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  • Che cosa richiede Geova da te?

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  • Che cosa richiede Geova da te?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
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  • ‘DICHIARATO CIÒ CHE È BUONO’
  • “ESERCITARE IL DIRITTO”
  • “AMARE LA BENIGNITÀ”
  • “ESSER MODESTO NEL CAMMINARE COL TUO DIO”
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 1/3 pp. 12-16

Che cosa richiede Geova da te?

“Egli ti ha dichiarato, o uomo terreno, ciò che è buono. E che cosa richiede da te Geova, se non di esercitare il diritto e di amare la benignità e d’esser modesto nel camminare col tuo Dio?” — Michea 6:8.

1. A chi fu rivolta la domanda di Michea 6:8, e perché?

CHI è sincero chiederà: ‘Cosa devo fare per piacere a Dio?’ Ma il profeta non rivolse le parole di Michea 6:8 a persone dalla giusta inclinazione e che cercavano Geova Dio. Piuttosto, quella domanda fu rivolta a un popolo con il quale l’Onnipotente Dio era in causa. (Mic. 6:1, 2) Questo popolo, Israele, aveva trascurato gli obblighi del patto stipulato con l’Altissimo. Ne era risultato un vergognoso declino morale. Frode, oppressione, ingiustizie, idolatria e spargimento di sangue abbondavano. La situazione era così brutta che non ci si poteva fidare neppure dei più intimi amici e parenti. — Mic. 1:5; 2:1, 2; 3:1-3; 6:12; 7:2-6.

2. Quale opportunità diede agli israeliti l’annuncio che Geova era in causa con loro?

2 Quindi, annunciando la causa contro il suo popolo infedele, Geova invitava al pentimento. Si informavano gli israeliti che potevano sfuggire al giudizio avverso facendo passi concreti per ottenere l’approvazione di Dio. Cosa si richiedeva? Le esteriori forme di adorazione, inclusa l’offerta dei sacrifici migliori, non bastavano. (Mic. 6:6, 7) La profezia di Michea diceva: “Egli ti ha dichiarato, o uomo terreno, ciò che è buono. E che cosa richiede da te Geova, se non di esercitare il diritto e di amare la benignità e d’esser modesto nel camminare col tuo Dio?” — Mic. 6:8.

‘DICHIARATO CIÒ CHE È BUONO’

3. Cos’era stato insegnato agli israeliti mediante Mosè riguardo a ciò che è buono?

3 Geova Dio non aveva lasciato il suo popolo nell’ignoranza riguardo a ciò che è buono. Secoli prima, Mosè aveva detto agli israeliti: “Che cosa ti chiede Geova tuo Dio se non di temere Geova tuo Dio, in modo da camminare in tutte le sue vie e di amarlo e di servire Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima; di osservare i comandamenti di Geova e i suoi statuti che io oggi ti comando, per il tuo bene?” — Deut. 10:12, 13.

4. Che beneficio avrebbero tratto gli israeliti amando Geova e ubbidendo ai suoi comandi?

4 Sotto ogni aspetto era nei migliori interessi di Israele mostrare profondo amore a Geova Dio e rispettare lealmente i suoi comandi. L’ubbidienza alla legge divina assicurava loro la protezione di Geova e la sua continua benedizione in ogni impresa. (Deut. 28:1-13) D’altra parte, il disprezzo per la legge divina avrebbe recato insicurezza e rovina. — Deut. 28:15-68.

5. Perché l’ubbidienza a Geova è per il nostro massimo bene?

5 Anche oggi chi ha sincero amore verso Dio e cerca di seguirne le norme intraprende la condotta che è per il suo massimo bene. Perché? Essendo Geova un Dio onnisapiente e amorevole, ha dato solo comandi che promuovono il benessere dell’uomo. (Rom. 16:27; 1 Giov. 4:8; 5:3) L’amore è la base stessa di tutte le leggi divine che regolano i rapporti umani. L’apostolo Paolo lo mise in evidenza scrivendo: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non d’amarvi gli uni gli altri; poiché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Poiché il codice della legge: ‘Non devi commettere adulterio, non devi assassinare, non devi rubare, non devi concupire’, e qualsiasi altro comandamento vi sia, si riassume in questa parola, cioè: ‘Devi amare il tuo prossimo come te stesso’. L’amore non fa male al prossimo; perciò l’amore è l’adempimento della legge”. (Rom. 13:8-10) È chiaro che se gli uomini manifestassero in ogni luogo vero amore del prossimo, ci sarebbero felicità, pace e sicurezza.

6. Perché è più che giusto amare Geova e ubbidire ai suoi comandi?

6 Inoltre, è più che giusto esprimere il proprio amore verso Dio ubbidendo ai suoi comandi. (2 Giov. 6) “Da lui abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo”. (Atti 17:28) Perciò dovremmo avere lo stesso atteggiamento dei 24 anziani visti in visione dall’apostolo Giovanni. Essi esclamarono: “Degno sei, Geova, Dio nostro, di ricevere la gloria e l’onore e la potenza, perché tu creasti tutte le cose, e a causa della tua volontà esse esisterono e furon create”. — Riv. 4:11.

“ESERCITARE IL DIRITTO”

7. (a) In relazione al diritto, che cosa richiedeva la legge di Dio dagli israeliti? (b) Che beneficio avrebbe recato l’esercizio del diritto agli israeliti del giorno di Michea?

7 Poiché Geova Dio “ama giustizia e rettitudine” esigeva che gli israeliti lo imitassero sotto questo aspetto. (Sal. 33:5) La sua legge vietava di corrompere mediante regali ed esigeva di trattare in modo imparziale sia i ricchi che i poveri. Leggiamo: “Non devi pervertire il giudizio. Non devi essere parziale né accettar regalo, poiché il regalo acceca gli occhi dei saggi e altera le parole dei giusti. La giustizia, la giustizia dovresti seguire, onde tu continui a vivere”. (Deut. 16:19, 20) “Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente; ma giudicherai il tuo prossimo con giustizia”. (Lev. 19:15, versione della C.E.I.) Se Israele avesse ubbidito all’esortazione di “esercitare il diritto” le condizioni ai giorni di Michea sarebbero migliorate. L’oppressione sarebbe stata limitata. Legge e ordine sarebbero stati ristabiliti e ne sarebbero seguite pace, sicurezza e stabilità.

8. (a) In quali occasioni gli anziani cristiani devono esercitare il diritto, e come possono farlo? (b) Che parte ha la giustizia nel dare ascolto all’esortazione di II Tessalonicesi 3:11-15?

8 Anche ai cristiani è dato il comando di “esercitare il diritto”. Gli anziani possono dover determinare se un particolare fratello cristiano ha i requisiti per prestare servizio come servitore di ministero o anziano. Solo attenendosi lealmente alla Parola di Dio e facendo assegnamento sul Suo spirito possono assolvere imparzialmente questo compito. Può anche darsi che debbano prendere decisioni in merito a compagni di fede che commettono gravi peccati. (1 Cor. 6:1-6; 1 Tim. 5:20-22, 24, 25) Allo stesso modo, i singoli cristiani possono dover determinare se alcuni che si associano alla congregazione siano compagni indesiderabili a causa della loro condotta indisciplinata. Anche in questo caso il giusto esercizio del diritto richiede di prendere tale decisione in base alla Parola di Dio e non al pregiudizio personale o a opinioni non scritturali. Il motivo per smettere di frequentare certi compagni di fede a scopo di svago dovrebbe essere il desiderio di aiutarli a capire che devono cambiare il loro modo d’agire. Non si deve essere scortesi con loro, ‘trattandoli da nemici’. Si dovrebbe continuare ‘ad ammonirli come fratelli’. (2 Tess. 3:11-15) Ovviamente, questo serve anche a proteggere coloro che seguono il consiglio della Bibbia a tale proposito dall’esporsi a un’influenza deleteria. — 2 Tim. 2:20-22.

9. In base a Giacomo 4:11, 12, come potrebbe un cristiano mancare di esercitare la giustizia verso un compagno di fede?

9 Tuttavia se i cristiani giudicassero con il proprio metro le azioni, i motivi o il modo di vivere di un compagno di fede, facendo un’arbitraria valutazione del suo merito personale, mancherebbero gravemente di esercitare la giustizia. Notate ciò che scrisse il discepolo Giacomo: “Cessate di parlare gli uni contro gli altri, fratelli. Chi parla contro un fratello o giudica il suo fratello parla contro la legge e giudica la legge. Ora se tu giudichi la legge, non sei operatore della legge, ma giudice. Vi è un legislatore e giudice, colui che può salvare e distruggere. Ma tu chi sei da giudicare il tuo prossimo?” (Giac. 4:11, 12) Chi giudica in questo modo si mette al di sopra della legge dell’amore che Dio dà, giudicando che quella legge dell’amore non si applichi a lui. (Matt. 22:36-39; confronta I Giovanni 3:16). Così facendo, violerebbe la norma di giustizia stabilita da Geova, che si basa sull’amore.

10. Perché non è giusto considerare un particolare gruppo di persone più meritevole di udire la “buona notizia” di un altro gruppo?

10 Inoltre, non sarebbe giusto che il cristiano considerasse un particolare gruppo di persone più meritevole di udire la “buona notizia” di un altro gruppo. Gesù Cristo morì per tutti gli uomini, e Dio non vuole che si mostri parzialità nel far conoscere il messaggio della salvezza. (1 Tim. 2:3-6) Quindi nei paesi dov’è possibile recare alle persone il messaggio della Bibbia nelle loro case, è senz’altro indice d’imparzialità andare a tutte le porte. Anche se certi gruppi possono essere più inclini ad ascoltare, dobbiamo badare di non nutrire sentimenti di favoritismo. — Confronta Giacomo 2:1-9.

“AMARE LA BENIGNITÀ”

11. Cosa significa l’espressione “amare la benignità”?

11 Oltre a dover esercitare il diritto, gli israeliti avevano il comando di “amare la benignità”. L’espressione “amare la benignità” si può anche rendere “amare l’amorevole benignità”, o “amare l’amore leale”. Tale “amorevole benignità” è viva e compassionevole preoccupazione o considerazione per gli altri. È la benignità che si manifesta con le opere. (Confronta Rut 2:8-20; 3:10). “Amare la benignità” significherebbe provare piacere o diletto nell’esprimere benignità, nel venire gioiosamente in aiuto degli altri.

12. Cosa mostra che Gesù Cristo veramente ‘amò la benignità’?

12 Gesù Cristo diede a questo riguardo un esempio eccellente. Anche quando era stanco ed era disturbata la sua intimità, soddisfaceva lietamente i bisogni dei suoi connazionali. Di un’occasione le Scritture riferiscono: “Prese [gli apostoli] con sé e si ritirò in privato in una città chiamata Betsaida. Ma le folle, saputolo, lo seguirono. Ed egli, avendole ricevute benignamente, parlava loro del regno di Dio, e sanava quelli che avevano bisogno di guarigione”. (Luca 9:10, 11) Gesù provò grande diletto mostrando tale benignità.

13. Come possiamo mostrare di “amare la benignità”?

13 Se sei un discepolo di Gesù Cristo, ‘ami la benignità’? Metti al secondo posto le tue comodità e i tuoi desideri personali per poter aiutare con tutto il cuore, in senso materiale e spirituale, chi è nel bisogno? Come Gesù, sei mosso a compassione vedendo la triste condizione spirituale di chi è privo di accurata conoscenza? (Mar. 6:34) Sei desideroso e felice di recare conforto spirituale ad altri, inclusi parenti e conoscenti? Riservi anche ogni mese una ragionevole quantità di tempo da dedicare alla testimonianza pubblica? (Confronta Rivelazione 22:1, 2, 17). Vedendo dei compagni di fede o altri che hanno veramente bisogno di cose materiali, sei spinto a venire in loro aiuto? (Prov. 3:27, 28; 2 Cor. 8:1-4; 9:6-12) Dev’essere così se veramente ‘amiamo la benignità’.

“ESSER MODESTO NEL CAMMINARE COL TUO DIO”

14. Qual è il senso del termine ebraico reso “modesto”?

14 La profezia di Michea diede un ulteriore incoraggiamento al popolo d’Israele, quello d’“esser modesto nel camminare col tuo Dio”. Dato che il termine ebraico reso “modesto” in Michea 6:8 ricorre solo qui e in Proverbi 11:2, non è facile discernere il pieno significato di questa parola. Scritti giudaici posteriori indicano che questo termine ebraico contiene l’idea della purezza e del decoro. La Versione dei Settanta e la Siriaca danno l’idea d’essere “preparati” o “pronti” a camminare con Dio. Quindi, anziché essere una semplice questione d’umiltà, è evidente che camminare modestamente con Geova significa essere in una condizione appropriata e discreta dinanzi a lui, non confidando in se stessi.

15. Cosa significa ‘camminare con Dio’, in base alla condotta di Enoc e Noè?

15 L’espressione ‘camminare con Dio’ compare molto prima nel racconto biblico. Per esempio, del profeta Enoc e del patriarca Noè è detto che camminarono con Dio. Di Noè leggiamo: “Noè fu uomo giusto. Egli si mostrò senza difetto fra i suoi contemporanei. Noè camminò col vero Dio”. (Gen. 5:24; 6:9) Anche Enoc fu “accetto a Dio”. (Ebr. 11:5) Perciò, camminare con Dio significa comportarci come se fossimo alla sua presenza, conformarci alla sua volontà. Sia Enoc che Noè ebbero speciale intimità con Geova Dio a motivo della loro fede e condotta retta

16. (a) Come dobbiamo comportarci se vogliamo essere modesti nel camminare con Dio? (b) Quali buoni risultati può dare un lodevole esempio di vita cristiana?

16 Onde essere nella condizione adatta per rimanere in un’intima relazione con Geova Dio, i cristiani devono essere modesti fino al punto di camminare con lui, mantenendosi santi, discreti e onesti ai suoi occhi. Le Scritture consigliano: “Mantenete la vostra condotta eccellente fra le nazioni, affinché, nella cosa di cui parlano contro di voi come malfattori, in seguito alle vostre opere eccellenti delle quali sono testimoni oculari glorifichino Dio nel giorno della sua ispezione”. (1 Piet. 2:12) Sì, un ottimo esempio di vita cristiana dà peso alla pubblica predicazione della “buona notizia”. Prova che la vera adorazione esercita un buon effetto sulla vita delle persone e può mettere a tacere coloro che calunniano i veri discepoli di Gesù Cristo. (1 Piet. 2:13-16) Infatti, coloro che calunniano i cristiani potrebbero comprendere l’erroneità della propria condotta e, col tempo, glorificare anch’essi Geova Dio.

17, 18. (a) Cosa richiede Geova da tutti quelli che desiderano essergli accetti, come si vede dalla profezia di Michea e da Giacomo 1:22-25? (b) Com’è illustrato lo stesso punto da Enoc e Noè che camminarono con Dio?

17 Le parole ispirate del profeta Michea non lasciano dubbi sul fatto che tutti quelli che vogliono piacere a Geova Dio devono fare qualcosa. Lo stesso punto è indicato dal discepolo Giacomo: “Divenite operatori della parola, e non solo uditori, ingannando voi stessi con falsi ragionamenti. Poiché se alcuno è uditore della parola, e non operatore, questi è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio. Poiché guarda se stesso, e se ne va e immediatamente dimentica quale sorta di uomo egli sia. Ma colui che guarda nella legge perfetta che appartiene alla libertà e persiste in essa, questi, perché è divenuto non uditore dimentico, ma operatore dell’opera, sarà felice nel suo operare”. — Giac. 1:22-25.

18 Non basta affatto pregare, leggere la Bibbia, frequentare le adunanze cristiane e ascoltare rispettosamente quanto vien detto. Dobbiamo dimostrare con la nostra vita che esercitiamo il diritto, amiamo la benignità e siamo modesti nel camminare con Geova. Sia Enoc che Noè camminarono in modo irreprensibile con l’Altissimo e questo incluse una zelante attività. Enoc profetizzò intrepidamente, dicendo agli empi del suo giorno che Geova avrebbe eseguito il giudizio per mezzo di miriadi di angeli. (Giuda 14, 15) Noè non solo fece la sua parte nella costruzione dell’arca per la salvezza della sua famiglia e delle basilari specie animali, ma fu anche “predicatore di giustizia”, dando ai suoi contemporanei l’avvertimento della veniente distruzione. — 2 Piet. 2:5.

19. Quali domande potremmo farci per stabilire se viviamo in armonia con Michea 6:8?

19 I discepoli di Gesù Cristo non vogliono ingannarsi pensando che per essere approvati da Geova Dio basti avere una personalità gradevole e partecipare all’adorazione pubblica. Si deve manifestare vivo e compassionevole interesse per i propri simili. Può dirsi questo di voi? Siete disposti e desiderosi di venire imparzialmente in aiuto di chi è nel bisogno, in senso materiale e spirituale? Ubbidite con zelo al comando di predicare e fare discepoli? (Matt. 28:19, 20) La vostra condotta di servitori di Dio merita d’essere imitata? Se sì, state vivendo in armonia con le parole ispirate di Michea 6:8.

[Figura a pagina 14]

Si mostra imparzialità recando la “buona notizia” in tutte le case

[Figura a pagina 15]

Gesù provava diletto nel mostrare benignità guarendo i malati

[Figura a pagina 16]

Noè, “predicatore di giustizia”, avvertì in anticipo che sarebbe venuto il Diluvio

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