“La vostra liberazione s’avvicina”
“Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate la testa, perché la vostra liberazione s’avvicina”. — Luca 21:28.
1-7. (a) Che cosa significherebbero per i religionisti della cristianità titoli di cronaca che annunciassero la distruzione della Città del Vaticano? (b) Che cosa significherebbero per i musulmani i titoli inerenti alla distruzione dei due principali santuari dell’Islam?
IMMAGINATE di leggere i titoli nel giornale:
2 “La Città del Vaticano è stata distrutta! L’immenso cratere prodotto nella terra dallo scoppio della bomba nucleare non ha lasciato nessuna traccia delle presunte tomba e ossa di S. Pietro!”
3 Simili titoli nei giornali del mondo significherebbero qualcosa per i cattolici romani, o, in effetti, per tutte le denominazioni religiose della cristianità? Segnerebbe tale avvenimento la fine di una lunga epoca per loro, con grande incertezza sul modo di comportarsi in futuro? Sì!
4 E: “La Mecca è stata spazzata via da missili lanciati dall’alto! Il sacro santuario contenente la riverita Pietra Nera è svanito nell’esplosione!”
5 Titoli simili nella stampa mondiale significherebbero qualcosa per il mondo islamico? Significherebbe la fine di un’èra per loro, lasciando un incolmabile vuoto nella loro prospettiva per il futuro? Oltre a ciò:
6 “La moschea ‘La Cupola della Roccia’, al secondo posto tra i luoghi sacri del reame musulmano, ha cessato d’esistere con un’esplosione! La Roccia Sacra del profeta Maometto distrutta!”
7 Tali ulteriori titoli di notizie accrescerebbero le convinzioni musulmane che un’èra fosse finita per loro, lasciando un grande vuoto religioso? Sì!
8. (a) Che cosa significò la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio nel 70 E.V. per quelli che adoravano lì? (b) Com’è indicato tale significato per gli adoratori?
8 I visitatori di Roma, in Italia, che passano sotto il trionfale Arco di Tito mentre vanno dal Foro Romano al Colosseo, vedono sculture che commemorano la distruzione di una città di fama mondiale e del suo santo tempio avvenuta nell’anno 70 della nostra Èra Volgare. È la città di Gerusalemme e il suo tempio costruito dal re Erode il Grande, governante nominato dal senato romano sulla provincia di Giudea. La distruzione di quella famosa città e del suo tempio significò qualcosa per i milioni di persone che adoravano lì? Significò per loro la fine di un’epoca nazionale e religiosa? In verità, significò proprio questo, come attesta la storia profana. Quando questa medesima distruzione fu predetta, trentasette anni prima, i quattro uomini che udirono la predizione pensarono che avrebbe significato tale cosa per il loro popolo, la loro nazione? Evidentemente sì. La domanda che rivolsero al Profeta come conseguenza della sua rimarchevole predizione lo indica.
9. Come sarà similmente contrassegnata la fine di un’importante èra della storia umana, e quindi di che cosa c’è bisogno?
9 Tanto più la prossima fine di un’importante èra della storia umana sarà contrassegnata da un sorprendente avvenimento simile a quello dell’anno 70 E.V. Il bisogno di liberazione si fa molto evidente e ora molto urgente. Centinaia di milioni di persone nella cristianità risentiranno di questo futuro avvenimento, avvenimento che presagirà di per sé qualcosa di proporzioni così universali che influirà su tutto il genere umano. Abbiamo bisogno di liberazione da tale disastro mondiale!
10. Perché la liberazione è possibile, e che cosa significherà per i liberati?
10 È qualche cosa su cui il mondo non conta; altrimenti potremmo ragionevolmente aspettarci che facesse qualche cosa al riguardo. Ma tu lettore puoi fare qualche cosa al riguardo, se realmente desideri avere la liberazione che è possibile secondo un’infallibile promessa che viene dalla più alta autorità. La più grande afflizione mondiale di tutta l’esperienza umana sta per venire su di noi, ma anche la liberazione sta per venire a favore di quelli che non solo la desiderano ma che fanno i giusti passi richiesti per ottenerla. Anno dopo anno si moltiplicano intorno a noi i segni indicanti che la liberazione s’avvicina! Il suo arrivo significherà che i liberati saranno sotto un governo mondiale superiore a quello dell’uomo, e perfettamente in grado di benedire tutto il genere umano invece di condannarlo alla distruzione.
11. Perché non ci dovrebbe essere motivo di dubitare che ci avviciniamo alla fine di un’epoca, e c’è alcuna speranza che venga poi un ordine migliore dall’uomo?
11 Quale persona riflessiva può oggi dubitare che ci avviciniamo alla fine di un’epoca? Quest’èra di violenza in cui il mondo del genere umano fu all’improvviso precipitato dalla prima guerra mondiale nell’anno 1914 non può fare a meno di giungere al suo grande culmine col disastro, se non è fermata prima da potenza sovrumana. Le ripetute prove dell’incapacità degli uomini e delle nazioni di governarsi son destinate a condurre a uno stato di frustrazione e perplessità mondiale dal cui risultante caos il genere umano non avrà via d’uscita. Il fermento in tutti i principali campi d’interesse umano, politica, istruzione, morale e vita sociale, relazioni fra razze e religione, seguirà le leggi della psicologia e corromperà del tutto il senso dei veri valori umani, alterando il precedente modello delle cose dell’uomo. Nessuna norma umana sarà più rispettata, riconosciuta e seguìta. Il movimento delle cose si fa sempre più rapido, accelerando l’impetuosa fine di quest’epoca in ogni suo aspetto. E poi? C’è alcuna ragione di credere che l’uomo possa sperare che qualche miracoloso nuovo ordine migliore venga dall’uomo, e sorga dalle ceneri del suo estinto vecchio ordine? No!
12. (a) Da dove deve venire questa liberazione? (b) Da chi fu additata questa fonte, e con quale effetto per i suoi uditori?
12 Per quanto l’idea riesca sgradita alle persone antireligiose, tuttavia l’aiuto per la nostra razza deve semplicemente venire da una fonte superiore all’uomo, da un’amichevole fonte celeste piuttosto che da una diabolica fonte celeste. Deve venire dalla sola fonte additata dal grande Profeta, che parlò di liberazione a quattro suoi seguaci seduti sul monte degli Ulivi pienamente in vista della città di Gerusalemme e del suo tempio. Il Profeta aveva lì a Gerusalemme i suoi nemici che erano decisi a ucciderlo, come ha oggi i suoi nemici. Ciascun lettore può determinare da sé se anch’egli è un nemico o no dal modo in cui reagisce alla menzione del nome Gesù Cristo! I suoi quattro seguaci, suoi amici, che udirono le sue incoraggianti parole circa la liberazione erano quattro pescatori della provincia romana della Galilea, cioè Pietro e suo fratello Andrea, e Giacomo e suo fratello Giovanni. Perché la liberazione era un pensiero loro gradito? Perché essi parlarono al Profeta della fine di un’epoca, del “termine del sistema di cose”? Tre fidati storici ne mostrano il perché, e nel far questo ci danno oggi molto di che pensare.
13, 14. (a) Perché Gesù e i suoi quattro seguaci erano allora in quella zona? (b) Che cosa disse Gesù del tempio di Erode a coloro che lo ammiravano?
13 Mancavano solo tre giorni alla festa di primavera che celebrava la liberazione della nazione da ulteriore oppressione da parte della potenza mondiale, l’Egitto dei Faraoni, nell’anno 1513 avanti la nostra Èra Volgare. Centinaia di migliaia di pellegrini affluivano a Gerusalemme, area che da allora è divenuta sacra anche per gli Arabi e per tutto il reame islamico. Il profeta Gesù e quei quattro discepoli pescatori erano fra quei pellegrini. Il martedì, undicesimo giorno del mese lunare di primavera, Nisan, Gesù e i suoi discepoli visitarono dunque il tempio che il re Erode il Grande aveva edificato nel luogo dove ora sorge la moschea maomettana, la Cupola della Roccia. Il tempio era così magnifico che alcuni discepoli non poterono fare a meno di commentare riguardo alle pietre preziose che l’ornavano. Quel tempio di Erode sembrava destinato a rimanere lì nella sua gloria per secoli all’onore dell’Iddio che vi era adorato. Ma i fatti della storia provano che Gesù fu un profeta verace quando disse a quegli ammiratori del tempio:
14 “Non vedete tutte queste cose? Veramente vi dico: Non sarà lasciata qui pietra sopra pietra che non sia diroccata”. — Racconto di Matteo, capitolo 24, versetti da 1 fino a 3.
15. (a) Quella profezia seguì come logica conseguenza quale precedente profezia? (b) Che cosa includevano le pietre menzionate in quella precedente profezia?
15 Tale solenne profezia sarebbe stata la logica conseguenza della terribile profezia che aveva fatta solo due giorni prima. Mentre scendeva cavalcando dal monte degli Ulivi in mezzo a una giubilante moltitudine, diretto a Gerusalemme, si fermò e pianse dicendole: “Se tu, sì, tu, avessi compreso in questo giorno le cose che hanno relazione con la pace, ma ora esse sono state nascoste agli occhi tuoi. Poiché verranno su te i giorni nei quali i tuoi nemici edificheranno attorno a te una fortificazione con pali appuntiti e ti circonderanno e ti affliggeranno da ogni lato, e getteranno a terra te e i tuoi figli dentro di te, e non lasceranno in te pietra sopra pietra, perché tu non hai compreso il tempo nel quale sei stata ispezionata”. (Luca 19:41-44) La frase “in te pietra sopra pietra” includerebbe le pietre del tempio. Il generale romano Tito, che fu impiegato per adempiere questa terribile profezia, non sarebbe stato in grado neppure di preservare il sacro tempio di Erode. Le profetiche parole di Gesù dovevano avverarsi.
16. Da quale precedente esperienza di Gerusalemme quei discepoli potevano pensare che la sua futura distruzione significasse la fine di un’èra?
16 Distruzione totale per la città santa di Gerusalemme e il suo tempio! Che cosa poteva significare questo per quei quattro discepoli di Gesù se non la fine di un’èra per la loro nazione? Sarebbe stata la seconda volta che Gerusalemme e il suo tempio venivano distrutti da eserciti pagani. I discepoli rammentarono la prima distruzione di Gerusalemme e del suo tempio compiuta dagli eserciti di Babilonia sotto il re Nabucodonosor, nell’anno 607 a.E.V., e come questo aveva significato la fine della loro nazione come indipendente regno teocratico sotto la sovranità dei reali discendenti del re Davide figlio di Iesse da Betleem. Gerusalemme fu quindi lasciata desolata per settant’anni, nelle quali circostanze Gerusalemme cominciò ad essere veramente calpestata dalle pagane nazioni gentili. Anche se alla fine dei settant’anni un devoto rimanente della nazione tornò dall’esilio in Babilonia e rioccupò il paese di Giuda, non fu ristabilito nessun regno nelle mani di un reale discendente di Davide. Fu nominato solo un governatore, Zorobabele, dalla nuova potenza mondiale di Persia perché amministrasse il paese di Giuda. Il regno davidico col trono a Gerusalemme continuò ad essere calpestato dai Gentili.
17. (a) Perché il regno dei Maccabei non interruppe l’atto di calpestare il regno davidico? (b) La proclamazione: “Il regno dei cieli si è avvicinato”, che cosa significò per molte umili persone del paese?
17 È vero che nel secondo secolo a.E.V. la nazione ottenne effettivamente l’indipendenza dai Gentili e stabilì un regno, ma esso fu stabilito nelle mani dei Maccabei. Questi re maccabei erano della tribù di Levi ed erano sacerdoti e non erano della tribù di Giuda e della famiglia reale di Davide. Nell’anno 63 a.E.V. questo regno levitico dei Maccabei ebbe fine, quando i Romani sotto il generale Pompeo cominciarono a dominare nel paese. Ora la liberazione dal dominio della potenza mondiale di Roma divenne dunque il desiderio dell’oppresso popolo di Giuda. Quando Giovanni Battista e in seguito Gesù vennero a proclamare: “Il regno dei cieli si è avvicinato”, questa fu una notizia gradita a molte umili persone nel paese di Galilea e di Giudea. (Matt. 3:1-4; 4:12-17) Per molti del popolo oppresso questo significò la liberazione dal giogo romano e la restaurazione del regno teocratico nelle mani di un legittimo erede del re Davide a Gerusalemme. — Atti 1:6.
I TEMPI DEI GENTILI DOVEVANO CONTINUARE SINO ALLA LORO FINE
18, 19. (a) Con il messaggio: “Il regno dei cieli si è avvicinato”, che cosa volle dire Gesù e che cosa non volle dire? (b) Che cosa disse dunque Gesù al popolo intorno alla loro “casa”?
18 Comunque, Gesù non promise nessuna liberazione dal giogo romano. Al contrario, predisse che la nazione sarebbe stata ridotta in rovina dalla potenza mondiale romana e che la dinastia dei re davidici di Gerusalemme avrebbe continuato ad essere calpestata dalle potenze mondiali gentili. Nascendo nella famiglia umana come membro della casa reale di Davide, Gesù fu il legittimo erede del teocratico regno di Davide. Poiché fu unto con lo spirito di Dio e fu presente in mezzo al popolo oppresso, il “regno dei cieli”, il “regno di Dio”, si era dunque avvicinato. (Luca 17:20, 21) Gesù non volle dire che il celeste regno di Dio per la liberazione di tutto il genere umano dalle oppressive potenze mondiali fosse allora vicino. Invece, i Tempi dei Gentili per calpestare i diritti del regno di Dio nelle mani dei discendenti del re Davide dovevano continuare fino alla loro fine fissata. Gerusalemme e la sua sacra casa di adorazione religiosa non sarebbero state risparmiate. Di conseguenza Gesù disse al popolo:
19 “Ecco, la vostra casa vi è abbandonata. Poiché io vi dico: Da ora in poi non mi vedrete più, finché diciate: ‘Benedetto colui che viene nel nome di Geova!’” — Matt. 23:37-39.
20. (a) Le medesime parole citate dal Salmo 118:26 quando erano state usate riguardo a Gesù? (b) Quando e da chi sarebbero state di nuovo usate quelle parole?
20 Due giorni prima quando la giubilante folla aveva accompagnato Gesù nella cavalcata reale in Gerusalemme avevano detto le medesime parole del profetico Salmo 118:26, ma i capi religiosi di Gerusalemme non la pensarono come il popolo né pensarono che Gesù fosse il “Benedetto” venuto nel nome di Geova secondo la profezia. (Matt. 21:1-9; Mar. 11:1-11; Luca 19:28-40; Giov. 12:12-19) Nessuna meraviglia, perciò, che Gesù non si presentasse di nuovo a loro nella carne come legittimo unto erede del regno di Davide in Gerusalemme! Egli se ne sarebbe andato ed essi non l’avrebbero più visto nella carne. E tuttavia sarebbe venuto il giorno in cui egli sarebbe venuto nel regno e si sarebbe seduto sul trono alla destra di Geova Dio. Allora coloro che avrebbero compreso l’evidenza indicante che era venuto nel suo regno e che era presente sul trono l’avrebbero visto con gli occhi della fede. Avrebbero compreso che era il tempo fissato per dire: “Benedetto colui che viene nel nome di Geova!” (Sal. 110:1-6; Atti 2:34-36) Sarebbero stati disposti a chiamarlo “benedetto”, perché la sua venuta nel suo regno avrebbe significato la liberazione dai loro nemici.
21. Secondo il racconto di Matteo, quale domanda suscitarono quelle profezie di Gesù nei suoi quattro discepoli?
21 Udendo le sue parole circa la sua nuova venuta nel nome di Geova, e udendo poco dopo la sua profezia circa le pietre del tempio di Gerusalemme che sarebbero state diroccate, i quattro discepoli pescatori di Gesù gli chiesero: “Dicci: Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” — Matt. 23:38 fino a 24:3.
22, 23. A che cosa si riferiscono le parole dei discepoli “queste cose”, e in che modo la risposta di Gesù mostra che questo è corretto?
22 Le parole dei discepoli, “queste cose”, includevano innegabilmente la predetta distruzione di Gerusalemme che allora i discepoli seduti sul monte degli Ulivi potevano vedere. Nel corso della profezia che Gesù quindi pronunciò rispondendo alla loro domanda egli parlò definitamente della futura distruzione di quella Gerusalemme ad opera delle legioni romane nell’anno 70 E.V., a cui mancavano allora soltanto trentasette anni. (Matt. 24:15-20) Nel suo racconto della profezia di Gesù il medico Luca parla molto particolareggiatamente della distruzione di Gerusalemme (Luca 21:20-24) e dice:
23 “Inoltre, quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti accampati, sappiate che la sua desolazione si è avvicinata. Quindi quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti, e quelli che sono in mezzo ad essa si ritirino, e quelli che sono nei luoghi di campagna non entrino in essa, perché questi sono giorni per fare giustizia, onde tutte le cose scritte siano adempiute. Guai alle donne incinte e a quelle che allattano un bambino in quei giorni! Poiché vi sarà grande necessità nel paese e ira su questo popolo, e cadranno sotto il taglio della spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; e Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti”.
24, 25. (a) Prima che quella profezia si adempisse perché i cristiani giudei di Gerusalemme e della Giudea erano preparati ad agire ubbidientemente? (b) Come agirono, e cosa significò questo per loro?
24 Prima che questa profezia si adempisse nel 70 E.V. e anche prima che i Giudei si ribellassero nell’anno 66 E.V. attirando su Gerusalemme la seconda distruzione, i discepoli Luca, Matteo e Marco avevano scritto i loro racconti della profezia di Gesù. Pertanto gli ispirati racconti potevano essere consultati da qualsiasi cristiano giudeo a Gerusalemme e in Giudea per poi agire in base ad essi dopo che il generale romano Cestio Gallo aveva cercato di sedare prontamente la rivolta ma aveva improvvisamente tolto l’assedio e s’era ritirato dopo aver circondato Gerusalemme coi suoi eserciti accampati sui sacri recinti intorno alla città.a
25 Prima che gli eserciti romani sotto il nuovo generale, Tito, tornassero, i fedeli cristiani giudei fuggirono dalla condannata Gerusalemme e dalla provincia di Giudea. La maggioranza cercò rifugio sulla riva orientale del fiume Giordano nella provincia di Perea. La loro ubbidiente azione significò liberazione per loro quando in seguito gli eserciti romani distrussero Gerusalemme e poi devastarono la provincia della Giudea distruggendo le città e uccidendo decine di migliaia di Giudei e infine conducendo in cattività e schiavitù 97.000 Giudei superstiti.
26. Quanto fu severa la vendetta di quei giorni, o l’esecuzione della giustizia divina?
26 Nel 73 E.V., con la caduta della fortezza di Masada situata a circa metà della riva occidentale del mar Morto l’intera provincia della Giudea fu soggiogata, liberata da tutti i ribelli, ad opera degli eserciti romani. Nell’assedio di Gerusalemme durato cinque mesi, dal 14 Nisan al 6 Elul (6 settembre, calendario gregoriano), quando la città fu presa dal generale Tito, lo storico giudeo Giuseppe Flavio calcola che 1.100.000 Giudei perissero. Se i precedenti giorni della prima distruzione di Gerusalemme ad opera dei Babilonesi nel 607 a.E.V. furono giorni di vendetta divina, i giorni di questa seconda distruzione di Gerusalemme non furono di meno giorni di vendetta divina, “giorni per fare giustizia” dal cielo, proprio come Gesù aveva predetto tre giorni prima che fosse assassinato fuori delle mura di Gerusalemme colpevole di sangue.
27. Quale domanda sorge ora circa la portata dell’applicazione della profezia di Gesù?
27 Certo, con questi avvenimenti il sistema di cose giudaico d’allora con la sua patria e la sua città capitale e il suo tempio di adorazione ebbe termine. (1 Cor. 10:11; Ebr. 9:26-28) Ma era la desolazione di Gerusalemme e della Giudea il punto più lontano nella storia a cui si estendeva e si applicava la profezia di Gesù scritta in Matteo 24:3 fino a 25:46; Marco 13:3-37 e Luca 21:7-36?
28. Venne la liberazione mediante il regno di Dio con l’adempimento della profezia di Gesù sulle letterali Gerusalemme e Giudea?
28 Ebbene, quando Gerusalemme e il suo tempio furono distrutti nel 70 E.V. e tutta la Giudea fu soggiogata verso l’anno 73 E.V., ebbero i superstiti cristiani giudei ragione di credere che il regno di Dio fosse venuto? No! Videro essi Gesù per fede nel suo regno messianico e dissero essi: “Benedetto colui che viene nel nome di Geova”? No! Era venuta la promessa “liberazione”, più particolarmente la liberazione dalla potenza mondiale romana, che aveva reso desolate Gerusalemme e la Giudea? No! Poiché a quel tempo i cristiani si trovavano ancora essenzialmente nel territorio dell’Impero Romano, sebbene ci fossero cristiani fuori dell’impero nel paese dei Parti, in India, Scizia, Etiopia, e altrove. Infatti, per oltre due secoli dopo i disastri giudaici del 70-73 E.V., i cristiani subirono terribili persecuzioni per mano dell’Impero Romano, sì, anche dopo i giorni dell’imperatore Costantino.
29. (a) Gerusalemme quando aveva cominciato ad essere calpestata dalle nazioni gentili? (b) Riguardo a ciò, che cosa profetizzò dunque Gesù per mostrare che la sua profezia si estendeva oltre il 70 E.V.?
29 L’impero Romano fu il quarto delle potenze mondiali gentili a calpestare il regno di Gerusalemme nelle mani dell’erede reale del re Davide; prima, Babilonia; seconda, Media-Persia; terza, Grecia (Macedonia); e quarta, Roma imperiale. La desolazione della provincia romana della Giudea fu così completa che l’imperatore romano Vespasiano vendette appezzamenti di terreno in essa come beni immobili a compratori gentili. Per cui le parole di Gesù pronunciate sul monte degli Ulivi nel 33 E.V. dovevano estendersi a molto più lontano che la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio nel 70 E.V., poiché, parlando del suo assedio e della sua caduta, Gesù aveva predetto: “E Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni [gentili], finché i fissati tempi delle nazioni [gentili] non siano compiuti”. (Luca 21:24) Anche dopo che l’Impero Romano ebbe perduto il predominio sul Medio Oriente, il paese dove il re Davide e i suoi successori reali avevano regnato continuò ad essere sotto il dominio delle potenze politiche gentili. Nessun regno messianico nelle mani del legittimo erede del re Davide poteva andare al potere finché quei “fissati tempi delle nazioni [gentili]” non fossero finiti al tempo prestabilito da Dio.
“GRANDE TRIBOLAZIONE”
30, 31. Che cosa indica il modo in cui Gesù descrisse la “grande tribolazione” subito dopo aver parlato dell’assedio e della caduta di Gerusalemme?
30 L’assedio e la distruzione di Gerusalemme e la conquista di tutta la Giudea ad opera delle legioni romane fu davvero un tempo di “grande tribolazione” per il popolo giudaico. Ma certo questo non raggiungeva le proporzioni della tribolazione che Gesù predisse più avanti nella sua profezia del “segno” della sua presenza e del “termine del sistema di cose”. Sebbene la sua predizione della “grande tribolazione” fosse fatta subito dopo la sua descrizione dell’assedio dell’antica Gerusalemme, tuttavia il linguaggio che usò la fa evidentemente applicare a qualcosa di molto più grande della distruzione di Gerusalemme, a qualcosa di simile ad essa ma di futuro rispetto ad essa. Nel racconto della profezia di Gesù fatto da Matteo è usato questo linguaggio: “Poiché allora vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più. Infatti, a meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”. — Matt. 24:21, 22.
31 Nel racconto del profetico linguaggio di Gesù fatto da Giovanni Marco si legge: “Poiché quelli saranno giorni di tale tribolazione quale non v’è stata dal principio della creazione che Dio creò fino a quel tempo, né vi sarà più. Infatti, se Geova non avesse abbreviato i giorni, nessuna carne sarebbe salvata. Ma a motivo degli eletti che egli ha eletti, ha abbreviato i giorni”. — Mar. 13:19, 20.
32. A causa del linguaggio usato in relazione alla “grande tribolazione”, quali domande facciamo appropriatamente riguardo alle tribolazioni?
32 Più avanti nella sua profezia Gesù parlò di Noè e del diluvio del giorno di Noè, e quindi chiediamo: Fu la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.V. una tribolazione più grande di quella del Diluvio avvenuta 1.656 anni dopo la creazione dell’uomo? Fu la distruzione di Gerusalemme ad opera degli eserciti romani la peggiore tribolazione che vi fosse stata fino ad allora dall’inizio della creazione del genere umano da parte di Dio, non escludendo neppure il diluvio noetico? Nei 1.898 anni passati dalla distruzione di Gerusalemme non si è verificato alcun disastro che l’uguagli o la superi? Dal 70-73 E.V. si è verificata di nuovo alcuna “grande tribolazione” paragonabile al disastro giudaico di quegli anni o di gran lunga superiore ad esso? Che dire della distruzione di vite umane e di città nella prima guerra mondiale del 1914-1918 e nella seconda guerra mondiale del 1939-1945? La desolazione di Gerusalemme e della Giudea nel primo secolo fu solo una cosa di piccola importanza in paragone con questi conflitti mondiali. Ebbene, dunque, fece Gesù uno sbaglio nel calcolare le disastrose proporzioni del disastro giudaico del 70-73 E.V.? Non si potrebbe dire una tal cosa di Gesù. Come prenderemo dunque il suo linguaggio?
33, 34. Quali altre parti della profezia avrebbero impedito a Gesù di usare un linguaggio stravagante circa la devastazione di Gerusalemme e della Giudea?
33 Gesù non esagerava lì la misura della devastazione di Gerusalemme e della Giudea. Egli preconosceva e prediceva che i Tempi dei Gentili per calpestare i diritti del regno davidico sarebbero continuati dopo la distruzione di Gerusalemme. Egli paragonò i giorni del suo ritorno–presenza ai giorni di Noè nei quali il diluvio universale distrusse tutto il genere umano tranne la famiglia di Noè nell’arca, suggerendo con ciò qualcosa di molto peggiore della distruzione di Gerusalemme. Egli parlò di “tutte le tribù della terra”, non solo delle dodici tribù d’Israele, che si percuoteranno con lamenti per ciò che vedono avvenire. (Matt. 24:30) Tutto ciò in quell’unica e medesima profezia sul “segno” della sua presenza e del “termine del sistema di cose”.
34 Per di più, nella Rivelazione che diede al suo apostolo Giovanni ventisei anni dopo la distruzione di Gerusalemme Gesù parlò dei “re dell’intera terra abitata” dicendo che erano radunati alla “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Armaghedon e dopo ciò descrisse l’enorme massacro che sarà compiuto in quella guerra di Armaghedon. (Riv. 16:13-16; 19:11-21) Questo avrebbe impedito a Gesù d’usare un linguaggio stravagante.
35. Evidentemente, dunque, da quali punti di vista Gesù parlava di Gerusalemme?
35 È perciò evidente che lì Gesù usava la distruzione di Gerusalemme come illustrazione profetica, parlandone non solo in modo letterale ma anche in modo tipico, tipico di qualche cosa di molto più grande. Egli aveva dunque in mente una più grande infedele Gerusalemme condannata, e in effetti profetizzava riguardo alla distruzione della più grande infedele Gerusalemme e del disastro mondiale di cui essa sarà la parte iniziale. Profetizzava riguardo alle antitipiche Gerusalemme e Giudea, cioè la cristianità, che, secondo le odierne statistiche, ha in tutto il mondo quasi mille milioni di membri.
36. Perché si può dire che la cristianità è l’antitipica infedele Gerusalemme e Giudea?
36 La cristianità asserisce d’essere l’Israele spirituale che è nel nuovo patto con Dio tramite la mediazione di Gesù Cristo. Asserisce d’essere la Sion o Gerusalemme spirituale, a cui appartengono o si applicano le promesse di Dio. Il papa della cristianità nella Città del Vaticano è riverito come vicegerente o vicario del celeste Gesù Cristo che è “il Leone della tribù di Giuda”. (Apoc. 5:5, Na) Che la cristianità dovesse venire all’esistenza fu indicato nella parabola di Gesù del grano e delle zizzanie, e nella stessa parabola egli predisse la distruzione della cristianità e dei suoi cristiani simili a zizzanie, le antitipiche infedeli Gerusalemme e Giudea. — Matt. 13:24-30, 36-43.
AFFLIZIONE MONDIALE DALLA FINE DEI TEMPI DEI GENTILI
37. Come possiamo vedere che la profezia di Gesù si estende fino ad oggi in relazione con la cristianità e anche oltre questo anno presente?
37 Considerando da questo punto di vista le profetiche parole di Gesù in Matteo 24:21, 22 e Marco 13:19, 20, possiamo vedere che la sua profezia si applica a questi ultimi giorni delle antitipiche infedeli Gerusalemme e Giudea, la cristianità. La profezia di Gesù riguardo alle cose che dovevano avvenire si estese per certo fino all’anno 1914 E.V. e oltre il 1914, anche oltre questo presente anno. Perché? Per il fatto che Gesù disse: “E Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti”, e poi aggiunse dell’altro. (Luca 21:24) Non c’è bisogno di ripetere qui la prova che i Tempi dei Gentili, “i fissati tempi delle nazioni”, terminarono verso il 1º ottobre 1914! La storia lo prova.
38, 39. (a) Da quale anno le precedenti parole della profezia di Gesù si sono particolarmente adempiute sulla cristianità? (b) Che cosa indicò per la cristianità quel “principio dei dolori d’afflizione”?
38 Da quel contrassegnato anno del 1914 la cristianità insieme al resto del mondo del genere umano ha visto su di sé l’adempimento delle parole di Gesù verso il principio della sua profezia, cioè: “Sorgerà nazione contro nazione, e regno contro regno, e vi saranno grandi terremoti, e in un luogo dopo l’altro pestilenze e penuria di viveri, e vi saranno paurose visioni e dal cielo grandi segni”. — Luca 21:10, 11.
39 Il parallelo racconto di Matteo dice: “Poiché sorgerà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno penuria di viveri e terremoti in un luogo dopo l’altro. Tutte queste cose sono il principio dei dolori d’afflizione”. (Matt. 24:7, 8) Quando sorse nazione contro nazione e regno contro regno nel 1914-1918, ventiquattro delle ventotto nazioni coinvolte erano nazioni della cristianità, le antitipiche infedeli Gerusalemme e Giudea. Inevitabilmente, dunque, specie per la cristianità, la prima guerra mondiale e le notevoli penuria di cibo, pestilenze e terremoti significarono “il principio dei dolori d’afflizione”. Quei “dolori d’afflizione”, gravi come quelli di una donna nel parto, non significarono che la cristianità stesse per partorire un nuovo ordine cristiano, un mondo convertito al cristianesimo, ma significarono che si avvicinava la sua penosa morte. Ma i veri cristiani s’avvicinavano alla liberazione!
[Nota in calce]
a Riguardo al primo attacco di Cestio Gallo a Gerusalemme nel 66 E.V., La guerra giudaica di Giuseppe Flavio, Libro II, Capitolo XIX, fa il racconto più completo. Nella sezione 1 dichiara che Cestio Gallo giunse a “cinquanta stadi” da Gerusalemme al tempo della celebrazione della festa dei tabernacoli (15-21 Ethanim [o Tishri]) che quell’anno dovette decorrere dal 22 al 28 ottobre circa (calendario gregoriano). I Giudei attaccarono e recarono qualche danno ai Romani; quindi, dopo aver menzionato un’attesa di “tre giorni”, Giuseppe Flavio dice che Cestio Gallo condusse il suo esercito contro Gerusalemme e il tredici di Tishri (verso il 7 novembre) condusse l’esercito nella città. (Sez. 4) Nella sezione 5 egli dice che i Romani lanciarono un’attacco alle mura del tempio per cinque giorni e il sesto giorno scalzarono il muro. Quindi, senza alcuna ragione egli si ritirò dalla città e fu inseguito dai Giudei. (Sezz. 6, 7) Secondo l’Interpreter’s Dictionary of the Bible, Vol. 2, pag. 866, Vespasiano arrivò in Palestina al principio del 67 E.V. e per prima cosa tentò di ottenere il controllo del resto del paese. Egli divenne imperatore nel 69 E.V. e lasciò suo figlio Tito a lanciare l’attacco contro Gerusalemme.
[Figura a pagina 233]
I cristiani di Gerusalemme si misero in salvo fuggendo prima della sua distruzione nel 70 E.V.