Dio è stato buono e misericordioso con me
Narrato da George D. Gangas
NACQUI il 17 febbraio 1896 in un’insignificante città dell’Asia Minore chiamata Nuova Efeso (turco: Koushadasi). Era situata approssimativamente a tredici chilometri dall’antica Efeso, dove circa 1.900 anni fa l’apostolo Paolo predicò e scrisse la sua prima lettera ai Corinti.
Quando avevo cinque o sei anni, mio padre morì. Mia madre era una donna devota che temeva Dio. Ma essa non aveva accesso alla Bibbia e così non sapeva allevare i suoi figli “nella disciplina e nell’autorevole consiglio di Geova”. (Efes. 6:4) Infatti, quasi il 95 per cento degli ortodossi non avevano la Bibbia, né ne avevano mai vista una. Quindi, non avendo alcuna guida che mi indicasse la via giusta da seguire, condussi una vita frivola, recando disonore a Dio.
Ciò nonostante, negli anni della mia infanzia frequentai la chiesa e facevo parte del coro dei ragazzi, cantando inni. Da questi inni e dall’istruzione religiosa che ricevetti a scuola, appresi l’insegnamento della chiesa circa il duplice destino del genere umano: i buoni vanno direttamente in cielo alla morte; i cattivi nell’inferno di fuoco. Ricordo un inno che si cantava a Maria per implorarla di liberarci dall’eterno tormento. Quella dottrina era impressa nel mio cuore, ed io ero certo dell’esistenza di un tale luogo per i malvagi. Dopo tutto, la Chiesa Ortodossa la insegnava, e io credevo che la mia chiesa insegnasse giuste dottrine, dato che la stessa parola “ortodosso” significava “giusta opinione (orthos, giusto o vero; doxa, opinione)”.
Poiché ero un giovane viziato sapevo con certezza che un giorno sarei andato a bruciare per sempre nell’inferno. Ma ecco la cosa strana: benché sapessi che un giorno ci sarei andato, non cambiavo. Ciò che non potevo spiegare era: Che soddisfazione prova Dio tormentando per sempre miliardi di persone? Avevo imparato che Dio è buono, ma mi chiedevo: Dov’era la sua bontà se tormentava eternamente le persone?
A undici anni lasciai Nuova Efeso per andare nell’isola di Chio, dove frequentai per tre anni una scuola commerciale. Quindi scoppiò la prima guerra mondiale. Partii da Chio e andai ad Atene, dove subii la peggiore carestia della mia vita, poiché era stato posto il blocco alla Grecia e non poteva arrivare nulla. Di lì andai a Parigi, e dopo la fine della guerra andai a Marsiglia per attendere una nave che andasse negli Stati Uniti.
Una sera mentre ero a Marsiglia vidi alcuni dell’Esercito della Salvezza che cantavano per la strada. Non sapendo che specie di persone fossero, li seguii nel loro luogo di raduno e scoprii che erano un’organizzazione religiosa. Ancora una volta mi si affacciò alla mente il pensiero dell’inferno, e interrogai il predicatore in merito ad esso. La sua risposta fu simile a ciò che avevo imparato nella Chiesa Ortodossa.
CAMBIAMENTO DI PERSONALITÀ
Finalmente, nel 1920 arrivai negli Stati Uniti. Un giorno mentre lavoravo a una tavola calda a Marietta, nell’Ohio, venne un uomo che cominciò a parlare della Bibbia. Gli altri ascoltavano, e ascoltai anch’io. M’accorsi immediatamente che parlava in maniera del tutto diversa da altre persone religiose. Ciò che diceva era ragionevole.
Ci disse che alla morte non si va né in cielo né nell’inferno di fuoco ma nel sepolcro. Cominciai a discutere con lui; così egli mi porse la sua Bibbia e disse: “Legga qui”. Indicò Giovanni 3:13. Lo lessi e lo rilessi. Ogni volta diceva: “Nessun uomo è asceso al cielo”. Fui così sorpreso che non seppi cosa dire.
Vedendo che poteva rispondere alle mie domande usando la Bibbia, dissi fra me: “Voglio chiedergli riguardo all’inferno”. Così gli dissi: “Che cosa crede riguardo all’inferno di fuoco? Esiste o no?” “Ascolti”, replicò, “supponiamo che lei fosse sposato e avesse un figlio che fosse il peggior figlio del mondo. Lei, come padre, avrebbe il coraggio di mettere quel bambino nel fuoco e udirlo gridare?” Risposi: “Non posso neppure pensare una cosa simile”. Egli rispose: “Se lei, essendo cattivo, non può fare una cosa simile a suo figlio, perché attribuisce un atto così diabolico a Dio, che è amore?” Questo bastò a convincermi!
Quest’uomo, che era uno studente biblico, com’erano chiamati in quei giorni i testimoni di Geova, proseguì spiegando con la Bibbia che cosa significa la parola “inferno”. La mia delizia e curiosità giunsero al colmo, e gli chiesi come e dove aveva imparato queste cose. Gli chiesi di portarmi un libro che contenesse racconti su Abraamo, Giuseppe e altri personaggi biblici, non sapendo che queste storie di vita vissuta erano nella Bibbia stessa. Dopo pochi giorni mi portò la Bibbia e la pubblicazione per lo studio biblico (inglese) Il Divin Piano delle Età. Quella notte lessi fin dopo mezzanotte!
Il giorno dopo mentre facevo il caffè dove lavoravo la mia mente riandava a ciò che avevo letto la sera prima. Dovetti fare qualche sbaglio, perché udii i clienti che dicevano: “Quel giovane si comporta in modo strano oggi. Dev’essergli accaduto qualcosa”. Avevano ragione! Stava accadendo qualcosa in me. Si verificava un cambiamento nella mia vita. Uscivo dalle fitte tenebre a una meravigliosa luce. Volgevo le spalle a un vecchio sistema e ne miravo uno nuovo, che non potevo ancora spiegare completamente.
DESIDERIO DI ASSOCIAZIONE
Lo studio del libro con la Bibbia suscitò in me tale gioia e tali desideri che chiesi a colui che mi aveva portato queste verità se c’erano persone come lui a Marietta. Egli disse di no, e che dovevo andare a Wheeling, nella Virginia Occidentale. Lì avrei anche trovato altri che parlavano la mia lingua, il greco, e che avrebbero risposto alle mie domande. Alcuni giorni dopo andai dunque a Wheeling e trovai lavoro come lavapiatti in un ristorante.
Dopo breve tempo giunse a mio fratello maggiore la notizia che io ero matto. Venne a trovarmi al ristorante e io stavo pelando patate. Egli disse: “Vieni con me e ti pagherò di più. Sarai come il padrone. Diverremo soci e faremo un mucchio di soldi”. Ma io non accettai, poiché la bontà di Dio e l’intendimento di ciò che è il suo regno e di ciò che esso farà avevano fatto tale impressione su di me e avevano suscitato in me tale gioia e amore per Geova che, benché fossi andato in America allo scopo di fare soldi, quel desiderio era svanito.
Non molto tempo dopo simboleggiai la mia dedicazione col battesimo in acqua. Durante tutto questo tempo non mancai di assistere alle adunanze per studiare la Bibbia, anche se non capivo l’inglese. Comunque, quelli che erano dedicati a fare la volontà di Dio e parlavano la lingua greca mi aiutarono.
Da Wheeling alcuni di noi ci trasferimmo a Beech Bottom, una città molto piccola. Lì formammo una piccola congregazione che crebbe costantemente. Facevamo un profondo studio della Bibbia e imparammo ad amare e apprezzare tanto le cose imparate che dopo il regolare studio facevamo un altro studio non ufficiale su vari soggetti. Non sprecavamo il tempo. Sembrava che non imparassimo abbastanza in fretta. Parlavamo ripetutamente della bontà del nostro Dio.
La misericordia e la bontà che Geova mi mostrò fecero una tale impressione su di me e suscitarono in me tale amore per i fratelli che pregai Dio e gli chiesi di permettere che avessi altre delusioni, ma non di permettere che mancassi ad alcuna adunanza coi fratelli. Geova mi concesse fedelmente questo, poiché in questi quarantacinque anni durante i quali ho gustato la sua misericordia e la sua bontà, ho frequentato regolarmente le adunanze.
Per me, radunarmi coi fratelli è uno dei più grandi piaceri della vita e fonte di incoraggiamento. Amo essere alla Sala del Regno fra i primi, e uscire fra gli ultimi, se possibile. Provo un’intima gioia quando parlo col popolo di Dio. Quando sono fra loro mi sento a casa con la mia famiglia, in un paradiso spirituale. Inoltre, alle adunanze sento lo spirito di Geova in misura maggiore. E non appena l’adunanza è finita mi piace parlare coi nuovi interessati. Come la bussola segna sempre il nord, così il mio più intimo pensiero e desiderio è di assistere alle adunanze. Comprendo pienamente l’ispirata dichiarazione del salmista: ‘Ciò che cerco è dimorare nella casa di Geova per tutti i giorni della mia vita’. — Sal. 27:4.
SERVIZIO ALLA BETEL
La buona volontà di Dio mi fu ulteriormente mostrata quando, un giorno del 1928, ricevetti una lettera dalla Società Torre di Guardia che mi chiedeva di venire alla sede della Betel a Brooklyn, New York, per fare servizio come traduttore. Non potevo quasi crederlo: Io, traduttore? Allora lavoravo nei ristoranti! Ma ricordai che Noè non era stato costruttore di barche. E Mosè sapeva erigere tabernacoli? Impararono entrambi. Io avrei fatto altrettanto.
Alla Betel gustai in maggiore misura la misericordia e la bontà di Geova. Che gioia trovarmi in mezzo a circa 200 (ora più di 800) fratelli e sorelle nella fede! Che letizia e piacere provai, e provo ancora, quando mi siedo per prendere i pasti tre volte al giorno, e ogni mattina per considerare parte della Bibbia!
Alla Betel fui aiutato a maturare e sviluppare i frutti dello spirito di Dio. Ricordo la volta che feci il mio primo discorso di sei minuti. Non ero sicuro di me così lo misi per iscritto. Ma quando mi alzai per pronunciarlo, il timore dell’uditorio si impossessò di me e cominciai a balbettare e borbottare, dimenticando i pensieri. Pensai allora di leggere dal manoscritto. Ma le mani mi tremavano tanto che le righe mi ballavano sotto gli occhi! Il Diavolo cercò di scoraggiarmi mettendomi nella mente il pensiero che non ero capace, che facevo meglio a smettere. Cercò di dissuadermi con ogni mezzo per parecchi giorni. Io lottai, e Geova, che è misericordioso, mi aiutò a sventare gli attacchi di Satana. Da allora imparai la lezione; mai, mai smettere.
Qualsiasi cosa io dica della Betel non basta per esprimere ciò che sento per essa nel mio cuore. L’apprezzamento per essa aumenta di anno in anno, e di giorno in giorno ringrazio Geova per avermi tollerato in tutti questi anni. La Betel per me è il centro della visibile organizzazione di Geova all’opera. Il pensiero di essere impiegato alla sede centrale di questa visibile organizzazione mi riempie il cuore di gioia e gratitudine. Alla Betel mi associo a fratelli e a sorelle che sono stati e sono ancora un esempio per me con la loro devozione e dedicazione a Geova. Durante questi lunghi anni ho visto giovani fratelli che non sapevano molto quando arrivarono, ma che dopo sette od otto anni di fedele servizio furono fatti sorveglianti e in seguito furono impiegati come servitori di circoscrizione e di distretto. Se fosse possibile, griderei ad alta voce a tutti i fratelli giovani: Venite alla Betel e gustate l’amorevole benignità e bontà di Geova! Con tutta l’esperienza che mi sono fatta nei miei trentotto anni di servizio alla Betel, posso dire veracemente che essa è il miglior luogo sulla terra per migliorare le proprie capacità di ministri alla lode di Geova.
Qui alla Betel ho imparato anche a parlare spagnolo. Quando vidi che il territorio assegnatomi per predicare era essenzialmente spagnolo, mi procurai un libro di grammatica e, con l’aiuto della nostra letteratura ed ascoltando parlare gli Spagnoli per imparare come pronunciavano le parole, imparai lo spagnolo! Ho tenuto molti studi nelle case di queste umili persone.
Sin dall’infanzia avevo un complesso d’inferiorità. Non potevo affrontare le persone e parlare con loro. Ma che differenza ora! Con l’aiuto di Geova riesco a parlare per un’ora davanti a grandi uditori. Questo cambiamento è stato possibile mediante lo studio delle Scritture e con l’aiuto dello spirito di Dio.
La bontà di Dio, che mi ha aiutato a cambiare la mia precedente personalità, mi spinge ora ovunque io sia a divulgare la conoscenza che Egli mi ha data, affinché anche altri possano vedere che Geova è buono. La Parola di Dio contiene parole di vita eterna. (Giov. 6:68) Amo la vita e voglio che anche i miei fratelli ottengano la vita. Considero, insieme all’apostolo Paolo, che tutte le altre cose sono “perdita a motivo dell’eccellente valore della conoscenza di Cristo Gesù”. (Filip. 3:8) Sì, tutte le altre cose saranno presto distrutte, ad eccezione del regno di Dio e dei suoi interessi. — Ebr. 12:27, 28.
Quando ripenso a questi quarantacinque anni in cui ho servito Geova per sua immeritata benignità, sono pienamente d’accordo con le parole che Mosè rivolse ad Israele: “Geova tuo Dio è un Dio misericordioso”. (Deut. 4:31) E anche con le parole dell’ispirato salmista: “Tu, o Geova, sei buono e pronto a perdonare”. (Sal. 86:5) Sì, Geova è stato buono e misericordioso con me.