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  • Il “giudizio investigativo”: Una dottrina basata sulla Bibbia?

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  • Il “giudizio investigativo”: Una dottrina basata sulla Bibbia?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
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  • Cos’è?
  • Nesso linguistico inesistente
  • Cosa rivela il contesto?
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
w97 15/7 pp. 25-29

Il “giudizio investigativo”: Una dottrina basata sulla Bibbia?

IL 22 OTTOBRE 1844 fu un giorno molto atteso da circa 50.000 persone sulla costa orientale degli Stati Uniti. Il loro leader spirituale, William Miller, aveva detto che Gesù Cristo sarebbe tornato proprio quel giorno. I milleriti, come furono chiamati, attesero nei loro luoghi di riunione fino al calare delle tenebre. Poi spuntò il nuovo giorno, ma il Signore non era venuto. Delusi, se ne tornarono a casa e in seguito ricordarono quel giorno come la “Grande Delusione”.

Presto però la delusione lasciò il posto alla speranza. Una giovane donna di nome Ellen Harmon convinse un piccolo gruppo di milleriti che in alcune visioni Dio le aveva rivelato che il tempo da loro calcolato era giusto. Affermò che quel giorno si era verificato un evento straordinario: Cristo era entrato nel “santissimo del santuario celeste”.

Più di un decennio dopo, il predicatore avventista James White (che aveva sposato Ellen Harmon) coniò una frase per descrivere la natura dell’opera svolta da Cristo a partire dall’ottobre del 1844. Nel Review and Herald del 29 gennaio 1857, White disse che Gesù aveva iniziato un “giudizio investigativo”. Questa è tuttora una dottrina fondamentale per i circa sette milioni di avventisti del settimo giorno.

Comunque, alcuni stimati studiosi della Chiesa Avventista del Settimo Giorno (SDA) si sono chiesti se la dottrina del “giudizio investigativo” sia basata sulla Bibbia. Perché questi ripensamenti? Se siete avventisti del settimo giorno, la domanda vi interessa sicuramente. Ma cos’è innanzi tutto il “giudizio investigativo”?

Cos’è?

Il passo chiave citato a sostegno di questa dottrina è Daniele 8:14, dove si legge: “Egli mi disse: ‘Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato’”. (“Bibbia del re Giacomo”; confronta la Versione Riveduta di G. Luzzi [VR]). A motivo della frase “poi il santuario sarà purificato”, molti avventisti collegano questo versetto col capitolo 16 di Levitico, che descrive la purificazione del santuario da parte del sommo sacerdote giudaico nel giorno di espiazione. Collegano le parole di Daniele anche col capitolo 9 di Ebrei, che descrive Gesù come il più grande Sommo Sacerdote celeste. Uno studioso avventista sostiene che questo ragionamento si basa su un metodo di indagine scritturale secondo cui, se si trova “una certa parola, ad esempio santuario, in Dan. 8:14, la stessa parola in Lev. 16, la stessa parola in Ebr. 7, 8, 9”, se ne desume “che parlino tutti della stessa cosa”.

Gli avventisti fanno questo ragionamento: I sacerdoti dell’antico Israele compivano nel compartimento del tempio chiamato Santo un ministero quotidiano che aveva come risultato il perdono dei peccati. Nel giorno di espiazione il sommo sacerdote compiva nel Santissimo (la stanza più interna del tempio) un ministero annuale che aveva come risultato la cancellazione dei peccati. Perciò concludono che il ministero sacerdotale di Cristo in cielo si articola in due fasi. La prima iniziò con la sua ascensione nel I secolo, terminò nel 1844 ed ebbe come risultato il perdono dei peccati. La seconda, la “fase del giudizio”, cominciò il 22 ottobre 1844, è ancora in corso e avrà come risultato la cancellazione dei peccati. Come avviene questa cancellazione?

Gli avventisti ritengono che dal 1844 Gesù stia investigando gli atti della vita di tutti quelli che si professano credenti (prima di quelli morti, poi dei viventi), per stabilire se meritano la vita eterna. Questo esame costituisce il “giudizio investigativo”. Dopo che le persone sono state così giudicate, i peccati di coloro che superano questo esame vengono cancellati dai libri. Ma, spiegava Ellen White, il nome di coloro che non superano l’esame sarà ‘cancellato dal libro della vita’. Così “verrà deciso il destino di tutti: o la vita o la morte”. A quel punto il santuario celeste viene purificato e si adempie Daniele 8:14. Così insegnano gli avventisti del settimo giorno. Ma una pubblicazione avventista ammette: “L’espressione giudizio investigativo non compare nella Bibbia”. — Adventist Review.

Nesso linguistico inesistente

Questo insegnamento ha turbato alcuni avventisti. “La storia dimostra”, dice un osservatore, “che leader fedeli in mezzo a noi si sono tormentati l’animo nell’esaminare la nostra dottrina tradizionale del giudizio investigativo”. Negli ultimi anni, aggiunge, il tormento si è trasformato in dubbio allorché alcuni studiosi hanno cominciato a “mettere in discussione molti pilastri della nostra consueta spiegazione della dottrina del santuario”. Ora ne analizzeremo due.

Primo pilastro: Daniele capitolo 8 viene messo in relazione con Levitico capitolo 16. Questa premessa è indebolita da due problemi principali: uno linguistico e l’altro contestuale. Consideriamo prima quello linguistico. Gli avventisti credono che il ‘santuario purificato’ di Daniele capitolo 8 sia l’antìtipo del ‘santuario purificato’ di Levitico capitolo 16. Questa analogia sembrava accettabile finché i traduttori non scoprirono che il termine “purificato” nella “Bibbia del re Giacomo” è una traduzione impropria di una forma del verbo ebraico tsadhàq (che significa “essere giusto”) usata in Daniele 8:14. Anthony A. Hoekema, docente di teologia, osserva: “Purtroppo la traduzione sarà purificato è infelice, perché qui il verbo ebraico [tahèr] solitamente reso ‘purificato’ non compare affatto”.a È usato in Levitico capitolo 16, dove la “Bibbia del re Giacomo” traduce forme di tahèr con ‘purificare’ e “purificati”. (Levitico 16:19, 30; confronta VR). Perciò Hoekema conclude giustamente: “Se Daniele avesse voluto riferirsi al genere di purificazione che avveniva nel giorno di espiazione, avrebbe usato taheer [tahèr] invece di tsadaq [tsadhàq]”. Ma tsadhàq non si trova in Levitico e tahèr non si trova in Daniele. Il nesso linguistico è inesistente.

Cosa rivela il contesto?

Consideriamo ora il contesto. Gli avventisti sostengono che Daniele 8:14 è “un’isola contestuale” che non ha nessun legame con i versetti precedenti. Ma è questa l’impressione che avete leggendo Daniele 8:9-14 nell’accluso riquadro intitolato “Daniele 8:14 nel contesto”? Il versetto 9 menziona un aggressore, un piccolo corno. I versetti 10-12 rivelano che questo aggressore attaccherà il santuario. Il versetto 13 chiede: ‘Fino a quando continuerà questa aggressione?’ E il versetto 14 risponde: “Fino a duemilatrecento sere e mattine; e il luogo santo sarà certamente portato alla condizione giusta”. È evidente che nel versetto 13 viene fatta una domanda a cui risponde il versetto 14. Il teologo Desmond Ford dice: “Separare Dan. 8:14 da questo grido [“Fino a quando?”, versetto 13] significa rinunciare a qualsiasi supporto esegetico”.b

Perché gli avventisti separano il versetto 14 dal contesto? Per evitare una conclusione imbarazzante. Il contesto attribuisce la contaminazione del santuario, menzionato nel versetto 14, all’operato del piccolo corno. Se non che la dottrina del “giudizio investigativo” attribuisce la contaminazione del santuario all’operato di Cristo. Si sostiene che egli trasferisca i peccati dei credenti nel santuario celeste. Che succederebbe quindi se gli avventisti accettassero sia la dottrina in questione che il contesto? Il dott. Raymond F. Cottrell, avventista del settimo giorno e già curatore aggiunto dell’SDA Bible Commentary, scrive: “Autoconvincerci che la lettura avventista del settimo giorno di Daniele 8:14 sia contestuale ci porterebbe a identificare il piccolo corno con Cristo”. Cottrell ammette onestamente: “Non possiamo salvare sia il contesto che l’interpretazione avventista”. Quindi, in relazione al “giudizio investigativo”, la Chiesa Avventista ha dovuto fare una scelta: o accettare la dottrina o accettare il contesto di Daniele 8:14. Purtroppo ha accettato la prima e ha rinunciato al secondo. Non sorprende, dice Cottrell, che gli studiosi biblici informati critichino gli avventisti perché “leggono nelle Scritture” ciò che non possono “ricavare dalle Scritture”!

Nel 1967 Cottrell preparò per la scuola sabatica una lezione su Daniele che fu inviata a tutte le Chiese Avventiste del Settimo Giorno nel mondo. Vi si diceva che Daniele 8:14 è legato al contesto e che la ‘purificazione’ non si riferisce ai credenti. È degno di nota che nella lezione non si parla mai di “giudizio investigativo”.

Alcune risposte degne di nota

Quanto è diffusa fra gli avventisti la consapevolezza che questo pilastro è troppo debole per sostenere la dottrina del “giudizio investigativo”? Cottrell pose a 27 fra i principali teologi avventisti questo quesito: ‘Quali ragioni linguistiche o contestuali potreste fornire per stabilire un nesso fra Daniele capitolo 8 e Levitico capitolo 16?’ La risposta?

“Tutti e ventisette affermarono che non esiste nessuna ragione linguistica o contestuale per applicare Dan. 8:14 all’antitipico giorno di espiazione e al giudizio investigativo”. Domandò loro: ‘Avete altre ragioni per stabilire questo nesso?’ La maggioranza degli studiosi avventisti disse di non avere nessun’altra ragione, cinque risposero che ritenevano ci fosse questo nesso perché così pensava Ellen White e due dissero che secondo loro la dottrina si basava su “un fortunato incidente” di traduzione. Il teologo Ford osserva: “Queste conclusioni a cui era pervenuto il fior fiore della nostra erudizione dimostrano in effetti che il nostro insegnamento tradizionale su Dan. 8:14 è insostenibile”.

Un aiuto da Ebrei?

Secondo pilastro: Daniele 8:14 viene collegato con Ebrei capitolo 9. “Tutti i nostri primi scritti si rifanno essenzialmente a Ebr. 9 per spiegare Dan. 8:14”, dice il teologo Ford. Questo collegamento fu stabilito dopo la “Grande Delusione” del 1844. Per ricevere guida, il millerita Hiram Edson lasciò cadere la Bibbia sul tavolo in modo che si aprisse. Il risultato? La Bibbia si aprì in Ebrei capitoli 8 e 9. Ford dice: “Cosa poteva essere più appropriato e simbolico dell’asserzione avventista che quei capitoli contenessero la chiave per comprendere il 1844 e Dan. 8:14”?

“Questa asserzione è fondamentale per gli avventisti del settimo giorno”, aggiunge Ford nel suo libro Daniel 8:14, the Day of Atonement, and the Investigative Judgment. “Solo in Ebr. 9 . . . si può trovare una dettagliata spiegazione del significato . . . della dottrina del santuario, così importante per noi”. Sì, il capitolo 9 di Ebrei è il capitolo del “Nuovo Testamento” che spiega il significato profetico di Levitico capitolo 16. Ma gli avventisti dicono pure che Daniele 8:14 è il versetto dell’“Antico Testamento” che fa altrettanto. Se entrambe le affermazioni fossero vere, dovrebbe esserci un nesso anche fra Ebrei capitolo 9 e Daniele capitolo 8.

Desmond Ford osserva: “Leggendo Ebr. 9 certe cose saltano subito all’occhio. Non c’è nessuna palese allusione al libro di Daniele e sicuramente nessuna a Dan. 8:14. . . . L’intero capitolo è un’applicazione di Lev. 16”. E afferma: “La nostra dottrina del santuario non si trova nell’unico libro del Nuovo Testamento che spiega il significato dei servizi che avevano luogo nel santuario. Questo è un fatto riconosciuto da noti scrittori avventisti di tutto il mondo”. Perciò anche il secondo pilastro è troppo debole per sostenere questa dottrina problematica.

Ma non è una novità. Da molti anni, dice Cottrell, “i biblisti della chiesa sono consapevoli dei problemi esegetici che la nostra interpretazione tradizionale di Daniele 8:14 e di Ebrei 9 pone”. Circa 80 anni fa un influente avventista del settimo giorno, E. J. Waggoner, scriveva: “L’insegnamento avventista del santuario, col suo ‘giudizio investigativo’ . . . , equivale in pratica a negare l’espiazione”. (Confession of Faith) Più di 30 anni fa questi problemi furono sottoposti alla Conferenza Generale, l’organo coordinatore della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.

Problemi e situazione di stallo

La Conferenza Generale nominò un “Comitato per lo studio dei problemi del libro di Daniele”. Doveva stilare un rapporto su come risolvere le difficoltà legate a Daniele 8:14. I 14 membri del comitato studiarono la questione per cinque anni, ma non riuscirono a formulare una proposta unanime. Nel 1980 Cottrell, che era nel comitato, disse che la maggioranza dei membri del comitato erano del parere che l’interpretazione avventista di Daniele 8:14 potesse essere “dimostrata in maniera soddisfacente” con una serie di “premesse” e che i problemi “dovessero essere dimenticati”. E aggiunse: “Ricordate che il nome del comitato era ‘Comitato per lo studio dei problemi del libro di Daniele’, e la maggioranza ci proponeva di dimenticare i problemi e di non dire nulla al riguardo”. Questo equivaleva ad “ammettere che non avevamo nessuna risposta”. Così la minoranza rifiutò di sottoscrivere l’opinione della maggioranza e non fu stilato nessun rapporto ufficiale. I problemi dottrinali rimasero irrisolti.

Commentando tale situazione di stallo, Cottrell dice: “La questione di Daniele 8:14 è ancora aperta, perché finora non siamo stati disposti ad affrontare il fatto che esiste un vero e proprio problema esegetico. La questione non si risolverà finché continueremo a far finta che il problema non esiste, finché continueremo, individualmente e collettivamente, a nascondere la testa nella sabbia delle nostre opinioni preconcette”. — Spectrum, periodico dell’Association of Adventist Forums.

Cottrell esorta gli avventisti a fare “un attento riesame dei presupposti basilari e dei princìpi esegetici su cui abbiamo basato la nostra interpretazione di questo passo delle Scritture, che per l’avventismo è indispensabile”. Noi incoraggiamo gli avventisti a esaminare la dottrina del “giudizio investigativo” per vedere se i suoi pilastri hanno solide basi bibliche o poggiano sul fondamento precario della tradizione.c Saggiamente l’apostolo Paolo suggerì: “Accertatevi di ogni cosa; attenetevi a ciò che è eccellente”. — 1 Tessalonicesi 5:21.

[Note in calce]

a Un lessico veterotestamentario definisce tsadaq (o tsadhàq) “essere giusto, essere giustificato”, e taheer (o tahèr) “essere chiaro, luminoso, splendente; essere puro, pulito, purgato; essere puro da ogni contaminazione o inquinamento”. — Wilson’s Old Testament Word Studies.

b Ford era docente di religione al Pacific Union College degli Stati Uniti, un’università gestita dalla chiesa. Nel 1980 i dirigenti della Chiesa Avventista del Settimo Giorno gli concessero un permesso di sei mesi per studiare la dottrina, ma poi respinsero le sue conclusioni. Egli pubblicò i risultati del suo studio nel libro Daniel 8:14, the Day of Atonement, and the Investigative Judgment (Daniele 8:14, il giorno di espiazione e il giudizio investigativo).

c Per una spiegazione ragionata del capitolo 8 di Daniele, vedi le pagine 188-219 del libro “Sia fatta la tua volontà in terra”, edito dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc.

[Riquadro a pagina 27]

Daniele 8:14 nel contesto

DANIELE 8:9 “E da uno di essi spuntò un altro corno, piccolo, e si faceva grandissimo verso il sud e verso levante e verso l’Adornamento. 10 E continuò a farsi grande fino all’esercito dei cieli, così che fece cadere a terra parte dell’esercito e parte delle stelle, e le calpestava. 11 E si dava grandi arie fino al Principe dell’esercito, e da lui fu tolto il sacrificio continuo, e fu gettato giù lo stabilito luogo del suo santuario. 12 E gradualmente fu ceduto un esercito stesso, insieme al sacrificio continuo, a causa della trasgressione; e continuò a gettare a terra la verità, e agì ed ebbe successo.

“13 E udivo un certo santo parlare, e un altro santo diceva a quello che parlava: ‘Fino a quando sarà la visione del sacrificio continuo e della trasgressione che causa desolazione, per fare sia del luogo santo che dell’esercito qualcosa da calpestare?’ 14 Così mi disse: ‘Fino a duemilatrecento sere e mattine; e il luogo santo sarà certamente portato alla condizione giusta’”. — Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture.

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