Seconda parte
1. A chi sono rivolte le parole di sfida di Geova?
A CHI si riferisce Geova quando dice riguardo a tutti i popoli e a tutte le nazioni: “Chi fra di loro può annunciare ciò e farci udire le cose passate? Presentino i loro testimoni a giustificazione”? Con queste parole di sfida Geova si riferisce agli dèi di tutti i popoli e di tutte le nazioni. Questi dèi sono invitati a presentare dei testimoni che con la loro testimonianza diano prova che i loro dèi sono dèi di profezia e sono dèi giusti, gli dèi che è giusto adorare, gli dèi che possono prosciogliersi dall’accusa di essere falsi dèi. Questi dèi difendano la loro causa in tribunale contro Geova.
2. Mentre vi è stato molto tempo in cui potevano avverarsi le parole di Geova, quali appropriate domande sono rivolte in merito a tutti gli altri dèi, compreso il dio trino della cristianità?
2 La scritta Parola di Geova, la Sacra Bibbia, fu completata verso la fine del primo secolo dell’Èra Cristiana. Negli oltre diciotto secoli trascorsi da allora vi è stato molto tempo per adempiere le profezie di Geova scritte nella sua Parola in merito al suo nome. Ma che dire degli dèi di tutte le nazioni del mondo, compreso il dio trino della cristianità? Vi è stato o vi è tra tutte le nazioni di questo mondo un dio che “può annunciare ciò”, cioè annunciare ciò che Geova ha detto nella sua Parola scritta? O possono gli dèi delle nazioni “farci udire le cose passate”, cioè le cose in anticipo? Fecero questi dèi predizioni nel passato che in seguito, nel passato, si avverarono? Fecero questi dèi predizioni in merito all’attuale tempo di perplessità? Gli avvenimenti e le condizioni del mondo dal 1914 d.C. in poi dimostrano forse che questi dèi dissero la verità e che essi sono dèi veraci che fanno profezie e hanno il potere di avverare le loro profezie?
3. Che cosa sono invitati a fare questi dèi?
3 Presentino questi dèi i loro testimoni dalle numerose nazioni la cui popolazione totale è oggi di oltre tre miliardi di persone. Certamente in mezzo a tante persone gli dèi dovrebbero trovare i necessari due o tre testimoni che dimostrino che sono veri dèi. Odano questi testimoni ciò che i loro dèi dicono nei loro sacri libri religiosi affinché tali testimoni possano confermare e dire riguardo alle profezie dei loro dèi: È ‘“la verità”. I nostri dèi sono stati veraci!’
4, 5. (a) Quanti, tra gli dèi delle nazioni, sono in grado di presentare testimoni della loro divinità? (b) Che cosa dice ora Geova?
4 Dove hanno dunque questi dèi, in mezzo all’afflizione mondiale, dei testimoni che possano attestare “la verità” in merito ai loro dèi? Quale di questi dèi ha predetto qualsiasi tempo in anticipo la presente angoscia e perplessità delle nazioni, provvedendone quindi la spiegazione e predicendone il risultato? Nessuno di questi dèi può fornire il numero di testimoni richiesti per questo scopo! Nessuno di questi dèi può essere dichiarato giusto mediante le prove presentate da testimoni sulla terra. Ma vi è un Dio solo che ha fatto queste cose mediante le quali dimostrare la sua Divinità. Ora egli dice ai suoi rappresentanti nella corte:
5 “Voi siete i miei testimoni — oracolo di Jahve — e mio servitore, che mi sono scelto, affinché sappiate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu fatto un dio né dopo ce ne sarà qualcuno. Io, io sono Jahve, fuori di me non esiste un salvatore. Io ho predetto e ho salvato, mi son fatto sentire; fra di voi non c’era un estraneo. Voi siete miei testimoni — oracolo di Jahve — e io sono Dio”. — Isa. 43:10-12, Ga.
6. Chi sono coloro che servono il vero Dio come suoi testimoni, e come sono resi testimoni?
6 Il semplice buon senso deve far ammettere con tutta onestà che coloro che ora servono in questa corte spirituale sono i testimoni di Geova. Non si dimostra di essere testimoni di Geova solo accettando questo nome e presentandosi come tali. Nel 1931 i dedicati studenti biblici cristiani, radunati in assemblea internazionale a Columbus, nell’Ohio, accettarono questo nome mediante una risoluzione formale, dopo di che le congregazioni cristiane in tutta la terra adottarono la stessa risoluzione per farsi pubblicamente riconoscere con tale nome. Oggi ve ne sono 22.761 in 194 paesi conosciute come testimoni di Geova. L’adozione della risoluzione concernente il nome non li rese in se stessa suoi testimoni. Geova li rende suoi testimoni ed essi devono rispettare le sue condizioni prima che egli li scelga.
7. Come si dà prova di essere testimoni del vero Dio?
7 I testimoni devono essere interamente dedicati a Geova Dio mediante Gesù Cristo come Mediatore del nuovo patto, affinché divengano membri dell’Israele spirituale. Questo li pone sotto l’obbligo di essere testimoni di Geova, perché il suo nome è invocato su di loro ed essi portano il suo nome. Comunque, devono dar prova di essere veramente tali rendendo testimonianza al suo nome, mostrando così la loro fede con le opere. Ha qualcuno nei nostri giorni dato tale prova prima del 1931?
8, 9. (a) Che cosa possono fare coloro che hanno dubbi al riguardo? (b) Perché l’accusa che i testimoni di Geova abbiano interpretato Isaia 43:10 e l’abbiano applicato a se stessi in modo arbitrario è falsa?
8 Ogni persona che ha dubbi esamini la storia dei testimoni di Geova dal 1919, e particolarmente dal 1926, fino al 26 luglio 1931, quando fu accettato questo nome, e riscontrerà che questi dedicati, battezzati cristiani soddisfecero le esigenze di Geova per essere Suoi testimoni. In un libro dal titolo “La religione nell’Unione Sovietica”, il famoso giornalista e scrittore politico Walter Kolarz, alle pagine 338-344 parla della campagna della Russia comunista per distruggere i testimoni di Geova, ma comincia dicendo:
Il nome ‘Testimoni di Geova’ è usato dal 1931. I membri della setta lo traggono da vari versetti biblici arbitrariamente interpretati, specialmente da Isaia (43:10) ‘I miei testimoni siete voi, dice l’Eterno, voi, e il mio servo ch’io ho scelto. . . .’ Esso viene cambiato in ‘I miei testimoni siete voi, dice Geova’. Gesù stesso fu il ‘principale Testimone di Geova’. Fino al 1931 i membri della setta furono chiamati con altri vari nomi, come ‘Studenti Biblici’ o ‘Russelliti’ . . .
9 Tuttavia, a questo riguardo i testimoni di Geova non sono responsabili di ciò che Kolarz chiama “vari versetti biblici arbitrariamente interpretati”, ed essi non cambiano l’espressione “l’Eterno” nel nome “Geova”. Essi hanno usato semplicemente traduzione moderne come La Sacra Bibbia a cura di mons. Garofalo, anziché la Versione Riveduta. Tale traduzione moderna non traduce erratamente il nome di Dio.
TESTIMONI DEL MESSIA
10. Per chi altro devono agire da testimoni i veri cristiani?
10 Certamente i veri cristiani, come lo sono oggi i testimoni di Geova, devono essere testimoni di Gesù Cristo. Prima di ascendere al cielo Gesù disse ai suoi discepoli: “Sarete testimoni di queste cose”. (Luca 24:48) E: “Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra”. (Atti 1:8) E nell’ultimo libro della Bibbia si parla dei veri cristiani come di quelli “che osservano i comandamenti di Dio e hanno l’opera di rendere testimonianza a Gesù”. (Riv. 12:17; 1:9; 19:10; 20:4) Perciò, anche dal 1931, i testimoni di Geova hanno continuato a rendere testimonianza a Gesù, e fanno questo perché “osservano i comandamenti di Dio”.
11, 12. (a) Perché i testimoni di Geova devono rendere testimonianza sia a Geova che a Gesù? (b) Con che cosa fu unto Gesù, e da chi?
11 Comunque, nell’ultimo libro della Bibbia, lo scrittore, l’apostolo Giovanni, dice riguardo a sé come cristiano: “Giovanni, il quale testimoniò la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo”. (Riv. 1:1, 2, La Sacra Bibbia a cura di mons. Garofalo) Il vero cristiano deve rendere testimonianza sia a Dio che al suo Cristo o Messia. Nessuno dimentichi o nasconda il fatto che il titolo Cristo o Messia significa “Unto”. Affinché vi sia un unto vi dev’essere colui che unge. Così, per rendere completa testimonianza riguardo a Gesù Cristo, dobbiamo anche rendere testimonianza a Colui che unse Gesù e lo rese il Cristo o Messia. Dobbiamo rendere testimonianza sia a Colui che unge che all’Unto. Chi unse dunque Gesù, e con che cosa? Con olio, o con che cosa? Gesù stesso ci dice chi lo unse. Quando nella sinagoga giudaica gli fu consegnato il libro di Isaia, egli lo aprì al capitolo sessantuno, versetti uno e due, e lesse loro in ebraico quanto segue:
12 “Lo spirito del Signore Jahve è sopra di me perché Jahve mi ha unto; mi ha inviato ad annunciare la buona novella ai miseri, . . . a promulgare l’anno di misericordia per Jahve”. (Isa. 61:1, 2, Ga) Dopo aver letto queste parole nel testo ebraico, dove compare il nome ebraico di Dio (יהוה), egli iniziò il suo sermone ai Giudei, dicendo: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura nelle vostre orecchie”. (Luca 4:16-21, Ga) In tal modo Gesù disse pubblicamente che il Signore Geova lo aveva unto con lo spirito santo. Sulla terra Gesù non unse se stesso con spirito santo dal cielo. Tre anni e mezzo dopo egli battezzò i suoi discepoli con spirito santo dal cielo, ma Gesù non battezzò se stesso con spirito. Il Signore Geova fece questo; e Gesù disse che il Signore Geova era Colui che lo aveva mandato a predicare e a “promulgare l’anno di misericordia per Jahve”. Così Gesù e Geova non sono lo stesso individuo. Geova è Colui che manda; Gesù è Colui che viene mandato. Geova è Colui che unge; Gesù è l’Unto o il Messia.
13. Di chi fu testimone Gesù, e quale prova ne diede?
13 In ogni tempo Gesù rese testimonianza a Colui che lo aveva unto, cioè il Signore Geova. Gesù nacque con l’obbligo di essere testimone di Geova, poiché, dalla vergine giudea Maria, Gesù nacque nella nazione stessa a cui Dio aveva detto mediante il profeta Isaia: “Voi siete i miei testimoni — oracolo di Jahve — e mio servitore, che mi sono scelto”. (Isa. 43:10, Ga) Mentre era processato dinanzi al governatore romano Ponzio Pilato perché si decidesse della sua vita, Gesù disse: “Per questo son nato, e per questo son venuto nel mondo: per dar testimonianza alla verità”. (Giov. 18:37, Ga) Rendere testimonianza alla verità di chi? Nella sua ultima preghiera con gli apostoli Gesù disse a Dio nel cielo: “Santificali nella verità: la tua parola è verità”. (Giov. 17:17, VR) Era la verità del Signore Geova.
14. Che cosa disse Giovanni in merito a Gesù come testimone?
14 L’apostolo Giovanni aveva ogni ragione per chiamare Gesù Cristo nell’ultimo libro della Bibbia “il testimone fedele, il primogenito dei morti e il capo dei re della terra. . . . e ha fatto di noi un regno, dei sacerdoti per Iddio suo Padre”. (Riv. 1:5, 6, Ga) E l’apostolo Giovanni cita le parole che Gesù gli disse: “Così parla l’Amen, il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio”. — Riv. 3:14, Ga.
15. Quale altra prova abbiamo per mostrare che Gesù era obbligato ad essere testimone di Geova?
15 Di chi era Gesù Cristo “il testimone fedele e verace”? Nascendo nella nazione a cui erano rivolte le parole di Isaia 43:10-12, Gesù Cristo era obbligato ad essere testimone di Geova. Egli visse in armonia con questo obbligo, poiché tutto il racconto scritto su ciò che disse e tutte le scritture ebraiche che citò dimostrano che era testimone di Geova. Se oggi fosse fatta a Gesù Cristo la domanda: Di quale Dio sei testimone? egli risponderebbe: Di Geova! Egli fu ed è tuttora nel cielo il “testimone fedele e verace” dell’“Iddio suo Padre”. — Riv. 1:5, 6, Ga.
16. A chi altri sono rivolte le parole di Isaia 43:10-12, oltre che ai cristiani giudei?
16 Sotto questo aspetto tutti i suoi discepoli devono imitarlo, siano essi Giudei di nascita o Gentili. (1 Cor. 11:1) I cristiani Gentili come pure i cristiani giudei devono essere testimoni di Geova, poiché alla conferenza degli apostoli e degli anziani a Gerusalemme il discepolo Giacomo applicò ai cristiani Gentili la profezia di Amos 9:11, 12 e disse: “Simone ha narrato come Dio fin da principio abbia disposto di scegliersi fra i Gentili un popolo che portasse il suo nome. Con questo sono concordi le parole dei Profeti, sì come sta scritto”. (Atti 15:14, 15, Na) Quindi il nome di Dio, Geova, è invocato tanto sui cristiani Gentili che sui cristiani giudei di nascita, e per tale ragione Isaia 43:10-12 è rivolto tanto ai cristiani Gentili che appartengono all’Israele spirituale, che ai Giudei che si sono convertiti per divenire discepoli di Gesù Cristo.
17. Se la cristianità vivesse in armonia con la sua asserzione, che cosa sarebbero tutti i suoi membri?
17 In questo caso non si tratta di trarre il nome testimoni di Geova da “vari versetti biblici arbitrariamente interpretati”, come dice Kolarz. Mediante il discepolo Giacomo lo spirito santo di Dio mostra che vi devono essere persone come i testimoni di Geova e mostra anche chi sono. Se la cristianità vivesse in armonia con la sua asserzione di essere cristiana, chiunque nella cristianità che professa di essere cristiano sarebbe testimone di Geova. Non si può evitarlo.
NESSUN DIO FU FORMATO PRIMA NÉ DOPO
18. In che senso gli ecclesiastici della cristianità asseriscono di essere testimoni di Geova, e quale interpretazione danno di Isaia 43:10?
18 Gli ecclesiastici della cristianità non possono difendersi dicendo che sono testimoni di Geova essendo testimoni di Gesù perché, com’essi dicono, Geova è il nome di Gesù nel Vecchio Testamento e quindi Gesù è Geova ed essi (il clero) usano semplicemente Gesù invece del nome Geova. Additano Isaia 43:10 in cui Geova dice non solo “Voi siete i miei testimoni”, ma anche queste parole (nella Versione Riveduta): “Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà alcuno”. E anche il versetto 11 di Isaia 43, che dice (nella stessa Versione Riveduta): “Io, io sono l’Eterno, e fuori di me non v’è salvatore”. Questo, dice il clero, dimostra che Geova e Gesù sono il solo e medesimo Dio, perché in questo versetto il Signore Geova dice: “Fuori di me non v’è salvatore”, e il Nuovo Testamento dice che Gesù è il nostro Salvatore.
19. Che cosa trascura il clero della cristianità con questa interpretazione?
19 Ragionando in questo modo tali ecclesiastici non menzionano la successiva profezia di Abdia, versetto 21 (VR; Ri; Ti), che dice: “E dei liberatori saliranno sul monte Sion per giudicare il monte d’Esaù; e il regno sarà dell’Eterno”. Si noti in tal caso che vi sono altri salvatori, oltre al Signore Geova. Questi ecclesiastici non menzionano nemmeno le seguenti scritture che parlano di altri salvatori: “E l’Eterno diede un liberatore agl’Israeliti, i quali riuscirono a sottrarsi al potere dei Siri”. (2 Re 13:5, VR) “Nella tua immensa misericordia, tu desti loro de’ liberatori, che li salvarono dalle mani dei loro nemici”. (Neem. 9:27, VR) “Sarà per l’Eterno degli eserciti un segno e una testimonianza . . . egli manderà loro un salvatore e un difensore a liberarli”. (Isa. 19:20, VR) Quindi Geova può suscitare altri perché agiscano da salvatori.
20. Spiegate in che modo Gesù è un salvatore dell’umanità.
20 In armonia con questo fatto le Sacre Scritture attestano che Gesù Cristo fu solo uno strumento di Geova Dio per la salvezza dell’umanità. In Atti 5:30-32 (Ga) gli apostoli cristiani dissero al Sinedrio giudaico: “Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste appendendolo a una croce. Questo principe e salvatore, Dio ha glorificato di sua mano, per dare ravvedimento a Israele e perdono dei peccati. Perciò noi siamo testimoni di questi fatti”. In Atti 13:23 (Ga) l’apostolo Paolo dice: “Dalla sua progenie [di Davide] Dio, conforme alla promessa, suscitò a Israele come salvatore Gesù”. In 1 Giovanni 4:14 (Ga) l’apostolo scrive: “E noi abbiamo contemplato e attestiamo che il Padre inviò il Figlio come salvatore del mondo”. Sostenere che Gesù Cristo è il solo e unico Salvatore sarebbe, in base a tutti questi versetti biblici, come negare che Dio, il Padre di Gesù Cristo, è un Salvatore. Ma l’Iddio Padre è la sola Fonte di salvezza perché egli mandò il suo unigenito Figlio su questa terra affinché divenisse l’uomo Gesù Cristo e morisse come sacrificio di riscatto; e l’Iddio Padre destò suo Figlio dai morti e così salvò anche suo Figlio. — Ebr. 5:5-8.
21, 22. Quale altro argomento è usato dal clero per spiegare Isaia 43:10, e se fa questo che cosa ne consegue?
21 Ciò nonostante, non completamente soddisfatto da quanto abbiamo detto, il clero della cristianità si riferisce di nuovo ad Isaia 43:10, dove Geova, rivolgendosi ai suoi testimoni, dice: “Prima di me nessun Dio [El] fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà alcuno”. (VR) Quindi si riferisce ad Isaia 9:5 (VR), che chiama Gesù Cristo “Dio [El] potente, Padre eterno, Principe della pace”, e dice che, dal momento che non fu formato nessun Dio prima di Geova e non vi doveva essere nessun Dio dopo Geova, questo fatto dimostra che Geova e Gesù sono l’unico e medesimo Dio e che Geova è Gesù. Esso dice anche che questo dimostra che la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane ha torto nel tradurre Giovanni 1:1 come segue: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era dio”, cioè un dio oltre a Geova.
22 Usando tale argomento gli ecclesiastici trinitari tolgono dal contesto le parole di Geova in Isaia 43:10 e mostrano di non comprendere quello di cui parla Geova mediante il suo profeta.
23, 24. Che cosa dice Geova ad Israele nel quarantatreesimo capitolo di Isaia, e come dobbiamo comprendere i versetti dieci e undici?
23 Nel primo versetto del quarantatreesimo capitolo di Isaia Geova dice al popolo di Isaia che Egli è il Creatore della nazione di Giacobbe, Colui che ha fatto la nazione d’Israele. Geova creò e fece tale nazione. La nazione d’Israele non creò e non formò Geova come suo Dio. Le altre nazioni, le nazioni dei Gentili, avevano creato i loro dèi e fatto immagini per rappresentare i loro dèi, ma questo non era avvenuto nel caso della nazione d’Israele e del suo Dio Geova. A motivo di questo importantissimo fatto Geova sfida i molti dèi delle nazioni e dice a tali dèi di presentare i loro testimoni affinché essi diano la prova che sono veri dèi che preconoscono il futuro e predicono il futuro. Ma la nazione d’Israele poteva citare molti effettivi fatti storici circa il suo Dio come prova che è un vero Dio vivente, benché Egli non permetta che si faccia nessuna immagine o idolo materiale per rappresentarlo. Quindi Geova dice agli Israeliti che sono suoi testimoni e il suo servitore, che egli ha scelto. Perché?
24 Geova lo spiega dicendo: “Affinché sappiate e crediate in me e comprendiate che sono io. Prima di me non fu fatto un dio né dopo ce ne sarà qualcuno. Io, io sono Jahve, fuori di me non esiste un salvatore”. (Isa. 43:10, 11, Ga) Geova, l’Iddio del suo popolo eletto, non è come gli dèi creati e formati delle nazioni dei Gentili. In Isaia 43:10 Geova non disse: ‘Io non feci un dio prima di me, e non feci un Dio dopo di me’. No, ma disse: “Prima di me non fu fatto un dio”, cioè da altri. Quindi egli parla del fatto che altri facciano i loro dèi.
25-27. Che cosa dice ora Geova circa la divinità degli dèi di metallo, di pietra e di legno?
25 È molto chiaro che in questo caso Geova parla delle nazioni non giudaiche che creano i loro dèi e fanno idoli o i immagini di metallo, di pietra o di legno, come risulta dal contesto che precede e segue Isaia 43:10. Dopo aver detto nel resto del capitolo quarantatré come libererà il suo popolo da Babilonia, dove sarà esiliato per aver peccato e trasgredito contro di lui, Geova prosegue nel successivo capitolo, dicendo:
26 “E ora ascolta, Giacobbe mio servitore, Israele da me eletto. Così dice Jahve che ti ha creato e ti ha plasmato dal seno materno [dove fosti fatto e formato], ‘. . . Non temete e non vi preoccupate; forse non te l’ho già annunciato e proclamato? Voi ne siete testimoni: C’è forse un dio fuori di me o una roccia? Io non ne conosco’.
27 “Gli artefici di idoli sono tutti vanità, i loro oggetti preziosi non giovano a nulla, i loro devoti non vedono né capiscono, così che saranno coperti di onta. Chi plasma un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? Ecco, tutti i suoi dipendenti saranno confusi; gli stessi artefici non sono che uomini. . . . Il fabbro lavora il ferro al fornello, gli dà forma d’idolo con martelli, lo rifinisce con il braccio vigoroso; soffre la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua, [l’artefice dell’idolo metallico di un dio] si spossa”. Come può dunque il fabbro che diviene assetato e stanco, affamato e senza forze, formare col metallo un dio che non si stanchi e non perda le forze?
28. In che modo mostra egli l’assoluta stoltezza dell’adoratore degli dèi di legno?
28 Quindi, mediante il profeta Isaia, Geova continua parlando del falegname che fa un dio di legno. A questo scopo egli sceglie un buon albero da cui trarre il legno. “Costruisce un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera. . . . e lo prega, dicendogli: ‘Salvami, perché sei il mio dio!’” Il resto del legno dello stesso albero non diviene un dio, ma il falegname lo brucia per riscaldarsi o cuocere il pane o arrostire la carne. Il falegname non si sofferma mai a ragionare e non dice fra sé: “Ho bruciato nel fuoco una parte [dell’albero], sulla sua bracia ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; trasformerò il resto in abominio [un idolo]?” Come può l’idolo fatto col legno che il falegname può bruciare nel fuoco essere un dio? — Isa. 44:1-20, Ga.
29, 30. Quale invito rivolge dunque Geova ai suoi testimoni, e che cosa dice quindi per dare un’ulteriore prova che egli è un Dio di profezia?
29 Dopo questo semplice ragionamento, Geova Dio si rivolge al suo popolo eletto e dice: “Ricorda tali cose, o Giacobbe, e tu, Israele, perché sei mio servitore. Io ti ho plasmato [non tu me], tu sei mio servitore; Israele, non sarai dimenticato da me. Ho fatto sparire come una nube la tua iniquità e i tuoi peccati come una nuvola [così che non li possa vedere dal cielo]. Ritorna a me, perché ti ho redento”. — Isa. 44:21, 22, Ga.
30 Dopo ciò Geova Dio, Colui che li ricompra, predice, oltre centonovant’anni prima, il nome di colui che rovescerà la forte potenza mondiale di Babilonia e libererà il suo popolo da essa perché torni in patria a ricostruire Gerusalemme e il tempio. Geova menzionò Ciro, il conquistatore persiano che secondo la storia secolare rovesciò Babilonia nel 539 a.C. e in seguito liberò i prigionieri giudei. Così Geova ricomprò il suo popolo. (Isa 44:23-28) Non è questo uno dei molti fatti indicanti che Geova è Dio, l’Iddio delle profezie veraci? Veramente sì!
31. (a) Riassumete ora il giusto intendimento di Isaia 43:10. (b) Tuttavia, che cosa disse Geova che avrebbe fatto a favore del suo unigenito Figlio?
31 Perciò, ritornando ad Isaia 43:10, le nazioni dei Gentili della terra non esistevano prima di Geova, e perciò non fu formato nessun dio dalle nazioni idolatre prima di Geova, che è senza principio. (Sal. 90:2) È anche vero che, in tutte le nazioni che vennero all’esistenza dopo il diluvio dei giorni di Noè quattromilatrecento anni fa, non è stato formato dalle nazioni nessun vero, vivente dio capace di profetizzare veracemente. Quindi, dopo Geova, non vi è stato nessun Dio come Lui. Ma secondo la sua profezia in Isaia 9:5, nell’ottavo secolo avanti Cristo, egli dichiarò il suo proposito di rendere il suo unigenito Figlio “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace”. (VR) Geova non adempì questa profezia ai giorni di Isaia né nell’anno in cui Egli disse le parole di Isaia 43:10, 11. Ebbene, dunque, quando adempì Geova la profezia di Isaia 9:5, 6? Geova Dio l’adempì in suo Figlio nel primo secolo dell’Èra Volgare, il Figlio di Dio che divenne Gesù Cristo.
32. Qual è dunque la nostra conclusione in merito a Geova Dio?
32 Vi è dunque un Dio come Geova, il Padre del Signore Gesù Cristo? No, possiamo rendere testimonianza che non ve n’è nessuno. Fino ad oggi è vero che, quale Onnipotente Dio delle profezie veraci, egli è il Primo e l’Ultimo, e nessuna creatura in cielo o sulla terra può formare un dio come lui; nessuna creatura può costituirsi dio in confronto a Geova. Com’è scritto in Isaia 44:6, 7 (Ga): “Così dice Jahve, re di Israele e tuo redentore, Jahve degli eserciti: ‘Io il primo e io l’ultimo; fuori di me non c’è dio. Chi è come me? Lo proclami, lo faccia sapere e me lo dimostri. Chi ha reso noto il futuro dall’eternità? Ci faccia conoscere quanto succederà’”.
33. (a) Vi è stato un Dio che abbia potuto rispondere alla sfida di Geova sulla Divinità? (b) Che cosa dovrebbe dunque ciascuno di noi decidere di essere?
33 Fino ad oggi nessun dio delle nazioni del mondo ha risposto a questa sfida divina. Nessuno, tra i loro dèi, ha presentato testimoni e dato loro la prova della sua divinità. Ma, al contrario, Geova, colui che ha lanciato la sfida, ha dato ai suoi rappresentanti la prova della sua Divinità. Nella sua Sacra Bibbia e negli avvenimenti registrati della storia abbiamo la prova della Divinità di Geova. Se non siete atei né agnostici, ma seguite qualche religione in seno alla cristianità o fuori di essa, vi è posta la domanda: Di quale Dio siete testimoni? Indipendentemente da come risponde il resto del mondo, noi, come seguaci e imitatori del Signore Gesù Cristo, rispondiamo: Siamo cristiani testimoni di Geova!
“Sia benedetto il Signore! Giorno per giorno porta per noi il nostro peso; egli ch’è l’Iddio della nostra salvezza”. — Sal. 68:19, VR.
[Immagine a pagina 500]
Con una parte del legno fa un dio da adorare e con un’altra parte cuoce il cibo