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  • Perché temere Dio, non l’uomo?

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  • Perché temere Dio, non l’uomo?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
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  • Il laccio del timore dell’uomo
  • Chi dovremmo temere?
  • Temere un Dio d’amore?
  • Chi temete?
  • Perché temere Dio?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1989
w89 1/6 pp. 4-7

Perché temere Dio, non l’uomo?

“IL TREMARE davanti agli uomini è ciò che tende un laccio, ma chi confida in Geova sarà protetto”. (Proverbi 29:25) Con queste parole l’antico proverbio ci mette in guardia contro il tipo di timore che è un vero veleno mentale: il timore dell’uomo. Questo è paragonato a un laccio. Perché? Perché un piccolo animale, come una lepre, non ha scampo quando è preso in un laccio. Vorrebbe scappare, ma il laccio lo trattiene inesorabilmente. In effetti, la vittima è paralizzata.

Se ci facciamo prendere dal timore dell’uomo, assomigliamo molto a quella lepre. Forse sappiamo ciò che dovremmo fare, e può darsi anche che lo vogliamo fare, ma la paura ci tiene stretti in una morsa. Siamo paralizzati.

Il laccio del timore dell’uomo

Pensate ad alcuni personaggi biblici che sono caduti nel laccio del timore. Al tempo di Giosuè, dodici uomini furono mandati a perlustrare il paese di Canaan prima della prevista invasione degli Israeliti. Al ritorno, le spie riferirono che il paese era fertile e ricco, proprio come Dio aveva detto. Ma dieci di loro erano rimaste colpite dalla forza degli abitanti. Pertanto, in preda al timore dell’uomo, fecero agli israeliti un resoconto esagerato di questa forza, intimorendo così l’intera nazione. Gli israeliti non ubbidirono al comando di Dio di marciare su Canaan e prendere possesso del paese. Come risultato, nei successivi quarant’anni l’intera popolazione maschile allora adulta, salvo qualche eccezione, morì nel deserto. — Numeri 13:21–14:28.

Un’altra vittima del timore dell’uomo fu Giona. Quando fu incaricato di predicare alla grande città di Ninive, egli ‘si levò e fuggì a Tarsis d’innanzi a Geova’. (Giona 1:3) Perché? I niniviti erano noti come persone spietate e violente, e Giona di certo lo sapeva. Invece di andare a Ninive il timore dell’uomo lo fece fuggire nella direzione opposta. È vero che in seguito accettò l’incarico, ma fu solo dopo essere stato disciplinato in maniera insolita da Geova. — Giona 1:4, 17.

Anche un re può avere timore dell’uomo. In una circostanza il re Saul violò in maniera flagrante un espresso comando di Dio. Che scusa accampò? “Ho trasgredito l’ordine di Geova e le tue parole, perché ho temuto il popolo e ho ubbidito dunque alla loro voce”. (1 Samuele 15:24) Qualche secolo dopo, quando i babilonesi stavano attaccando Gerusalemme, il fedele profeta Geremia consigliò al re Sedechia di arrendersi, risparmiando così a Gerusalemme un bagno di sangue. Ma Sedechia si rifiutò. Perché? A Geremia confessò: “Ho paura dei giudei che sono passati ai caldei, che mi diano in mano loro e in effetti mi trattino in maniera ingiuriosa”. — Geremia 38:19.

E anche un apostolo poteva aver paura. Il giorno in cui doveva morire Gesù avvertì i suoi seguaci che l’avrebbero tutti abbandonato. Ma Pietro dichiarò con baldanza: “Signore, sono pronto ad andare con te sia in prigione che alla morte”. (Luca 22:33; Matteo 26:31, 33) Come si sbagliava! Poche ore dopo, mosso dalla paura Pietro negò di essere stato con Gesù o anche solo di conoscerlo. Il timore dell’uomo aveva avuto la meglio su di lui! Sì, il timore dell’uomo è un vero veleno mentale.

Chi dovremmo temere?

Come si può vincere il timore dell’uomo? Sostituendolo con un timore molto più sano. Questo tipo di timore lo incoraggiò quello stesso apostolo, Pietro, quando disse: “Abbiate timore di Dio”. (1 Pietro 2:17) L’angelo visto da Giovanni in Rivelazione gridava all’umanità: “Temete Dio e dategli gloria”. (Rivelazione 14:7) Anche il saggio re Salomone incoraggiò tale timore dicendo: “La conclusione dell’argomento, avendo udito ogni cosa, è: Temi il vero Dio e osserva i suoi comandamenti. Poiché questo è l’intero obbligo dell’uomo”. (Ecclesiaste 12:13) Sì, temere Dio è un obbligo.

Il timore di Dio reca benefìci. L’antico salmista ebbe a dire: “Sicuramente la sua salvezza [di Geova] è vicina a quelli che lo temono”. (Salmo 85:9) Sullo stesso tono, un proverbio biblico dice: “Il medesimo timore di Geova aggiungerà giorni”. (Proverbi 10:27) Sì, il timore di Geova è sano e benefico. ‘Ma’, potreste dire, ‘Geova è di certo un Dio amorevole. Perché mai dovremmo temere un Dio d’amore?’

Temere un Dio d’amore?

Perché il timore di Dio non è il timore vile e paralizzante che a volte attanaglia le persone. È il tipo di timore che un figlio può provare per suo padre, pur amandolo e sapendo di essere da lui amato.

Il timore di Dio è in effetti un profondo rispetto per il Creatore, e nasce dal comprendere che egli è la piena personificazione di rettitudine, giustizia, sapienza e amore. Vi è inclusa la sana paura di dispiacere a Dio che è il Giudice Supremo e ha il potere di ricompensare e di punire. “È pauroso cadere nelle mani dell’Iddio vivente”, scrisse l’apostolo Paolo. (Ebrei 10:31) L’amore di Dio non va dato per scontato, né ci si può permettere di sottovalutare il suo giudizio. Ecco perché la Bibbia ci ricorda: “Il timore di Geova è l’inizio della sapienza”. — Proverbi 9:10.

Dovremmo ricordare, però, che anche se Geova ha il potere di punire chi non gli ubbidisce, e spesso l’ha fatto, egli non è per nulla sanguinario o crudele. Geova è davvero un Dio d’amore, anche se, come un genitore amorevole, talvolta si adira giustamente. (1 Giovanni 4:8) Ecco perché è salutare avere timore di lui. Questo timore ci porta ad ubbidire alle sue leggi, che sono concepite per il nostro bene. Ubbidire alle leggi di Dio reca felicità, mentre disubbidire ad esse porta sempre cattivi risultati. (Galati 6:7, 8) Il salmista fu ispirato a dichiarare: “Temete Geova, suoi santi, poiché non c’è penuria per quelli che lo temono”. — Salmo 34:9.

Chi temete?

In che modo il timore di Dio ci aiuta a vincere il timore dell’uomo? Ebbene, può essere che altri ci deridano o giungano a perseguitarci perché facciamo ciò che è giusto, e cerchino di influenzarci. Il rispettoso timore di Dio, d’altra parte, influirà su di noi aiutandoci a mantenere una condotta giusta, in quanto non vorremo dispiacergli. Anche l’amore per Dio ci spingerà a fare ciò che piace al suo cuore. Inoltre, ricordiamo che Dio ci ricompensa riccamente quando facciamo ciò che è giusto, il che accresce ulteriormente il nostro amore per lui e ci spinge a voler fare la sua volontà. Pertanto, avere un concetto equilibrato di Dio ci aiuta a vincere qualsiasi timore possiamo avere degli uomini.

Ad esempio, molti sono indotti a fare cose sbagliate per timore di ciò che pensano i loro compagni. A volte i giovani a scuola fumano, usano un linguaggio volgare, si vantano di esperienze sessuali (vere o immaginarie) e magari sperimentano l’alcool e la droga. Perché? Non sempre perché vogliano farlo, ma perché hanno paura di ciò che direbbero i compagni se non lo facessero. Per chi è adolescente, essere scherniti e presi in giro può essere difficile da sopportare quanto la persecuzione fisica.

Anche su un adulto può esser fatta pressione perché agisca male. Sul lavoro, un superiore può dire a un dipendente di gonfiare il conto di un cliente o di compiere altre scorrettezze che permettano alla ditta di evadere parte delle imposte. Il cristiano può pensare che se non ubbidisce perderà l’impiego. Così, il timore dell’uomo può spingerlo a fare ciò che è sbagliato.

In entrambi i casi, il sano timore di Dio e il rispetto per i suoi comandi impedirebbero al cristiano di essere paralizzato dal timore dell’uomo. E l’amore di Dio lo tratterrebbe dal compiere azioni che Dio ha proibito. (Proverbi 8:13) Inoltre, la sua fede in Dio lo assicurerebbe che, se agisse secondo la sua coscienza addestrata in base ai princìpi biblici, Dio lo sosterrebbe in qualsiasi circostanza. L’apostolo Paolo espresse la sua fede con le seguenti parole: “Per ogni cosa ho forza in virtù di colui che mi impartisce potenza”. — Filippesi 4:13.

La Bibbia fornisce numerosi esempi di uomini e donne che sono stati fedeli a Geova anche nelle prove più difficili. Essi “ricevettero la loro prova mediante beffe e flagelli, . . . mediante legami e prigioni. Furono lapidati, furono provati, furono segati a pezzi, morirono assassinati con la spada”. (Ebrei 11:36, 37) Ma non si fecero condizionare dal timore dell’uomo. Invece, saggiamente, fecero ciò che Gesù consigliò in seguito ai suoi discepoli: “Non abbiate timore di quelli che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui [Dio] che può distruggere sia l’anima che il corpo nella Geenna”. — Matteo 10:28.

Seguire questo consiglio di Gesù di temere Dio anziché l’uomo ha anche permesso ai primi cristiani di sopportare qualsiasi difficoltà, prova o persecuzione “per amore della buona notizia”. (Filemone 13) L’apostolo Paolo è un esempio notevole al riguardo. Nella sua seconda lettera ai corinti egli mostra in che modo il timore di Dio gli aveva dato il coraggio di sopportare prigionia, percosse, la lapidazione, naufragi, vari pericoli per la strada, notti insonni, fame, sete, freddo e nudità. — 2 Corinti 11:23-27.

Il timore di Dio rafforzò quei primi cristiani permettendo loro di affrontare coraggiosamente l’intensa persecuzione al tempo dell’Impero romano, quando alcuni furono persino gettati in pasto alle bestie selvagge nell’arena. Nel Medioevo, credenti coraggiosi furono arsi vivi in pubblico per non aver fatto compromesso con la loro fede. Durante l’ultima guerra mondiale, i cristiani preferirono soffrire e morire nei campi di concentramento anziché fare cose che dispiacevano a Dio. Che forza potente è il santo timore! Di sicuro, se ha rafforzato i cristiani fino al punto che hanno potuto vincere il timore dell’uomo in circostanze così difficili, può rafforzare anche noi in qualsiasi situazione ci possiamo trovare.

Oggi Satana il Diavolo sta facendo tutto il possibile per spingerci a dispiacere a Dio. I veri cristiani dovrebbero dunque avere la stessa determinazione che l’apostolo Paolo espresse quando scrisse: “Noi non siamo di quelli che tornano indietro alla distruzione, ma di quelli che hanno fede per conservare in vita l’anima”. (Ebrei 10:39) Il timore di Geova è un’autentica fonte di forza. Con il suo aiuto, ci sia concesso di “aver coraggio e dire: ‘Geova è il mio soccorritore; non avrò timore. Che mi può fare l’uomo?’” — Ebrei 13:6.

[Immagine a pagina 7]

Il timore di Dio diede a Paolo il coraggio di sopportare ogni cosa, comprese le percosse, la prigionia e persino il naufragio. — 2 Corinti 11:23-27

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