Benefìci dal “solo mediatore fra Dio e gli uomini”
1. (a) Perché oggi agli ebrei non interessa un nuovo patto? (b) Solo chi poteva proporre il nuovo patto e il suo mediatore?
OGGI nessuno dei 152 Paesi membri delle Nazioni Unite si interessa di stringere un patto con Geova, l’Iddio di Abraamo, Isacco e Giacobbe. No, nemmeno i 15 milioni di ebrei attualmente sparsi in tutta la terra. Nonostante la profezia di Geremia 31:31-34, essi preferiscono credere d’essere ancora sotto il vecchio patto della Legge che ebbe per mediatore Mosè. “Siccome non conoscevano la giustizia di Dio ma cercavano di stabilire la propria [sforzandosi di osservare il patto della Legge], non si sono sottoposti alla giustizia di Dio” resa loro disponibile dal nuovo patto. (Rom. 10:1-3) Geova, l’Iddio di vera giustizia, propose il nuovo patto. Solo lui poteva stabilirlo e scegliere il mediatore adatto.
2. Con chi Geova disse che avrebbe stipulato il nuovo patto, e cosa avrebbe fatto per mezzo d’esso riguardo al loro errore, al loro peccato e alla loro conoscenza di lui?
2 “‘Ecco, vengono i giorni’, è l’espressione di Geova, e io per certo concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto; . . . ‘Poiché questo è il patto che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni’, è l’espressione di Geova. ‘Per certo metterò la mia legge dentro di loro, e la scriverò nel loro cuore. E per certo io diverrò il loro Dio, ed essi stessi diverranno il mio popolo. E non insegneranno più ciascuno al suo compagno e ciascuno al suo fratello, dicendo: “Conoscete Geova!” poiché mi conosceranno tutti, dal più piccolo fino al più grande d’essi’, è l’espressione di Geova. ‘Poiché perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato’”. — Ger. 31:31-34.
3. Dall’arrivo di chi dipendeva la stipulazione del nuovo patto, e vi era forse implicato Mosè?
3 Quando concluse Geova quel nuovo patto “con la casa d’Israele e con la casa di Giuda”? Il momento dipendeva dal mediatore che Geova aveva scelto per questo patto. Mosè non doveva essere risuscitato dai morti per fare da mediatore al nuovo patto. Egli non poteva aiutare quelli inclusi nel nuovo patto come non poteva aiutare Israele.
4. Secondo un discepolo ebreo dell’insegnante fariseo Gamaliele, chi è il mediatore scelto da Dio per il nuovo patto?
4 Non siamo lasciati nel dubbio circa l’identità del necessario mediatore. Rivolgiamoci alla lettera ispirata scritta agli Ebrei da un ebreo, da quello studioso che un tempo sedeva ai piedi di Gamaliele, famoso insegnante fariseo del I secolo E.V. Spiegando la differenza fra Mosè e il nuovo mediatore, egli disse: “Come Mosè, quando stava per completare la tenda, ricevette il comando divino: Poiché egli dice: ‘Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti fu mostrato sul monte [Sinai]’. Ma ora Gesù ha ottenuto un più eccellente servizio pubblico, così che egli è anche il mediatore di un patto corrispondentemente migliore, che è stato legalmente stabilito su promesse migliori”. (Ebr. 8:5, 6) “E a Gesù mediatore di un nuovo patto, e al sangue di aspersione, che parla in modo migliore del sangue di Abele”. — Ebr. 12:24.
5. In che modo Gesù, prima di morire, mostrò di sapere che era giunto il tempo di sostituire il vecchio patto della Legge col nuovo patto?
5 Gesù sapeva che era giunto per Geova il tempo di sostituire il vecchio patto della legge mosaica col nuovo patto. Quindi la notte di pasqua prima di essere ucciso il venerdì 14 nisan del 33 E.V. egli istituì una commemorazione della sua morte in sacrificio. Preso il calice di vino della Commemorazione, disse agli undici apostoli fedeli: “Bevetene, voi tutti; poiché questo significa il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere sparso a favore di molti per il perdono dei peccati’”. (Matt. 26:27, 28) Oppure, come si esprime l’apostolo Paolo citando le parole di Gesù, “questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue. Continuate a far questo, ogni volta che ne berrete, in ricordo di me”. (I Cor. 11:25) Per parte di tre giorni egli rimase morto in una tomba commemorativa e non poté cominciare la sua attività come mediatore di quel nuovo patto.
6. Cos’era necessario per adempiere le parole di Dio circa il perdono degli errori e la remissione dei peccati in base al nuovo patto?
6 Anche se in Geremia 31:31-34 non è menzionato, era comunque necessario un sacrificio per convalidare il nuovo patto. Era necessario un sacrificio perché, nell’annunciare il nuovo patto, Dio aveva detto: “Perdonerò il loro errore, e non ricorderò più il loro peccato”. (Ger. 31:34) Quando fu stipulato l’antico patto della legge mosaica, si ricorse al sangue di vittime animali, per scopi di purificazione. A tal fine il mediatore Mosè “asperse similmente col sangue la tenda e tutti i vasi del servizio pubblico. Sì, quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge, e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono”. (Ebr. 9:21, 22) Gesù, quando fu destato dai morti la domenica 16 nisan del 33 E.V., aveva ancora in mano il valore del proprio sangue. Questo è ciò che indica Ebrei 13:20 quando dice: “L’Iddio della pace . . . trasse dai morti il grande pastore delle pecore col sangue di un patto eterno, il nostro Signore Gesù”. — Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese 1971 (NW); Giov. 10:11.
7. Avendo Cristo offerto un sacrificio migliore per convalidare il nuovo patto, cosa fa il suo sangue a favore dei “chiamati” da Dio e della loro coscienza?
7 Poiché il nuovo patto fu reso operativo per mezzo di un sacrificio migliore, agli ebrei divenuti cristiani fu chiesto: “Quanto più il sangue del Cristo, che per mezzo di uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte affinché rendiamo sacro servizio all’Iddio vivente?” Avendo il sangue di Cristo tale potere di purificarci dal peccato che ci condanna, leggiamo poi: “Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la loro liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati [da Dio] ricevano la promessa dell’eredità eterna”. (Ebr. 9:14, 15) Ma quando cominciò il sangue di Cristo a purificare la coscienza di quegli ebrei divenuti cristiani che erano stati sotto “il precedente patto”, il patto della Legge il cui mediatore era stato Mosè, sul Monte Sinai?
8. Quando cominciò il sangue di Cristo a purificare la coscienza degli ebrei divenuti cristiani, che un tempo erano stati sotto il precedente patto della Legge?
8 Non alla risurrezione di Cristo dai morti, ma il cinquantesimo giorno da allora, cioè il giorno della Pentecoste, dopo che egli era asceso al cielo ed era entrato alla presenza di Dio “nel cielo stesso, per apparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi”. — Ebr. 9:24.
9. Il fatto che il giorno di Pentecoste Pietro disse ai giudei pentiti che se si fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo avrebbero ricevuto il perdono dei peccati, cosa dimostrò in quanto ai due patti?
9 In quel giorno di Pentecoste l’apostolo Pietro pronunciò ai giudei e ai circoncisi proseliti giudei un discorso che fece provare loro rimorsi di coscienza. “Che cosa faremo?” chiesero. Pietro rispose: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il gratuito dono dello spirito santo”. (Atti 2:37, 38) Questa promessa di perdono dei peccati di cui si erano pentiti dimostra qualcosa. Che cosa? Che il nuovo patto di Dio, col suo provvedimento per il perdono dei peccati, era entrato in vigore quello stesso giorno, e che il vecchio patto della legge mosaica era stato inchiodato al palo di tortura di Gesù Cristo! — Efes. 2:15, 16; Col. 2:14; Ebr. 8:8-13; Ger. 31:34.
10. In che modo alcuni giorni dopo Pietro ribadì questo fatto circa i due patti parlando nel tempio di Gerusalemme ai giudei colpevoli di spargimento di sangue?
10 Questo stesso fatto fu ribadito alcuni giorni dopo. Pietro disse a una folla di giudei colpevoli di spargimento di sangue riuniti nel tempio: “Pentitevi, perciò, e convertitevi affinché i vostri peccati siano cancellati, onde vengano dalla persona di Geova stagioni di ristoro e onde egli mandi il Cristo che vi ha costituito, Gesù, che il cielo deve in realtà ritenere fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose di cui Dio parlò per bocca dei suoi santi profeti dell’antichità”. Infine Pietro terminò il suo discorso dicendo: “A voi per primi Dio, dopo aver suscitato il suo Servitore, l’ha mandato per benedirvi, allontanando ciascuno dalle sue opere malvage”. — Atti 3:19-21, 26.
“MEDIATORE” PER QUANTI?
11. In base ai fatti, fu con le letterali case d’Israele e di Giuda che Dio stipulò il nuovo patto?
11 Comunque, stipulava Dio il nuovo patto con la ‘casa dell’Israele’ naturale, carnale, e con la “casa di Giuda” naturale, carnale? Come poteva essere così, visto che gli ebrei naturali di quelle due case avevano violentemente rigettato il futuro mediatore di quel nuovo patto ed erano impegnati come nazione a celebrare la festa della Pentecoste nel tempio di Gerusalemme? Dio non poteva fare questo. Aveva in mente di stipulare il nuovo patto con l’Israele cristiano appena formato, l’Israele spirituale, la cui nascita aveva avuto luogo quello stesso giorno di Pentecoste quando “lo spirito santo cadde” sui battezzati discepoli di Gesù Cristo, presenti in numero di circa 120. (Atti 11:15) Questi erano in attesa non nel tempio, ma nella stanza superiore di una casa a Gerusalemme. Lì quei discepoli, già immersi in acqua, furono generati dallo spirito di Dio per divenire suoi figli spirituali, l’“Israele di Dio”. Come tali furono introdotti nel nuovo patto mediante il celeste Mediatore Gesù Cristo, il Profeta più grande di Mosè. — Atti 2:1-36; Gioe. 2:28, 29; Giov. 3:3, 5; Gal. 6:16.
12. In armonia con l’ordine stabilito da Dio, in che modo l’opera mediatrice di Gesù Cristo fu estesa nell’anno successivo a quella Pentecoste?
12 Perciò Gesù Cristo in cielo è il Mediatore fra Dio e gli israeliti spirituali, mentre questi sono ancora uomini e donne in carne ed ossa. Anche entro i limiti, come numero di membri, di questa piccola “nazione santa” l’attività di Cristo come mediatore si è estesa, poiché Dio ha seguito un certo ordine nell’includere certe classi di persone nel nuovo patto. Infatti, per circa un anno dalla Pentecoste del 33 E.V., Gesù fu il mediatore solo per quegli israeliti spirituali che erano stati ebrei naturali o circoncisi proseliti ebrei. Circa 3.000 di loro si aggiunsero all’Israele spirituale in quel giorno di Pentecoste del 33 E.V. (Atti 2:10, 37-41) Poi, probabilmente l’anno seguente (34 E.V.), come conseguenza indiretta della persecuzione compiuta da Saulo di Tarso, la “buona notizia” riguardo al Cristo fu predicata in Samaria, e lo spirito santo ‘cadde’ sui credenti battezzati in quel luogo. (Atti 8:15-17) Da allora in poi l’attività di Gesù come mediatore recò beneficio anche a quegli israeliti spirituali che erano stati uomini e donne di Samaria, samaritani.
13. Due anni dopo l’ammissione dei samaritani, in che modo Gesù divenne mediatore rispetto a una terza classe di israeliti spirituali, e come fu riconosciuto questo fatto dagli ebrei divenuti cristiani a Gerusalemme?
13 Passarono due anni. Infine, nell’autunno del 36 E.V., cioè tre anni e mezzo dopo la sua morte e risurrezione, Gesù divenne mediatore di una terza classe di israeliti spirituali, quelli provenienti di fra gli incirconcisi gentili, a cominciare dal centurione italiano Cornelio. Quando l’apostolo Pietro ebbe riferito questa sorprendente svolta agli ebrei divenuti cristiani a Gerusalemme, essi dissero: “Dunque, Dio ha concesso anche alle persone delle nazioni il pentimento a vita”. — Atti 8:1–11:18.
14. Cosa disse Paolo agli anziani di Efeso circa la sua predicazione del pentimento verso Dio, e negli interessi di quale patto egli serviva ora come ministro?
14 Più di vent’anni dopo, Paolo operava ancora come apostolo delle nazioni e stava per terminare il suo terzo viaggio missionario. Sulla via del ritorno a Gerusalemme si fermò a Mileto per parlare agli anziani della congregazione di Efeso, nell’Asia Minore. Spiegò loro in che modo aveva operato, dicendo: “Ho completamente reso testimonianza a Giudei e Greci intorno al pentimento verso Dio e alla fede nel nostro Signore Gesù. Ed ora, ecco, legato nello spirito, sono in viaggio verso Gerusalemme”. (Atti 20:21, 22) Non prestava più servizio come fariseo negli interessi del vecchio patto della legge mosaica. Al contrario, come scrive in II Corinti 3:5, 6, “il nostro essere adeguatamente qualificati emana da Dio, che in realtà ci ha resi adeguatamente qualificati per esser ministri d’un nuovo patto, non di un codice scritto, ma di spirito; poiché il codice scritto condanna a morte, ma lo spirito rende viventi”.
15. A chi si riferiva Paolo parlando di “ministri d’un nuovo patto”, e questi formavano forse un Consiglio di mediazione fra Dio e gli uomini?
15 Chi aveva in mente l’apostolo parlando qui in prima persona plurale? Egli ci aiuta a capirlo quando dice nell’introduzione della sua lettera: “Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e Timoteo nostro fratello, alla congregazione di Dio che è in Corinto”. (II Cor. 1:1) Perciò sia Paolo che Timoteo erano “ministri d’un nuovo patto, . . . di spirito”. Con questa espressione Paolo non voleva dire che lui e Timoteo formavano un Consiglio di mediazione che condividesse con Gesù l’opera di mediazione. No, perché essi stessi erano semplici israeliti spirituali a favore dei quali Gesù prestava servizio come Mediatore di Dio. Solo Gesù è il “mediatore di un nuovo patto”. — Ebr. 12:24.
16, 17. In I Timoteo da 1:20 a 2:7, con quali ragionamenti Paolo giunge a menzionare Cristo Gesù come mediatore?
16 Scrivendo direttamente a Timoteo, Paolo introduce un accenno all’opera mediatrice di Gesù, dicendo: “Imeneo e Alessandro appartengono a questi, e io li ho consegnati a Satana affinché mediante la disciplina imparino a non bestemmiare. Esorto perciò, prima di tutto, che si facciano supplicazioni, preghiere, intercessioni, rendimenti di grazie riguardo a ogni sorta di uomini [esclusi Imeneo e Alessandro, bestemmiatori], riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati; onde continuiamo a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà.
17 “Questo è eccellente e accettevole dinanzi al nostro Salvatore, Dio, il quale vuole che ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità. Poiché vi è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti [cioè per ogni specie di persone, nota in calce (NW)]; questo è ciò a cui bisogna testimoniare nei suoi propri tempi particolari. Per questa testimonianza fui costituito predicatore e apostolo — dico la verità, non mento — maestro di nazioni [incirconcise] in quanto a fede e verità”. — I Tim. 1:20–2:7.
18. (a) Paolo stava forse esortando Timoteo a fare da mediatore fra Dio e quei pubblici funzionari? (b) Chi doveva trarre beneficio da quelle implorazioni a Dio circa i pubblici funzionari?
18 Perciò Paolo esortò a fare “supplicazioni, preghiere, intercessioni, . . . riguardo a re e a tutti quelli che sono altolocati”. Ma non esortò Timoteo a fare da mediatore fra Dio e quei pubblici funzionari. Il motivo di quelle “supplicazioni, preghiere, intercessioni” non era la conversione di quei pubblici funzionari al cristianesimo. Chi doveva in effetti trarre beneficio da quelle implorazioni a Dio? Qual era lo scopo di quelle invocazioni a Dio? “Onde continuiamo [noi cristiani come Paolo e Timoteo] a condurre una vita calma e quieta con piena santa devozione e serietà”. — I Tim. 2:2.
19. A favore di che cosa avrebbe operato una simile vita di santa devozione, e per chi era “eccellente e accettevole”?
19 Una vita calma, devota e seria avrebbe operato a favore della salvezza dei cristiani che facevano tali richieste riguardo ai governanti politici. La salvezza di quegli inoffensivi cristiani era “eccellente e accettevole dinanzi al nostro Salvatore, Dio”. Perché? Perché è volontà di Dio che “ogni sorta di uomini siano salvati e vengano all’accurata conoscenza della verità”. In armonia con questo, colui che è qui chiamato “nostro Salvatore” non è Gesù Cristo, ma “Dio”.
20. In base a I Timoteo 2:5, 6, che ruolo svolge Cristo Gesù nel programma divino per la salvezza?
20 Qual è dunque il ruolo di Cristo in questo programma di salvezza? Paolo prosegue dicendo: “Vi è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini [non tutti gli uomini], l’uomo Cristo Gesù, che diede se stesso quale riscatto corrispondente per tutti”. — I Tim. 2:5, 6.
21. (a) Nella lettera di Paolo a Timoteo, di che cosa erano ministri sia il mittente che il destinatario? (b) Quanto dura quel patto e che parte vi ha il “riscatto corrispondente per tutti”?
21 Paolo scriveva in base alla situazione esistente nel primo secolo del cristianesimo, durante il quale era entrato in vigore il nuovo patto. “Uomini” di tutte le nazionalità, giudei, samaritani, incirconcisi gentili vi erano già stati introdotti dopo essere entrati a far parte dell’Israele spirituale. Cristo Gesù era il mediatore di quel nuovo patto. Quella lettera di Paolo a Timoteo era un esempio di un ‘ministro del nuovo patto’ che scriveva a un altro ‘ministro del nuovo patto’. Quel nuovo patto fra il “nostro Salvatore, Dio” e l’Israele spirituale continua finché ci sono israeliti spirituali in carne ed ossa come “uomini” sulla terra. Perciò il patto è ancora in vigore. Il “riscatto corrispondente per tutti” offerto da Gesù costituisce la base affinché uomini e donne d’ogni sorta divengano israeliti spirituali e siano introdotti nel nuovo patto di cui Cristo Gesù è il “solo mediatore”.
22. (a) Cosa mostra che il nuovo patto si avvicina al termine, e quando finirà la mediazione di Cristo? (b) Perché i glorificati israeliti spirituali non avranno bisogno di alcun mediatore, e con quali funzioni presteranno allora servizio?
22 Ci sono ancora più di 9.000 persone che professano d’essere israeliti spirituali nel nuovo patto. Come Paolo e Timoteo, sono “ministri di un nuovo patto”. (II Cor. 3:6; 1:1) Evidentemente il nuovo patto si avvicina al termine della sua attività che ha lo scopo di produrre 144.000 israeliti spirituali approvati da Dio onde siano uniti a Gesù Cristo nel regno celeste, il governo ideale per l’umanità. Quando gli ultimi di questi israeliti spirituali approvati cesseranno d’essere “uomini” morendo sulla terra e risuscitando per partecipare al regno celeste, allora cesserà anche la funzione di Gesù Cristo quale mediatore. La peccaminosa condizione ereditata della loro carne, che richiedeva un mediatore fra loro e l’Iddio di santità, sarà stata abbandonata. Come i santi angeli del cielo, questi glorificati israeliti spirituali non avranno alcun bisogno di un mediatore fra loro e Geova Dio. (Riv. 22:3, 4) Presteranno servizio sotto Gesù Cristo come re, sacerdoti e giudici a lui associati su tutto il mondo del genere umano. — Riv. 7:4-8; 14:1-3; 20:4, 6; Luca 22:28-30.
UNA “GRANDE FOLLA” DI BENEFICIARI TERRENI
23, 24. (a) Oggi chi collabora attivamente col rimanente degli israeliti spirituali, e quale invito è stato rivolto loro riguardo al Pasto Serale del Signore? (b) Che cosa sanno di non essere, e tuttavia come traggono ora beneficio dall’operato del nuovo patto?
23 Oggi, secondo statistiche attendibili, c’è una “grande folla” di cristiani dedicati e battezzati che collaborano attivamente col rimanente degli israeliti spirituali. Dalla primavera del 1938 sono stati regolarmente invitati ad assistere alla commemorazione annuale della morte di Cristo, non in veste di partecipanti agli emblemi della Commemorazione (il pane non fermentato e il vino rosso), ma in veste di rispettosi osservatori.* Essi riconoscono Gesù Cristo come loro re celeste, al potere dalla fine dei Tempi dei Gentili avvenuta nel 1914. Al fianco del rimanente degli israeliti spirituali predicano zelantemente “questa buona notizia del regno” in tutta la terra abitata, “in testimonianza a tutte le nazioni” prima che questo sistema di cose abbia termine nell’imminente “grande tribolazione”. (Matt. 24:14, 21) Riconoscono di non essere israeliti spirituali inclusi nel nuovo patto di cui Gesù è mediatore e di non far parte della ‘razza eletta, del regal sacerdozio, della nazione santa’. — I Piet. 2:9.
24 Comunque, traggono effettivamente beneficio dall’attività del nuovo patto. Ne traggono beneficio proprio come nell’antico Israele il “residente forestiero” traeva beneficio dal risiedere fra gli israeliti che erano inclusi nel patto della Legge. — Eso. 20:10; Lev. 19:10, 33, 34; Riv. 7:9-15.
25. Per conservare la propria relazione con Geova Dio, a chi deve rimanere unita la “grande folla”, e perché?
25 Per conservare la propria relazione col “nostro Salvatore, Dio”, la “grande folla” deve restare unita al rimanente degli israeliti spirituali. Perché? Perché questi israeliti spirituali sono la “nazione santa” di cui in Geremia 31:35, 36, subito dopo la promessa divina di un nuovo patto, si legge: “Questo ha detto Geova, il Datore del sole per la luce di giorno, degli statuti della luna e delle stelle per la luce di notte, Colui che smuove il mare affinché le sue onde divengano tumultuose [contro gli egiziani che inseguivano gli israeliti], Colui il cui nome è Geova degli eserciti: ‘“Se questi regolamenti potessero rimuoversi d’innanzi a me”, è l’espressione di Geova, “quelli che sono il seme d’Israele potrebbero similmente cessare dal provar d’essere una nazione dinanzi a me per sempre”’”.
26. Perciò, a cosa si può paragonare la stabilità dell’Israele spirituale nell’organizzazione universale di Dio, e da dove Gesù Cristo regnerà sugli abitanti della terra paradisiaca?
26 Geova non poteva permettere che l’Israele spirituale sparisse dalla sua organizzazione universale come non poteva permettere che cessassero di esistere i luminari celesti che controllano la luce della nostra terra. Nei cieli l’Israele spirituale sarà la Nuova Gerusalemme in cui Gesù Cristo regnerà come Re sulla “grande folla” di superstiti e su tutti i morti umani risuscitati per vivere in una terra paradisiaca. — Riv. 21:2-24.
[Nota in calce]
Vedi l’annuncio “Commemorazione” a p. 50 della Torre di Guardia inglese del 15 febbraio 1938; anche La Torre di Guardia inglese del 1° marzo 1938, p. 75, paragrafi 51 e 52. Nota l’annuncio “Commemorazione” nella Torre di Guardia inglese del 15 febbraio 1937, p. 50.
[Illustrazioni a pagina 24]
Il vecchio patto della Legge fu inchiodato al palo di tortura
Il nuovo patto entrò in vigore alla Pentecoste