardino di Eden coi suoi bei frutti, e in che modo ciò è possibile?
18 Quindi sia che siano sposati o no, sia adulti che ragazzi, del rimanente o delle “altre pecore”, sorveglianti o no, tutti i testimoni di Geova con l’aiuto dello spirito santo di Dio, e dimostrando mansuetudine e padronanza di sé, sono in grado di produrre un’abbondante ed infinita messe di pacifici frutti. Con l’amorevole cura di Geova la loro organizzazione è simile al giardino di Eden nella bellezza della pace e dell’unità. Questo avviene perché ognuno ha profondo rispetto e amore per le leggi e i comandamenti di Geova, insieme allo zelo e alla devozione nel compiere la volontà di Geova in ogni cosa. “Figlio mio, non dimenticare la mia legge, e il tuo cuore osservi i miei comandamenti, perché ti saranno aggiunti lunghi giorni e anni di vita e di pace”. “Gran pace hanno quelli che amano la tua legge, e non c’è nulla che possa farli cadere”. — Prov. 3:1, 2; Sal. 119:165, VR.
19. Soltanto in che modo coloro che amano la pace e la serenità possono essere certi di goderle per sempre?
19 Tutti voi di buona volontà ovunque siate, che amate la pace e l’unità, se desiderate condividere l’insuperabile felicità e vivere eternamente nella pace e felicità di un giardino paradisiaco sotto il regno di Dio, unitevi prontamente ai pacifici testimoni di Geova, e insieme a loro siate mansueti, calmi, amorevoli, pazienti ed equilibrati. Continuate ad ubbidire alla volontà divina, che include anche ciò che dice il Salmo 37: “Non t’infiammare a causa dei malfattori. . . . Perché come erba tosto seccheranno . . . Poiché i malfattori stessi saranno recisi, ma quelli che sperano in Geova possederanno la terra. Ancora un poco e l’empio non sarà più, e certamente tu farai attenzione al suo luogo ed egli non vi sarà. Ma i mansueti stessi possederanno la terra e realmente troveranno squisita delizia nell’abbondanza della pace”. — Sal. 37:1, 2, 8-11.