Vendicato il sangue degli innocenti
“Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. — Isa. 26:21.
1. Qual è l’attitudine di Geova verso la vita, come mostra il profeta Isaia?
DA QUANDO Geova cominciò a trattare con il genere umano dimostrò la sua alta considerazione per la vita. Nello stesso tempo rese chiaro all’uomo che anch’egli deve rispettare la vita o altrimenti rispondere a Geova della sua mancanza di riguardo. Non avendo tenuto conto della legge di Geova, le nazioni si sono attirate il giusto giudizio di Geova, e il sangue innocente sparso nel corso dei secoli non può più essere coperto o rimanere invendicato. Questo è reso del tutto sicuro dalle parole del profeta Isaia: “Poiché, ecco, Geova uscirà dal suo luogo per chiedere conto dell’errore all’abitante del paese contro di lui, e il paese per certo esporrà il suo spargimento di sangue e non coprirà più i suoi uccisi”. — Isa. 26:21.
2. (a) In quale controversia inerente alla vita furono coinvolti Caino e Abele, e quale fu il motivo dell’attitudine di Caino? (b) Quale fu il giudizio di Geova a questo riguardo?
2 I primi due uomini che si sa nacquero nella razza umana furono coinvolti in questa controversia dello spargimento di sangue innocente quando l’offerta fatta a Geova da Abele fu accettata, mentre quella di Caino non fu guardata con favore, “e Caino si accese di grande ira, e il suo viso era dimesso”. Riconoscendo la minaccia rappresentata dall’ira di Caino per la vita di Abele, Geova avvertì Caino che avrebbe potuto avere esaltazione solo volgendosi per fare il bene. Comunque, la ragione per cui Caino non aveva ricevuto favore nell’offerta fatta a Geova, ‘Colui che legge i cuori’, divenne più manifesta allorché l’errata attitudine di Caino si rivelò ulteriormente. (1 Sam. 16:7) Invece di umiliarsi per riconoscere la legge di Geova e seguire l’esempio di suo fratello, preferì ignorare il consiglio di Dio di padroneggiare il peccato che era “in agguato all’ingresso” e seguì la via che lo portò al violento assassinio di suo fratello. (1 Giov. 3:12; Giuda 11) Un’ulteriore evidenza della sua attitudine fu la risposta insensibile e menzognera che diede alla domanda di Geova su dov’era Abele: “Non lo so. Sono io il guardiano di mio fratello?” Questa non era certo un’espressione di pentimento o di rimorso! Né la pretesa innocenza di Caino poteva esonerarlo dalla responsabilità. Il giudizio di Geova fu emesso immediatamente. “Ascolta! Il sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. E ora sei maledetto, al bando dalla terra, che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano”. — Gen. 4:4-11.
3. (a) Perché Caino non fu assolto dalla colpa, e come considerò il giudizio che Geova emise su di lui? (b) Nel giorno di Noè, che cosa fece Geova per purificare la terra, che si era riempita di violenza?
3 Notate che Geova richiamò particolarmente l’attenzione sul fatto che il sangue di Abele era stato versato in terra. Perché? Perché la vita è nel sangue e il sangue di Abele fu versato senza un motivo giustificabile. Caino tolse la vita ad Abele, una vita che apparteneva a Dio, e il sangue che macchiò la terra sulla scena del suo assassinio rese muta ma eloquente testimonianza alla vita che era stata versata, gridando vendetta a Geova. Caino dovette rendersi conto che avendo tolto la vita ad Abele aveva messo a repentaglio la sua propria vita, poiché si lamentò con Geova: “Dovrò divenire vagante e fuggiasco sulla terra, ed è certo che chiunque mi troverà mi ucciderà”. (Gen. 4:14) Comunque, Geova gli disse: “‘Per tale ragione chiunque ucciderà Caino dovrà subire vendetta sette volte’. E Geova pose dunque un segno per Caino onde nessuno, trovandolo, lo colpisse a morte”. (Gen. 4:15) Il segno che Geova pose su Caino aveva un significato inequivocabile, come attestò in seguito Lamec, discendente di Caino, allorché compose queste parole: “Ho ucciso un uomo perché mi ha ferito, sì, un giovane perché mi ha dato un colpo. Se Caino dev’essere vendicato sette volte, quindi Lamec settanta volte e sette”. (Gen. 4:23, 24) La violenza crebbe sulla terra finché, nel giorno di Noè, Geova cancellò tutto ciò in cui era attivo “l’alito della forza della vita”, dall’uomo alla bestia. Solo Noè e quelli che erano con lui nell’arca furono risparmiati quando le acque del diluvio coprirono la terra. — Gen. 7:22, 23.
FATTA RISPETTARE LA SANTITÀ DEL SANGUE
4. (a) Quando e come Geova mise la forza della vita nella sua creazione materiale? (b) Come Geova dimostrò l’ordine superiore della vita di un’“anima” in paragone con la vita che anima la vegetazione?
4 Questo “alito della forza della vita” era stato creato da Dio ed era stato per prima posto negli animali marini, nelle alate creature volatili e negli animali terrestri. Ciò era avvenuto migliaia d’anni prima che l’uomo ricevesse questo dono da Dio. Comunque, neppure questo fu il principio dell’operato della forza vitale sulla terra. Ciò avvenne nel terzo giorno creativo quando Dio diede agli inanimati atomi della materia la forza della vita, dicendo: “La terra faccia spuntare erba, vegetazione che faccia seme, alberi fruttiferi che portino frutto secondo le loro specie, il cui seme sia in esso, sopra la terra”. (Gen. 1:11) Nella vegetazione, specialmente nelle piante legnose, doveva scorrere un succo o fluido vitale circolante, portando l’essenziale alimento ai più piccoli rami, foglie e germogli. Così si poteva dire che la vita dell’albero è nella linfa, che trasporta in tutto il sistema della pianta le proprietà che sostengono la vita. Comunque, circa quattordicimila anni dopo, nel quinto giorno creativo, quando cominciarono a essere create le creature marine e le creature volatili, e altri settemila anni dopo, nel sesto giorno creativo, quando cominciarono a essere creati gli animali terrestri, Geova preparò in essi un diverso tipo di sistema circolatorio. E riempì complicati sistemi circolatori di queste creature di un nuovo veicolo, sangue invece di linfa, che trasporta l’ossigeno e gli elementi nutritivi a ogni tessuto di ogni organo e parte del corpo. Ma la vita che è nel sangue è di un ordine superiore a ciò che anima le piante e la vegetazione. È la vita di un’“anima”. Inoltre, all’uomo non fu imposta nessuna limitazione in quanto ad abbattere le piante, togliendone così la vita. Al contrario, “tutta la vegetazione che fa seme . . . e ogni albero” furono dati sia all’uomo che alla bestia perché servissero loro di cibo. (Gen. 1:29, 30) Ma in Eden, e dopo che l’uomo ebbe peccato e fu espulso dall’Eden, non gli fu data l’autorità di togliere la vita agli animali con la stessa illimitata libertà che aveva con le piante. La vita di un’anima era da Dio considerata sacra.
5. (a) Quale nuova legge ricevette Noè dopo il diluvio, e in relazione a quale autorizzazione fu data? (b) Come questo comandamento mise ulteriormente in risalto la santità del sangue e della vita che esso contiene?
5 Quando Noè uscì dall’arca, Geova gli diede una nuova legge. Così facendo, Geova parlò dell’“anima” come del “sangue”. Questo perché l’“anima” o “vita” è nel sangue. Non che l’anima sia qualche cosa di immateriale, invisibile e intangibile che risieda dentro l’uomo. Animali, pesci e uccelli sono chiamati “anime” (Gen. 1:20-24) e, creando l’uomo, Geova soffiò l’alito della vita nel corpo fatto di polvere e “l’uomo divenne un’anima vivente”, cioè l’uomo fu un’anima, non ebbe un’anima. (Gen. 2:7) Ma dopo il Diluvio Geova mutò il suo modo di trattare il genere umano per quanto riguardava lo spargimento di sangue. Geova diede all’uomo la sacra responsabilità di agire immediatamente come giustiziere di Geova verso gli assassini volontari. Questo comandamento fu dichiarato in relazione all’autorizzazione di mangiare la carne degli animali, ma Geova avvertì specificamente Noè riguardo alla santità del sangue e alla vita contenuta nel sangue. “Ogni animale che si muove ed è in vita vi serva di cibo. Come nel caso della verde vegetazione, vi do in effetti tutto questo. Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue. E, oltre a ciò, io richiederò il sangue delle vostre anime. Lo richiederò dalla mano di ogni creatura vivente; e dalla mano dell’uomo, dalla mano di ciascuno che gli è fratello, richiederò l’anima dell’uomo. Chiunque sparge il sangue dell’uomo, il suo proprio sangue sarà sparso dall’uomo, poiché a immagine di Dio egli ha fatto l’uomo”. (Gen. 9:3-6) La pena capitale fu ora imposta al genere umano come esigenza divina, e col passar del tempo fu molto chiaro che la mancata osservanza di questa esigenza avrebbe di nuovo causato grave colpa per spargimento di sangue.
NESSUN RISCATTO PER I COLPEVOLI DI SPARGIMENTO DI SANGUE
6. Secondo la legge di Mosè, solo in che modo si poteva evitare che il paese fosse contaminato dallo spargimento di sangue, e qual era la portata di questo provvedimento?
6 Secoli dopo, Geova Dio mise di nuovo in risalto la sua alta considerazione per la vita dell’“anima” prescrivendo la punizione per la violazione della legge d’Israele di cui Mosè era stato mediatore. Geova disse: “E il tuo occhio non dovrebbe provare commiserazione: sarà anima per anima, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. (Deut. 19:21) Geova avvertì ulteriormente il suo popolo che si preparava ad entrare nella Terra Promessa: “E non dovete contaminare il paese nel quale siete; perché il sangue contamina il paese, e per il paese non ci può essere nessuna espiazione rispetto al sangue che è stato sparso su di esso eccetto mediante il sangue di colui che l’ha sparso”. (Num. 35:33) Il provvedimento di Geova per mantenere il paese libero dalla contaminazione causata dalla colpa del sangue da parte dei suoi abitanti era di così lunga portata che provvide anche per i casi in cui l’assassino non era conosciuto. Non si doveva permettere che la perdita di una vita innocente facesse rimanere contaminato il suolo. — Deut. 21:1-9.
7. (a) Chi in Israele era autorizzato a vendicare un ucciso, e come adempiva la sua responsabilità? (b) Come la legge d’Israele differiva dalle pratiche successive, specialmente nei tempi medievali?
7 Sotto la legge d’Israele colui che era autorizzato a vendicare il sangue di un ucciso si chiamava “vendicatore del sangue” o go·’elʹ ed era il parente maschio più prossimo dell’ucciso. (Num. 35:19) Giacché il parente più prossimo avrebbe avuto rapporti personali con l’ucciso, è comprensibile che si interessasse vivamente di adempiere questa responsabilità, perfino levandosi nell’ardore dell’ira per vendicare la vita del suo congiunto. Se l’assassino era conosciuto, l’espiazione per il sangue dell’ucciso doveva quindi essere rapida e sicura. “Nel caso che ci sia un uomo che odia il suo prossimo, si è posto in agguato per lui e si è levato contro di lui e ha colpito a morte la sua anima ed egli è morto, e l’uomo è fuggito a una [delle città di rifugio], gli anziani della sua città devono quindi mandare e prenderlo di là, e lo devono consegnare in mano al vendicatore del sangue, ed egli deve morire. Il tuo occhio non lo dovrebbe commiserare, e devi togliere la colpa del sangue innocente da Israele, affinché tu abbia bene”. (Deut. 19:11-13) Non ci doveva essere nessun asilo per l’assassino volontario, né si poteva pagare un riscatto per la sua anima. (Num. 35:31) Nei tempi antichi e nei tempi medievali, in molti paesi era provveduto rifugio a chiunque, anche se era colpevole di assassinio. Le chiese della cristianità divennero così luoghi di asilo per chi aveva deliberatamente violato la legge di Dio. Questo non veniva tollerato sotto la legge dell’antico Israele. Un esempio in cui neppure il sacro altare degli olocausti provvide asilo è dato dal caso di Gioab. Quando egli non volle lasciare i corni dell’altare e uscire, Salomone ordinò che fosse giustiziato lì nel cortile della tenda di Geova per la parte che aveva avuta nella ribellione di Adonia e per aver ucciso Abner e Amasa. — 1 Re 2:28-34.
MISERICORDIA PER L’OMICIDA INVOLONTARIO
8. (a) Perché il vendicatore del sangue non sarebbe stato colpevole di sangue togliendo la vita di un omicida? (b) Il vendicatore del sangue sarebbe stato colpevole di sangue se avesse tolto la vita di un omicida involontario? Come poteva il paese essere contaminato in tale circostanza?
8 Se il vendicatore del sangue raggiungeva tale uccisore, non derivava nessuna colpa del sangue se giustiziava l’assassino perché, infatti, egli avrebbe fatto espiazione per il sangue innocente che altrimenti avrebbe contaminato il paese. (Num. 35:33) Ma che dire se l’omicidio era stato accidentale e non c’era stata nessuna malizia o intenzione? In tal caso la vita sarebbe stata tolta senza intenzione, senza cercare il danno dell’ucciso. Se il vendicatore del sangue raggiungeva questo omicida involontario e lo uccideva nell’ardore dell’ira, allora, giacché l’omicida non era colpevole di assassinio premeditato, il suo stesso parente più prossimo poteva levarsi con indignazione contro colui che aveva giustiziato il suo congiunto e sarebbe stata tolta un’altra vita innocente, perché il primo vendicatore del sangue aveva effettivamente il diritto legale di piombare sull’omicida involontario. Questo poteva facilmente dar luogo a una faida sanguinosa in cui sarebbe andata perduta una vita innocente dopo l’altra, e il paese sarebbe stato bagnato di sangue.
9. Quale mezzo d’asilo fu provveduto per l’omicida involontario?
9 Per impedire questa contaminazione del paese e come atto di misericordia, Geova richiese che fossero stabilite in Israele delle città asilo dove l’omicida involontario poteva trovare rifugio e sottrarsi al vendicatore del sangue. “E le città vi devono servire come rifugio contro il vendicatore del sangue, onde l’omicida non muoia finché non compaia davanti all’assemblea per il giudizio. E le città che darete, le sei città di rifugio, saranno al vostro servizio. Darete tre città al di qua del Giordano, e darete tre città nel paese di Canaan. Serviranno da città di rifugio. Queste sei città serviranno da rifugio ai figli d’Israele e al residente forestiero e all’avventizio in mezzo a loro, perché vi fugga chiunque senza intenzione ha colpito mortalmente un’anima”. (Num. 35:10-15; Deut. 19:1-3, 8-10) Queste città dovevano essere vicine e di facile accesso, come dichiara Deuteronomio 19:6: “Altrimenti, il vendicatore del sangue, siccome il suo cuore è ardente, può inseguire l’omicida ed effettivamente raggiungerlo, giacché la via è lunga; e può in realtà colpire la sua anima a morte, mentre non c’è per lui sentenza di morte, perché in precedenza non lo odiava”. Inoltre, benché non sia specificamente dichiarato nella Bibbia, la tradizione giudaica ci informa che le strade che portavano alle città di rifugio eran fatte molto larghe e piane, così che non ci fosse nessun ostacolo nella via, ed erano continuamente mantenute in buone condizioni.
SICUREZZA SOLO NELLA CITTÀ DI RIFUGIO
10. Come si determinava se un uomo aveva diritto ad asilo nella città di rifugio?
10 Benché chiunque toglieva una vita potesse fuggire alla città, era provveduto asilo solo finché l’omicida poteva essere processato dinanzi agli anziani della sua città nella cui giurisdizione era avvenuto l’assassinio. (Gios. 20:4-6) E “l’assemblea deve quindi giudicare fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue secondo questi giudizi”. (Num. 35:24) Se era trovato colpevole di assassinio, l’omicida doveva essere consegnato senza indugio al vendicatore del sangue per l’esecuzione. (Num. 35:30) Se, d’altra parte, l’omicida veniva trovato innocente, non avendo avuto malizia e non avendo odiato anteriormente l’ucciso, allora “l’assemblea deve liberare l’omicida dalla mano del vendicatore del sangue, e l’assemblea lo deve rimandare alla sua città di rifugio cui era fuggito, ed egli vi deve dimorare fino alla morte del sommo sacerdote che è stato unto con l’olio santo”. — Num. 35:25.
11. Solo in che modo la città avrebbe continuato ad essere un luogo di rifugio per l’omicida, e questo che cosa gli faceva capire?
11 Per assicurarsi il continuo rifugio, l’omicida doveva rimanere entro i confini della città, dei suoi sobborghi e dei suoi pascoli che si estendevano per mille cubiti fuori della città. “Ma se l’omicida senza fallo esce dalla linea di confine della sua città di rifugio alla quale può fuggire, e il vendicatore del sangue lo trova in effetti fuori della linea di confine della sua città di rifugio, e il vendicatore del sangue ammazza in effetti l’omicida, non ha colpa del sangue. Poiché egli dovrebbe dimorare nella sua città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, e dopo la morte del sommo sacerdote l’omicida può tornare al paese del suo possedimento”. (Num. 35:26-28) Questo significava che, una volta entrato nella città e accettato come suo abitante, avendo dimostrato la sua innocenza in quanto all’uccisione intenzionale ed essendosi sottoposto al debito processo, l’omicida non poteva quindi per nessuna ragione uscire dalla città neppure temporaneamente senza rischiare la vita. Questo avrebbe fatto capire all’omicida la gravità di quanto aveva fatto, benché innocentemente, e gli avrebbe sempre rammentato la misericordia di Geova che gli aveva concesso questo asilo. Era ulteriormente dichiarato: “E non dovete prendere nessun riscatto per uno che è fuggito alla sua città di rifugio, perché riprenda a dimorare nel paese prima della morte del sommo sacerdote”. (Num. 35:32) Altrimenti, avrebbe significato farsi beffe del provvedimento preso da Geova e avrebbe fatto pensare che si poteva comprare la vita da Geova.
12. Era l’omicida tenuto prigioniero nella città? Che cosa ve lo teneva, e che cosa doveva fare nel periodo in cui vi risiedeva?
12 Chi era ammesso nella città di rifugio non doveva divenire un peso per gli abitanti della città. È ragionevole che mentre era lì contribuisse al benessere della città e lavorasse per procurarsi il necessario. Poteva far questo svolgendo il suo proprio mestiere, se si addiceva alla vita cittadina. Se no, poteva anche doverne imparare un altro. Non c’era nulla nella legge di Geova che gli permettesse di mendicare o di vivere della carità altrui senza dare qualche cosa in cambio, se ne era fisicamente in grado. Anche la vedova e l’orfano che erano senza terra o senza mezzi di sostentamento, pur ricevendo abbondanti provvedimenti, dovevano sempre lavorare in cambio di quello che ricevevano. (Deut. 24:17-22) È interessante notare che, mentre gli omicidi non erano tenuti prigionieri nella città ed erano liberi di andarsene se lo ritenevano opportuno, tuttavia l’incentivo di Geova a osservare il suo provvedimento per la salvezza era di natura tale che solo i più temerari avrebbero cercato di violarlo.
13. Quali ulteriori aspetti della legge d’Israele rendevano chiaro che neppure il togliere una vita involontariamente poteva essere considerato alla leggera?
13 Inoltre, non si doveva abusare della misericordia di Geova che aveva provveduto rifugio all’omicida non intenzionale, né la legge ammetteva l’inescusabile negligenza come motivo per chiedere misericordia. Ad esempio, quando un uomo costruiva una casa nuova doveva fare un parapetto per il tetto; altrimenti, chiunque cadesse dal tetto avrebbe recato la colpa del sangue sulla casa. (Deut. 22:8) Se un uomo possedeva un toro che aveva l’abitudine di cozzare, e il proprietario aveva ricevuto avvertimento, e se non custodiva il suo toro ed esso uccideva qualcuno, il proprietario del toro era colpevole di sangue e poteva essere messo a morte. (Eso. 21:28-32) Se un ladro era stato trovato a sfondare di notte ed era stato ucciso nella lotta per prenderlo, non c’era colpa del sangue. Ma se era accaduto di giorno quando si poteva vedere bene, colui che lo aveva colpito mortalmente era colpevole di spargimento di sangue. (Eso. 22:2, 3) La legge di Geova era veramente in perfetto equilibrio, poiché esigeva giusta retribuzione dai malvagi ma estendeva misericordia a coloro che senza intenzione cadevano nel peccato o commettevano una violazione della legge.
LA RETRIBUZIONE È SICURA E SUBITANEA
14. In che modo Israele come nazione accettò le esigenze della Legge sulla santità della vita, e quali capi d’accusa furono i profeti di Dio autorizzati a pronunciare?
14 Che capo d’accusa per l’antico Israele fu questo equo provvedimento di Geova! Benché l’intera legge d’Israele desse enfasi alla santità della vita e alla santità del sangue, sin dall’inizio delle sue opere con Israele solo un piccolo rimanente rispose alle ripetute esortazioni che Geova ritenne necessario dare al suo popolo, ‘levandosi di buon’ora e mandando i suoi profeti’ per avvertirli della certezza della giusta retribuzione. Non solo essi si rifiutarono di dare ascolto ai consigli ammonitori di Geova, ma si gettarono violentemente sui suoi profeti e li misero crudelmente a morte, aggiungendo così il sangue di questi innocenti alla colpa che avevano dinanzi a Geova. (Ger. 26:2-8) Perciò Geova pronunciò questa accusa contro di loro mediante Geremia: “Inoltre, nei tuoi lembi si son trovati i segni del sangue delle anime dei poveri innocenti. Non li ho trovati nell’atto di sfondare, ma sono su tutti questi”. (Ger. 2:34) E mediante Isaia: “Il paese medesimo si è contaminato sotto i suoi abitanti, poiché han trasgredito le leggi, cambiato il regolamento, infranto il patto di durata indefinita. Perciò la maledizione stessa ha divorato il paese, e quelli che lo abitavano sono ritenuti colpevoli. Perciò gli abitanti del paese son diminuiti di numero, e sono rimasti pochissimi uomini mortali”. — Isa. 24:5, 6.
15. Quale retribuzione portò Geova contro il suo popolo Israele al giorno di Geremia, e quale ulteriore responsabilità a questo riguardo ebbero i loro discendenti del giorno di Gesù?
15 Gerusalemme fu distrutta nel 607 a.E.V. per i suoi molti delitti contro Geova, compresa la sua colpa del sangue, e solo un rimanente non fu condannato. Ma, nonostante questo spaventoso atto punitivo di Geova, i falsi capi religiosi del giorno di Gesù non poterono negare la loro colpa del sangue come non avevano potuto negarla i capi religiosi del tempo di Geremia, poiché, in entrambi i casi i loro lembi erano di un rosso vivo per il sangue dei fedeli di Geova, incluso perfino quello del suo proprio caro Figlio. — Matt. 23:33-36; 27:24, 25; Luca 11:49-51.
16. Quale posizione hanno oggi assunto le nazioni in merito alla controversia della santità della vita, e quale dovrebbe essere la nostra veduta?
16 Oggi, la colpa del sangue di tutte le nazioni della terra ha raggiunto il colmo. La colpa del sangue della “meretrice” Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione, è così grande che si dice sia ubriaca del sangue del popolo di Geova. (Riv. 17:5, 6; 18:24) Il Vendicatore del sangue costituito da Geova deve colpire in qualsiasi momento, e guai a chiunque sarà sorpreso in sua compagnia! (Riv. 18:4) Tali colpevoli di sangue “non vivranno per metà dei loro giorni”, come disse Davide. (Sal. 55:23) La nostra fervida preghiera dovrebbe essere, con quella del salmista: “Liberami dalla colpa del sangue, o Dio, Dio della mia salvezza”, e “salvami dagli uomini colpevoli di sangue”. (Sal. 51:14; 59:2) Quindi, nel vicinissimo futuro, quando nei cieli il potente coro di lode ascenderà a Geova perché gli ultimi elementi di Babilonia la Grande saranno stati distrutti e il sangue di tutti gli innocenti sarà stato vendicato, sulla terra le nostre voci si uniranno a quelle di tutti coloro che saranno sfuggiti alla spada punitiva del Vendicatore di Geova. — Riv. 19:1, 2, 15, 21.
“Mediante la sapienza si edificherà una casa, e mediante il discernimento sarà fermamente stabilita. E mediante la conoscenza le stanze interne si empiranno d’ogni cosa di valore, preziosa e piacevole”. — Prov. 24:3, 4.
[Cartina a pagina 655]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
Città di rifugio
Chedes
Golan
Ramot
Fiume Giordano
Sichem
Bezer
Ebron
[Immagine a pagina 656]
L’omicida involontario doveva fuggire alla più vicina città di rifugio affinché il vendicatore del sangue non lo raggiungesse e non l’uccidesse nell’ardore dell’ira