Da chi possiamo aspettarci vera giustizia?
“Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia?” — GENESI 18:25, Versione Riveduta.
1, 2. Come reagiscono molti al prevalere dell’ingiustizia?
PROBABILMENTE siete tristemente consapevoli che l’ingiustizia abbonda. Come reagite personalmente alla prevalente mancanza di vera giustizia?
2 Alcuni reagiscono mettendo in dubbio l’esistenza di un Dio giusto, o magari definendosi agnostici. Con tutta probabilità avrete già udito questo termine, che si riferisce a chi pensa che “qualsiasi realtà definitiva (come Dio) è sconosciuta e probab[ilmente] inconoscibile”. Il primo a usare la parola “agnostico” in questo senso fu il biologo Thomas H. Huxley, fautore del darwinismo nel XIX secolo.a
3, 4. Da dove deriva la parola “agnostico”?
3 Ma da dove trasse Huxley il termine “agnostico”? In effetti lo trasse da un’espressione usata con un altro significato da un avvocato del primo secolo, l’apostolo Paolo, nel corso di uno dei più famosi discorsi che siano mai stati pronunciati. Questo discorso è importante per noi oggi in quanto ci offre una solida base per conoscere come e quando ci sarà giustizia per tutti e, soprattutto, come possiamo beneficiarne personalmente.
4 La parola “agnostico” (“sconosciuto”) fu presa dalla menzione fatta da Paolo di un altare su cui era scritto “A un Dio sconosciuto”. Il suo breve discorso è stato riportato dal medico Luca nel 17º capitolo del libro storico degli Atti degli Apostoli. Il capitolo mostra prima come Paolo venne a trovarsi ad Atene. Nel riquadro a pagina 6 potete leggere l’introduzione di Luca e il testo dell’intero discorso.
5. In quale ambiente Paolo pronunciò il suo discorso agli ateniesi? (Far leggere Atti 17:16-31).
5 Il discorso di Paolo è davvero vigoroso, e merita di essere considerato con attenzione. Circondati come siamo da grossolane ingiustizie, possiamo imparare molto da esso. Prima di tutto notate l’ambiente in cui fu pronunciato, così come lo si può desumere leggendo Atti 17:16-21. Gli ateniesi erano orgogliosi di vivere in un famoso centro del sapere, dove avevano insegnato Socrate, Platone e Aristotele. Atene era anche una città molto religiosa. Tutto intorno a sé Paolo vedeva idoli: idoli del dio della guerra Ares, o Marte, idoli di Zeus, del dio della medicina Esculapio, del violento dio del mare Poseidone, idoli di Dioniso, di Atena, di Eros e così via.
6. Che si può dire della zona in cui vivete alla luce di ciò che Paolo trovò ad Atene?
6 Che dire, però, se Paolo visitasse la vostra città o i suoi dintorni? Forse vedrebbe un gran numero di idoli o statue religiose, anche nei paesi della cristianità. Altrove potrebbe vederne anche di più. Un opuscolo turistico dice: “Gli dèi indiani, a differenza dei loro incostanti ‘fratelli’ greci, sono monogami, e alcuni dei poteri più notevoli furono attribuiti alle loro consorti . . . Ci sono, senza esagerazione, milioni di dèi che hanno a che fare con ogni forma di vita e natura”.
7. Com’erano gli dèi degli antichi greci?
7 Molti dèi greci erano descritti come esseri meschini e molto immorali. La loro condotta sarebbe vergognosa per i mortali, e oggigiorno sarebbe definita criminale nella maggioranza dei paesi. Avete dunque ogni ragione per chiedervi che specie di giustizia i greci di allora potessero aspettarsi da tali dèi. Eppure Paolo vide che gli ateniesi erano particolarmente devoti ad essi. Pieno di giuste convinzioni, egli cominciò a spiegare le elevate verità del vero cristianesimo.
Un uditorio difficile
8. (a) Quali credenze distinguevano gli epicurei? (b) In che cosa credevano gli stoici?
8 Alcuni giudei e greci ascoltarono con interesse, ma come avrebbero reagito gli influenti filosofi epicurei e stoici? Come vedrete, sotto molti aspetti le loro idee erano simili a credenze che oggi sono comuni, e che vengono persino insegnate nelle scuole. Gli epicurei incoraggiavano a trarre dalla vita il maggior piacere possibile, specialmente piacere mentale. La loro filosofia del “mangiamo e beviamo, poiché domani moriremo” era caratterizzata dall’assenza di princìpi e virtù. (1 Corinti 15:32) Non credevano che gli dèi avessero creato l’universo; sostenevano invece che la vita fosse venuta per caso in un universo da essi inteso in chiave meccanicistica. Per di più, ritenevano che gli dèi non si interessassero degli uomini. Che dire degli stoici? Essi davano risalto alla logica, credendo che materia e forza fossero i princìpi elementari dell’universo. Invece di credere in Dio come Persona, gli stoici immaginavano una divinità impersonale. Ritenevano inoltre che il fato governasse gli affari umani.
9. Perché per Paolo era una sfida predicare in quella situazione?
9 Come reagirono tali filosofi all’insegnamento pubblico di Paolo? Una caratteristica degli ateniesi era la curiosità mista all’arroganza mentale, e questi filosofi cominciarono a disputare con Paolo. Infine lo portarono all’Areopago. Situato al di sopra del mercato di Atene e dominato dall’Acropoli, questo colle roccioso prendeva nome dal dio della guerra, Marte o Ares, essendo chiamato Colle di Marte o Areopago. Anticamente vi si radunava una corte o consiglio. Paolo poté così essere portato davanti a una corte di giustizia, magari riunitasi in un punto da cui si vedeva l’imponente Acropoli col suo famoso Partenone e altri templi e statue. Alcuni pensano che l’apostolo fosse in pericolo perché la legge romana proibiva di introdurre nuovi dèi. Ma anche se Paolo fu portato all’Areopago semplicemente per chiarire le sue credenze o per mostrare se era un insegnante qualificato, si trovò di fronte un uditorio formidabile. Avrebbe saputo esporre il suo vitale messaggio senza inimicarsi chi lo ascoltava?
10. In che modo Paolo usò tatto nella sua introduzione?
10 Osservate in Atti 17:22, 23 con quale tatto e saggezza Paolo cominciò. Quando riconobbe il fatto che gli ateniesi erano religiosi e avevano molti idoli, alcuni dei suoi ascoltatori poterono prenderlo come un complimento. Anziché attaccare il loro politeismo, Paolo richiamò l’attenzione su un altare che aveva visto, un altare dedicato “A un Dio sconosciuto”. Prove storiche dimostrano che tali altari esistevano, il che rafforza la nostra fiducia nel racconto di Luca. Paolo prese spunto da questo altare. Gli ateniesi apprezzavano la conoscenza e la logica, ma allo stesso tempo ammettevano che c’era un dio che a loro era “sconosciuto” (greco, àgnostos). Era solo logico, quindi, che dovessero consentire a Paolo di parlar loro di Lui. Nessuno poteva trovar da ridire su questo ragionamento, non vi pare?
Dio è inconoscibile?
11. In che modo Paolo fece sì che i suoi ascoltatori pensassero al vero Dio?
11 Ebbene, com’era questo “Dio sconosciuto”? “L’Iddio” aveva fatto il mondo e tutto ciò che è in esso. Nessuno avrebbe negato che l’universo esiste, che esistono le piante e gli animali, che noi uomini esistiamo. La potenza, l’intelligenza, sì, la sapienza riflessa in queste cose indicava che esse erano il prodotto di un Creatore sapiente e potente, non del caso. Il ragionamento di Paolo è ancor più valido oggi. — Rivelazione 4:11; 10:6.
12, 13. Oggigiorno quali prove sostengono ciò che disse Paolo?
12 Non molto tempo fa, l’astronomo inglese sir Bernard Lovell menzionò in un suo libro (In the Centre of Immensities) l’estrema complessità delle più semplici forme di vita sulla terra, commentando anche l’eventualità che tali esseri viventi siano frutto del caso. Ecco la sua conclusione: “La probabilità che . . . un evento casuale abbia portato alla formazione di una delle più piccole molecole proteiche è inconcepibilmente piccola. Con i vincoli che noi poniamo sul tempo e sullo spazio, essa è sostanzialmente nulla”.
13 Oppure considerate l’altro estremo: l’universo. Gli astronomi si sono serviti di dispositivi elettronici per studiarne le origini. Che cosa hanno trovato? Nel libro God and the Astronomers (Dio e gli astronomi), il dott. Robert Jastrow ha scritto: “Ora vediamo che l’astronomia ci porta ad adottare lo stesso punto di vista sull’origine del mondo sostenuto dalla Bibbia”. “Per lo scienziato che è vissuto mediante la fede nel potere della ragione, la storia finisce come un brutto sogno. Egli ha scalato le montagne dell’ignoranza; sta per conquistare la vetta più alta; allorché supera l’ultima roccia, è salutato da una schiera di teologi [credenti nella creazione] che sono seduti lì da secoli”. — Confronta Salmo 19:1.
14. Quale argomento logico comprovava l’affermazione di Paolo secondo cui Dio non dimora in templi fatti da uomini?
14 Possiamo così vedere come fu accurato il commento di Paolo riportato in Atti 17:24, che ci conduce al suo successivo pensiero, al versetto 25. Il potente Iddio che poté fare “il mondo e tutte le cose che sono in esso” è certamente più grande dell’universo materiale. (Ebrei 3:4) Perciò non sarebbe ragionevole pensare che sia costretto a dimorare in templi fatti dall’uomo, tanto meno in quelli costruiti da uomini i quali riconoscevano apertamente che egli era loro “sconosciuto”. Quale vigoroso argomento esposto a quei filosofi ateniesi che in quello stesso momento, se solo alzavano gli occhi, potevano vedere i molti templi che stavano proprio davanti a loro! — 1 Re 8:27; Isaia 66:1.
15. (a) Perché è probabile che l’uditorio di Paolo pensasse ad Atena? (b) A quale conclusione dovrebbe condurre il fatto che Dio è Colui che dà?
15 Probabilmente gli ascoltatori di Paolo avevano reso devozione sull’Acropoli a una delle statue della loro dea protettrice, Atena. La venerata Atena del Partenone era di avorio e oro. Un’altra statua di Atena era alta venti metri e si poteva vedere dalle navi in mare. Si diceva che l’idolo chiamato Atena Poliade fosse caduto dal cielo, e la gente gli portava periodicamente un nuovo abito. Ma se l’Iddio che quegli uomini non conoscevano era il Supremo e aveva creato l’universo, perché avrebbe avuto bisogno di essere servito con cose che potevano portare gli uomini? Egli ci dà ciò che ci occorre: “la vita”, “il respiro” di cui abbiamo bisogno per sostenerla e “ogni cosa”, incluso il sole, la pioggia e il suolo fertile dove cresce il nostro cibo. (Atti 14:15-17; Matteo 5:45) Egli è Colui che dà, gli uomini sono quelli che ricevono. Certamente Colui che dà non dipende da chi riceve.
Tutti gli uomini discendono da uno solo
16. Cosa sosteneva Paolo riguardo all’origine dell’uomo?
16 Poi, in Atti 17:26, Paolo dichiarò una verità a cui molti farebbero bene a pensare, data l’odierna ingiustizia razziale. Egli disse che il Creatore “ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra”. L’idea che la razza umana era un tutt’uno, una fratellanza (con tutto ciò che questo comportava per la giustizia), era qualcosa su cui quegli uomini avrebbero dovuto meditare, poiché gli ateniesi pretendevano d’aver avuto una speciale origine che li distingueva dal resto degli uomini. Paolo, comunque, accettava il racconto di Genesi secondo cui un primo uomo, Adamo, divenne il progenitore di tutti noi. (Romani 5:12; 1 Corinti 15:45-49) Potreste però chiedervi: ‘Si può sostenere tale concetto nella nostra moderna epoca scientifica?’
17. (a) In che modo alcune prove recenti concordano con ciò che disse Paolo? (b) Che relazione ha questo con la giustizia?
17 La teoria dell’evoluzione ipotizza che l’uomo si sia evoluto in vari luoghi e in forme diverse. Ma all’inizio dell’anno scorso Newsweek ha dedicato la sua rubrica scientifica alla “ricerca di Adamo ed Eva”. Essa richiamava l’attenzione su recenti sviluppi nel campo della genetica. Sebbene, com’era prevedibile, non tutti gli scienziati sono d’accordo, ciò nondimeno il quadro che ne emerge porta a concludere che tutti abbiamo un comune antenato genetico. Poiché, come la Bibbia disse molto tempo fa, siamo tutti fratelli, non ci dovrebbe essere giustizia per tutti? Non dovrebbero tutti avere diritto a un trattamento imparziale a prescindere dal colore della pelle, dal tipo dei capelli o da altre caratteristiche esteriori? (Genesi 11:1; Atti 10:34, 35) Dobbiamo ancora scoprire, tuttavia, come e quando sarà fatta giustizia per il genere umano.
18. In base a cosa Paolo poté fare le sue osservazioni riguardo al modo in cui Dio tratta con gli uomini?
18 Ebbene, nel versetto 26 Paolo indicò che ci si poteva aspettare che il Creatore avesse una volontà, o un giusto proposito, per il genere umano. L’apostolo sapeva che quando Dio aveva trattato con la nazione d’Israele aveva decretato dove sarebbero dovuti vivere e come altre nazioni avrebbero potuto trattarli. (Esodo 23:31, 32; Numeri 34:1-12; Deuteronomio 32:49-52) Naturalmente, è possibile che gli ascoltatori di Paolo abbiano orgogliosamente applicato i suoi commenti prima di tutto a se stessi. In effetti, lo sapessero o no, Geova Dio aveva profeticamente espresso la sua volontà circa il tempo, o momento della storia, in cui la Grecia sarebbe divenuta la quinta grande potenza mondiale. (Daniele 7:6; 8:5-8, 21; 11:2, 3) Dato che Dio può perfino dirigere le nazioni, non è ragionevole che dovremmo volerlo conoscere?
19. Perché ciò che Paolo dice in Atti 17:27 è ragionevole?
19 Dio non ci ha lasciati nell’ignoranza riguardo a lui, a brancolare ciecamente. Egli diede agli ateniesi e a noi una base per imparare sul suo conto. In Romani 1:20 Paolo in seguito scrisse: “Le . . . invisibili qualità [di Dio], perfino la sua sempiterna potenza e Divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, perché si comprendono dalle cose fatte”. Quindi, Dio in realtà non è lontano da noi se vogliamo trovarlo e desideriamo apprendere intorno a lui. — Atti 17:27.
20. Perché si può dire che mediante Dio noi “abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo”?
20 L’apprezzamento dovrebbe spingerci a far questo, come suggerisce Atti 17:28. Dio ci ha dato la vita. In effetti, la nostra non è una vita puramente vegetativa, come può essere quella di un albero. Noi, e la maggioranza degli animali, abbiamo la superiore facoltà vitale di poterci muovere. Non ne siamo felici? Ma Paolo va oltre. Noi esistiamo come esseri intelligenti dotati di personalità. Il cervello che Dio ci ha dato ci permette di pensare, di afferrare princìpi astratti (come la vera giustizia), e di sperare, sì, di contemplare il futuro adempimento della volontà di Dio. Come potete capire, Paolo dovette rendersi conto che questo sarebbe stato difficile da accettare per i filosofi epicurei e stoici. Per aiutarli, egli citò alcuni poeti greci da loro conosciuti e rispettati, i quali avevano similmente detto: “Poiché siamo pure sua progenie”.
21. Come dovrebbe influire su di noi il fatto di essere progenie di Dio?
21 Comprendendo che siamo la progenie, l’opera, dell’Iddio Altissimo, è solo appropriato rivolgersi a lui per avere una guida sul modo in cui vivere. C’è da ammirare la franchezza di Paolo, se si pensa che egli era quasi all’ombra dell’Acropoli. Coraggiosamente concluse che il nostro Creatore è per certo più grande di qualsiasi statua di fattura umana, anche di quella d’oro e avorio nel Partenone. Tutti noi che accettiamo la dichiarazione di Paolo dobbiamo similmente convenire che Dio non è simile ad alcuno degli idoli che si adorano oggi. — Isaia 40:18-26.
22. Che relazione c’è fra il pentimento e il beneficiare della giustizia?
22 Questo non è solo un aspetto teorico da accettare mentalmente per poi continuare a vivere come prima. Paolo lo rese chiaro nel versetto 30: “È vero che Dio non ha tenuto conto dei tempi di tale ignoranza [quella di immaginare che Dio sia simile a un insignificante idolo o che accetti l’adorazione resa per mezzo d’esso], ma ora dice al genere umano che tutti, in ogni luogo, si pentano”. Così, mentre si avvicinava alla sua vigorosa conclusione, Paolo introdusse un concetto sorprendente: il pentimento! Pertanto, se speriamo che sia Dio a fare vera giustizia, questo significa che ci dovremo pentire. Cosa richiede da noi questo? E in che modo Dio porterà giustizia per tutti?
[Nota in calce]
a Come molte persone nel nostro giorno, Huxley notava le ingiustizie della cristianità. In un saggio sull’agnosticismo egli scrisse: “Se solo potessimo vedere . . . tutta l’ipocrisia e la crudeltà, tutte le menzogne, le carneficine, le inadempienze dei doveri verso gli altri esseri umani che hanno avuto origine da questa fonte nel corso della storia delle nazioni cristiane, l’immagine più brutta che potremmo farci dell’inferno impallidirebbe in paragone”.
Sapreste rispondere?
◻ Che situazione religiosa trovò Paolo ad Atene, e in che modo oggi esiste una situazione analoga?
◻ In quali modi Dio è superiore a tutte le false divinità adorate ad Atene al tempo di Paolo?
◻ Quale fatto fondamentale riguardo al modo in cui Dio ha creato la razza umana indica che ci dovrebbe essere giustizia per tutti?
◻ Come dovrebbero reagire gli uomini comprendendo la grandezza di Dio?
[Riquadro a pagina 6]
Giustizia per tutti: Atti, capitolo 17
“16 Or mentre Paolo li aspettava ad Atene, il suo spirito si irritava in lui, vedendo che la città era piena di idoli. 17 Quindi ragionava nella sinagoga con i giudei e con le altre persone che adoravano Dio e ogni giorno nel luogo di mercato con quelli che vi si trovavano. 18 Ma certuni dei filosofi epicurei e stoici si misero a conversare con lui in tono polemico, e alcuni dicevano: ‘Che vuol dire questo chiacchierone?’ Altri: ‘Sembra che sia un proclamatore di divinità straniere’. Questo avveniva perché dichiarava la buona notizia di Gesù e la risurrezione. 19 E presolo lo condussero all’Areopago, dicendo: ‘Possiamo sapere qual è questo nuovo insegnamento di cui parli? 20 Poiché tu rechi alcune cose strane ai nostri orecchi. Perciò desideriamo sapere che significano queste cose’. 21 Infatti, tutti gli ateniesi e gli stranieri che risiedevano temporaneamente lì trascorrevano il loro tempo libero in nient’altro che a dire o ad ascoltare qualcosa di nuovo. 22 Paolo, dunque, stando in mezzo all’Areopago, disse:
“‘Uomini di Atene, vedo che in ogni cosa voi sembrate dediti al timore delle divinità più di altri. 23 Per esempio, passando e osservando attentamente i vostri oggetti di venerazione ho anche trovato un altare sul quale era stato inciso “A un Dio sconosciuto”. Perciò quello al quale rendete santa devozione senza conoscerlo, quello io vi proclamo. 24 L’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo, come Questi è, Signore del cielo e della terra, non dimora in templi fatti con mani, 25 né è servito da mani umane come se avesse bisogno di qualcosa, perché egli stesso dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. 26 E ha fatto da un solo uomo ogni nazione degli uomini, perché dimorino sull’intera superficie della terra, e ha decretato i tempi fissati e i limiti stabiliti della dimora degli uomini, 27 perché cerchino Dio, se possono andare come a tastoni e realmente trovarlo, benché, in effetti, non sia lontano da ciascuno di noi. 28 Poiché mediante lui abbiamo la vita e ci muoviamo ed esistiamo, come anche certi poeti fra voi hanno detto: “Poiché siamo pure sua progenie”.
29 “‘Vedendo, perciò, che siamo la progenie di Dio, non dobbiamo immaginare che l’Essere Divino sia simile all’oro o all’argento o alla pietra, simile a qualcosa di scolpito dall’arte e dall’ingegno dell’uomo. 30 È vero che Dio non ha tenuto conto dei tempi di tale ignoranza, ma ora dice al genere umano che tutti, in ogni luogo, si pentano. 31 Poiché ha stabilito un giorno in cui si propone di giudicare la terra abitata con giustizia mediante un uomo che ha costituito, e ne ha fornito garanzia a tutti in quanto lo ha risuscitato dai morti’”.
[Riquadro a pagina 7]
L’universo è stato creato
Nel 1980 il dott. John A. O’Keefe, dell’Ente Aeronautico e Spaziale americano (NASA), scrisse: “Io condivido l’opinione di Jastrow secondo cui la moderna astronomia ha trovato prove attendibili che dimostrano che l’Universo fu creato circa quindici o venti miliardi di anni fa”. “Trovo molto toccante vedere come le prove della Creazione . . . siano così chiaramente impresse su tutto ciò che ci circonda: le rocce, il cielo, le onde radio e le più fondamentali leggi della fisica”.
[Riquadro a pagina 9]
“Alla ricerca di Adamo ed Eva”
Sotto questo titolo, un articolo della rivista Newsweek in parte diceva: “L’esperto di scavi Richard Leakey dichiarò nel 1977: ‘Non c’è nessun singolo centro dove sia nato l’uomo moderno’. Ma ora i genetisti sono inclini a credere altrimenti . . . ‘Se è giusta, e io ci scommetterei, questa idea è straordinariamente importante’, dice Stephen Jay Gould, paleontologo e saggista di Harvard. ‘Ci fa capire che tutti gli esseri umani, malgrado le differenze nell’aspetto esteriore, sono in effetti membri di una singola entità che ha avuto un’origine molto recente in un solo luogo. C’è una specie di fratellanza biologica molto più profonda di quanto non ci fossimo mai resi conto’”. — 11 gennaio 1988.