Il pensiero che si cela nel proverbio
QUANDO Salomone sedeva sul trono di Gerusalemme, la capitale era un centro di cultura e commercio mondiale. Ricchezze, mercanti e merci si riversavano da ogni parte nella città. Tuttavia, coloro che godevano di tale prosperità erano anche vittime in potenza di pigrizia, avidità, astute pratiche commerciali e altri veleni contro cui i proverbi ispirati sarebbero stati un efficace antidoto.
PROVERBI 6:6-8 (VR)
“Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare, e diventa savio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo cibo nell’estate, e raduna il suo mangiare durante la raccolta”.
Salomone non dice specificamente che la formica accumuli questo cibo per usarlo nell’inverno, ma loda l’industriosa creatura, additandola come esempio di chi raccoglie previdentemente le provviste nella stagione in cui il cibo è abbondante. Alcuni critici hanno asserito che Salomone fosse in errore, supponendo che scambiasse per grano le larve delle formiche. Ma alcuni gruppi di formiche, chiamate “formiche mietitrici”, si nutrono normalmente solo di semi. Queste formiche si trovano soprattutto in paesi aridi, e “raccolgono i semi durante la dovuta stagione e li accumulano in cavità sotto la superficie del suolo per usarli quando le provviste si esauriscono”. (The Encyclopedia Americana, Vol. 2, Edizione del 1946) La formica nera (Atta barbara) e una formica scura (Atta structor), due delle varietà più comuni in Palestina, si nutrono essenzialmente di semi e nell’estate raccolgono grandi quantità di chicchi di grano. I contadini distruggono le colonie delle formiche nelle vicinanze delle aie dove si batte il grano per impedire che queste industriose creature portino via grandi quantità di grano, ciò che altrimenti farebbero senz’altro con straordinaria efficienza. Anziché dormire nella stagione favorevole per lavorare, il pigro dovrebbe imparare la sapienza dall’umile formica.
PROVERBI 11:15 E 22:26 (PB)
“Starà ben male chi fa sicurtà per un altro; chi fugge gli impegni, sta senza pensieri”. “Non esser di quelli, che stringono la mano, o che si impegnano per debiti”.
Prendere o dare denaro a prestito era comune ai giorni di Salomone. Gli speculatori avevano molte opportunità di prestare somme di denaro ad elevato tasso di interesse e con buone garanzie. La conclusione di un tale patto era attestata da una stretta di mano. Se aveste permesso a uno straniero di convincervi a “garantire” per lui, affinché potesse prendere del denaro a prestito, vi sareste esposti al rischio di veder scomparire dalla circolazione lo straniero, lasciandovi l’obbligo di restituire il suo prestito. A questo proposito può darsi che Salomone avesse in mente in modo particolare suo figlio Roboamo. Se l’erede presuntivo avesse permesso ai parassiti di corte di approfittare della sua generosità mediante l’adulazione, la sua eredità reale sarebbe stata stoltamente amministrata e il popolo avrebbe avuto un cattivo esempio.
“Esistono dei compagni disposti a farsi a pezzi gli uni con gli altri, ma esiste un amico ch’è più fedele di un fratello”.
I compagni attratti dai doni non sono quelli che restano fedeli in tempo di avversità. (Prov. 19:6) A quei giorni, allorché un uomo poteva avere figli da diverse mogli legali, i legami di fratellanza non erano così stretti come avrebbero potuto essere in altro caso. Salomone conosceva la differenza che v’è tra i veri e i falsi amici. Suo fratello Absalom si era fatto degli amici e aveva usurpato il trono che Geova aveva destinato a Salomone. Dopo la morte di Absalom, e prima che Salomone fosse unto re, anche suo fratello Adonija tentò di impadronirsi del regno. A differenza di questi fratelli senza amore, l’amico di Salomone, il profeta Nathan, rimase leale al re, essendo più fedele di un fratello.