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  • Disputa in Francia nella Domenica delle Palme

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  • Disputa in Francia nella Domenica delle Palme
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1971
w71 1/12 pp. 707-708

Disputa in Francia nella Domenica delle Palme

“CRISTO è Dio e non un’immagine!” La voce amplificata echeggiò sotto gli archi gotici della cattedrale parigina di Notre Dame, coprendo momentaneamente la lettura dell’“Epistola”. Circa duemila cattolici presenti si erano appena ripresi dalla sorpresa quando udirono cantare in latino il Credo degli Apostoli. Questo canto di protesta fu subito superato dal potente organo. A ciò i dimostranti se ne andarono e la messa continuò.

Simili dimostrazioni ebbero luogo in altre chiese di Parigi alle messe celebrate il sabato e la Domenica delle Palme, il 4 aprile 1971. I dimostranti non erano protestanti o atei ma cattolici tradizionalisti! Ma perché protestarono?

Si trattava della lettura dell’“Epistola” nel vernacolo, in francese. Come qualsiasi cattolico praticante sa, l’“Epistola” letta durante la messa la Domenica delle Palme è Filippesi 2:5-11. Nel lezionario francese del 1959 Filippesi 2:6 diceva: “Essendo di condizione divina, Cristo non si aggrappò avidamente al rango che lo rendeva uguale a Dio”. Ma nel 1969, i vescovi di lingua francese autorizzarono la pubblicazione di un nuovo lezionario approvato il 16 settembre 1969 dalla Santa Sede a Roma. In esso Filippesi 2:6 fu reso così: “Cristo Gesù è l’immagine di Dio; ma non scelse di afferrare con la forza l’uguaglianza con Dio”.

Un noto studioso cattolico francese, André Feuillet, scrisse: “Questa versione . . . suscitò aspre critiche da ogni parte. Non avrebbe indotto i fedeli a credere che Cristo non è Dio nel senso più stretto della parola?” (Esprit et Vie, 17 dicembre 1970) Ah, ecco il problema!

Fu esercitata pressione sulla gerarchia francese, che acconsentì a rivedere questa seconda traduzione di Filippesi 2:6. Comunque, quando si seppe che questa terza traduzione di Filippesi 2:6 non era più trinitaria della seconda versione e che sarebbe stata letta in tutte le chiese la Domenica delle Palme, il 4 aprile 1971, i cattolici tradizionalisti reagirono con violenza.

La rivista mensile cattolica Itinéraires pubblicò uno speciale supplemento in data gennaio 1971. Riferendosi alla seconda traduzione di Filippesi 2:6, Itinéraires dichiarò: “Se egli [Cristo] rifiutò di afferrarla [l’uguaglianza con Dio], doveva essere perché non la possedeva ancora”. E, commentando la terza versione, questa rivista disse che se Cristo “non scelse di asserire che era lo stesso che Dio”, ciò sottintende che non era “lo stesso che Dio”. Con ciò è d’accordo la New American Bible, edizione cattolica del 1970, che dice: “Egli non ritenne che l’uguaglianza con Dio fosse qualche cosa da afferrare”. Secondo la veduta di Itinéraires, “l’effetto pratico di questa sostituzione equivale a eresia e bestemmia”. Essa incoraggiava i lettori a dimostrare la loro disapprovazione durante le messe celebrate la Domenica delle Palme, invitandoli ad aspettare la lettura dell’“Epistola” e poi gridare “Bestemmia!”, “Gesù Cristo vero Dio e vero uomo”, o a cantare il Credo degli Apostoli.

Nonostante queste minacce, l’episcopato francese si attenne alla sua terza traduzione di Filippesi 2:6. Le Monde (21-22 marzo 1971) commentò: “Questa traduzione . . . fu accettata dall’intero corpo dei vescovi di lingua francese. Il Consiglio Permanente dell’Episcopato Francese, che si è appena riunito a Parigi, l’ha ratificata; quindi resterà”. Comunque, per evitare agitazioni durante la messa della Domenica delle Palme, parecchi vescovi permisero ai sacerdoti delle loro diocesi di usare la traduzione del 1959. Nonostante questa concessione, nella cattedrale di Parigi e anche in quella di Lione ci furono dimostrazioni.

IL DILEMMA DEI VESCOVI FRANCESI

Abbastanza stranamente, questi dimostranti tradizionalisti cercavano d’essere cattolici migliori dei vescovi e dei cardinali di lingua francese! Come buoni cattolici essi credono alla dottrina della Trinità, la quale insegna che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono uguali nella Divinità. Furono profondamente scossi da una traduzione di Filippesi 2:6 approvata dalla gerarchia nella quale è indicato che Cristo non ha mai asserito d’essere “lo stesso che Dio”. Avevano ragione a dire che questa traduzione nega che Cristo è Dio. Ma trascurarono il fatto che Cristo stesso lo negò, parlando del Padre suo come del “solo vero Dio”. (Giov. 17:3, Garofalo) Egli non insegnò la dottrina della Trinità.

L’interessante domanda è: Perché l’alto clero di lingua francese si sentì obbligato ad autorizzare una traduzione che nega così ovviamente una delle basilari dottrine del cattolicesimo? Ma questo non è tutto. Non è assai strano che questi prelati ritenessero necessario far fare una nuova traduzione di questo passo? Che dire di tutte le Bibbie cattoliche debitamente munite di nihil obstat e di imprimatur? Che dire della Jerusalem Bible, della Crampon Bible, della Liénart Bible, della Maredsous Bible, della Glaire Bible, dell’Osty New Testament, della Saci Bible e di altre ancora, tutte traduzioni cattoliche francesi ufficialmente riconosciute? Perché fare una nuova traduzione quando tutte queste Bibbie rendono questo passo in modo che sembri che Cristo fosse uguale a Dio, come le traduzioni cattoliche italiane, quali La Sacra Bibbia di Fulvio Nardoni e La Sacra Bibbia a cura di mons. Salvatore Garofalo?

Questo mistero è chiarito dalla seguente osservazione stampata in Le Monde (6 aprile 1971): “Gli studiosi che hanno fatto questo cambiamento — cambiamento ratificato dalla maggioranza dei vescovi francesi — considerano la nuova traduzione più fedele al testo greco della precedente [il corsivo è nostro]”.

Ora i cardinali, gli arcivescovi e i vescovi cattolici di lingua francese si trovano dunque sui corni di un dilemma. O si smentiscono, ritirando la loro nuova traduzione di Filippesi 2:6, nel qual caso mostreranno d’essere più attaccati alla dottrina della Trinità che all’accurata traduzione della Bibbia, o mantengono la loro nuova versione ufficiale di questo importante passo, a costo di ammettere che le Bibbie cattoliche francesi (per non parlare di quelle in altre lingue) hanno erratamente tradotto questa scrittura dandole un’interpretazione trinitaria.

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