Che cosa ha in mente Dio?
1. Chi aveva l’autorevole risposta alla domanda: “Chi sa ciò che Dio ha in mente?” e quale risposta diede?
QUANDO si parla alle persone dei propositi di Dio verso il genere umano, udiamo spesso la domanda: “Chi lo sa?” Questa stessa domanda fu fatta da un uomo famoso millenovecento anni fa. Egli chiese: “Chi ha conosciuto la mente di Geova?” (1 Cor. 2:16) Ma quest’uomo aveva l’autorevole risposta alla sua domanda. Era qualificato a rispondere a motivo di due importanti fatti: (1) Era un profondo studioso di tutte le Scritture Ebraiche, esperto nella legge di Dio data ad Israele. (2) Aveva una posizione di vicinanza a Dio che solo alcuni hanno avuto, cioè quella di essere uno dei dodici apostoli del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Benché mostrasse che nessuno può sapere tutto quello che Geova ha in mente, egli rispose alla domanda con le seguenti parole: “‘Occhio non ha veduto e orecchio non ha udito, né sono state concepite nel cuore dell’uomo le cose che Dio ha preparate per quelli che l’amano’. Poiché a noi Dio le ha rivelate per mezzo del suo spirito, poiché lo spirito scruta tutte le cose, anche le cose profonde di Dio”. — 1 Cor. 2:9, 10.
2. (a) Quanto si interessa Geova di comunicare con gli uomini? (b) Quale consiglio dà Gesù in quanto al comprendere la mente di Dio, e come seguiamo quel consiglio, con quale risultato?
2 Geova, il Dio della Bibbia, il Dio della nazione d’Israele e il Dio di Gesù Cristo e dei suoi seguaci, è un Dio comunicativo. Si interessò tanto di comunicare con la razza umana che mandò suo Figlio, il suo più Intimo, dal cielo alla terra a rivelare al genere umano i propositi di Dio. Per questo il summenzionato apostolo disse anche ai conservi cristiani: “Noi abbiamo la mente di Cristo”. (1 Cor. 2:16) È mediante la Parola di Geova, che è un racconto della sua comunicazione con la nazione d’Israele e della sua comunicazione sin da allora mediante Gesù Cristo, che possiamo discernere ciò che Dio ha in mente. Dio ci comanda: “Interrogatemi sulle cose future, sopra i miei figli, datemi ordini sopra l’opera delle mie mani”. (Isa. 45:11, Ti) Gesù consiglia: “Continuate a chiedere, e vi sarà dato; continuate a cercare, e troverete; continuate a bussare, e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. (Matt. 7:7, 8) Questo significa indagare nella Parola di Dio e cercare i perché e i percome delle cose che Dio dice e fa. Egli non è un Dio lontano, un Dio assente, né si aspetta che noi agiamo senza conoscenza della sua mente sulle cose. E una scoperta molto incoraggiante e rincorante, nel guardare nella mente di Geova com’egli la rivela nella sua Parola, è che la sua inclinazione mentale verso di noi è buona e completamente per il nostro benessere.
3. Come la profezia che Dio fece mediante Isaia ci aiuta a trovare la risposta a che cosa Dio ha in mente?
3 Un eccellente schema che possiamo considerare nell’indagare in merito alla domanda: “Che cosa ha in mente Dio?” fu fatto nell’ottavo secolo a.E.V. da Dio, parlando mediante il suo profeta Isaia. Esaminando questa profezia comprendiamo le ragioni e i propositi delle azioni che Geova compie, rivelandoci la sua mente con una chiarezza che non ci lascia dubbi sulla giusta condotta da seguire.
PERCHÉ EGLI PARLA IN ANTICIPO
4. (a) Qual è la situazione d’Israele al tempo della profezia di Isaia? (b) Che cosa dice loro Geova in Isaia 48:1-13?
4 Al tempo in cui la profezia è dichiarata, Israele vive nella Terra Promessa. Babilonia non è ancora la Terza Potenza Mondiale. Non è ancora neppure una seria minaccia alla posizione dominante dell’Assiria. Ma Dio aveva predetto che a causa dei peccati di Israele avrebbe permesso che andasse in cattività a Babilonia. Ancor prima che vadano in cattività li incoraggia, in Isaia 48, versetti da 1 fino a 13, rammentando loro che egli è il Creatore del cielo e della terra, lo stesso Dio dal principio alla fine, e che non ha dimenticato il suo popolo. Egli dice loro che per amor suo agirà contro Babilonia per liberarli. Non si profanerà mancando di eseguire ciò che promette, né darà la sua gloria ad alcun falso dio. Egli dichiara:
5. Che cosa intende Geova con le sue parole di Isaia 48:14, 15?
5 “Adunatevi tutti quanti, ed ascoltate! Chi tra voi ha annunziato queste cose? Colui che l’Eterno ama eseguirà il suo volere contro Babilonia, e leverà il suo braccio contro i Caldei. Io, io ho parlato, io l’ho chiamato; io l’ho fatto venire, e la sua impresa riuscirà”. (Isa. 48:14, 15, VR) Che cosa intende Geova con queste parole? In effetti, egli dice: ‘Chi tra i falsi dèi del mondo pagano ha predetto queste cose in merito alla caduta di Babilonia e alla liberazione del mio popolo mediante Ciro il Persiano? Ciro io ho amato a motivo dell’opera ch’io mi son proposto ch’egli faccia contro Babilonia. Egli farà ciò che è mio diletto contro quella malvagia città. Il suo braccio sarà sui Caldei con una forza a cui non possono resistere’.
6. (a) Perché Geova parla in anticipo, secondo come si esprime in Isaia 48:16? (b) Come Geova fa appello a Israele in Isaia 48:17-19?
6 Ciro non avrebbe saputo che dopo la presa di Babilonia e dopo che Daniele gli avesse potuto mostrare la profezia di Isaia che egli era usato da Geova per prendere Babilonia e assoggettare i Caldei. Dio stesso, Colui che lo preannuncia, dice: “Avvicinatevi a me, ascoltate questo: Fin dal principio io non ho parlato in segreto; quando questi fatti avvenivano, io ero presente”. (Isa. 48:16, VR) Geova non ha paura di profetizzar questo in anticipo. Egli non lo predice in segreto così che nessuno possa in seguito provare che egli lo ha veramente predetto. Egli sa ciò che farà e lo predice in anticipo affinché il suo popolo a quel tempo e anche noi in questo tempo possiamo essere assicurati che egli è il vero Dio, e possiamo confidare che esegua il suo dichiarato proposito. Successivamente egli dice ad Israele:
CIÒ CHE SI PROPONE PER IL SUO POPOLO
“Così parla l’Eterno, il tuo redentore, il Santo d’Israele: Io sono l’Eterno, il tuo Dio, che t’insegna per il tuo bene, che ti guida per la via che devi seguire. Oh fossi tu pur attento ai miei comandamenti! la tua pace sarebbe come un fiume, e la tua giustizia, come le onde del mare; la tua posterità sarebbe come la rena, e il frutto delle tue viscere come la sabbia ch’è nel mare; il suo nome non sarebbe cancellato né distrutto d’innanzi al mio cospetto”. — Isa. 48:17-19, VR.
7. (a) Come mostra Geova ciò che si propone e che desidera realmente per il suo popolo in Isaia 48:17-19? (b) Che cosa dice successivamente al suo popolo affinché non perda la speranza mentre è in cattività a Babilonia?
7 Con questo gli Israeliti possono vedere che Dio li libererà da Babilonia. Egli si chiama loro Ricompratore. Sapendo questo in anticipo, Geova mostra che il desiderio del suo cuore è che gli Israeliti evitino la cattività e la deportazione dalla loro patria prestando attenzione ai suoi comandamenti. Allora, anziché far venire su se stessi la calamità da Babilonia, possono avere pace e prosperità piene, profonde e abbondanti come un fiume. I loro atti di giustizia possono essere innumerevoli come le onde del mare. Geova ha promesso al loro progenitore Abraamo di rendere il suo seme innumerevole come i granelli di sabbia sulla spiaggia. Quant’è grande il suo amore per loro e quant’è buono il suo proposito verso di loro! Egli fa appello al loro amore come Colui che è veramente interessato in loro, insegnando loro come recare beneficio a se stessi, guidandoli amorevolmente nella via su cui camminare. O se solo ascoltassero! Egli non desidera che siano distrutti o annientati dal suo cospetto. Ma egli preconosce ch’essi sono ribelli e non seguiranno il suo insegnamento e la sua guida e dovranno essere disciplinati. Anche così, Geova è di cuore così buono verso di loro che non può abbandonarli completamente. Le sue successive parole saranno una luce di speranza durante la loro cattività:
“Uscite da Babilonia, fuggite dalla Caldea; con voce giuliva annunciatelo, fatelo udire, proclamatelo, fatelo giungere all’estremità della terra! Dite: ‘Il Signore ha redento il suo servo Giacobbe!’ Non soffrono la sete mentre li conduce per il deserto; acqua dalla roccia egli fa scaturire per essi; spacca la roccia, sgorgano le acque”. — Isa. 48:20, 21, Ga.
8. Geova dà loro questa profezia forse per incitarli a rivoltarsi contro Babilonia durante la loro cattività?
8 Perciò, egli non abbandona questi discendenti del suo diletto servitore Giacobbe nella completa disperazione. Naturalmente, Babilonia non aprirà volontariamente la sua prigione per lasciar correre via gli Israeliti, e non è volontà di Geova che essi evadano per cercar di uscire da Babilonia prima che essa cada. Mediante il suo profeta Geremia (25:11-14) egli in seguito dirà loro che non possono tornare in patria prima ch’essa sia rimasta desolata settant’anni. Così dovranno attendere Geova mediante Ciro, ch’egli ha amato come loro liberatore.
9. (a) Come il fatto che Geova profetizza in anticipo risulta nell’esaltazione del suo nome? (b) Come manifestò Geova il suo grande amore per quelli che furono testimoni dei suoi potenti atti e che erano in pace con lui? (c) Qual è stato il suo atteggiamento verso i disubbidienti e specialmente verso Babilonia?
9 Il fatto che predìca questo risulterà nell’esaltazione del suo nome, poiché quando Babilonia cadde effettivamente la notizia della sua caduta fu annunciata in tutto l’Impero Medo-Persiano e gli Israeliti poterono parlarne ad altri e spiegare perché Babilonia era caduta e non permettere così che le persone dessero tutto il credito della sua caduta a un uomo. Perciò, oltre alla sua Parola egli ebbe testimoni dei suoi atti e propositi, proprio come li ha oggi sulla terra. Il suo amore per quelli che si valsero della liberazione fu mostrato dal fatto che li riportò indietro attraverso un territorio devastato, eppure ne ebbe cura, facendo uscire per loro l’acqua da un masso di roccia e accertandosi che potessero arrivare sani e salvi a Gerusalemme. La benignità di Geova verso il suo popolo fu davvero incomparabile. Ma egli non poteva essere in pace con quelli tra loro che infrangevano i suoi comandamenti, e in particolare non poteva esserlo con la malvagia Babilonia. — Isa. 48:22.
10. (a) Coloro che rimasero a Babilonia furono necessariamente malvagi? Fate un esempio. (b) Che cosa potevano fare per la restaurazione del tempio coloro che non erano in grado di tornare a Gerusalemme?
10 Quando la caduta di Babilonia ebbe effettivamente luogo, alcuni Israeliti non fecero il viaggio a Gerusalemme; ma questi non furono necessariamente considerati malvagi, per esempio, l’attempato Daniele. Se non era conveniente ad alcuni partire da Babilonia, essi potevano seguire il suggerimento del decreto di Ciro e contribuire oro, argento, merci e animali domestici a quelli che tornavano effettivamente e potevano anche inviare un’offerta volontaria per la casa del vero Dio, che era a Gerusalemme. — Esd. 1:2-4.
PERCHÉ PERMISE CHE IL SUO POPOLO SOFFRISSE
11. (a) Fino a che punto la malvagità di Gerusalemme era aumentata al tempo della sua conquista da parte di Babilonia nel 607 a.E.V.? (b) Come descrive Geova la misura disciplinare che prenderà contro Gerusalemme, in Isaia 51:17-20?
11 Gerusalemme rappresentava il nome di Dio, ma al giorno di Isaia essi si dimostrarono ribelli. Al tempo della caduta di Gerusalemme nelle mani di Babilonia nel 607 a.E.V., Dio sapeva che la loro malvagità sarebbe aumentata fino al punto che la pazienza di Geova verso di loro si sarebbe esaurita e si sarebbe dovuto disciplinarli. Egli avverte:
“Risvegliati, risvegliati, lèvati, o Gerusalemme, che hai bevuto dalla mano dell’Eterno la coppa del suo furore, che hai bevuto il calice, la coppa di stordimento, e l’hai succhiata fino in fondo! Fra tutti i figliuoli ch’ell’ha partoriti non v’è alcuno che la guidi; fra tutti i figliuoli ch’ell’ha allevati non v’è alcuno che la prenda per mano. Queste due cose ti sono avvenute: — chi ti compiangerà? — desolazione e rovina, fame e spada; — Chi ti consolerà? — I tuoi figliuoli venivano meno, giacevano a tutti i capi delle strade, come un’antilope nella rete, prostrati dal furore dell’Eterno, dalle minacce del tuo Dio”. — Isa. 51:17-20, VR.
12. (a) Perché nessuno dei figli di Gerusalemme poté tenerla in piedi? (b) Quali erano le “due cose” che Gerusalemme doveva bere? (c) A chi aveva erroneamente fatto appello, con quale risultato? (d) In Isaia 51:21-23, che cosa disse Geova in merito a un cambiamento nel somministrare la coppa del suo furore?
12 Dio impiegò Babilonia per impartire tale disciplina. Gerusalemme fu stordita dalla coppa della sua ira e nessuno dei suoi abitanti poté aiutarla a camminare diritta. Persino i pochi giusti che erano in essa, come Ezechiele, Daniele e i suoi tre intimi compagni ebrei, non poterono impedire che fosse stordita e non poterono aiutarla a rimanere in piedi. Le due cose che Gerusalemme doveva bere dalla coppa del furore di Geova erano a coppie: (1) Desolazione e rovina, (2) fame e spada. Durante l’assedio di Nabucodonosor durato diciotto mesi essa soffrì estrema fame, la spada della guerra babilonese, la rovina del suo governo e della sua difesa e il saccheggio da parte dei conquistatori pagani. L’Egitto, a cui fece appello, non poté aiutarla, e quelli dentro di essa vennero meno per la debolezza e l’esaurimento. Ma in modo incoraggiante, Geova predice la fine della sua esperienza d’ebbrezza:
“Perciò, ascolta or questo, o infelice, ed ebbra, ma non di vino! Così parla il tuo Signore, l’Eterno, il tuo Dio, che difende la causa del suo popolo: Ecco, io ti tolgo di mano la coppa di stordimento, il calice, la coppa del mio furore; tu non la berrai più! Io la metterò in mano de’ tuoi persecutori, che dicevano all’anima tua: ‘Chinati, che ti passiamo addosso!’ e tu facevi del tuo dosso un suolo, una strada per i passanti!” — Isa. 51:21-23, VR.
13. (a) Come Isaia 51:21-23 spiega perché Geova permise che il suo popolo soffrisse? (b) Quanto Babilonia abbassò Gerusalemme, figurativamente?
13 Questo spiega perché Geova permise che essa andasse in cattività. Fu perché essa, come città capitale del suo popolo, prese l’iniziativa nel contendere con lui anziché andare d’accordo con lui e ubbidirgli in modo amorevole e fiducioso. Ma la sua disciplina sarebbe giunta alla fine e il suo furore si sarebbe allontanato da Gerusalemme e sarebbe stato rivolto contro Babilonia e i suoi alleati, che avevano irritato e umiliato Gerusalemme fino al punto di farla per così dire giacere con la faccia in giù e piegare al suolo affinché potessero camminare pesantemente sopra di lei come sopra la strada di una città. Quando ciò ebbe luogo nel 607 a.E.V. Gerusalemme cominciò a essere calpestata dai Gentili. Ivi cominciarono i tempi dei Gentili, per continuare fino al 1914 E.V. — Luca 21:24; Dan. 4:16, 23, 25, 32.a
14. Quando fu tolta dalle mani di Gerusalemme la coppa del furore, e quale comando cominciò allora ad applicarlesi?
14 La coppa del furore di Geova fu tolta dalle mani di Gerusalemme e messa nelle mani di Babilonia nel 539 a.E.V. Due anni dopo, nel 537 a.E.V., Ciro proclamò il suo decreto di liberazione degli Israeliti. A quel tempo la profezia ispirata da Geova duecento anni in anticipo cominciò ad applicarsi: “Risvegliati, risvegliati, rivestiti della tua forza, o Sion! Mettiti le tue più splendide vesti, o Gerusalemme, città santa! Poiché da ora innanzi non entreranno più in te né l’incirconciso né l’impuro. Scuotiti di dosso la polvere, lèvati, mettiti a sedere, o Gerusalemme! Sciogliti le catene dal collo, o figliuola di Sion che sei in cattività!” — Isa. 52:1, 2, VR.
15. (a) In quale condizione avrebbe Dio preservato Sion dopo la sua restaurazione? (b) Fu la dinastia dei re della linea di Davide ristabilita ora sul trono, o che cosa? (c) In considerazione del fatto che i Romani distrussero Gerusalemme nel 70 E.V., come si può ciò nonostante dire che la profezia d’Isaia s’avverò?
15 Sion doveva essere ricostruita divenendo una bella città, non più una debole schiava di Babilonia ma splendidamente ornata e rafforzata per l’adorazione di Geova. Essendo una volta ancora il “paese del grande Re” o “la città del gran Re”, come la chiamò Gesù, doveva indossare le belle vesti della sua regalità. (Sal. 48:2; Matt. 5:35) Doveva essere una città santa; perciò era improprio che gli incirconcisi e gli impuri entrassero in essa. Finché fosse rimasta fedele a Dio e avesse mantenuto la sua santità, nessun incirconciso conquistatore gentile l’avrebbe dominata e ridotta di nuovo in polvere. Sebbene i re della linea di Davide non fossero ristabiliti in questo tempo e successive potenze mondiali esercitassero il dominio sopra di essa, rimase tuttavia intatta come città santa, il centro d’adorazione per l’eletto popolo di Dio, finché alla fine, a causa della ribellione, fu distrutta da Roma nell’anno 70 E.V. La profezia d’Isaia s’avverò, perché Isaia, capitolo 52, trova il suo adempimento in senso reale e completo nella celeste organizzazione di Dio, la celeste Sion, poiché essa è la libera “Gerusalemme di sopra” e fu prefigurata dalla terrena Sion o Gerusalemme. Poiché, trentasette anni prima della distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V., Geova fece suo centro d’adorazione il tempio spirituale, la congregazione cristiana. — Gal. 4:26.
16. Quale cambiamento doveva fare Sion, e quale relazione avrebbe avuto con Geova?
16 Mentre era in schiavitù a Babilonia, Gerusalemme si poté chiamare “figliuola di Sion che sei in cattività”, ma ora non doveva più sedere per terra e fare cordoglio, ma doveva sedersi in luogo elevato, sciogliendosi dal collo i legami o le catene della cattività. Doveva esercitare la sua libertà per servire Geova nella città del suo tempio. Ivi Geova avrebbe risieduto in essa, come profetizza Zaccaria 2:7, 10 (VR): “Olà, Sion, mettiti in salvo, tu che abiti con la figliuola di Babilonia! Manda gridi di gioia, rallegrati, o figliuola di Sion! poiché ecco, io sto per venire, e abiterò in mezzo a te, dice l’Eterno”.
COME IL POPOLO DI DIO FU VENDUTO E RICOMPRATO
17. (a) Per che cosa Sion era stata venduta a Babilonia? (b) In che modo, quindi, vi sarebbe stato un riacquisto?
17 Geova aveva venduto o dato Sion a Babilonia per nulla a causa della sua ribellione. Perciò Babilonia non doveva pensare, come pensava, di avere un perpetuo diritto a Sion. Geova spiega: “Voi siete stati venduti per nulla, e sarete riscattati senza danaro”. (Isa. 52:3, VR) Dio non avrebbe dunque dovuto pagar nulla come prezzo di riscatto per ottenere la libertà di Sion. Non costò nulla a Geova liberarla. Comunque, ci fu un riacquisto di Sion, poiché il re Ciro liberò Sion volontariamente e riconobbe Geova, e Geova, a sua volta, diede a Ciro il Persiano i paesi che conquistò nella sua marcia di trionfo su Babilonia e in seguito diede alla Persia il paese d’Egitto ai giorni di Cambise figlio di Ciro. (Isa. 43:3, 4) Questi erano tutti paesi pagani. Quando fece tornare gli Israeliti a ricostruire il tempio a Gerusalemme, il re Ciro restituì loro i vasi che il re Nabucodonosor aveva rubati nel tempio di Geova, e non richiese alcun compenso.
18. Quali avvertimenti da Geova e dal racconto storico ignorò Babilonia?
18 Babilonia non aveva nessun legittimo diritto al popolo di Dio e fu dunque distrutta per averlo oppresso. Dio richiama alla mente precedenti casi di oppressione in Isaia 52:4 (VR) quando rammenta: “Il mio popolo discese già in Egitto per dimorarvi; poi l’Assiro l’oppresse senza motivo”. Babilonia non imparò la lezione dal racconto dell’azione di Dio nel liberare Israele dagli Egiziani. Ignorò il fatto storico dell’uccisione da parte di Dio di 185.000 soldati assiri che minacciavano Gerusalemme e del suo rovesciamento dell’Assiria nelle mani dei Medi e dei Caldei verso il 633 a.E.V., dopo che l’Assiria, senza motivo, aveva rovesciato il regno delle dieci tribù d’Israele, deportato il popolo e aveva fatto abitare nel paese pagani di nazioni straniere.
GEOVA VUOLE CHE IL SUO NOME SIA RISPETTATO
19. (a) Giacché Babilonia era tanto malvagia perché Geova si interessò di lei, e quale situazione cercava in lei? (b) Che cosa avrebbe dovuto temere Babilonia, ma, al contrario, che cosa fece?
19 In base a queste cose, che interesse avrebbe avuto Geova in Babilonia? Egli risponde: “Ed ora che faccio io qui, dice l’Eterno, quando il mio popolo è stato portato via per nulla? Quelli che lo dominano mandano urli, dice l’Eterno, e il mio nome è del continuo, tutto il giorno schernito; perciò il mio popolo conoscerà il mio nome; perciò saprà, in quel giorno, che sono io che ho parlato: ‘Eccomi!’” (Isa. 52:5, 6, VR) Geova aveva dunque in mente di trovare una situazione simile esistente a Babilonia come l’aveva trovata in precedenza nell’antico Egitto e in Assiria. Il vanto e la millanteria di Babilonia contro Gerusalemme, specialmente quando si rifletteva sul suo nome, non gli sarebbero passati inosservati ed egli era obbligato a rispondere, poiché i Babilonesi non temevano di poter anch’essi offendere il vero Dio ancora più seriamente del suo popolo, che Dio aveva venduto loro per nulla, e accrescere il loro già esistente peccato di adorazione degli idoli.
20. (a) Quale lezione impararono molti Israeliti a Babilonia? (b) Che cosa dovettero udire e sopportare lì, ma perché questo non poteva continuare per sempre?
20 Gli Israeliti avrebbero dovuto imparare una lezione da questa disciplina di Geova. Molti di loro la impararono. Essi avevano recato grande biasimo sul nome di Geova, come disse l’apostolo cristiano Paolo ai Giudei naturali del suo giorno verso il 56 E.V.: “Poiché ‘il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra le nazioni’; come è scritto”. (Rom. 2:24) Per settant’anni essi dovettero sopportare questa mancanza di rispetto, che naturalmente recò su loro molto disprezzo. Essi udirono diffamare, ingiuriare, bestemmiare, prendere il suo nome in modo indegno, ma Geova non avrebbe permesso che questo continuasse per sempre. Anch’egli ha rispetto verso il suo proprio nome e la sua posizione di Sovrano Universale. Egli garantì che avrebbe rivendicato il suo nome e lo avrebbe messo al suo dovuto posto santificato dinanzi a tutte le nazioni, poiché, com’egli dice: “Sono io che ho parlato: ‘Eccomi!’”
LA SPECIE DI ADORAZIONE CHE GEOVA VUOLE
21. (a) Come si sente Geova verso il suo popolo, ma che cosa richiede da loro? (b) Perché dovremmo studiare la sua Parola? (c) Perché la gelosia di Geova per il suo nome non è un interesse egoistico?
21 Da questa esperienza di Israele si può vedere che Geova ha grande amore per tutte le sue creature e le tratta tutte con giustizia e misericordia. In particolare ha incrollabile amore per il suo popolo, quelli che prendono il suo nome. Ma egli bada anche che il suo nome sia dovutamente rispettato fra loro. Non vuole semplice servizio con le labbra. Desidera amorevole ubbidienza, come un fedele figlio ubbidirebbe a suo padre. Quelli, perciò, che prendono su di sé il nome di Dio non possono fare della religione una cosa separata dalla loro vita, ma devono regolare la loro vita mediante l’adorazione di Geova e l’ubbidienza ai suoi comandamenti. Egli, non l’individuo, stabilisce la norma su ciò che è la vera adorazione di lui. La sua buona volontà è verso tutti quelli che seguono questa condotta ed egli ha in mente benedizioni superiori a ciò che qualsiasi mente umana può concepire da sé, come disse l’apostolo: “Occhio non ha veduto e orecchio non ha udito, né sono state concepite nel cuore dell’uomo le cose che Dio ha preparate per quelli che l’amano”. (1 Cor. 2:9) Per questo dovremmo studiare la sua Parola. Anche il fatto ch’egli è geloso del suo proprio nome non è un interesse egoistico. Perché no? Perché la santificazione del suo nome mediante il regno del più grande Ciro, Gesù Cristo, avrà luogo negli interessi di tutto l’universo e porterà a questa terra pace senza fine, insieme a vita eterna e a tutte le benedizioni che l’accompagnano, le cose non ancora udite che egli, l’amorevole Creatore, ha in mente di elargire a quelli che gli ubbidiscono.
[Nota in calce]
a Vedere La Torre di Guardia del 1º giugno 1965, e il libro (inglese) “Babilonia la Grande è caduta!” Il Regno di Dio governa!, capitolo 10, pubblicato dalla Watchtower Bible and Tract Society, Inc., Brooklyn, New York.