Gli alteri contro gli umili
1. Quale importante principio è dichiarato in 2 Samuele 22:28, e come si applica?
QUANDO Davide fu da Geova liberato da tutti i suoi nemici, compreso Saul, compose un meraviglioso cantico di ringraziamento con queste parole: “Salverai il popolo umile; ma i tuoi occhi sono contro gli alteri”. (2 Sam. 22:28) Questo esprime un principio messo in risalto in tutta la Parola di Dio. Riguarda due classi o gruppi di persone posti in contrasto. Per un po’ di tempo, come accadde a Davide, gli umili sono trattati come proscritti dagli alteri, e spesso si adirano. Quindi c’è una visita o tempo di ispezione e giudizio da Geova. Questo ha come risultato un completo cambiamento per queste due classi, benché, notate bene, non si mettano l’una al posto dell’altra.
2. In che modo Malachia 3:1, 5 trova adempimento nel primo avvento?
2 Tale giorno di ispezione e giudizio cominciò quando Gesù diede inizio al suo ministero all’età di trent’anni. Egli venne come rappresentante di Geova, il “messaggero del patto”, predetto nella profezia di Malachia. Questa profezia prediceva la venuta di Geova nel suo tempio per il giudizio, com’egli disse: “Mi avvicinerò a voi per il giudizio, e sarò pronto testimone” contro i malfattori menzionati. Il ministero di Gesù come “messaggero del patto” di Geova ebbe come risultato un cambiamento di condizioni per le due classi, gli umili e gli alteri? Sì. Ma anche prima che quel cambiamento si verificasse ce ne fu un’anticipazione. In che modo? Oltre a parlare del “messaggero del patto”, Geova parlò di un altro messaggero a questo stesso riguardo, dicendo: “Io mando il mio messaggero, ed egli deve sgombrare la via dinanzi a me”. Gesù disse chiaramente che questo messaggero che preparò la via e fu il suo precursore fu Giovanni Battista. — Mal. 3:1, 5; Matt. 11:7, 10; Luca 1:76; 7:24, 27.
3. Come due classi si manifestarono per mezzo del ministero di Giovanni Battista?
3 Il ministero di Giovanni Battista cominciò circa sei mesi prima di quello di Gesù, ma durante quel tempo cominciarono a manifestarsi due classi. Da una parte c’erano i discepoli di Giovanni, che Giovanni presentò a Gesù e che, con altri, formarono il nucleo di una classe. Erano uomini umili e timorati di Dio, come Natanaele, “di certo un Israelita, in cui non è nessun inganno”, come attestò Gesù. Dall’altra parte, quando Giovanni ebbe “scorto molti Farisei e Sadducei che venivano al battesimo, egli disse loro: ‘Progenie di vipere, chi vi ha mostrato come fuggire dall’ira avvenire?’” — Giov. 1:47; Matt. 3:7.
4. Quali precedenti previsioni si ebbero rispetto a queste due classi?
4 Comunque, trent’anni prima di ciò si ebbe una previsione del cambiamento che si sarebbe verificato per queste due classi. La vergine Maria, dopo aver visitato Elisabetta, futura madre di Giovanni Battista, e dopo aver concepito mediante lo spirito santo, espresse la sua lode con queste parole: “La mia anima magnifica Geova . . . ha disperso quelli che sono superbi nell’intenzione dei loro cuori . . . ha pienamente saziato gli affamati di buone cose e ha mandato via a vuoto quelli che avevano ricchezza”. Con rimarchevole somiglianza, oltre mille anni prima di ciò, un’altra donna, Anna, che pure divenne inaspettatamente madre di un figlio, Samuele, disse: “Il mio cuore esulta in Geova . . . I sazi devono assoldarsi per il pane, ma gli affamati cessano effettivamente d’aver fame”. — Luca 1:46-53; 1 Sam. 2:1, 5.
5. Quando e come venne Gesù a contatto la prima volta con quelli che erano alteri?
5 Le due classi in contrasto e i cambiamenti che dovevano verificarsi per loro in un giorno di giudizio furono delineate davvero chiaramente nelle Scritture Ebraiche, come Gesù ben sapeva, e quando egli cominciò il suo ministero entrambe le classi erano già evidenti. Forse anche all’età di dodici anni, dopo essere stato per tre giorni in stretto contatto con i maestri religiosi nel tempio, egli, con la sua mente perfetta e il suo rapido intendimento, percepì le caratteristiche di quegli uomini che formavano una classe. (Luca 2:44-47) La sua prima schermaglia con quei superbi, ricchi e sazi capi religiosi fu possibilmente alla prima Pasqua dopo l’inizio del suo ministero, quando cacciò dal tempio i mercanti e i cambiamonete. Possiamo immaginare che tormento fu quello per coloro che autorizzavano e traevano profitto da quel traffico commerciale nella casa di preghiera di Geova. — Giov. 2:13-17.
6. Per mezzo del ministero di Giovanni, quali debiti cambiamenti cominciarono a essere evidenti?
6 Non solo le due classi erano evidenti, ma i debiti cambiamenti non tardarono a venire, neanche per un momento. Sin dall’inizio, Giovanni ebbe i suoi discepoli che lo assistettero apertamente nel suo ministero. Invece d’essere alla mercè dei governanti religiosi ed essere ignorati e disprezzati, essi avevano ora un’assegnazione di servizio che recava grande gioia e soddisfazione, come cibo a un’anima affamata. In netto contrasto, nel momento in cui Giovanni scorse quei Farisei e Sadducei inflisse loro un fulminante colpo, com’è già stato menzionato. (Matt. 3:7-12) Perché? Non solo perché era pieno dello spirito di Dio, ma perché la loro altera attitudine verso il popolo comune, la loro grande superbia e ipocrisia, erano di pubblico dominio.
7. Come si intensificarono questi cambiamenti mediante il ministero di Gesù?
7 Accadde la stessa cosa a Gesù. Dal principio del suo ministero cominciò ad ammaestrare e addestrare i suoi discepoli. Non più in svantaggio, ora essi sentivano che la vita aveva realmente uno scopo. Dal loro nuovo punto di vantaggio avevano la prova diretta dell’amorevole favore e protezione di Dio. Che felice contrasto per loro! Ma che amaro contrasto per quei governanti la cui posizione e il cui prestigio erano stati indiscussi fino a quel momento! Quante volte dovettero fremere per le intrepide e pubbliche denunce che dovettero ascoltare dalle labbra di Gesù. Rappresentando il Padre suo, Gesù continuò senza sosta per tutto il suo ministero a mostrare favore agli umili e disfavore agli alteri. Talvolta si riferì alle due classi con parole schiette, come nel Sermone del Monte, ma più spesso nel suo pubblico insegnamento fece uso di illustrazioni. Anche così, benché non afferrassero tutti i particolari, i governanti religiosi sapevano abbastanza bene quando parlava di loro. Come riporta Matteo: “Quando i capi sacerdoti e i Farisei ebbero udite le sue illustrazioni, compresero che parlava di loro”. — Matt. 21:45.
TEMPO DI CAPOVOLGERE LE SITUAZIONI
8. Quali circostanze portarono alla denuncia dei Farisei da parte di Gesù in Luca 16:15?
8 Ora notate le circostanze che portarono a un’illustrazione che desideriamo esaminare nei particolari. Prima che Gesù salisse a Gerusalemme verso la fine del suo ministero terrestre, Luca riferisce che i Farisei e gli scribi continuavano a mormorare perché gli esattori di tasse e i peccatori continuavano ad avvicinarsi a Gesù per udirlo. Per cui Gesù fece illustrazioni ponendo in contrasto le due classi, l’allegrezza per il peccatore pentito e per il figliol prodigo accolto di nuovo a casa, in paragone con quelli che pensano di non aver bisogno di pentirsi. Ci fu poi l’illustrazione dell’economo ingiusto, che aiutò i suoi discepoli ad apprezzare le vere ricchezze spirituali e le vere amicizie in contrasto con le transitorie e ingiuste ricchezze di Mammona. (Luca 15:1–16:13) Quindi Luca fa questo interessante commento: “Ora i Farisei, che erano amanti del denaro, udivano tutte queste cose, e si facevano beffe di lui. Quindi egli [Gesù] disse loro: ‘Voi vi dichiarate giusti dinanzi agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori; perché quel ch’è alto fra gli uomini è disgustante dinanzi a Dio’”. — Luca 16:14, 15.
9. Quale importante fattore del tempo dichiarò quindi Gesù, che portò a quale illustrazione?
9 Quelle esplicite parole mostrarono come Gesù considerava quegli uomini. Egli si riferisce poi all’importante fattore del tempo, dicendo: “La legge e i Profeti sono stati fino a Giovanni. Da allora in poi il regno di Dio è dichiarato come buona notizia, e ogni sorta di persona si spinge verso di esso”. (Luca 16:16) Sì, era venuto il tempo per un capovolgimento di situazione per questa altera, ipocrita classe amante del denaro, e a favore di quell’altra classe che fino a quel momento era stata maltrattata da loro. Con questo tema in mente Gesù proseguì narrando l’illustrazione che ci interessa, chiamata illustrazione del ricco (Epulone) e di Lazzaro. Egli usò il familiare modello del contrasto, seguìto da un completo capovolgimento della situazione. Per avere in mente il quadro, prima riassumeremo ciò che Gesù disse.
10. Come si può riassumere l’illustrazione di Luca 16:19-31?
10 Un certo ricco viveva ogni giorno nel lusso. Lazzaro, un mendicante in uno stato pietoso, fu messo alla porta del ricco, bramando tutto ciò che cadeva dalla sua tavola. Il mendicante morì, e gli angeli lo portarono nella posizione del seno d’Abraamo. Il ricco morì e fu sepolto. Tormentato nell’Ades da un fuoco fiammeggiante, implorò Abraamo di mandare Lazzaro a intingere il suo dito nell’acqua per rinfrescargli la lingua. Ma Abraamo spiegò che si era verificato un completo cambiamento per entrambi gli uomini, pure che era stata messa fra i due una grande voragine che non si poteva attraversare. Quindi il ricco chiese che Lazzaro fosse mandato ad avvertire i suoi cinque fratelli circa questo luogo di tormento. Ma Abraamo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino quelli”. Il ricco disse: “No, . . . ma se qualcuno dai morti va da loro si pentiranno”. Le ultime parole di Abraamo furono: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi nemmeno se qualcuno sorge dai morti”. — Luca 16:19-31.
IDENTIFICATI PERSONAGGI
11. Chi rappresentò il ricco nel giorno di Gesù, con quali somiglianze?
11 Guardiamo prima l’applicazione dell’illustrazione nel giorno stesso di Gesù. In considerazione delle scritture già trattate non è difficile identificare i due principali personaggi, messi in risalto dai particolari forniti. In quanto al primo, Gesù disse che “un uomo era ricco, e si adornava di porpora e lino, rallegrandosi di giorno in giorno con magnificenza”. (Luca 16:19) Chi era questo uomo ricco che si gloriava delle sue ricchezze? Chi rappresentava? Ebbene, Gesù aveva appena parlato loro, ai Farisei amanti di denaro. Notate la somiglianza d’espressione. Gesù disse: “Voi vi dichiarate giusti dinanzi agli uomini”. Similmente il ricco “si adornava di porpora e lino”. (Luca 16:15, 19) I Farisei non aspettavano o non contavano che qualcun altro li dichiarasse giusti. Similmente il ricco non aspettava o non contava che qualcun altro lo investisse degli abiti e delle insegne regali e della rimarchevole virtù e giustizia, simboleggiate dalla porpora e dal lino. Né Dio né il suo servitore Cristo Gesù, né i profeti, come Isaia, dichiararono mai i governanti religiosi d’Israele una classe giusta. Lungi dal far ciò! Ma quelli che facevano parte di quella classe non perdevano mai tempo nel far mostra della loro propria giustizia. Proprio come quel ricco, la mostravano col loro abito e il loro comportamento in genere, come disse Gesù: “Allargano gli astucci contenenti le scritture che portano come salvaguardia, e allungano le frange delle loro vesti. A loro piacciono il luogo più eminente ai pasti serali e i primi posti nelle sinagoghe . . . [e] in realtà di fuori appaiono belli . . . [e] giusti agli uomini”. — Matt. 23:5, 6, 27, 28; 6:1, 2.
12. Di che cos’è la porpora un simbolo, e come si applicò questo ai governanti religiosi nel tempo di Gesù?
12 In quanto alla porpora, sin dai tempi antichi è stata usata come simbolo di potere imperiale o regale. Quando Gesù era stato arrestato e fu interrogato da Pilato: “Sei tu il re dei Giudei?”, ricordiamo che, schernendolo, i “soldati intrecciarono una corona di spine e gliela misero sulla testa e lo adornarono con un mantello di porpora . . . e dicevano: ‘Buon giorno, re dei Giudei!’” (Giov. 18:33; 19:2, 3) I governanti religiosi non aspiravano effettivamente al regno su un trono, ma asserivano in effetti di avere ed esercitavano vero dominio. Non erano essi i capi della nazione a cui Dio promise: “Voi stessi mi diverrete un regno di sacerdoti e una nazione santa”? Non rammentarono essi a Gesù in un’occasione: “Noi siamo progenie d’Abraamo e non siamo mai stati schiavi di alcuno”? — Eso. 19:6; Giov. 8:33.
13. Che cosa simboleggia il lino, con quale contrasto tra i Farisei e la moglie dell’Agnello?
13 In quanto al lino, è impiegato come simbolo di giustizia. Notate la descrizione della congregazione cristiana come Sposa dell’Agnello Gesù Cristo al tempo del suo matrimonio con lui in cielo. Essa è adorna “di lino luminoso, puro e fino, poiché il lino fino rappresenta gli atti giusti dei santi”. Ma notate che non dice che essa si adorni di porpora e lino, anche se il matrimonio è col “Re dei re”. Ah, no! Essa non si dichiara giusta, come i Farisei, ma, com’è detto appropriatamente, “le è stato concesso di adornarsi di . . . lino fino”. (Riv. 19:7, 8, 16) L’apostolo Paolo, ex zelante Fariseo, comprese il contrasto fra la vera giustizia e quella falsa, poiché scrisse: “Affinché guadagni Cristo e sia trovato unito a lui, avendo non la mia propria giustizia, che risulta dalla legge, ma quella che è per mezzo della fede in Cristo, la giustizia che emana da Dio in base alla fede”. — Filip. 3:8, 9; vedere anche Romani 10:2-4.
14. Quali ulteriori aspetti ci aiutano a identificare la classe del “ricco” nel giorno di Gesù?
14 Agli occhi degli uomini in genere e ai loro propri occhi quei governanti religiosi avevano tutto, come il ricco che si rallegrava “di giorno in giorno con magnificenza”, compreso un lauto banchetto. (Luca 16:19) Come abbiamo visto, la conoscenza, specialmente la conoscenza spirituale, è paragonata a cibo e bevanda. (Isa. 55:1, 2; Giov. 17:3) Ebbene, i Giudei e particolarmente i loro capi erano ben riforniti di tali cose di cui potevano banchettare del continuo. Una volta Paolo chiese: “Qual è dunque la superiorità del Giudeo?” Egli rispose: “Grande in ogni modo. Prima di tutto, perché a loro furono affidati i sacri oracoli di Dio”. Egli scrisse pure che agli Israeliti appartenevano “la gloria e i patti e l’emanazione della Legge e il sacro servizio e le promesse”. In quanto ai capi, Gesù disse che erano “versati nella Legge” e che avevano la “chiave della conoscenza”. Mentre esaminiamo le parole iniziali dell’illustrazione di Gesù, è dunque evidente che il ricco rappresentava i capi religiosi e i governanti come classe. — Rom. 3:1, 2; 9:4; Luca 11:52.
15. Come Gesù descrisse il mendicante, e chi rappresentò?
15 Che dire ora del mendicante? Gesù lasciò il ricco senza nome, ma diede al mendicante il nome giudaico Lazzaro, che significa “Dio aiuta”. Egli “era messo alla sua porta [del ricco], pieno di ulcere e desideroso di saziarsi delle cose che cadevano dalla tavola del ricco. E, sì, i cani venivano a leccargli le ulcere”. (Luca 16:20, 21) Come per il ricco, non dobbiamo cercare lontano per trovare la classe rappresentata da Lazzaro. Gesù aveva appena parlato di loro. Infatti, furono i Farisei a far parlare Gesù di quest’altra classe quando si lamentarono perché egli accoglieva gli esattori di tasse e i peccatori. (Luca 15:1, 2) Notate pure che, prima di ciò, Gesù disse a un governante dei Farisei: “Quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi”. Sì, il mendicante rappresentava primariamente i Giudei poveri e spiritualmente impoveriti. Essi erano molto disprezzati dalla classe governante, che “in sé confidavano d’esser giusti e che consideravano gli altri come nulla”, come Lazzaro, compagnia adatta solo per cani. Peggio ancora, i capi sacerdoti e i Farisei, parlando con ira del popolo che accettava Gesù, dissero: “Questa folla che non conosce la Legge è gente maledetta”. I governanti, come il ricco, non prendevano nessun provvedimento per il sostentamento spirituale dei poveri del popolo, i quali si rendevano “conto del loro bisogno spirituale” e cercavano con ansia qualunque avanzo cadesse dall’abbondante tavola del ricco. — Luca 14:13; 18:9; Giov. 7:49; Matt. 5:3.
16. In che modo i governanti religiosi erano responsabili della condizione malata della classe di “Lazzaro”?
16 Per di più, quei governanti sostituirono le tradizioni accumulate col passar degli anni dalla loro propria classe ai “sacri oracoli” di Dio. Per cui, come disse Gesù, essi avevano “reso la parola di Dio senza valore” e insegnavano “comandi di uomini come dottrine”. Ci sarebbe dunque stato poco nutrimento prezioso in quegli avanzi. Inoltre, quei governanti legavano gravi pesi sulle spalle del popolo ed essi non li volevano “muovere col dito”. (Matt. 15:6-9; 23:4) Non è strano che Gesù raffigurasse Lazzaro come “pieno di ulcere”. In tale condizione emaciata egli portava sicuramente un grave peso, senza la minima prospettiva di ricevere alcun aiuto o sollievo dal ricco.
17. In che modo Gesù mostrò che doveva venire un cambiamento rispetto a queste due classi?
17 Questo era un cattivo stato di cose, del tutto ingiustificato, e non si poteva tollerare indefinitamente. Come disse Gesù ai Farisei che si lamentavano: “I sani non hanno bisogno del medico, ma quelli che si sentono male sì. Andate, dunque, e imparate che cosa significa questo: ‘Voglio misericordia, e non sacrificio’. Poiché io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. E come egli avvertì quella stessa classe: “Guai a voi che siete versati nella Legge, perché avete tolto la chiave della conoscenza; voi stessi non siete entrati, e quelli che entravano li avete impediti!” Sì, era venuto il tempo per un cambiamento, per un capovolgimento. Come lo raffigurò Gesù nella sua illustrazione? — Matt. 9:12, 13; Luca 11:52.
CAMBIAMENTO CULMINANTE
18. Nell’illustrazione, quale culminante avvenimento ebbe luogo, che condusse a quali cambiamenti e capovolgimento?
18 Fra tutte le esperienze che contribuiscono a portare cambiamento e capovolgimento nella vita umana, la morte è quello culminante. Gesù impiegò proprio questo nella sua illustrazione. Dopo l’iniziale descrizione dei due personaggi, appena considerati, Gesù continuò: “Ora con l’andar del tempo il mendicante morì . . . Morì anche il ricco”. Oh, sì! L’importante fattore del tempo fu la cosa notevole. In che modo vivido ora Gesù fece appello all’immaginazione dei suoi ascoltatori, sapendo che l’immaginazione, oltre al contrasto, è un potente aiuto all’apprezzamento! Quei due uomini furono lasciati a dormire pacificamente nel loro sepolcro? Non loro! Il mendicante fu immediatamente “portato dagli angeli nella posizione del seno d’Abraamo”. Il ricco “fu sepolto. E nell’Ades . . . [esisteva] nei tormenti” in un fuoco fiammeggiante. — Luca 16:22, 23.
19. (a) Per sostenere quale dottrina è spesso citato Luca 16:23? (b) Perché tale conclusione è sia irragionevole che antiscritturale?
19 Come molti nostri lettori sanno, molti commentatori ed esperti nella cristianità interpretano questa dichiarazione come se fosse letterale per sostenere la loro tradizionale dottrina dell’eterno tormento subìto da anime immortali nel fuoco dell’inferno. Ma la comprese così alcun ascoltatore di Gesù, sia dei Farisei che dei suoi discepoli? Pensarono essi che Gesù tirava per un momento la tenda, come si dice spesso, per dare uno sguardo alla sorte che attende i malvagi, in effetti, tutti quelli che non ottengono la beatitudine celeste? Difficilmente. Tutti quelli che ascoltavano Gesù compresero che questa era una parabola, o illustrazione, che raffigurava certe cose, e quindi non da prendere alla lettera. Com’è indicato in un precedente numero de La Torre di Guardia, prenderla letteralmente rende assurda e impossibile la situazione, oltre ad andare contro quelle chiare dichiarazioni scritturali comprovanti che l’Ades (ebraico, Sceol) è il comune sepolcro in cui sono i ‘morti, che non sanno più nulla . . . perché non ci sarà più né attività, né pensiero, né conoscenza, né sapienza giù nello Sceol dove stai per andare’. (Eccl. 9:5, 10, Na) È ragionevole pensare che quelli che sono nei fuochi dell’inferno siano a una distanza sufficiente per parlare a quelli che sono in cielo? Sono essi così vicini da poter vedere quelli in cielo e ciò che stanno facendo? Sono essi in grado di fare conversazione, anche discutere un punto, con quelli che sono al potere in cielo? — Vedere La Torre di Guardia del 15 luglio 1965, pagine 427, 428, paragrafi da 11 a 16.
20. Come Isaia usò un metodo simile per raffigurare un drammatico capovolgimento?
20 Ma chiederete: Gesù era autorizzato, o aveva qualche precedente per raffigurare i morti come se fossero vivi e parlassero, al fine di illustrare qualche cosa di insolitamente drammatico? Sì! Qui troviamo un altro interessante parallelo fra le espressioni usate da Gesù e il profeta Isaia. Isaia fu ispirato a predire la drammatica caduta e distruzione della dinastia dei re babilonesi. Fu un tale terrificante capovolgimento che, per così dire, i re delle altre nazioni, ciascuno dei quali giaceva in gran pompa nella sua nicchia nella grande fossa dello Sceol, sono raffigurati come se si svegliassero e allungassero il collo sbalorditi all’arrivo del “re di Babilonia”, dicendo: “Ti sei tu stesso indebolito come noi? . . . Nello Sceol è stato precipitato il tuo orgoglio . . . Sotto di te, i bachi sono stesi come un giaciglio; e i vermi sono la tua coperta”. Inoltre, questo non si unisce agli altri re in una nicchia sua propria, ma è “gettato via senza luogo di sepoltura . . ., come un cadavere calpestato”. (Isa. 14:4, 10, 11, 19) Ne La Sacra Bibbia, a cura e sotto la direzione di mons. S. Garofalo e in molte altre versioni, il “re di Babilonia” è chiamato “Lucifero” in Isaia 14:12 e in genere si intende che si riferisca a Satana il Diavolo. Con questa veduta, ciò significa che Satana, invece di dominare sull’inferno e tenerne accesi i fuochi, è rigettato e degradato anche nel suo proprio dominio. Non è strano che i commentatori della cristianità non facciano molto assegnamento su questa profezia per sostenere la loro dottrina dell’eterno tormento.
21. Le parabole di Gesù si devono prendere alla lettera? Se no, qual è il loro scopo?
21 No, non si è autorizzati, né dal punto di vista della Scrittura né di quello della ragione, a concludere che Gesù facesse ora un improvviso racconto letterale di ciò che avviene. Un’illustrazione, una parabola, è una narrazione allegorica, una rappresentazione figurativa di certe verità o avvenimenti. In armonia con altre sue illustrazioni, Gesù impiegava qui una vivida descrizione o racconto per raffigurare qualcosa, in questo caso qualcosa che già accadeva a due classi di persone. Per accertare il vero significato di ciò che fu così raffigurato da questa particolare illustrazione, sia nel tempo di Gesù che nel nostro proprio giorno, dobbiamo attendere un prossimo numero de La Torre di Guardia.
“La fine del discorso ognuno ascolti: ‘Temi Iddio e osserva i suoi comandamenti’, perché questo è il tutto dell’uomo; perché ogni azione Iddio chiamerà in giudizio su tutto ciò che è occulto, bene o male che sia”. — Eccl. 12:13, 14, Na.