-
AmbasciatoreAusiliario per capire la Bibbia
-
-
loro incarico era molto rispettato, inoltre era accordata loro l’inviolabilità personale quando visitavano altri sovrani.
Il trattamento riservato ai messaggeri o inviati di un sovrano era considerato come se fosse riservato al sovrano e al suo governo. Infatti quando Raab mostrò favore ai messaggeri inviati a Gerico come esploratori da Giosuè, in realtà agì in tal modo perché riconosceva che Geova era l’Iddio e Re d’Israele. Geova, per mezzo di Giosuè, le mostrò quindi favore. (Gios. 6:17; Ebr. 11:31) L’azione di Anun re di Ammon, a cui il re Davide aveva inviato alcuni servitori in segno di amicizia, fu una flagrante violazione della consuetudine internazionale di rispettare gli inviati. Il re di Ammon diede ascolto ai suoi prìncipi, considerando quei messaggeri come spie, e li umiliò pubblicamente mostrando mancanza di rispetto per Davide e il suo governo. Quest’azione ignobile provocò la guerra. — II Sam. 10:2–11:1; 12:26-31.
All’opposto della consuetudine moderna di richiamare l’ambasciatore quando si rompono le relazioni diplomatiche con un governo, nell’antichità si mandavano messaggeri o inviati nei momenti di tensione per cercare di ristabilire relazioni pacifiche. Isaia parla di tali “messaggeri di pace”. (Isa. 33:7) Ezechia mandò a Sennacherib re d’Assiria una richiesta di pace. Anche se Sennacherib minacciava le città fortificate di Giuda, gli assiri lasciarono passare i messaggeri perché erano inviati di Ezechia. (II Re 18:13-15) Un altro esempio è la storia di Iefte, giudice d’Israele. Egli inviò messaggeri con una lettera di rimostranze contro un’azione errata da parte del re degli ammoniti e per risolvere la disputa sui diritti territoriali. Iefte, per mezzo dei suoi inviati, avrebbe voluto risolvere la cosa senza guerra. A questi messaggeri fu permesso di passare avanti e indietro fra gli eserciti senza incontrare ostacolo. — Giud. 11:12-28.
-
-
AmenAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Amen
(àmen) [ebr. ’amèn; gr. amèn]
Sia in greco che in italiano questa parola è una traslitterazione dall’ebraico. Il significato originale è “sicuro”, “veramente”, “così sia”, “verità”. La radice ebraica da cui deriva (ʼamàn) significa letteralmente “costruire, sostenere”, e in senso figurato “essere saldo, fedele”.
Nelle Scritture Ebraiche il termine è usato come solenne espressione che impegna legalmente a un giuramento o patto con le sue conseguenze (Num. 5:22; Deut. 27:15-26; Nee. 5:13), come solenne adesione a una preghiera (I Cron. 16:36), a un’espressione di lode (Nee. 8:6) o a un proposito espresso. (I Re 1:36; Ger. 11:5) Ciascuno dei primi quattro libri o collezioni dei Salmi termina con questa espressione, forse a indicare che la congregazione d’Israele aveva l’abitudine d’intervenire alla fine del cantico o salmo con un “amen”. — Sal. 41:13; 72:19; 89:52; 106:48.
Il termine ebraico ʼamàn è applicato a Geova come il “Dio fedele” (Deut. 7:9; Isa. 49:7), e descrive i suoi rammemoratori e le sue promesse come ‘fedeli’ e ‘degni di fede’. (Sal. 19:7; 89:28, 37) Nelle Scritture Greche Cristiane il titolo “Amen” è applicato a Cristo Gesù quale “testimone fedele e verace”. (Riv. 3:14) Gesù fece un singolare uso dell’espressione, ricorrendovi molto spesso per introdurre un’affermazione, promessa o profezia, sottolineando così l’assoluta veracità e attendibilità di quello che diceva. (Matt. 5:18; 6:2, 5, 16; 24:34; ecc.) In questi casi la parola greca (amèn) è tradotta “veramente” (VR; “in verità”) o, quando è raddoppiata, come in tutto il libro di Giovanni, “verissimamente”. (Giov. 1:51) Si dice che tale uso della parola “amen” da parte di Gesù sia unico nella letteratura sacra, ed è coerente con l’autorità datagli da Dio. — Matt. 7:29.
Comunque, come spiega Paolo in II Cor. 1:19, 20, il titolo “Amen” si applica a Gesù non soltanto come annunciatore di verità o vero profeta e portavoce di Dio, ma anche come colui nel quale tutte le promesse di Dio trovano adempimento; e la sua condotta di fedeltà e ubbidienza fino a una morte di sacrificio conferma e rende possibile la realizzazione di tutte quelle promesse. Egli è la vivente Verità di quelle rivelazioni del proposito di Dio, delle cose giurate da Dio. — Confronta Giovanni 1:14, 17; 14:6; 18:37.
L’espressione “amen” ricorre molte volte nelle lettere, specialmente in quelle di Paolo, dopo qualche forma di lode a Dio (Rom. 1:25; 16:27; Efes. 3:21; I Piet. 4:11), o esprime il desiderio che il favore di Dio si manifesti in qualche modo verso quelli a cui è indirizzata la lettera. (Rom. 15:33; Ebr. 13:20, 21) È usata anche quando lo scrittore sottoscrive fervidamente quanto è stato detto. — Riv. 1:7; 22:20.
La preghiera riportata in I Cronache 16:36 e quelle dei Salmi (41:13; 72:19; 89:52; 106:48), come pure le espressioni contenute nelle lettere canoniche, indicano tutte la correttezza di dire “amen” alla conclusione delle preghiere. È vero che non tutte le preghiere riportate hanno tale conclusione, come l’ultima preghiera di Davide per Salomone (I Cron. 29:19) o la preghiera di dedicazione pronunciata da Salomone all’inaugurazione del tempio (I Re 8:53-61), anche se tale espressione poté essere usata. (Nota I Cronache 29:20). Similmente non ne è documentato l’uso nelle preghiere di Gesù (Matt. 26:39, 42; Giov. 17:1-26), né nella preghiera dei discepoli riportata in Atti 4:24-30. Tuttavia il peso dell’evidenza addotta indica chiaramente che è giusto dire “amen” a conclusione di una preghiera, e in particolare le parole di Paolo in I Corinti 14:16 spiegano che i cristiani radunati avevano l’abitudine di intervenire dicendo amen a una preghiera. Inoltre gli esempi di quanto avviene in cielo, riportati in Rivelazione 5:13, 14; 7:10-12 e 19:1-4, sostengono tutti l’uso di aderire a preghiere o dichiarazioni solenni pronunciando quest’unica parola, e di esprimere in tal modo la fiducia, la decisa approvazione e la sincera speranza del proprio cuore.
-
-
AmetistaAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Ametista
(ametìsta).
Varietà semipreziosa di cristalli di quarzo, color ciclamino o viola, usata in gioielleria. Assume la forma di cristalli esagonali, e il colore è attribuito a tracce di manganese o ferro. Un tipo di ametista è una varietà del quarzo (occidentale), mentre l’ametista più pregiata (orientale) è una varietà del corindone o zaffiro. Il nome “ametista” deriva dalla parola greca amèthystos, che significa “contro l’ubriachezza”.
Il “pettorale del giudizio” indossato dal sommo sacerdote di Israele, al terzo posto della terza fila di pietre aveva un’ametista. (Eso. 28:2, 15, 19, 21; 39:12) Nella visione della “Nuova Gerusalemme” Giovanni osservò che il dodicesimo fondamento delle mura della città santa era di ametista. — Riv. 21:2, 10, 19, 20.
-
-
AmicoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Amico
La Bibbia dice che il vero amico è più affezionato di un fratello, la sua amicizia e lealtà sono costanti, viene in aiuto del suo compagno nell’angustia e lo consiglia con fedeltà. (Prov. 18:24; 17:17; 27:6, 9) Invece i numerosi amici del ricco e di chi fa regali si interessano solo dei benefici egoistici che traggono dall’amicizia. (Prov.
-