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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1953 | 1° maggio
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di Dio non potevano rientrare al servizio di Geova neanche se lo avessero voluto; rimasero col padrone che avevano scelto, Satana, e divennero le sue orde, demoniche. Furono ora imprigionati in fitte tenebre, alienati da Dio, all’oscuro in quanto ai suoi propositi, con un’oscura fine dinanzi a loro, le quali cose sono tutte ben raffigurate dal Tartaro. (Si veda 2 Pietro 2:4, NW, e nota relativa in appendice.) Fu a questi spiriti imprigionati nel Tartaro che Gesù predicò.
Perché? Per dare ai demoni un’opportunità di pentirsi? No di certo. Nessun angelo morì come loro riscatto, anche se si fossero trovati in circostanze che avrebbero permesso una redenzione. Inoltre, è poco consistente dire che i perfetti Adamo ed Eva non avranno una seconda opportunità, e quindi volgersi e dire che gli angeli disubbidienti, i quali erano perfetti e assai più alti e intelligenti e più potenti dell’uomo, e che avevano persino veduto Geova Dio e s’erano associati con lui, poterono abbandonare i posti loro assegnati da Dio, unirsi a Satana e avere poi l’opportunità di pentirsi per la salvezza. Ma, allora, perché predicare ai demoni?
Non sempre la predicazione viene fatta a scopo di pentimento e salvezza. Noi prendiamo la coppa del vino del furore di Geova per le nazioni, non per la loro conversione ma come un avvertimento della morte che li attende. È un annuncio di condanna e del finale trionfo di Geova. Noi continueremo a predicare dopo che Harmaghedon sarà cominciata, non perché altri ancora si pentano e siano salvati ma perché tutti conoscano che i propositi di vendetta di Geova si realizzano. (Vedere La Torre di Guardia del 11 dicembre 1952, a pagina 365, domanda e risposta.) Similmente Gesù predicò ai demoni. In tal modo sia la parte invisibile del mondo di Satana, che quella visibile, ricevono una testimonianza contro di loro, non soltanto per il fatto che i Cristiani sono uno spettacolo per gli uomini e per gli angeli (compresi quelli decaduti, i demoni), ma mediante la predicazione che Gesù stesso fa a loro della loro fine completa.
Si vedano anche le pagine 69-73, 76, 81, 152, 153 in What Has Religion Done for Mankind?
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1953 | 1° maggio
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Domande dai lettori
◆ I versetti 4 e 5 di Proverbi 26 pare che esprimano concetti contradditori. Quale ne è la spiegazione? — T. L., North Carolina.
Secondo la versione di Moffatt questi due versetti dicono: “Non rispondere mai allo stolto secondo la sua stoltezza, perché non diventi come lui. Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza, perché non supponga di esser savio”. Oppure, secondo la traduzione di Fenton: “Non rispondere a nessuno stolto, conforme alla sua stoltezza, perché tu non ti faccia simile a lui. Rispondi a uno stolto come richiede la sua stoltezza, perché non appaia savio ai suoi propri occhi”. La chiave per stabilire la giusta relazione tra queste istruzioni che apparentemente contrastano si trova nell’avvertimento che risuona in ciascun caso. È la differenza degli avvertimenti che determina i significati da attribuire alle istruzioni relative alle risposte da dare agli stolti.
Se rispondete a uno stolto secondo la sua stoltezza, nel senso di rispondere conforme alla sua stoltezza, voi vi mettete in accordo con lo stolto. I ragionamenti e le deduzioni dello stolto sono insane, e la vostra risposta non dovrebbe essere in accordo con le vedute dello stolto. Lo stolto potrebbe mostrare stoltezza nel modo poco dignitoso o contenzioso col quale ragiona, mostrando solo desiderio per infruttuosi dibattiti verbali, che i Cristiani hanno l’ordine di evitare. Perciò non dovreste rispondere secondo la stoltezza dello stolto sostenendo le sue stolte vedute o adottando i suoi stolti e degradanti modi di ragionare. Perché? “Perché non diventi come lui”. Ma voi potreste rispondere allo stolto senza rendervi come lui, ed è questo che il versetto 5 suggerisce, “perché non supponga d’esser savio”. Se non rispondeste alla stoltezza dello stolto e la lasciaste indisturbata e non confutata, lo stolto si considererebbe certamente savio secondo il suo proprio modo di vedere. Per evitare questo voi rispondereste secondo la sua stoltezza nel senso di rispondere in base alle sue stolte contestazioni, analizzandole, mostrando come siano ridicole e assurde e immeritevoli d’essere accettate quando si esaminano in modo razionale. Così potreste dimostrare che gli argomenti e i falsi princìpi dello stolto portano a conclusioni assai diverse da ciò ch’egli sostiene. La sua stessa stoltezza potrebbe essere impiegata contro di lui capovolgendo la situazione, se la sua stoltezza è saggiamente presa e analizzata e adoperata contro la falsa opinione dello stolto. Così facendo, voi ‘rispondete allo stolto come richiede la sua soltezza’ e impedite ch’egli diventi “savio ai suoi propri occhi”.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1953 | 1° maggio
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Domande dai lettori
◆ In Numeri 30:6-8 è dichiarato che i voti d’una donna potrebbero essere scartati da suo marito. Si applica questo oggi? — T. P., Indiana.
Se veniamo nella verità e facciamo voti a Geova Dio, dobbiamo mantenerli, specialmente il nostro voto di fare la sua volontà da ora in poi. Ciò che il suddetto testo descrive è la posizione inferiore delle mogli sotto la Legge mosaica e come il marito era responsabile delle obbligazioni alle quali si legava la moglie. Ma noi oggi non siamo sotto la Legge e questa sottomissione delle donne ai loro mariti in rapporto ai voti non ha vigore, perché se così fosse, nessuna moglie che avesse un marito non credente opposto alla verità potrebbe realmente fare un voto dedicandosi al Signore Dio per fare la sua volontà e seguire le orme di Gesù Cristo. Quindi Dio tratta ora con le donne individualmente in rapporto ai voti fatti, e il marito non influisce sulla cosa né ha alcun potere di annullarli o vietarli. Naturalmente, una moglie non dovrebbe fare dei voti irragionevoli che ostacolerebbero l’adempimento dei suoi propri doveri scritturali verso il marito. (Eccl. 5:1-6)
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