Il nome divino in epoche successive
CHE nell’antichità il nome divino fosse usato è inconfutabile. Ma che dire delle epoche successive? Perché certe traduzioni della Bibbia omettono questo nome? Che importanza e significato ha esso per noi?
IL NOME “GEOVA” DIVENTA SEMPRE PIÙ NOTO
È interessante che il primo a usare la pronuncia “Jehova” per rendere il nome divino fu un monaco spagnolo dell’ordine dei domenicani, Raimondo Martini, nel suo libro Pugeo Fidei, pubblicato nel 1270, oltre 700 anni fa.
Col tempo, sviluppandosi i movimenti di riforma sia all’interno che all’esterno della Chiesa Cattolica, la Bibbia fu resa disponibile alla gente comune, e il nome “Geova” divenne più estesamente conosciuto. Nel 1611 uscì la Bibbia del Re Giacomo, detta anche Versione autorizzata, che contiene quattro volte il nome Geova. (Eso. 6:3; Sal. 83:18; Isa. 12:2; 26:4) Da allora la Bibbia è stata più volte tradotta e ritradotta. Alcune traduzioni seguono l’esempio della Versione autorizzata e includono solo poche volte il nome divino.
Fra le versioni italiane che seguono un criterio simile, si potrebbe citare quella a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma (Salani, 1961), che, quando usa il Nome, ricorre alla forma Jahve. Tuttavia si potrebbe chiedere: “Se usare ‘Jahve’ (o ‘Geova’ o ‘Yahweh’) è sbagliato, perché usarlo anche una sola volta? Viceversa, se è giusto, perché non essere coerenti e usarlo ogni volta che ricorre nel testo biblico?”
Alla luce dei fatti e del contesto storico di cui si è detto esaminiamo ora cosa dicono i traduttori.
LA RISPOSTA DEI TRADUTTORI
A pagina 41 della prefazione, la versione a cura del Pontificio Istituto Biblico dice: “Per esprimere l’idea di Dio la lingua ebraica dispone di molti termini. Il più frequente (1440 volte nel Pentateuco, più di 6800 volte in tutta la Bibbia) è ‘Jahve’ . . . , nome proprio, come personale”. Spiegando poi i motivi per cui la suddetta versione traduce quasi sempre Jahve con “il Signore”, una nota in calce nella stessa pagina dice: “Il Signore non è propriamente la traduzione di ‘Jahve’ . . . ma sì di ‘Adonai’. Ora la tradizione ebraica . . . prescrive appunto di leggere ‘Adonai’ ogni qualvolta nel testo è scritto ‘Jahve’, ed è pratica antichissima, . . . al cuore cristiano la voce ‘il Signore’ manda un suono ben noto e commovente, ‘Jahve’ non gli dice nulla, e noi vogliamo che nella nostra versione la parola di Dio vada diritta al cuore del lettore”. Ma nel seguire “la tradizione ebraica”, si sono resi conto i traduttori del grave danno che può derivare dall’ignorare l’esplicita volontà di Dio che ‘il suo nome sia dichiarato in tutta la terra’? Per di più, Gesù condannò le tradizioni umane che invalidano la Parola di Dio. — Eso. 9:16; Mar. 7:5-9.
La Prefazione della Revised Standard Version afferma: “La presente revisione ritorna al metodo della Versione del Re Giacomo, che segue . . . l’uso da lungo tempo invalso nella lettura delle Scritture Ebraiche nella sinagoga. . . . Il Comitato è tornato al più familiare uso della Versione del Re Giacomo per due ragioni: (1) La parola ‘Geova’ non rappresenta accuratamente alcuna forma del Nome usata in ebraico; e (2) l’uso di un qualsiasi nome proprio per il solo e unico Dio, come se ve ne fossero degli altri da cui distinguerlo, fu abbandonato dal giudaismo prima dell’èra cristiana ed è decisamente inadeguato alla fede universale della chiesa cristiana”. (Il corsivo è nostro).
I traduttori hanno fatto un grande sbaglio a seguire l’esempio della Versione del Re Giacomo e la tradizione ebraica. Pensavano davvero che fosse volontà di Dio che il suo nome finisse nel dimenticatoio? Il nome divino è forse qualcosa di cui vergognarsi, giungendo al punto di eliminarlo dalla Bibbia?
PREGIUDIZI RELIGIOSI?
È interessante il fatto che l’American Standard Version, pubblicata nel 1901, usa il nome Geova in tutte le Scritture Ebraiche. Al contrario, la Revised Standard Version, pubblicata nel 1952, si limita a un breve accenno al Tetragramma in una nota in calce su Esodo 3:15. Durante quel periodo i testimoni di Geova avevano proclamato il nome di Geova in tutto il mondo. Può essere che l’omissione del nome divino in certe traduzioni sia dovuto al pregiudizio contro la loro opera di testimonianza?
Che almeno in certi casi il motivo possa essere stato questo, è indicato dalla seguente dichiarazione riportata dal Katholische Bildepost (una rivista cattolica tedesca): “Il nome di Dio, comunque, che essi [i testimoni di Geova] hanno cambiato in ‘Geova’, non è che un’invenzione della setta”. (24 agosto 1969) Chiaramente quest’affermazione sa di pregiudizio religioso. Fra l’altro è anche indice di scarsa informazione, visto che, come già detto, il primo a usare la forma “Jehova” fu un monaco cattolico e non un testimone di Geova!
INCOERENZA
“La parola ‘Geova’ non rappresenta accuratamente alcuna forma del Nome usata in ebraico”, dice la Prefazione della Revised Standard Version. Ma quale parola “rappresenta accuratamente” il nome divino in ebraico? Alcuni preferiscono “Yahweh”, altri “Yehwah”, altri “Jahve”, e così via. Il problema è che nello scrivere l’ebraico antico si usavano solo le consonanti, e anche gli esperti riconoscono che la scelta delle vocali per completare il nome divino è puramente congetturale.a
Si potrebbe anche chiedere a quelli che obiettano alla pronuncia “Geova” perché mai non fanno obiezione ad altri nomi come “Gesù” o “Pietro”. Perché questi critici non pretendono che si usino le originali pronunce greche di questi nomi (Iesoús e Petros)? Non sembra che applichino due pesi e due misure nel rifiutare la pronuncia “Geova”?
ALTRE TRADUZIONI
In effetti molte traduzioni usano “Geova” o “Yahweh” o “Jahve” o qualche altra rappresentazione del Tetragramma. Ci sono poi oltre 40 traduzioni in vernacolo delle Scritture Greche Cristiane (“Nuovo Testamento”) che usano forme localmente note del Tetragramma, come Iehova (in hawaiiano) e uYehova (in zulù). In italiano c’è la ben nota traduzione a cura di mons. Salvatore Garofalo che in tutte le Scritture Ebraiche riporta coerentemente il nome divino nella forma “Jahve”.
Anche The Bible in Living English (di Steven T. Byington) usa “Jehovah” (“Geova”) in tutto il testo ebraico. Nella Prefazione, Byington dice riguardo a “Jehovah”: “La grafia e la pronuncia non sono di capitale importanza. Ciò che più conta è capir bene che si tratta di un nome proprio”. Sì, il nome della più eccelsa Persona dell’universo è unico, esclusivo, incomparabile, sublime.
COSA SIGNIFICA QUESTO NOME?
Per rispondere è necessario fare un salto nel passato. Quando ricevette dall’Altissimo l’incarico di condurre gli israeliti fuori d’Egitto, “Mosè disse al vero Dio: ‘Supponi che ora io sia venuto dai figli d’Israele e in effetti io dica loro: “L’Iddio dei vostri antenati mi ha mandato a voi”, e che essi in effetti mi dicano: “Qual è il suo nome?” Che cosa dirò loro?’ A ciò Dio disse a Mosè: ‘IO MOSTRERÒ D’ESSERE CIÒ CHE MOSTRERÒ D’ESSERE’. E aggiunse: ‘Devi dire questo ai figli d’Israele: “IO MOSTRERÒ D’ESSERE mi ha mandato a voi”’”. (Eso. 3:13, 14) Questo significa che Geova avrebbe portato a termine il suo grandioso proposito di rivendicare il suo nome e la sua sovranità, e ci aiuta a capire il nome commemorativo “Geova” riportato al versetto 15. Secondo la radice ebraica del nome, pare significhi “Egli fa essere” (o “Mostra d’essere”) riferito a se stesso. Perciò per le persone riflessive il nome di Dio ha un profondo significato. Quel nome ci rivela Dio come Colui che adempie immancabilmente ciò che promette e che è perfettamente padrone di qualsiasi situazione sorga.
Che profondo e sacro significato è racchiuso nel nome divino! Nell’universo non c’è nome più grande o più glorioso. Al confronto, il termine “Signore” è vago e privo di vigore. Gesù amò e rispettò il nome del Padre, e una volta gli disse: “Padre, glorifica il tuo nome”. Il racconto continua dicendo: “Perciò una voce venne dal cielo: ‘L’ho glorificato e lo glorificherò di nuovo’”. — Giov. 12:28.
Se Gesù fosse stato uno degli odierni traduttori della Bibbia, avrebbe omesso il nome del Padre dalle nuove traduzioni? Difficilmente! Senza dubbio Gesù, più di qualsiasi altro, mostrò il giusto apprezzamento per l’Iddio Onnipotente e per il Suo nome. Come dovremmo quindi considerare noi Dio e il suo nome?
[Nota in calce]
a A p. 250 del Dizionario Biblico di J. McKenzie (Cittadella Editrice, Assisi, 1973), si legge: “Questo nome oggi è pronunciato dagli studiosi Yahweh; ma la vera pronuncia del nome andò perduta durante il giudaismo, quando un superstizioso timore ne impediva l’enunciazione”.