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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1969 | 1° febbraio
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le condizioni sarebbero cambiate per loro. Quando li aveva mandati prima, essi erano stati accolti e la gente aveva provveduto per loro, ma, in genere, ora le cose sarebbero state più difficili. (Mar. 6:7-11) Da questo tempo in poi non sarebbero stati accolti dalla maggioranza, ma sarebbero stati rigettati e disprezzati. Di conseguenza, avrebbero dovuto provvedere in certo qual modo a sé.
Dopo aver detto quale sarebbe stata la loro situazione in futuro, Gesù spiegò ai discepoli perché le cose sarebbero cambiate; ne disse loro la ragione. Era perché egli doveva essere ucciso, tolto di mezzo come un trasgressore e giustiziato con gli illegali in adempimento di Isaia 53:12. Gli “illegali” non erano i discepoli a cui parlava, ma, invece, erano i malfattori tra cui Gesù fu messo al palo. (Matt. 27:38) In alcuni manoscritti in Marco 15 è inserito un versetto che collega direttamente questi malfattori alla profezia di Isaia 53:12; ma manoscritti più antichi e più fidati omettono Marco 15:28.
Dopo che Gesù ebbe spiegato perché in futuro i discepoli potevano aspettarsi problemi, i seguaci di Gesù commentarono: “Ecco, vi sono due spade”. Non che i seguaci di Gesù portassero di solito spade, ma in questa occasione furono provvedute. Menzionando loro la spada, Gesù non raccomandava loro di armarsi per l’attacco. Tutt’altro! Le sue successive parole mostrarono che aveva in mente qualcosa di diverso e che usava le spade per insegnare ai suoi seguaci un’importante lezione.
Tra breve sarebbe stato arrestato da una banda armata, inclusi soldati romani; e le circostanze potevano provocare la resistenza armata. (Matt. 26:47; Giov. 18:12) Per adempiere ciò che era profetizzato, comunque, Gesù scelse di non ricorrere alla resistenza armata ma volontariamente si fece prendere. Le due spade non sarebbero bastate per difendere vittoriosamente il gruppo dalla turba, ma sarebbero bastate per insegnare una lezione, per mettere in risalto che Gesù si sottometteva di sua propria volontà, spontaneamente, e non resisteva con violenza, come il suo gruppo era preparato a fare. (Giov. 18:11, 36) Quando Pietro trasse fuori impetuosamente la spada e staccò l’orecchio dello schiavo Malco, Gesù lo rimproverò. Egli disse che “quelli che prendono la spada periranno di spada”; inoltre, se avesse voluto, avrebbe potuto chiedere aiuto agli angeli. (Matt. 26:52, 53) Ma non era questo che voleva. Com’è mostrato dal fatto che non si servì delle due spade per difendersi, Gesù si diede volontariamente alla morte sul palo fra due “illegali”. In quanto ai fedeli seguaci di Gesù, essi avevano imparato bene la lezione, così che Giustino Martire scrisse nel suo Dialogo con l’ebreo Trifone (155-160 E.V.): “Noi che eravamo pieni di guerra, e di reciproca strage, e di ogni malvagità, abbiamo tutti nell’intera terra cambiato le nostre armi di guerra: le nostre spade in vomeri, e le nostre lance in strumenti agricoli”.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1969 | 1° febbraio
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Domande dai lettori
● Si può usare II Corinti 5:16 per stabilire che Gesù non sarebbe tornato nella carne? — C.N., Inghilterra.
Il versetto in questione dice: “Quindi da ora in poi non conosciamo nessun uomo secondo la carne. Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, certamente ora non lo conosciamo più così”. Il principale significato di queste parole si può capire meglio se prima determiniamo ciò che l’apostolo Paolo dimostrava nel contesto.
In II Corinti 5:14 l’apostolo indicava che Cristo era morto come sacrificio di riscatto per tutti. Il suo sacrificio non ebbe valore solo per i Giudei o non recò beneficio solo ai Gentili. No, ma tutti quelli che l’avrebbero accettato e avrebbero esercitato fede potevano vivere a motivo di lui. (Gal. 3:8, 11) Poiché Gesù morì per tutti, non sarebbe stato appropriato che i cristiani considerassero le persone da un punto di vista umano o carnale, disprezzando alcuni perché erano Gentili o avevano una condizione sociale bassa nella vita, o rispettando altri perché erano Giudei o avevano qualche preminente posizione. Questa attitudine basata su apparenze esteriori e carnali era una cosa del passato per quelli che divenivano cristiani.
Quindi Paolo concluse al versetto 16 di II Corinti 5 che gli unti cristiani non avrebbero conosciuto nessun uomo secondo la carne. L’importante relazione spirituale che potevano avere coi loro fratelli era ciò che contava. Gesù mostrò la stessa veduta in Matteo 12:47-50. Mise in risalto la relazione spirituale che aveva con quelli che lo accettavano come Messia.
Infine, Paolo parlò di coloro che conoscevano Gesù secondo la carne. Non volle dire necessariamente solo le persone che avevano visto personalmente Gesù con gli occhi fisici, poiché alcuni, molti o tutti i membri della congregazione di Corinto, non avevano mai visto Gesù come uomo. Piuttosto, voleva dire che anche se alcuni, come i Giudei che speravano che il Messia ristabilisse un regno terrestre, un tempo avevano guardato Gesù solo in base alla sua carne, i cristiani non lo guardavano più così. Tutto questo fu cambiato dal fatto che Cristo non solamente “morì per tutti” ma fu anche “destato”. — 2 Cor. 5:14, 15.
Benché questo sia il punto principale che lo scrittore stabiliva in II Corinti 5:16, esso prova pure che Gesù non sarebbe tornato nella carne, poiché non possiamo separare il cambiamento del conoscere Cristo e i suoi seguaci dalla risurrezione di Cristo, essendo egli “destato” dalla morte. Se fosse stato destato in carne e sangue, incapace di andare in cielo e sedersi alla destra di Dio, non sarebbe stato il Cristo o Messia. (1 Cor. 15:50; Sal. 110:1; Atti 2:32-36) In tal caso sarebbe ancora conosciuto secondo la carne.
Ebbene, come fu destato dai morti? L’apostolo lo sapeva, poiché nella sua prima lettera alla stessa congregazione di Corinto aveva detto loro che Gesù fu risuscitato come spirito vivificante. (1 Cor. 15:45) E in questa seconda lettera disse che gli unti cristiani avrebbero ceduto il loro corpo carnale per ricevere l’immortalità. (2 Cor. 5:1-4) Inoltre, comprese che Gesù aveva dato il suo corpo carnale come riscatto e non poteva riprenderselo nella risurrezione senza annullare il riscatto. (Ebr. 9:28; 10:10) Sì, senza dubbio, l’apostolo Paolo si rese conto che nessun uomo avrebbe rivisto Cristo nella carne. Così, in un duplice senso, Paolo poté dichiarare che gli uomini non avrebbero più conosciuto Gesù secondo la carne. E per questa ragione si può usare questo versetto per stabilire che il ritorno di Cristo non sarebbe avvenuto visibilmente e nella carne.
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Domande dai lettori (4)La Torre di Guardia 1969 | 1° febbraio
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Domande dai lettori
● A quale Zaccaria si riferì Gesù quando parlò di “Zaccaria figlio di Barachia, che voi assassinaste fra il santuario e l’altare”? — H. R., Canada.
Gesù parlava contro i capi religiosi del suo giorno quando disse: “Affinché venga su di voi tutto il sangue giusto versato sulla terra, dal sangue del giusto Abele al sangue di Zaccaria figlio di Barachia, che voi assassinaste fra il santuario e l’altare”. (Matt. 23:35) Nel racconto di Luca le parole “figlio di Barachia” sono omesse. (Luca 11:50, 51) Esse non si trovano nemmeno nel racconto di Matteo nel Codice Sinaitico. Comunque, il peso dell’evidenza dei manoscritti è che Gesù in effetti menzionasse “Zaccaria figlio di Barachia”.
Comprensibilmente si potrebbe chiedere a quale uomo si riferì Gesù, giacché più di venti uomini si chiamavano Zaccaria nelle Scritture Ebraiche. Mentre alcuni commentatori pensano che Gesù intendesse il profeta “Zaccaria figlio di Berechia”, che scrisse il libro di Zaccaria, non c’è nulla per indicare che egli fosse assassinato. — Zacc. 1:1; LXX; Dy.
Il più comune intendimento è che Gesù si riferisse a Zaccaria “figlio di Ieoiada il sacerdote”, dato che questo Zaccaria fu lapidato a morte ai giorni del re Ioas. (2 Cron. 24:20-22) A sostegno di questa conclusione è il fatto che Cronache è elencato per ultimo nel canone tradizionale giudaico, facendo così di Abele il primo uomo giusto assassinato di cui si narra nelle Scritture Ebraiche e di Zaccaria l’ultimo. Inoltre, il luogo della morte di questo Zaccaria, “nel cortile della casa di Geova”, corrisponde al luogo dell’avvenimento menzionato da Gesù, “fra il santuario e l’altare”.
Nel caso di entrambi Abele e Zaccaria fu predetto il riconoscimento dello spargimento di sangue. (Gen. 4:10; 2 Cron. 24:22) E qui è un vigoroso parallelo fra le circostanze e gli avvenimenti dei giorni di Zaccaria figlio di Ieoiada e quelli della generazione che viveva quando parlò Gesù. Subito dopo la morte del sacerdote Zaccaria, le forze sire spogliarono Giuda ed eseguirono atti di giudizio su Ioas. (2 Cron. 24:23-25) Dopo aver descritto la colpa del sangue di quelli ai quali parlava, Gesù disse: “Tutte queste cose verranno su questa generazione”. (Matt. 23:36) Quelle parole si adempirono su Gerusalemme e sulla Giudea dal 70 al 73 E.V.
Chi fu, dunque, il padre di questo Zaccaria, Barachia o Ieoiada? Alcuni hanno pensato che l’anziano sacerdote Ieoiada (2 Cron. 24:15) fosse in effetti il nonno di Zaccaria e che suo padre (Barachia) non fosse menzionato nelle Scritture Ebraiche, sebbene il suo nome possa essere stato preservato nelle genealogie dei sacerdoti. Un altro suggerimento, abbastanza ragionevole, è che Ieoiada, padre di Zaccaria, che fu assassinato, può aver avuto due nomi, come nel caso di altre persone bibliche. (Si paragoni Matteo 9:9 con Marco 2:14). È interessante che il significato di Barachia (Iah benedice) è molto simile a quello di Ieoiada (Geova conosce o ricompensa). In ogni caso, Gesù poté appropriatamente riferirsi all’ingiusto assassinio di Zaccaria per condannare i persecutori dei servitori di Dio del suo giorno.
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