Non venite meno alle esigenze dell’integrità
“Perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio. — Rom. 3:23, NW.
1. Che Dio è Geova, e con chi si associa egli?
IL NOSTRO Dio Geova è un Dio santo e sapientissimo, un Re di suprema maestà. È assolutamente puro, retto, incorruttibile e del tutto dedito alla giustizia. Da lui sono completamente detestati impurità, corruzione e quelli che sono dediti alle opere illegali. Questo Dio che è tutto santo e puro può associarsi soltanto con quelli che sono puri, santi e mantengono l’integrità verso di lui. (Sal. 41:11, 12) Lui solo è giustamente degno di esclusiva devozione, amore e servizio. Ad Israele egli disse: “Poiché io sono Geova, l’Iddio vostro, e voi vi dovete santificare e dimostrar santi, perché io sono santo”. Davide disse: “Poiché tu non sei un Dio che prenda piacere nell’empietà; il malvagio non sarà tuo ospite.“ — Lev. 11:44, NW; Sal. 5:4.
2. Può Geova benedire e render felice? Perché?
2 Questo santo Dio Re è anche l’Iddio felice. (1 Tim. 1:11) Egli è di continuo in uno stato di completa felicità. Perciò questo Maestoso è la fonte della vera felicità. Da lui vengono ogni benedizione ed ogni regalo perfetto. Quale “Padre delle luci celestiali” Geova è sempre alla massima altezza della sua potenza per portare felicità e benedizioni ai suoi associati. Presso di lui non vi è ascesa ad eccelso grado di potenza né vi è declino da tale grado di superiorità. Questo “Padre delle luci celestiali” non è simile al nostro sole fisico, che produce variazioni d’ombra sull’orologio solare mentre il sole sorge ad oriente, sale fino al suo punto più alto nei cieli di sopra, quindi tramonta ad occidente. Intorno all’assoluta ed eccelsa potenza di Geova per benedire e render felici, affinché avessimo in lui ogni fiducia Giacomo scrisse: “Ogni dono buono e ogni regalo perfetto vengono dall’alto, poiché discendono dal Padre delle luci celestiali, e presso di lui non vi è variazione di mutamento d’ombra.” — Giac. 1:17, NW.
3. A chi è concesso da Geova riconoscimento legale, e perché?
3 Il felice e santo Iddio è anche un Dio amico, un leale soccorritore. Sì, è davvero un amico per tutti quelli che sono santi e giusti rispetto a lui. Egli è l’amico più fidato. Ha rapporti solo con quelli che gli rimangono amici. I suoi amici si distinguono per la loro fedeltà, esclusiva devozione ed integrità verso la sua persona e verso la sua regalità. Ai suoi provati amici Geova concede favori, benedizioni e legale riconoscimento teocratico di associati della sua felice organizzazione. (Rom. 11:2) Notiamo il caso di Abrahamo a cui fu concesso il riconoscimento legale di provato amico di Dio e quindi giustificato per fede. “‘Abrahamo esercitò fede in Geova, ed essa gli fu imputata come giustizia,’ ed egli fu chiamato ‘amico di Geova’”. La nazione d’Israele fu felice quando Geova fu il suo amichevole soccorritore. “Felice sei tu, o Israele! Chi è simile a te, un popolo che ha la salvezza in Geova? Il tuo soccorritore è uno scudo, e colui ch’è una spada è il tuo eccelso.“ — Giac. 2:23; Deut. 33:29, NW.
4. Che cosa si propone di fare Dio ai suoi amici, e lo potete descrivere?
4 Che cosa si propone di fare l’Iddio di teocratica amicizia? Questo massimo amico si propone di fare il bene, ciò che reca infinita felicità e diletto a se stesso quale Dio Re e a tutti quelli che sono in santa unione ed armonia con lui. Il santo Iddio esprime il suo proposito di bene verso i suoi servitori provvedendo loro le opportunità di provare progressivi stati di felicità da un periodo di gioiosa esistenza all’altro. In ogni periodo di tempo il vero stato di felicità che si prova è la condizione di piena contentezza, diletto ed esultanza circa l’abbondanza delle buone cose sempre nuovamente portate dal felice Iddio per il piacere e l’allegrezza di quelli che sono suoi amici in legale unione con lui. “Ora noi sappiamo che Dio fa cooperare insieme tutte le sue opere per il bene di quelli che amano Dio, quelli che sono chiamati secondo il suo proposito”. — Rom. 8:28, NW.
GUIDA PER IL LIBERO ARBITRIO
5. In qual modo si manifesta Geova come un amorevole Padre, e perché?
5 Il santo Iddio è anche un amorevole padre. Quale primo e massimo padre egli sa dirigere nel modo migliore la sua organizzazione familiare di amichevoli ed ubbidienti figli. Tutte le creature spirituali e il primo uomo, Adamo, furono figli di Geova a causa della loro perfetta creazione. Essendo fatti a immagine e somiglianza di Dio fu concesso a ciascuno di loro il meraviglioso dono del libero arbitrio. Questa facoltà del libero arbitrio era un sacro deposito che doveva essere adoperato con saggezza. La singola creatura, angelica o umana, poteva servirsi bene del libero arbitrio mantenendosi nella continua santità e nella vita eterna oppure poteva servirsene male pervenendo a corruzione, impurità e infine all’estinzione nella morte. Dal principio il Padre Creatore prese le disposizioni per dirigere i suoi figli dotati di libero arbitrio nella via desiderabile che dona perfetta felicità. Infatti se avessero tenuto volontariamente una condotta d’integrità, le creature dotate di libero arbitrio sarebbero state mantenute operose, felici e in stretti rapporti col santo Iddio, la fonte della felicità e del bene. — Sal. 25:21; Prov. 11:3; Luca 3:38; Gen. 1:26.
6. Quali disposizioni prese Geova per dirigere la giusta condotta dei suoi inferiori?
6 Quali disposizioni prese dunque l’Iddio di assoluta libertà per dirigere la giusta condotta dei suoi inferiori, dotati di libero arbitrio? Egli stabilì esigenze d’integrità, esigenze che indicavano se si rendeva o no esclusiva devozione al proprio supremo benefattore, l’Iddio Re, esigenze che ponevano un limite legale a certe azioni oltre le quali non era divinamente consigliabile che la creatura si avventurasse per esercitare le sue facoltà di libero arbitrio. Geova, Dio Onnipotente, aveva certamente l’assoluto diritto di definire i sicuri confini della libertà relativa dei suoi creati inferiori. E tali limitazioni imposte in maniera legale avrebbero dunque rammentato di continuo alla creatura la sua condizione di inferiore, la quale era una condizione di dipendenza, e che avrebbe dovuto sempre cercar di conoscere la volontà divina del suo superiore sovrano, come fece Gesù Cristo quando fu sulla terra. (Matt. 26:39) Ad ogni modo, tali restrizioni legali non crearono alcuna difficoltà alle creature di Dio privandole di cose che erano essenziali per la loro attuale e felice esistenza. Inoltre, Dio non tratteneva ai suoi figli qualche cosa a cui avessero un diritto legale. Ed infine, Geova aveva il diritto di mettere alla prova i suoi amici circa il bene che avrebbero fatto, come fu messa alla prova l’amicizia di Abrahamo con la richiesta di sacrificare il figlio, che raffigurò il bene che Geova avrebbe compiuto dando il proprio Figlio come riscatto. — Gen. 22:1-14.
7. Come devono rispettare i servitori di Dio il suo doppio ufficio? Come manifestano essi la gloria di Dio?
7 Per tutti i componenti della sua organizzazione, Geova è il santo Iddio e l’assoluto Re. In virtù di questo doppio ufficio egli ha il diritto di esigere esclusiva devozione, perfetta ubbidienza ed abile servizio. Tale esclusiva osservanza verso di lui è completa integrità. Rispettando le legali esigenze d’integrità stabilite dal Dio Re, le creature dimostrano la loro lealtà e fedeltà a questo verace Santo. Osservando queste esigenze di ciò che Dio considerò una manifestazione di amicizia esse sono approvate dinanzi a lui. Poiché Dio ha il proposito di produrre creature che di loro spontanea volontà desiderano fare amorevolmente la volontà di Geova, quelli che seguono questo modello del disegno divino gli rendono lode e gloria. Quindi si può anche dire che attenendosi alle esigenze dell’integrità, le creature fedeli manifestano scritturalmente la gloria di Dio con esclusiva devozione. (1 Re 9:4; Sal. 26:1-11; 12) Confermando questo Giosuè espresse la verità: “Egli è un Dio che esige esclusiva devozione.“ — Gios. 24:19, NW.
IL PECCATO
8, 9. Che cos’è il peccato? Qual è il significato fondamentale della parola “peccato” in greco e in ebraico?
8 Che avviene ora se le esigenze dell’esclusiva devozione, della perfetta ubbidienza e della preservazione dell’integrità sono violate? Si viene meno alle esigenze. Si commette una fragrante violazione della legge di Dio. Ne consegue che non si riceve la gloria di Dio. Soprattutto, si fa un tradimento contro il Dio Re. Tutto questo si chiama peccato. Tutto questo merita la punizione capitale, la morte, come nelle nazioni d’oggi il tradimento riceve la più alta sanzione, la morte del traditore. Oggi noi ci troviamo tutti in tale empia condizione. Paolo disse giustamente: “Perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio.“ — Rom. 3:23, NW.
9 Nella lingua greca, in cui l’apostolo Paolo parlò ad uditori greci, la parola peccato (greco, hamartìa) significava originalmente sbagliare, come, per esempio, sbagliare strada. Poi prese il significato di mancar di fare qualche cosa, venir meno ad uno scopo, fallire il segno, errare. Ora Paolo era ebreo, e nella parte ebraica della Bibbia che egli leggeva il verbo peccare (ebraico, חטא, hhatà) originalmente significava pure sbagliare quindi venir meno. Per esempio, Giudici 20:16 (NW) dice: “Fra tutta questa gente vi erano settecento uomini scelti, che eran mancini. Ognuno di questi era un tiratore di sassi a filo di capello e non sbagliava”. Anche Proverbi 19:2 dice: “L’ardore stesso, senza conoscenza, non è cosa buona; e chi cammina in fretta sbaglia strada”. Notate ancora Proverbi 8:36: “Ma chi pecca contro di me [sbaglia verso di me, AT], fa torto all’anima sua; tutti quelli che m’odiano, amano la morte”. Peccare significa dunque venir meno o mancar di fare la volontà e la legge di Dio. “Chiunque pratica il peccato pratica anche l’illegalità, e quindi il peccato è illegalità”. “Ogni ingiustizia è peccato.“ — 1 Giov. 3:4; 5:17, NW.
10. Vi è qualche evidenza che angeli furono messi alla prova? Se sì, quando e dove?
10 Si ha qualche evidenza scritturale che angeli furono messi alla prova da esigenze di perfetta integrità? Sì. Pietro menziona angeli che “peccarono”, o vennero meno, al giorni di Noè e che Dio non si trattenne dal punire per la loro illegalità. (2 Piet. 2:4, 5, NW) Quale condotta di libero arbitrio fu seguita da questi angeli che trasgredirono un’evidente proibizione imposta alla loro condotta a danno della loro esclusiva devozione? La Bibbia ce ne dà la risposta. “Or avvenne che quando gli uomini cominciarono a crescere di numero sulla superficie della terra e furon nate loro delle figlie, i figli di Dio [gli angeli] cominciarono a notare che le figlie degli uomini erano di bell’aspetto, ed andarono a prendersi per mogli quelle che scelsero fra tutte”. (Gen. 6:1, 2, NW) Anni dopo Gesù rivelò parte di ciò che dovette comprendere le ragionevoli limitazioni imposte agli angeli da Dio. Gesù disse che i fedeli e santi angeli del cielo non prendono moglie e non vanno a marito. (Matt. 22:30) Perciò tutti gli angeli che prima del diluvio dei giorni di Noè coabitarono con le figlie degli uomini vennero meno alle esigenze della perfetta ubbidienza. Questi angeli male intenzionati dimostrarono di non essere veri amici di Dio ed insieme al loro capo, Satana il Diavolo, sono stati cacciati dalla celeste famiglia di Geova come nemici. Essi intrapresero dunque una condotta di libera empietà che li rese infelici e li porterà alla loro totale distruzione. — Luca 8:31.
ESIGENZE D’INTEGRITÀ NELL’EDEN
11. Quali furono le esigenze d’integrità che Dio impose in Eden?
11 Che diremo dell’originale uomo perfetto? Quali furono le legali esigenze d’integrità impostegli per dirigere la sua condotta saggiamente dinanzi al suo divino Amico e Benefattore, Geova Dio? Furono quelle di una legge chiara e specifica, la cui violazione sarebbe stata considerata da Dio come un atto di inimicizia, tradimento, e quindi peccato, e che fu definitamente posta dinanzi al perfetto Adamo e alla sua bella moglie. “E Geova Dio impose all’uomo anche questo comandò: ‘Di ogni albero del giardino puoi mangiare a volontà. Ma in quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai sicuramente morrai.’ Non vi era dubbio su questa esigenza. Si capiva con facilità. Era facile osservarla. Le conseguenze della violazione di questa esigenza erano pure state dichiarate in modo intelligibile, cioè per tale atto di tradimento l’uomo sarebbe ‘sicuramente morto’. — Gen. 2:16, 17, NW.
12, 13. Perché aveva Dio ragione di stabilire questa esigenza per Adamo ed Eva?
12 Geova Dio aveva senz’altro il diritto di stabilire questa esigenza d’integrità per il bene dell’uomo. Egli conosceva l’uomo meglio di quanto l’uomo conosceva se stesso perché Geova era stato il Creatore dell’uomo. Geova sapeva che era un bene per l’uomo ricordarsi di questa continua esigenza d’essere un inferiore che dipendeva dal suo Superiore Creatore. Infatti, Geova manifestò vero amore quale Dio di amore ponendo tale indicazione fra Dio e l’uomo. Questa legale restrizione non diede alcuna difficoltà ad Adamo e a sua moglie, poiché non li privava di nulla che fosse necessario alla loro felice vita nel giardino paradisiaco. Essi avevano il diritto legale di mangiare il frutto de gli altri alberi, ma in quanto a questo particolare albero esso era trattenuto.
13 Un dono di gran valore era riservato ad Adamo se mostrava di esserne degno. Geova Dio aveva posto Adamo ed Eva in una vasta proprietà nella parte orientale della zona della terra chiamata Eden. Questa vasta proprietà era stata portata ad un alto grado di coltivazione, poiché era stata disegnata e costituita da Dio come un bel giardino paradisiaco. Inoltre, questa proprietà aveva un buon numero di amichevoli animali di ogni specie. E vi crescevano piante ed alberi di ogni forma che producevano cibo. In realtà questa proprietà doveva essere solo l’ingresso di un possedimento che si sarebbe infine esteso a tutto il globo con le sue indicibili risorse minerali. In tale ambiente di mirabile bellezza, pace e armonia e fra grandi ricchezze naturali Adamo ed Eva trovarono la felice abitazione. Certo il grande Iddio di ogni dono perfetto aveva il diritto di mettere alla prova Adamo prima di concedere questi preziosi diritti di proprietà permanente ad un fidato amico. Chi farebbe oggi liberamente un inestimabile dono di proprietà ad un nemico? Nessuno che abbia mente sana lo farebbe. Così nel caso di Dio. L’uomo doveva prima mostrarsi leale, fidato amico del Dio Re. Conforme a questo principio Geova Dio in seguito mise alla prova Gesù qui sulla terra rispetto alla sua idoneità e al suo merito di Re del nuovo mondo. — Gen. 2:8; Ebr. 2:18.
14. Per quale ulteriore ragione furono Adamo e sua moglie messi alla prova da Geova?
14 Adamo ed Eva furon originariamente posti in questa meravigliosa proprietà senza alcun determinato diritto di vita. Risulta che tutte le altre forme di vita animale che erano sulla terra avevano una limitata durata di vita. (2 Piet. 2:12) Ogni particolare specie animale avrebbe vissuto il suo periodo di anni per contribuire alla crescente ricchezza della terra, terminando quindi la sua esistenza con la morte in modo che il lavoro vitale assegnato a quella razza o specie di creature fosse compiuto dalla sua progenie. (A proposito, osservando la fine dell’esistenza degli animali Adamo capiva chiaramente la parola “morte” che Geova adoperò comunicandogli la pena dell’inosservanza delle esigenze d’integrità Ma in quanto ad Adamo, Geova Dio non determinò la durata della sua vita. Anzi la durata della sua vita fu lasciata indefinita, condizionata dall’osservanza delle legali esigenze d’integrità. Ma, l’organismo dell’uomo fu originalmente fatto per permettergli di vivere per sempre. Quindi Dio ebbe l’ulteriore diritto di mettere alla prova Adamo e la sua progenie per vedere se sarebbero stati degni di godere il più grande dono, cioè quello dell’infinita durata della vita, la vita eterna. Questo più grande dono era collegato ad un’altra indicazione legale nel giardino, nota come l’albero della vita”. — Gen. 3:24.
BENE E MALE
15, 16. (a) Evidentemente di quale specie erano queste esigenze d’integrità, e perché? (b) Quali esempi abbiamo di altri simboli legali?
15 Che cosa pare che voglia significare la relazione fra le esigenze dell’integrità e “l’albero della conoscenza del bene e del male”? È evidente che toccando o mangiando letteralmente di questo albero proibito non ne derivò alcun beneficio o danno fisico. Piuttosto il comportamento tenuto rispetto a questo albero sembra che influì sulla coscienza. Notiamo che quando in seguito Adamo ed Eva mangiarono del frutto di questo albero la Bibbia non narra alcuna reazione fisica ma indica che la loro coscienza si sentì subito colpevole. “Allora gli occhi di entrambi sì aprirono e cominciarono a comprendere che erano nudi”. (Gen. 3:7, NW) Che i loro occhi si aprirono non poté riferirsi ai loro occhi fisici, perché questi dovettero essere bene aperti al momento in cui compirono l’atto illegale. Quindi furono gli ‘occhi del loro cuore’ o della loro coscienza a reagire e non che ricevessero una maggiore capacità fisica e cerebrale con sapienza divina. (Efes. 1:18) Un altro fatto interessante: è sempre il governatore colui che “conosce” o giudica fra ciò che è giusto e ciò che è ingiusto oppure fra bene e male. Questo si osserva nella dichiarazione di Dio quando Adamo fu espulso dal giardino, dove viene indicato che Adamo aveva deciso di divenire giudice di se stesso per “conoscere” ciò che è “bene” e ciò che è “male”. Facendo questo egli aveva rigettato le celesti Autorità Superiori. “E Geova Dio continuò, dicendo: ‘Qui l’uomo è divenuto come uno di noi conoscendo il bene e il male.’ Queste osservazioni confermano la conclusione che l’albero serviva da segnale o simbolo, da indicazione, fra il Dio Re e l’uomo nei loro reciproci rapporti governativi. — Gen. 3:22, NW.
16 In quanto alla natura dell’indicazione di questo albero abbiamo qualche cosa che ha un significato simile nel caso del mucchio di testimonianza o pilastro di sassi innalzato a Galed come segno legale fra Labano e Giacobbe, per dirigere la condotta legale dell’uno verso l’altro. (Gen. 31:48-53) Un altro esempio, uno moderno. Quando un documento legale di grande importanza si mette dentro una busta che viene chiusa con un sigillo ufficiale impresso con ceralacca, la riservatezza del documento è violata se una persona non autorizzata rompe il sigillo di ceralacca. Non è la rottura fisica del sigillo di ceralacca che è delittuoso, ma l’illegale tentativo di superare il sigillo proibito, che è soltanto un simbolo o una barriera legale di ciò che è dentro la busta, questo è delittuoso.
17, 18. (a) Qual è la definizione di “bene” e di “male”? (b) Chi determina ciò che è bene? Che cosa conferma questo?
17 Quindi domandiamo: Che cos’è il “bene”? e che cos’è il “male”? Il bene è ciò che è giusto, completo e in armonia con le regole e i princìpi di buona condotta stabiliti da Geova. Il male è tutto l’opposto. È ciò che è errato e in disarmonia con le regole e i princìpi di buona condotta. Iddio come Creatore dichiarò e giudicò che i risultati di diversi giorni creativi erano “buoni”. (Gen. 1:10, 12, 18, 21, 25) È un immaturo o un bambino in grado di fare regole di giusta condotta e in tal modo di definire ciò che è bene e ciò che è male? No, certamente no. Per questa ragione i padri terreni devono disciplinare i loro ragazzi per insegnare loro le esigenze del bene definite da un’autorità superiore. (Ebr. 12:7-11) Non è l’inferiore a determinare le regole del bene, ma è il superiore legislatore a determinarle. Geova Dio è il finale giudice e governatore che veramente determina ciò che è bene e ciò che è male.
18 Un tale andò da Gesù interrogandolo intorno a ciò che è buono. Gesù gli diede la giusta risposta mostrando che Geova Dio è il solo che determina il bene e le creature devono seguire ciò che Dio comanda perché Dio comanda sempre ciò che è giusto. “Ora, ecco! un tale venne da lui e disse: ‘Maestro, qual bene devo fare io per ottenere la vita eterna?’ Egli gli disse: ‘Perché mi domandi intorno a ciò che è buono? Ce n’è uno solo che è buono. Se, però, vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti di continuo.’” — Matt. 19:16, 17, NW.
19, 20. (a) Come fu il peccato commesso su questa terra? (b) Perché non comprese il peccato originale alcun illecito rapporto sessuale?
19 Il diritto di Geova Dio di determinare ciò che è bene fu fondamentalmente conteso nell’Eden circa seimila anni fa da Satana il Diavolo. Egli trasmise ad Eva pensieri errati e suscitò in lei il desiderio errato di sfidare come inferiore il suo sovrano governatore Geova e di giudicare invece da sé ciò che era bene e ciò che era male. “Anzi Dio sa che nel giorno stesso che ne mangerete i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, conoscendo il bene e il male”. Questo empio desiderio divenne fertile in Eva ed ella compì l’azione di mangiare dell’albero proibito. “Quindi la donna vide che il frutto dell’albero era buono a mangiarsi e che era piacevole agli occhi, sì, l’albero era desiderabile a vedersi. Perciò cominciò a prenderne il frutto e a mangiarlo. Poi ne diede anche a suo marito quando fu con lei e lui cominciò a mangiarne”. Qui a loro eterna vergogna Adamo ed Eva vennero meno alle divine esigenze di perfetta ubbidienza ed integrità. Da quella stessa ora essi intrapresero una condotta di infelicità, illegalità, impurità, e infine trovarono la morte. Avevano sfidato la regola e la parola della sovrana Maestà e avevano quindi commesso un atto di alto tradimento. — Gen. 3:5, 6, NW; Giac. 1:14, 15.
20 A questo punto si deve osservare che il peccato originale di Adamo non comprese rapporti illeciti come pretendono alcune sette della Cristianità. I rapporti sessuali non erano il motivo della contesa, non includevano le stabilite esigenze dell’uomo, erano legali a causa di un precedente comando che ingiungeva al marito e alla moglie di avere relazioni sessuali. (Si veda Genesi 1:28.) Il peccato originale di Adamo fu il suo cattivo atto mediante cui venne meno alle esigenze stabilite, fu il suo proditorio rifiuto del Dio Re Geova per accettare un’altra forma di governo in quanto a ciò che era bene e a ciò che era male.
EMPIE CONSEGUENZE
21, 22. Quali furono le conseguenze del peccato di Adamo? Che cos’è la inidoneità familiare?
21 Le conseguenze di questo proditorio atto di peccato volontario risultarono disastrose non solo per Adamo ma generalmente per l’intera famiglia adamica, “come per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché essi ebbero tutti peccato”. (Rom. 5:12, NW) Adamo, ora violatore della legge e nemico del suo precedente Dio Re, fu immediatamente chiamato in tribunale da Geova, fu trovato colpevole insieme alla donna e al serpente impiegato da Satana e fu condannato. Adamo e sua moglie furono subito espulsi come traditori dalla santa organizzazione di Dio. L’uomo fu cacciato dal perfetto giardino d’Eden, gli fu data una limitata durata di esistenza che sarebbe terminata con la morte e fu costretto a risiedere nella parte incolta della terra per guadagnarsi da vivere col sudore del suo volto. (Gen. 3:16-19) Poiché Geova Dio non fu più il loro amorevole amico e saggio consigliere ed essi non erano in unione con l’organizzazione di Dio, Adamo ed Eva furono costretti a cavarsela da sé secondo il loro immaturo ed inesperto giudizio. Gli sforzi e le difficoltà del duro lavoro, le delusioni e le angosce dell’organizzazione umana, e la completa tragedia di vedere la morte del primo umano, il loro figlio ucciso dal sanguinario ed impazzito fratello, tutte queste prove contribuirono a far perdere l’equilibrio alle funzioni dell’organismo umano inizialmente perfetto. Sorsero malattie ed infine ebbe luogo la morte. Rammentate come il terribile sforzo del sistema nervoso del perfetto uomo Gesù affrettò la sua morte mentre pendeva al palo.
22 I figli ereditano il patrimonio e gli obblighi dei loro genitori. Poiché Adamo morì come un empio, un reietto traditore, uno che non aveva acquistato i diritti di proprietà del bel territorio paradisiaco di Eden e non aveva ottenuto alcun diritto alla durata illimitata della vita, questi difetti o svantaggi furono tramandati alla sua progenie. E come ribelle capo patriarcale Adamo tramandò quindi la inidoneità familiare a tutta la razza umana.
23, 24. (a) Quale storia ebbe il peccato nei primi 1.600 anni? (b) Come furono considerate da Geova queste conseguenze?
23 Dovendo confidare sul suo empio ed imperfetto giudizio di ciò che era bene e di ciò che era male dopo la sua espulsione, i restanti anni del periodo di 930 anni della vita di Adamo sarebbero trascorsi venendo meno di continuo alle originali esigenze divine di vera integrità. Questa degradante tendenza di corruzione avrebbe portato a maggior depravazione nei suoi figli di generazione in generazione. Infine, dopo circa 1.600 anni, l’uomo divenne così empio e degradato, venendo meno alle esigenze della perfetta integrità in tale grande misura, che Geova si penti di aver fatto gli uomini sulla terra e il suo cuore ne fu addolorato. Soltanto Noè mostrò in gran parte di essere giusto. Noè non era divenuto tanto degradato quanto i suoi contemporanei nonostante che egli pure venisse meno alle esigenze della perfezione stabilite originariamente da Dio perché era nato peccatore. — Sal. 51:5.
24 “E Geova vide che la malvagità dell’uomo era divenuta grande sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo. E Geova si pentì di aver fatto gli uomini sulla terra e se ne addolorò nel suo cuore. Quindi Geova disse: ‘Io annienterò dalla superficie della terra gli uomini che ho creati, dall’uomo all’animale domestico, all’animale che striscia e alla creatura che vola nei cieli, perché mi pento di averli fatti.’ Ma Noè trovò favore agli occhi di Geova. . . . Noé fu uomo giusto. Egli si dimostrò irreprensibile fra i suoi contemporanei. Noè camminò col Dio”. (Gen. 6:5-9, NW) Qualcuno domanderà: Poiché Dio distrusse tutti salvo otto persone buone col diluvio dei giorni di Noè, qual è stata in seguito per l’uomo la prospettiva d’essere elevato alla perfezione? Per avere la risposta a questa domanda vogliate leggere l’articolo che segue.