Una buona relazione conduce a buone comunicazioni
“Avendo dunque per voi tenero affetto, provammo molto piacere di impartirvi non solo la buona notizia di Dio, ma anche le nostre proprie anime, perché ci eravate divenuti diletti”. — 1 Tess. 2:8.
1. Quale domanda si presenta a un marito e a una moglie, e dove cerchiamo una risposta fidata?
COME marito e moglie, riuscite a comunicare completamente e liberamente l’uno con l’altro, come persone sposate? Dovreste riuscirci. O riscontrate che vi sono certe limitazioni, se non barriere, che danno luogo a una certa frustrazione, o talvolta forse anche a ostilità? La storia di come ebbe origine il comunicare e di come fu stabilito su un eccellente fondamento è di vivo interesse. Per nostra guida e istruzione su questo soggetto, non ci rivolgiamo al mito o alla leggenda, ma alla Parola di Dio, la sola e unica fonte di informazioni fidate.
2. Che cosa vuol dire comunicare, ciò che porta a quale conclusione?
2 Prima, potreste chiedere, che cosa vuol dire comunicare? Vuol dire trasmettere o partecipare ad altri certe informazioni. Come risultato si condivide, si ha qualche cosa in comune gli uni con gli altri. Questo può avvenire solo a livello mentale, impartendo conoscenza e intendimento, ma fra marito e moglie ciò deve coinvolgere il cuore, i sentimenti e i desideri, l’amorevole interesse dell’uno per l’altro. Il modo semplice e diretto di far questo è con la parola orale. Voi conversate o comunicate l’uno con l’altro. In altre parole, si stabilisce fra voi una comunione, una reciproca intesa o incontro delle menti. Oltre a ciò che si dice, vi è il modo in cui si dice. Anche con uno sguardo si può comunicare un’infinità di pensieri e sentimenti, come ricorderete senz’altro che avveniva i primi giorni in cui facevate la corte. Non è così? Non comprendete da questo che la prima cosa essenziale per comunicare bene è una buona relazione fra voi?
3. (a) In che modo la Bibbia è un mezzo di comunicazione? (b) A questo riguardo, che cosa apprendiamo da Matteo 15:1-9?
3 Comunque, un altro mezzo di comunicazione è la parola stampata, come indica ciò che ora state leggendo. La pagina stampata vi trasmette qualche cosa. Il migliore esempio, naturalmente, è la Sacra Bibbia. È vero che oggi la maggioranza, anche nella cristianità, non accetta la Bibbia come avente un Autore divino, pur essendo ancora usata nelle loro funzioni in chiesa. Non sorprendetevi o non scoraggiatevi per questo. La situazione è simile a quella del giorno di Gesù. I Farisei e gli scribi asserivano vigorosamente di sostenere la Legge, ma, come indicò Gesù, si attenevano anzitutto e soprattutto alle tradizioni dei loro padri, essendo così indotti a ‘trasgredire il comandamento di Dio’. Era colpa della scritta Parola di Dio, le Scritture Ebraiche? No. Piuttosto, essi erano venuti meno nella prima cosa essenziale, una buona relazione di devozione verso Geova. Come disse loro Gesù, citando la profezia di Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano comandi di uomini come dottrine”. — Matt. 15:1-9.
4. Come possiamo mostrare che siamo sensibili e pronti a rispondere, e con quale risultato?
4 Come l’odierno clero della cristianità che ha la Bibbia completa, quegli uomini conoscevano abbastanza bene quanto diceva la Parola scritta, ma essi erano ciechi e sordi sia al messaggio che allo spirito che esso doveva trasmettere. Comunque, allora ci furono eccezioni e oggi voi potete essere fra le eccezioni. Come aveva detto Gesù ai suoi discepoli in una precedente occasione: “A voi è concesso di capire i sacri segreti del regno dei cieli, ma a loro non è concesso. . . . ‘Poiché il cuore di questo popolo si è ingrossato, e coi loro orecchi hanno udito con noia, e han chiuso i loro occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non ne afferrino il significato col cuore e non si convertano, e io non li sani’. Comunque, felici i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché odono”. — Matt. 13:11-16.
5. Che cosa ci fu di rimarchevole nella creazione dell’uomo in paragone con altre opere della creazione terrestre?
5 Annoverandovi tra le felici eccezioni, consideriamo la storia di come si cominciò a comunicare e ciò che ne possiamo apprendere. Nel racconto di Genesi sulla creazione, nel primo capitolo, notiamo che ogni giorno, fino al sesto giorno, l’azione viene introdotta con la forma del verbo ebraico che significa che doveva aver luogo qualche cosa. Sì, Dio comunicava le sue istruzioni, ma non c’è nessuna menzione che qualcuno vi rispondesse. Comunque, arrivati all’atto che coronò la creazione terrestre, notiamo un netto cambiamento quando leggiamo: “E Dio proseguì, dicendo: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza’”. Pur essendo in posizione di impartire un ordine a un subordinato, il Creatore invitava ora alla cooperazione. Si sottintende un tono amichevole, gentile; una buona relazione, una felice associazione. È così che dovrebbe essere tra i coniugi. Se sei un marito, è così che parli a tua moglie, dicendo: “Suvvia, facciamo. . . ”? — Gen. 1:3, 6, 9, 14, 20, 24, 26.
6. Sotto questo aspetto, quale guida è data agli anziani della congregazione?
6 Sebbene in questo momento consideriamo particolarmente la relazione coniugale, si applica lo stesso principio ad altre relazioni, incluse quelle che intercorrono fra voi che siete anziani o sorveglianti e altri componenti delle congregazioni dei testimoni di Geova. Benché come anziani abbiate una speciale responsabilità, a cui consegue un certo grado di autorità, l’attitudine e il modo di comunicare in generale dovrebbero invitare alla cooperazione, anziché consistere di ordini. Aiutando qualcuno a risolvere un problema, come quello che si può incontrare dando testimonianza in certi territori, anziché dire solo quello che bisogna fare, è molto meglio dire: “Andiamo e affrontiamo insieme questo problema”. Il caloroso spirito dell’altruistica e amorevole devozione si dovrebbe trasmettere non solo con quello che diciamo, ma anche con il nostro tono di voce e la nostra condotta. Notate come questo è chiaramente e mirabilmente espresso dall’apostolo Paolo quando scrisse alla congregazione tessalonicese: “Avendo dunque per voi tenero affetto, provammo molto piacere d’impartirvi non solo la buona notizia di Dio, ma anche le nostre proprie anime, perché ci eravate divenuti diletti”. Che eccellente esempio di una buona relazione che condusse a buone comunicazioni sia in parola che in opera! — 1 Tess. 2:8.
ESEMPLARE MODELLO DI BUONE COMUNICAZIONI
7. Come Giovanni identifica colui al quale Dio parlò, secondo la narrazione di Genesi 1:26?
7 Tornando al nostro racconto, conosciamo colui col quale Geova comunicava al tempo della creazione dell’uomo? La risposta ci aiuterà a capire il profondo significato dell’essere l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio. Giovanni, nell’introduzione del suo racconto evangelico relativo a Gesù, lo identifica come la “Parola”, che era “nel principio con il Dio. Tutte le cose son venute all’esistenza per mezzo di lui”, incluso l’uomo. Inoltre, Giovanni dice: “La Parola è divenuta carne . . . e noi abbiamo visto la sua gloria . . . pieno d’immeritata benignità e di verità”, e che, essendo egli “nella posizione del seno presso il Padre è colui che l’ha spiegato”. Certo questa piacevole descrizione di Gesù rispecchia lo spirito stesso di un’eccellente relazione e di pronte comunicazioni. — Giov. 1:1-3, 14, 18; si veda anche Proverbi 8:22, 30, 31.
8. Qual è il significato del titolo “la Parola”, e come si applica a Cristo Gesù?
8 Questo si vede ulteriormente nel significato del titolo la “Parola”. Ha il senso di latore di messaggio o portavoce, come il funzionario che in tempi passati stava davanti a una finestra con le tende tirate e ad alta voce trasmetteva ad altri il messaggio del re, che era dentro non visto. Questo funzionario aveva il titolo di Kal Hatze, che significa “la voce o parola del re”. In quanto al Figlio di Dio, egli fu la Bocca o Portavoce del Padre suo, Geova. Fu il mezzo fidato per comunicare ad altri qualsiasi cosa il Creatore volesse trasmettere. Prestò fedele servizio nello stesso modo durante il suo ministero terreno. In un’occasione disse: “Non ho parlato di mio proprio impulso, ma il Padre che mi ha mandato mi ha dato egli stesso comandamento su ciò che devo dire e di che devo parlare. . . . Perciò le cose che dico, come il Padre me le ha dette, così le dico”. Egli parla e agisce di nuovo nella stessa funzione quando conduce gli eserciti celesti nell’esecuzione dei giusti giudizi di Dio alla battaglia di Har-Maghedon, essendo chiamato “la Parola di Dio”. — Giov. 12:49, 50; 14:10; Riv. 19:13.
9. Quale eccellente modello è stabilito per noi in Genesi 1:26, ed è ancora possibile conformarvisi?
9 Tenendo presenti queste cose, che profonda impressione dovrebbe fare su di noi il pensiero che l’uomo fu creato a immagine e somiglianza del grande Creatore e del suo diletto Figlio! Il fatto che possiamo apprezzare e parlare gli uni con gli altri di questo mostra in se stesso che è vero. Inoltre, nella sua Parola scritta Geova ci ha benignamente trasmesso il modello delle buone relazioni e comunicazioni, e anche dopo seimila anni di peccato e imperfezione, è ancora possibile conformarsi a quel modello. Centinaia di migliaia di cristiani testimoni di Geova si sforzano di fare proprio questo, con l’aiuto divino. Siete coppie, mariti e mogli?
10. Come e perché quelli che confidano nella sapienza umana non risolvono adeguatamente i problemi coniugali?
10 Esaminiamo più attentamente questo modello e vediamo gli aspetti essenziali che si devono imitare, nonché gli aspetti che si devono evitare e, se necessario, eliminare. Questo, infatti, è il solo modo efficace di affrontare e superare le difficoltà e i problemi che si incontrano, specialmente nel campo delle relazioni coniugali. È vero che ci sono molte e svariate correnti di pensiero propagate da organizzazioni sociali che s’interessano di tali problemi e che sono pronte a dare consigli e suggerire rimedi. Senza soffermarci a mettere in dubbio i loro motivi, dobbiamo dire che i loro sforzi rappresentano tutt’al più la somma della sapienza umana nel campo della psicologia. In effetti, dicono che il matrimonio è una relazione umana e che si deve considerare a questo livello. Non danno e non vogliono dare al Creatore il suo legittimo posto come Colui che diede origine a questa relazione, o come personale Autore della Sacra Bibbia, con i suoi consigli e le sue istruzioni su ogni relazione umana. Chi ha mai udito di uno psichiatra che suggerisse a un suo paziente o cliente di rivolgersi alle Sacre Scritture come autorità finale per avere guida? Per quanto riguarda ciò, quanti sacerdoti o ecclesiastici consiglierebbero a qualcuno del loro gregge tale condotta per risolvere simili problemi?
11. (a) In che modo è evidente che l’uomo non si evolse? (b) Che cos’è rivelato dalle prime parole di Adamo messe per iscritto in Genesi 2:23?
11 Noi, comunque, rifuggiremo dalla sapienza mondana e consulteremo il Libro provveduto dal Grande Medico, cercando il suo aiuto con fiduciosa aspettativa, “non dubitando affatto”. (Giac. 1:6) Proseguendo la lettura da Genesi 1:26, è evidente che l’uomo non si evolse, come insegnano gli esperti del mondo. Che cosa accadde quando “Geova Dio edificava la costola che aveva presa dall’uomo in una donna e la conduceva all’uomo”? L’uomo non fu a corto di parole. Non la salutò con un borbottio di approvazione o un brontolio di disapprovazione. Invece, comunicò subito ad alta voce la sua reazione davanti a questo mirabilissimo e graditissimo dono, questo ideale aiuto e complemento. Anziché starsene solo lì a guardarla, è più probabile da ciò che disse che la tenesse vicino a sé mentre pronunciava quelle parole così ricche di significato e sentimento:
“Questa è finalmente osso delle mie ossa
E carne della mia carne.
Questa sarà chiamata Donna,
Perché dall’uomo questa è stata tratta”.
Ah, quella fu vera poesia, per la forma e il parsimonioso uso di parole, essendo ciascuna frase in piacevole armonia con la seguente, con una progressione di pensieri e perfetto equilibrio. Questo si sarebbe senz’altro notato di più nella lingua originale. L’uomo fu fatto davvero a immagine di Dio, con l’eccellente capacità di comunicare. — Gen. 2:22, 23.
12. Come la Parola di Dio termina con un tono invitante?
12 Pertanto nelle sue pagine iniziali la Parola di Dio fa un’interessante e incoraggiante racconto di come comunicarono alcune persone, sia in cielo che in terra. In modo invitante, la Parola di Dio pure termina non con un grande risonante culmine, ma con il tono amichevole di una conversazione personale fra due che avevano ovviamente una felice relazione. “[Cristo Gesù,] colui che rende testimonianza di queste cose dice: ‘Sì; vengo presto’”. Quindi udiamo l’attempato diletto Giovanni che, con occhi scintillanti, risponde ansiosamente: “Amen! Vieni, Signore Gesù”. Sì, prima è meglio è. Ecco il tono con cui lo dice. — Riv. 22:20.
SUPERATA LA BARRIERA
13. Come la trasgressione dell’uomo influì sulla linea e sul livello delle comunicazioni?
13 Finché Adamo e sua moglie mantennero una buona relazione con il loro Creatore e fra loro, non ci fu nessun problema. Ma non appena quella relazione fu infranta dalla trasgressione volontaria, sorse immediatamente una barriera attraverso la linea di comunicazione. “L’uomo e sua moglie andarono a nascondersi dalla faccia di Geova Dio” quando udirono la sua voce nel giardino, perché, come disse Adamo, “ho avuto timore”. Essi non potevano affrontare il loro Dio e temevano ciò che avrebbe detto loro. In quanto al tipo di comunicazioni fra l’uomo e sua moglie, non potevano essere molto cordiali. Benché non sia fornito nessun particolare, questo è indicato dalla spiegazione che Adamo diede a Geova per giustificarsi: “La donna che tu mi desti perché fosse con me, mi ha dato . . . dell’albero e quindi io l’ho mangiato”. Inoltre, fu detto a Eva: “La tua brama si volgerà verso tuo marito, ed egli ti dominerà”. Come considereremo più avanti, quella parola ‘dominare’ addita sicuramente una delle principali cause di difficoltà nel comunicare, specialmente se è da parte della moglie. — Gen. 3:8-16.
14. (a) Che cosa vuol dire camminare con Dio? (b) Che cosa significa la ripetuta espressione “per fede”?
14 Vuol dire questo che fossimo in una condizione disperata, senza nessuna prospettiva di sormontare la difficoltà? Un’espressione usata in Genesi riguardo a certuni indica che le cose stavano diversamente. Di Enoc e Noè è detto che continuarono a camminare con il vero Dio non solo ogni tanto, ma per tutta la loro vita. Dovette accadere la stessa cosa ad Abele. (Gen. 5:22-24; 6:9) Se due continuano a camminare insieme, deve necessariamente esserci una relazione ben stabilita e libertà di comunicare. Questo è pure mostrato da un’altra espressione usata in riferimento a questi tre e a molti altri. Cominciando da Abele, Paolo dice di quelli menzionati in Ebrei, capitolo 11, che “per fede” diedero prova della loro lealtà e devozione verso Dio, credendo che egli “è il rimuneratore di quelli che premurosamente lo cercano”. Queste qualità sono parte essenziale del modello da imitare. — Ebr. 11:4-6.
15. Perché Geova rimosse la barriera risultante dal peccato, e che cosa dovremmo fare in merito?
15 Fu Geova nella sua misericordia e amorevole benignità a dare la possibilità di superare la barriera, “poiché egli stesso conosce bene come siamo formati, ricordando che siamo polvere”. Da parte nostra, comunque, ci dev’essere la giusta attitudine di cuore, o almeno la volontà di imparare la giusta attitudine, poiché “l’amorevole benignità di Geova è . . . verso quelli che lo temono . . . e verso quelli che si ricordano dei suoi ordini in modo da eseguirli”. (Sal. 103:10-14, 17, 18) Non si deve avere un’attitudine caparbia o autoritaria. Dal lato positivo, guardando ulteriormente quelli menzionati da Paolo, ne vediamo due, Abraamo e Mosè, da cui possiamo imparare molto nello studio del modello che vogliamo seguire.
16. (a) Che cosa c’è di notevole in una relazione? (b) Come mostrò Abraamo la sua fede e devozione, e che cosa ne risultò?
16 Di rado, se non mai, una relazione resta ferma. O progredisce o regredisce. E il suo progresso è salutare o dannoso. Questa è una cosa da sorvegliare e salvaguardare, specialmente quando le persone vivono così vicine come marito e moglie. Da principio può esserci reciproca fede e fiducia, ma non si possono prendere per scontate. Siate pronti, anche nelle piccole cose, a dimostrare quelle eccellenti qualità. Abraamo fece questo per tutta la sua vita, come mostra il racconto, cominciando da Genesi, capitolo 12. Paolo menziona tre grandi avvenimenti in cui Abraamo, ubbidendo prontamente, diede prova della sua forte fede e devozione verso Geova: (1) Il fatto che lasciò la sua città natale e il suo paese quando fu chiamato, e (2) il fatto che visse per anni “come forestiero . . . in un paese straniero”, e specialmente (3) il fatto che ‘offrì Isacco’. (Ebr. 11:8-10, 17-19) Notate che quanto precede è ben confermato da Giacomo il quale, facendo riferimento a questo ultimo episodio, dice: “Tu vedi che la sua fede operava insieme alle sue opere e che mediante le sue opere la sua fede fu perfezionata, e si adempì la scrittura che dice: ‘Abraamo ripose fede in Geova, e gli fu attribuito a giustizia’, ed egli fu chiamato l’amico di Geova’”. Che salutare progresso verso un’eccellente relazione! Che emozionante conclusione! Abraamo ebbe grande fede in Geova, e Geova ebbe forte fiducia nel suo amico. — Giac. 2:21-23; Gen. 18:19; Rom. 4:16-22; Gal. 3:7-9.
17. (a) Quale modello diede Gesù ai suoi seguaci? (b) Che cosa accompagna l’amicizia, e come si vide questo nel caso di Abraamo?
17 Gesù parlò del modello della vera amicizia in relazione alle buone comunicazioni. L’umiltà, perfino la modestia, unita alla prontezza a servire, è una parte importante del modello. Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli l’ultima sera che fu con loro, disse: “Se io, benché Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi l’un l’altro. Poiché vi ho dato il modello, affinché come vi ho fatto io, così facciate anche voi”. Più tardi, quella stessa sera, disse loro: “Voi siete miei amici se fate quello che vi comando. Non vi chiamo più schiavi, perché lo schiavo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici, perché tutte le cose che ho udite dal Padre mio ve le ho fatte conoscere”. (Giov. 13:14, 15; 15:14, 15; Filip. 2:3) Egli diede loro la sua fiducia e non trattenne nulla. Similmente, come con un amico, Geova parlò alcune volte con Abraamo, e una volta molto a lungo in modo assai intimo, quando permise ad Abraamo di intercedere presso di lui a favore di Sodoma e Gomorra, secondo la narrazione di Genesi, capitolo 18. Qui compare sulla scena Sara, moglie di Abraamo. Ella fu pronta a servire. Esercitò fede. Mostrò grande rispetto. E voi mogli, dice Pietro, potete divenire “sue figlie, se continuate a fare il bene e non temete alcuna causa di terrore”. — 1 Piet. 3:5, 6; Gen. 18:6; Ebr. 11:11.
18. Che cosa ci fu di rimarchevole nel caso di Mosè, che condusse a quale speciale comunicazione?
18 Con Abraamo, la cosa rimarchevole fu la stretta relazione come “amico di Geova”, ma con Mosè la cosa rimarchevole fu l’eccezionale mezzo di comunicazione. Rimproverando Miriam e Aaronne che avevano criticato Mosè, Geova disse: “Se ci fu un profeta dei vostri per Geova, mi facevo conoscere da lui in una visione. Gli parlavo in un sogno. Non così il mio servitore Mosè! A lui è affidata tutta la mia casa. Gli parlo a bocca a bocca, così mostrandogli, e non mediante enigmi; ed egli vede l’apparenza di Geova”. (Giac. 2:23; Num. 12:6-8) Molti anni prima, descrivendo come Geova si servì della tenda di Mosè, ‘piantata distante dal campo’, come “tenda di adunanza”, il racconto dice che “tutto il popolo vide la colonna di nuvola che stava all’ingresso della tenda . . . e Geova parlò a Mosè a faccia a faccia, proprio come un uomo parlerebbe col suo prossimo”. Questo permise di comunicare in modo meraviglioso quando, in risposta alla richiesta di Mosè, “Geova passò davanti alla sua faccia e dichiarò: ‘Geova, Geova, Iddio misericordioso e clemente, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità e verità’”. — Eso. 33:7-11, 17-20; 34:6, 7.
19. Quali ragioni si possono addurre per l’incomparabile posizione di Mosè?
19 Mosè fu sicuramente l’unico ad avere un così stretto mezzo di comunicazione con Geova. La ragione? In parte fu il suo grande bisogno come condottiero di un popolo molto difficile, “di collo duro” e “incline al male”, e anche perché, da parte sua, mantenne un’incrollabile lealtà verso Geova. (Eso. 32:9, 22, 25-29) È menzionata un’altra qualità. “L’uomo Mosè era di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie della terra”. Anche in questo fu incomparabile, come lo sono pure queste ultime parole che lo riguardano: “Ma non è mai più sorto in Israele un profeta come Mosè, che Geova conobbe a faccia a faccia”. — Num. 12:3; Deut. 34:10.
RIASSUNTO
20, 21. (a) Che cosa apprendiamo dal celeste modello delle relazioni e delle comunicazioni? (b) Che cosa apprendiamo pure dal modello terreno?
20 Come possiamo dunque riassumere? Che cosa costituisce una buona relazione che conduce a buone comunicazioni? Esaminando a fondo le Scritture ispirate, c’è prima l’esempio di Geova e di suo Figlio. Sin dal principio ci fu sincero, amorevole interesse dell’uno per l’altro. “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via . . . ed ero colui del quale di giorno in giorno egli si deliziava, allietandomi io dinanzi a lui in ogni tempo”. Pur essendo superiore, Geova invitò suo Figlio a cooperare. Il Figlio, da parte sua, fu sempre profondamente rispettoso e ubbidiente. Ci fu tra loro la più intima relazione e fiducia. Furono completamente uniti l’uno con l’altro. — Prov. 8:22-30; Gen. 1:26; Giov. 11:42; 14:10, 11.
21 Guardando nella Parola di Dio, il modello terreno, che cosa riscontriamo? Benché il tuo coniuge, come te stesso, sia imperfetto, imparate a esprimere apprezzamento con tatto l’uno per l’altro, non solo nei primi giorni, ma fino ai giorni del crepuscolo. Evitate un’attitudine autoritaria dovuta a orgoglio ed egoismo, non solo volendo fare a modo vostro ma pretendendo che il vostro coniuge faccia come volete voi perfino in piccole cose prive di vera importanza. Piuttosto, imparate a camminare e parlare l’uno con l’altro, pronti a regolare conformemente la vostra andatura e disposizione d’animo. Edificate e mantenete reciproca fede e fiducia. Il sospetto è il peggior nemico delle libere comunicazioni. Siate desti per sviluppare e rafforzare il vincolo della vera amicizia. Esercitatevi a dimostrare “tenero affetto” con misericordia e mitezza. — Filip. 1:8; 1 Tess. 2:8; Giac. 5:11.
22. Quale ulteriore importante domanda merita la nostra considerazione’!
22 Anche se le coppie si sforzano con tutta sincerità di fare queste cose, possono facilmente sorgere problemi, sia che entrambi i coniugi siano veri cristiani o no. Come si può mantenere una fedele condotta, specialmente in una casa divisa? Nel seguente articolo troveremo la risposta a questa domanda.
[Immagine a pagina 660]
Il portavoce o “Kal Hatze” di un re abissino