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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1961 | 1° ottobre
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partecipi coi demoni. Voi non potete bere il calice di Geova e il calice dei demoni; voi non potete partecipare alla ‘mensa di Geova’ e alla mensa dei demoni. O ‘incitiamo Geova a gelosia?’ Noi non siamo più forti di lui, non è vero?” “Quale armonia vi è fra Cristo e Belial? O qual parte ha il fedele con l’incredulo? E quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” — 1 Cor. 10:20-22; 2 Cor. 6:15, 16.
Consideriamo ora la celebrazione dei compleanni. È per lo meno strano che, mentre sappiamo che fin nell’antico Egitto venivano celebrati i compleanni, non conosciamo il giorno in cui nacque Gesù né alcuno dei suoi apostoli. È dunque chiaro che Geova Dio non vuole che si celebri alcun compleanno, altrimenti lo avrebbe fatto scrivere. Nella sua Parola è menzionata la celebrazione di due compleanni soltanto, entrambi da parte di due re malvagi, e in ciascuna occasione vi fu un’esecuzione: del capo dei panettieri di Faraone e di Giovanni Battista. (Gen. 40:20-22; Matt. 14:6-10) Anche i Giudei di quei giorni “consideravano la celebrazione dei compleanni parte dell’adorazione idolatra”, e questo, indubbiamente, “a causa dei riti idolatri con cui erano osservati in onore di quelli che erano considerati gli dèi protettori del giorno in cui era nata la persona”. — Cyclopædia di McClintock & Strong.
I figli dei dedicati genitori cristiani non dovrebbero quindi partecipare alla celebrazione di tali feste o compleanni. Questo includerebbe le feste nazionali e quelle di origine in parte o completamente pagana. I figli stessi possono presentare questi argomenti ai loro insegnanti; dando tale testimonianza mostrano di avere, pur essendo giovani, salde convinzioni cristiane. Ma se i figli non sono in grado di farlo dovutamente, uno dei genitori dovrebbe fare tutto il possibile perché siano esonerati per ragioni di coscienza e di libertà di adorazione. — Sal. 8:2; Prov. 22:6.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1961 | 1° ottobre
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Domande dai lettori
● Perché Geova lasciò che gli Israeliti fossero sconfitti due volte dalla tribù di Beniamino prima di permetter loro di infliggere la dovuta punizione a questa tribù per il delitto commesso a Gabaa? (Giudici 20) — P. G., Scozia.
Il diciannovesimo capitolo di Giudici narra che alcuni uomini scellerati di Gabaa abusarono di una donna per un’intera notte, tanto che al mattino ella morì. La popolazione di Gabaa commise poi l’atroce delitto di condonare questo peccato agli abitanti della loro città. Anche la tribù di Beniamino fu colpevole a questo riguardo; rifiutò di ascoltare la richiesta delle altre tribù di mettere a morte quegli uomini scellerati. Questa condizione immorale era una sfida alla fedeltà delle altre tribù dell’eletto popolo di Dio.
L’uccisione di tanti di loro avvenuta in principio mise ad una grande prova le tribù fedeli, specialmente riguardo alla giustezza della loro causa. Lasciando subire alle tribù fedeli tali perdite, quarantamila uomini in due giorni, Geova li mise alla prova per vedere se avrebbero perseverato nel deciso sforzo di sradicare un male così grande da Israele, anche con perdite così grandi.
Le migliaia di fedeli che morirono durante la campagna punitiva morirono per una causa giusta. I sopravvissuti che ottennero la vittoria rivendicarono se stessi davanti a Geova Dio e davanti a tutti i lettori della sua Parola. Questa rivendicazione valeva il costo, e la nazione d’Israele fu purificata da un male morale molto degradante.
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Domande dai lettori (4)La Torre di Guardia 1961 | 1° ottobre
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Domande dai lettori
● Come dovrebbe il dedicato cristiano considerare dal punto di vista scritturale i sindacati dei lavoratori e la partecipazione alle loro attività? — S. B., U.S.A.
Le Scritture consigliano ai cristiani di provvedere “ciò che è giusto dinanzi a tutti gli uomini”. “Certo se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che son membri della sua famiglia, egli ha rinnegato la fede ed è peggiore di una persona senza fede”. Queste scritture sono in relazione con i sindacati dei lavoratori, perché per osservarle può esser necessario iscriversi ad un sindacato di lavoratori. Si può fare un paragone fra i doveri che si hanno quali membri di un sindacato e i doveri di cittadini di un Paese. Per i benefici ricevuti dal governo il cittadino paga le tasse; in modo simile, egli potrebbe giustamente pagare dei contributi al sindacato, dato che questi sarebbero in effetti un’assicurazione sul lavoro. Non vi è quindi nulla da obiettare se un cristiano semplicemente appartiene a un sindacato, paga i contributi e ubbidisce all’invito di smettere di lavorare in caso di sciopero. — Rom. 12:17; 1 Tim. 5:8.
Tuttavia, il cristiano non dovrebbe partecipare alle attività di un sindacato fino al punto di occupare in esso una posizione ufficiale. Né dovrebbe, in caso di sciopero, partecipare alle riunioni o in altri modi alle agitazioni dovute allo sciopero. Soprattutto non dovrebbe prender
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