“La via della vita” o “la via della morte”: Quale?
“E a questo popolo dirai: ‘Geova ha detto questo: “Ecco, io vi metto davanti la via della vita e la via della morte”’”. — Ger. 21:8.
1. Quali domande sorgono circa il fatto di dover scegliere ora fra “la via della vita e la via della morte”?
LA SITUAZIONE è davvero così seria? Siamo tutti coinvolti? Il mondo intero deve veramente scegliere fra “la via della vita e la via della morte”? Può esser vero? La morte non è una cosa normale? In tal caso, in che cosa differisce la situazione odierna dell’umanità dalle precedenti? Nelle scorse migliaia d’anni, uomini, donne, ragazzi e bambini non sono sfuggiti alla morte. Non avevano altra scelta. Come si può allora dire che oggi, finalmente, possiamo scegliere fra “la via della vita” e “la via della morte”? Che probabilità abbiamo di sfuggire al millenario nemico, la MORTE?
2, 3. (a) Secondo la storia antica, quando un mondo intero fu colto collettivamente da morte improvvisa? (b) Come si poté scegliere allora fra la vita e la morte?
2 Ebbene, questa non è la prima volta che un intero mondo di persone si trova davanti alla morte, una morte improvvisa, collettiva. Alcuni storici indicano una precedente occasione nel lontano passato. Uno di essi dice: “Nei tempi antichi vi erano i cieli, e la terra era solidamente fuori dell’acqua e nel mezzo dell’acqua mediante la parola di Dio; e mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. — II Piet. 3:5, 6.
3 Quello storico, l’apostolo cristiano Pietro, scriveva intorno al diluvio universale dei giorni di Noè. Anche il mondo di quel tempo ebbe la possibilità di scegliere fra la via della vita e la via della morte? Certamente! Si trattava o di rimanere incredulamente fuori dell’arca costruita da Noè e dalla sua famiglia, e quindi non sopravvivere al diluvio, o di entrare nell’arca con Noè e la sua famiglia, e così scampare alla morte violenta del mondo empio.
4, 5. (a) Come mai tutti noi siamo vivi nonostante il diluvio del tempo di Noè? (b) Perché dovremmo far tesoro della lezione dataci da Noè e dalla sua famiglia?
4 In precedenza, nella stessa lettera, l’apostolo Pietro aveva scritto: “E [Dio] non si trattenne dal punire il mondo antico, ma conservò Noè, predicatore di giustizia, con sette altri, quando portò il diluvio su un mondo di empi”. — II Piet. 2:5.
5 Oggi, più di 4.300 anni dopo, se ci troviamo qui è perché Noè e la sua famiglia scelsero la via della vita prima che cominciasse il diluvio. Non dovremmo dimenticare la lezione dataci da Noè e dalla sua famiglia. Perché no? Perché le Sacre Scritture predicono una fine simile per l’empio mondo di persone cresciuto fino a popolare oggi la terra.
6. Perché siamo urgentemente esortati a scegliere “la via della vita” e a evitare “la via della morte”?
6 Logicamente, mentre si avvicina la fine predetta, ci si dovrebbe presentare una scelta come quella che Noè e la sua famiglia dovettero fare. Dal modo in cui la profezia biblica si è andata adempiendo a partire dalla prima guerra mondiale, che contrassegnò il 1914 come l’anno in cui terminarono i 2.520 anni dei Tempi dei Gentili, studenti biblici non settari hanno capito che viviamo al “termine del sistema di cose”. (Matt. 24:3) Ora, nel 1980, siamo molto addentrati nel periodo conclusivo di questo sistema di cose. Perciò, ora più che mai, siamo esortati a scegliere “la via della vita” e a evitare “la via della morte”. Questa scelta ci è misericordiosamente consentita dal Datore della vita di tutti quelli che respirano.
7, 8. (a) Ai giorni di chi si verificò una simile situazione storica nell’antichità? (b) Fino a che punto Geova voleva che il profeta divenisse un personaggio pubblico?
7 Oltre al diluvio dei giorni di Noè, abbiamo un altro esempio nella storia umana in cui si presentò la scelta fra continuare a vivere e una brusca fine dei privilegi della vita. Si tratta della nazione d’Israele ai giorni di Geremia, sacerdote-profeta figlio di Ilchia. (Ger. 1:1-5) Geova Dio lo costituì “profeta alle nazioni”. Perciò, anche se non apparteniamo al medesimo popolo di Geremia, ciò che quel profeta internazionale disse e fece ci riguarda.
8 L’Iddio che incaricò Geremia come suo portavoce volle che divenisse un personaggio pubblico, che attirasse l’attenzione di re, principi, sacerdoti, sudditi e persino di un imperatore, Nabucodonosor re di Babilonia. Geremia attira anche oggi l’attenzione del mondo tramite le sue profezie scritte, preservate onde a tempo debito venissero considerate da tutti noi in questi tempi critici. — Ger. 1:18, 19; 39:11-14; confronta Romani 15:4.
9. In quanto a mutamenti politici, in che modo il tempo di Geremia corrisponde al nostro a partire dal 1914?
9 La generazione che è stata testimone degli avvenimenti mondiali dal 1914 E.V., e che ora sta invecchiando, ha visto molti cambiamenti fra i governanti delle nazioni. Anche Geremia vide mutamenti politici. Dopo la morte del buon re Giosia nel 628 a.E.V., Geremia vide tre figli di Giosia e un suo nipote alternarsi sul trono del regno di Giuda. Ioacaz, figlio di Giosia, fu spodestato dopo aver regnato in Gerusalemme per soli tre mesi. Gli successe il fratello Ioiachim. Quando questo figlio di Giosia morì prematuramente nel 618 a.E.V., il giovane figlio Ioiachin regnò tre mesi e poi si arrese a Nabucodonosor, re di Babilonia. Allora Nabucodonosor mise sul trono di Giuda Sedechia, l’ultimo figlio di Giosia. Nell’undicesimo anno dell’iniquo regno di Sedechia, Gerusalemme cadde in mano ai babilonesi e Sedechia fu deportato a Babilonia, lasciando Gerusalemme e il suo tempio in rovina. — II Cron. 35:23–36:21.
10. Perché il compito di annunciare il messaggio di Geova non fu facile per Geremia, e per chi oggi egli costituisce un esempio incoraggiante?
10 Geremia vide il continuo deteriorarsi delle condizioni morali e religiose di quegli ultimi quattro re di Giuda. Abbiamo visto verificarsi qualcosa di altrettanto doloroso fra i governanti politici delle cosiddette nazioni cristiane? Non fu incarico facile per Geremia quello di dichiarare continuamente la condanna di Gerusalemme e il rovesciamento del regno davidico. Per l’odierna classe di Geremia non è stato compito facile dichiarare le profezie di Geova che preannunciano la calamitosa distruzione della cristianità con tutti i suoi edifici religiosi, cattedrali e basiliche, che oggi attraggono molti turisti. Questo rende la classe di Geremia così diversa dal clero della cristianità, e le attira antipatie. Ma il Geremia dell’antichità è un esempio di coraggio per la sua moderna controparte.
11. Per rappresentare in modo drammatico la dichiarazione di condanna pronunciata da Geremia, Geova cosa gli disse di fare e di dire?
11 Una volta, per rappresentare in maniera drammatica la dichiarazione di condanna annunciata da Geremia, Dio disse:
“Va, e devi prendere una fiasca di terracotta da un vasaio e alcuni degli anziani del popolo e alcuni degli anziani dei sacerdoti [come testimoni]. E devi uscire alla valle del figlio di Innom, che è all’ingresso della Porta dei Cocci. E lì devi proclamare le parole che ti proferirò. E devi dire: ‘Udite la parola di Geova, o re di Giuda e abitanti di Gerusalemme. Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto questo:
“‘“Ecco, io farò venire su questo luogo una calamità, di cui quando alcuno lo udrà, i suoi orecchi rintroneranno, per la ragione che han lasciato me e rendevano questo luogo irriconoscibile e vi facevano fuoco di sacrificio ad altri dèi che non avevano conosciuti, essi e i loro antenati e i re di Giuda; e hanno empito questo luogo del sangue degli innocenti. Ed edificano gli alti luoghi del Baal per bruciare nel fuoco i loro figli come interi olocausti al Baal, cosa che io non avevo comandata o di cui non avevo parlato, e che non mi era salita in cuore”’”. — Ger. 19:1-5.
12. Dopo aver frantumato la fiasca, cosa disse Geremia riguardo a Tofet nella Valle di Innom?
12 Che cos’era la “calamità” la cui notizia avrebbe fatto rintronare gli orecchi? Il “luogo” consacrato a falsi dèi doveva essere profanato dall’“uccisione” degli idolatri sul posto. (Ger. 19:6) Dichiarato questo, Geremia scagliò la fiasca a terra sotto gli occhi degli anziani laici e sacerdotali e disse:
“Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Nello stesso modo io romperò questo popolo e questa città come si rompe un vaso di vasaio così che non si può più riparare; e seppelliranno in Tofet finché non ci sarà più spazio per seppellire’”. — Ger. 19:10, 11.
13. Dopo ciò, cosa proclamò Geremia nel cortile del tempio di Gerusalemme?
13 Dopo questa scena drammatica davanti agli anziani, fu appropriato ripetere un simile messaggio agli abitanti di Gerusalemme. Perciò Geremia lasciò i cocci della fiasca rotta vicino alla Porta dei Cocci e si diresse a nord, attraverso la città, verso il cortile del tempio. Qui, facendosi udire da tutti i presenti, disse:
“Geova degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto questo: ‘Ecco, io farò venire su questa città e su tutte le sue città [i sobborghi] tutta la calamità che ho pronunciata contro di essa, perché hanno indurito il loro collo per non ubbidire alle mie parole’”. — Ger. 19:14, 15.
PERSECUZIONE RELIGIOSA E SUE RIPERCUSSIONI
14. Come agì Pasur nei confronti di Geremia, e perché?
14 Gli anziani che avevano visto Geremia rompere la fiasca nella Valle di Innom e che avevano udito le sue parole di condanna, non si sentirono autorizzati a fargli alcunché. Ma il commissario conduttore del tempio, cioè Pasur figlio di Immer il sacerdote, si sentì autorizzato ad agire. Geremia non confermava le falsità che Pasur profetizzava. Indignato, Pasur lo colpì in faccia e lo mise pubblicamente ai ceppi alla Porta di Beniamino, lungo il lato settentrionale delle mura. ‘Che patriota!’ pensarono forse molti, perché Pasur era filoegiziano e confidava nell’aiuto militare dell’Egitto per scongiurare il disastro che secondo la parola di Geova per bocca di Geremia doveva abbattersi sul regno di Giuda per mano dei babilonesi. Ma il patriottismo di Pasur non gli procurò alcun elogio da parte di Geova. Stava combattendo contro Dio!
15. Come cambiò Geova il nome di Pasur, e con quale significato profetico?
15 Il giorno seguente, dopo che Pasur ebbe liberato Geremia, Geova aveva un messaggio per Pasur. Il suo nome è una combinazione di due parole ebraiche, Pash e Hhur. Messe insieme, si pensa che queste due parole significhino “Ciò che rimane d’ogni intorno”. Perciò, giocando sul significato del nome Pasur, Geova ispirò Geremia perché gli cambiasse nome:
“Geova ti ha messo nome, non Pasur, ma Spavento tutto intorno [Magormissabib, ebraico]. Poiché Geova ha detto questo: ‘Ecco, ti rendo uno spavento a te stesso e a tutti quelli che ti amano, e di certo cadranno per la spada dei loro nemici mentre i tuoi occhi staranno a guardare; e darò tutto Giuda in mano al re di Babilonia, ed egli effettivamente li porterà in esilio a Babilonia e li abbatterà con la spada. E per certo darò tutte le cose depositate di questa città e tutto il suo prodotto e tutte le sue cose preziose; e tutti i tesori dei re di Giuda darò in mano ai loro nemici. Ed essi per certo li prederanno e li prenderanno e li porteranno a Babilonia. E in quanto a te, o Pasur, e a tutti gli abitanti della tua casa, andrete in cattività; e giungerai a Babilonia e lì morrai e tu stesso vi sarai sepolto con tutti quelli che ti amano, perché hai profetizzato loro nella falsità’”. — Ger. 20:3-6.
16. In quale via Pasur conduceva gli altri, e a che cosa corrisponde questo oggi?
16 Da queste parole di Geova è evidente che Pasur aveva scelto per sé “la via della morte”. Inoltre, per mezzo delle sue false profezie, conduceva nella stessa via i suoi amici religiosi, quelli che lo amavano. In maniera corrispondente, nell’odierna cristianità centinaia di milioni di appartenenti alle chiese vengono condotti in quella “via della morte”. Ma non per colpa della classe di Geremia.
17. In che modo la dimostrazione fatta nel 1919 a Cedar Point supera quella di Geremia che frantumò la fiasca nella Valle di Innom?
17 Geremia illustrò in modo drammatico la profezia di Geova frantumando la fiasca di terracotta nella Valle di Innom. Con dimostrazioni pubbliche molto più grandi, la classe di Geremia ha annunciato alla cristianità l’infausta sorte che l’attende. Prendete per esempio il congresso tenuto a Cedar Point (Ohio, U.S.A.) nel settembre del 1919. Dinanzi a un uditorio di 10.000 persone il presidente della Watch Tower Bible and Tract Society pronunciò un discorso in cui mostrò che la benedizione del clero sull’allora proposta Lega delle Nazioni si sarebbe rivelata inefficace. Quell’organizzazione internazionale per la pace e la sicurezza del mondo non avrebbe avuto successo. Essa si rivelò infatti una delusione per la cristianità nel 1939, quando il dittatore tedesco Adolf Hitler trascinò la cristianità nella seconda guerra mondiale.
18. Quale altra dimostrazione fu fatta dalla classe di Geremia nel 1933?
18 Prendete, come ulteriore esempio, il 1933. Quell’anno fu proclamato Anno Santo, essendo il 19º centenario della morte di Gesù Cristo in sacrificio. Nell’annuncio che il papa fece della celebrazione, furono promessi benefìci in relazione alla pace e alla prosperità della cristianità in particolare, e del mondo in generale, nonostante Hitler divenisse il dittatore della Repubblica tedesca. Ma la classe di Geremia sfidò coraggiosamente le promesse del papa. La domenica 23 aprile, attraverso una catena di stazioni radio guidata dalla WBBR, situata nella città di New York, il presidente della Watch Tower Society pronunciò una conferenza di un’ora sull’“Effetto dell’Anno Santo sulla pace e la prosperità”. A questo messaggio che faceva rintronare gli orecchi venne fatta pubblicità in tutto il mondo, in quanto venne pubblicato nel numero della rivista quindicinale L’Età d’Oro del 10 maggio 1933. Immediatamente il clero della cristianità levò energiche proteste, facendo ricorso a pressioni politiche e perseguitando la classe di Geremia. Ma questo non servì a mantenere la pace e la prosperità nel mondo, come non servirono i successivi anni santi del 1950 e del 1975. Sulla cristianità incombe ancora la distruzione nell’imminente “grande tribolazione”.
19. In che modo il cambiamento di nome a Pasur e la relativa profezia di condanna hanno oggi la loro controparte nel clero della cristianità?
19 Il colpo in faccia inferto a Geremia dal commissario conduttore del tempio, Pasur, ha avuto la sua moderna controparte in questo XX secolo. Come quel patriottico capo religioso dell’antichità, il clero della cristianità ha messo alla berlina la classe di Geremia. Perché? Per esporne i componenti al pubblico ludibrio e impedire la divulgazione del proposito di Geova contro l’ipocrita cristianesimo formale, sì, contro tutta la falsa religione e i suoi protettori e accoliti politici. Questa condotta non ha avuto buon esito né per quel Pasur né per il clero della cristianità. Geova cambiò il nome di Pasur in Magormissabib, che significa “Spavento tutto intorno”. Tale “spavento” doveva essere in relazione con l’orribile distruzione del 607 a.E.V. Inoltre, Pasur venne condannato a morire prigioniero a Babilonia. In quanto agli odierni imitatori di Pasur, tale classe clericale è stata smascherata e condannata alla distruzione eterna.
20. In che modo nel 1951 il clero della cristianità fu smascherato come una classe condannata?
20 L’identità di ciò che l’apostolo Paolo chiamò “il figlio della perdizione” o “figlio della distruzione” ha lasciato perplessi i cristiani a partire dal I secolo. Ma a suo tempo Geova si riservava di rivelare questo “mistero dell’iniquità” o “mistero di questa illegalità”. (II Tess. 2:3, 7, Nardoni; Traduzione del Nuovo Mondo) Perciò nel 1951 la classe di Geremia pubblicò il libro Che cosa ha fatto la religione per il genere umano? (inglese). Quell’anno il libro fu distribuito all’assemblea internazionale dei testimoni di Geova tenuta a Londra. Il suo capitolo XXV era intitolato “Religione rossa e l’‘uomo dell’illegalità’”. Alle pagine 320 e 321 si legge circa l’“apostasia”:
Così l’apostasia dei capi cristiani dal vero cristianesimo per formare la classe o il sistema dell’“uomo dell’illegalità” ebbe inizio poco dopo la morte dei dodici apostoli. Quando gli apostoli furono in tal modo tolti di mezzo, l’uomo composito dell’illegalità si manifestò e perseguì la sua linea di condotta ribelle di autoesaltazione. Si costituì quale clero apostata al potere sugli interessi religiosi di quelli che si professavano cristiani. La parola del clero era più potente che la Parola scritta di Dio. Il clero collocò le tradizioni e i comandi degli uomini al di sopra delle leggi di Dio, rendendole senza valore. Assumendo i titoli di “reverendo”, “reverendissimo”, “monsignore”, “eminenza”, “sua santità” e perfino “vicario di Dio” per il papa, costoro s’innalzarono nei loro templi, cattedrali e chiese come oggetto di venerazione, impadronendosi della venerazione e del timore dovuti a Geova Dio e al suo Figliolo Gesù Cristo. Si vantarono di essere figlioli di Dio, ma si fecero loro stessi dèi o spiritualmente potenti per i loro parrocchiani e greggi.
21. Quando il “figlio della distruzione” della cristianità sparirà, cosa sparirà con esso, e in mezzo a quale situazione per i cristiani nominali?
21 Quel libro spiegò intrepidamente che la classe apostata dell’“uomo dell’illegalità” avrebbe subìto la predetta distruzione nell’imminente “grande tribolazione” insieme con tutte le altre false religioni babiloniche. Quando l’“uomo dell’illegalità” della cristianità sparirà, sparirà anche la cristianità. Quando questo avverrà, con grande turbamento della sensibilità religiosa, vi sarà “spavento tutto intorno” per i sedicenti cristiani nominati e anche per tutti gli altri che professano religioni non scritturali, non bibliche. — II Tess. 2:8-12; vedi anche il libro “Babilonia la grande è caduta!” Il Regno di Dio domina!, pubblicato nel 1972, capitolo VI, che commenta Rivelazione capitolo 17.
FUGGIAMO DALLA PARTE DELLE FORZE ESECUTIVE DI DIO
22. Come fu illustrato al tempo di Geremia, in che modo possiamo evitare d’essere distrutti col “figlio della distruzione” della cristianità?
22 La linea di condotta della cristianità è “la via della morte”. Non addentriamoci ulteriormente in essa. C’è ancora tempo per evitare d’essere giustiziati col suo “figlio della distruzione”. Guardiamo l’esempio di Geremia. Sebbene prigioniero nel cortile della guardia del re Sedechia mentre tutto intorno a lui la carestia, la pestilenza e la guerra mietevano le loro vittime, egli sopravvisse alla distruzione di Gerusalemme e non finì in esilio a Babilonia. Gli amici di Geremia, che temevano Geova, sopravvissero con lui. Anche noi abbiamo l’opportunità di sopravvivere.
23. Perché il re Sedechia non aveva alcun motivo di aspettarsi un messaggio favorevole da Geova tramite Geremia?
23 Nel lontano 609 a.E.V., gli invasori babilonesi si stavano aprendo la via verso Gerusalemme. (Ger. 21:13) Consapevole di ciò che stava per accadere, il re Sedechia mandò un paio di persone a interrogare Geremia, nel caso vi fosse qualche messaggio favorevole da parte di Geova. Ma che ragione aveva il re Sedechia di aspettarsi qualche parola favorevole tramite Geremia? In Gerusalemme e in tutto il regno di Giuda prevalevano le condizioni su cui Geova aveva richiamato l’attenzione: violazioni del loro patto con Dio, culto di altri dèi, sentenze giudiziarie ingiuste, gente indifesa che veniva derubata da frodatori, sfruttamento di vedove e orfani, lavoratori privati del loro salario, spargimento di sangue innocente, falsi profeti. (Ger. 21:12; 22:3, 13-16; 23:14, 16) Geremia dovette senza dubbio farsi coraggio per dichiarare intrepidamente e testualmente il messaggio di calamità da parte di Geova per i violatori del patto. — Ger. 21:1-7; 1:7, 8, 17.
24. Perché Geremia è un ottimo esempio per noi in quanto ad annunciare alla cristianità il messaggio di Geova?
24 Che ottimo esempio diede Geremia ai moderni testimoni di Geova! In tutta la cristianità le condizioni sono oggi cattive sotto l’aspetto religioso, morale, sociale, giudiziario, senza alcuna speranza di sollievo. Come al tempo di Geremia, oggi Geova non modera le parole nell’annunciare la sua decisione giudiziaria contro la cristianità. Ha incaricato la sua classe di Geremia di dichiarare un corrispondente ed esplicito messaggio di calamità alla moderna controparte delle antiche Gerusalemme e Giuda. La classe di Geremia deve attenersi intrepidamente e inesorabilmente a ciò che Egli comanda loro nella Sua Parola.
25. Verso che cosa stanno marciando tutte le nazioni del mondo, e in che modo nel 1926 il libro Liberazione! spiegò cosa sarebbe accaduto allora?
25 Tutte le nazioni, comprese quelle della cristianità, stanno marciando verso Har-Maghedon. Questo nome non indica semplicemente una colossale battaglia fra capitale e lavoratori con risultante anarchia generale in tutto il mondo. Non è una guerra fra uomo e uomo, ma è qualcosa di molto più serio e disastroso. Questo fatto cominciò a chiarirsi nel 1926. Il libro Liberazione! (inglese), distribuito al pubblico al congresso generale dell’Associazione Internazionale degli Studenti Biblici tenuto a Londra nel maggio del 1926, disse:
I santi non prendono parte all’effettivo combattimento. Questa è la battaglia dell’Iddio Onnipotente; il combattimento è guidato dal suo diletto Figlio, il Sacerdote prefigurato da Melchisedec. Molto tempo fa il profeta di Geova scrisse riguardo a quell’ora: “Il Signore [Geova], alla tua destra, schiaccerà dei re nel giorno della sua ira, eserciterà il giudizio fra le nazioni, riempirà ogni luogo di cadaveri, schiaccerà il capo ai nemici sopra un vasto paese”. (Sal. 110:5, 6 [Versione Riveduta]) Egli combatte anche per la salvezza del popolo, perché sia liberato dall’oppressore; e combatte per gli unti di Dio, onde siano rivendicati per la loro fedele testimonianza al nome di Geova. . . .
Così l’impero di Satana sparirà dalla terra, nell’oblìo. Il nome di Geova Dio sarà rivendicato. Non vi sono parole umane capaci di descrivere questo grandioso e tremendo giorno del Signore. — Pag. 280, prima edizione.
Nessuno s’inganni pensando che la battaglia di Armaghedon sia un semplice combattimento fra gli uomini, o che sia solo un simbolismo. Le Scritture fanno capire che è reale. È la battaglia dell’Iddio Onnipotente, in cui purificherà la terra dal malvagio sistema impiegato da Satana per accecare le persone in tutti questi secoli. — Pag. 282, 283; vedi anche pagina 261, paragrafo 2.
26. Come Geremia, cosa non può fare l’odierna classe di Geremia solo per far piacere ai governanti del mondo?
26 Quella “battaglia di Armaghedon” porrà fine alla “grande tribolazione” in cui sarà spazzato via l’impero mondiale della falsa religione, inclusa la cristianità. (Riv. 16:13-16; 17:1-18) La classe di Geremia non può minimizzare questo fatto solo per far piacere ai governanti politici della cristianità, paragonabili a Sedechia, o anche a quelli del resto del mondo. Devono riferire scrupolosamente i fatti, come fece Geremia col re Sedechia ubbidendo all’incarico datogli da Geova.
27. Quali forze d’esecuzione attendono gli uomini nella guerra che sarà combattuta ad Har-Maghedon?
27 Nella “guerra del gran giorno” ad Har-Maghedon, i governanti di questo sistema di cose dovranno fare i conti con l’Iddio Onnipotente, non con altri uomini. In quanto a quelli che con spirito patriottico sostengono gli operatori politici di questo sistema di cose, dovranno affrontare le forze d’esecuzione al comando di Geova. Al tempo di Geremia le forze d’esecuzione furono gli eserciti babilonesi al comando dell’imperatore Nabucodonosor. Nella veniente guerra di Har-Maghedon saranno i santi angeli di Geova guidati da suo Figlio Gesù Cristo. — Riv. 16:12; 19:11-21.
28, 29. Quale scelta dovremmo fare noi gente comune, prestando così ascolto alle parole di Geova riportate in Geremia 21:8-10?
28 I governanti della cristianità hanno imitato il re Sedechia di Gerusalemme rifiutando di cambiare strada e non cercano di riconciliarsi con Dio. Pertanto, cosa dovremmo fare noi, gente comune, in vista della sovrastante distruzione mondiale? (Ger. 21:11, 12; 22:3-5) Dobbiamo agire individualmente. Dobbiamo scegliere personalmente la “via della vita”. Ciascuno di noi deve prestare ascolto alle parole di Dio dette tramite Geremia:
29 “E a questo popolo dirai: ‘Geova ha detto questo: “Ecco, io vi metto davanti la via della vita e la via della morte. Chi se ne starà a sedere in questa città morrà di spada e di carestia e di pestilenza, ma chi uscirà ed effettivamente passerà ai Caldei che pongono l’assedio contro di voi continuerà a vivere, e la sua anima per certo diverrà sua come spoglia”’. ‘“Poiché io ho vòlto la mia faccia contro questa città per la calamità e non per il bene”, è l’espressione di Geova. “Sarà data in mano al re di Babilonia, ed egli per certo la brucerà col fuoco”’”. — Ger. 21:8-10.
30. Perché il fatto che un giudeo allora ‘passasse ai caldei’ non costituiva tradimento né mancanza di patriottismo?
30 Che un giudeo ‘passasse ai caldei’ che assediavano il regno di Giuda, non costituiva tradimento né mancanza di patriottismo. Significava ubbidire a Geova Dio, l’invisibile re celeste d’Israele. Questa era “la via della vita”, mentre “la via della morte” era la disubbidiente linea di condotta scelta dai patrioti giudei.
31. Quale caso simile si verificò nel I secolo E.V.?
31 Un caso simile fu quello dei giudei divenuti cristiani nel I secolo dell’èra volgare. Gesù Cristo predisse la distruzione della ricostruita città di Gerusalemme ad opera degli eserciti romani, dei quali parlò come della “cosa disgustante che causa desolazione”. — Matt. 24:15.
32. Di conseguenza, quali istruzioni Gesù diede ai suoi dedicati seguaci?
32 Perciò Gesù diede le seguenti istruzioni ai suoi dedicati seguaci: “Allora verrà la fine. Quando scorgerete perciò la cosa disgustante che causa desolazione, dichiarata per mezzo del profeta Daniele, stabilita nel luogo santo (il lettore usi discernimento), quelli che sono nella Giudea fuggano ai monti. Chi è sulla terrazza non scenda a prendere i beni della sua casa; e chi è nel campo non torni a casa per prendere il mantello. . . . poiché allora vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più. Infatti, a meno che quei giorni non fossero abbreviati, nessuna carne sarebbe salvata; ma a motivo degli eletti quei giorni saranno abbreviati”. — Matt. 24:14-22.
33. Nel periodo tra il 66 e il 70 E.V., quale fu il risultato dell’ubbidire e del disubbidire alle istruzioni di Gesù?
33 I cristiani giudei credenti seguirono le istruzioni del Signore. Dopo che le legioni romane si furono ritirate in seguito al fallito attacco contro Gerusalemme e il suo tempio nel 66 E.V., i cristiani in pericolo abbandonarono l’intera provincia della Giudea. Non erano traditori della causa ebraica. Ubbidivano al loro Condottiero Gesù Cristo, e quindi la condotta che scelsero di seguire fu “la via della vita”. I patrioti giudei scelsero “la via della morte” e 1.100.000 d’essi perirono quando le legioni romane al comando del generale Tito distrussero Gerusalemme nel 70 E.V.
34. Da quale parte si schiereranno senza indugio quelli che desiderano vivere in un nuovo ordine?
34 Davanti a simili esempi storici, cosa faremo noi? Viviamo nel periodo che i discepoli di Cristo chiamarono “il termine del sistema di cose”. La “grande tribolazione” senza precedenti, prefigurata dalla distruzione di Gerusalemme, attende “questa generazione”. Bisogna scegliere ora fra “la via della vita” e “la via della morte”. La classe di Geremia ha scelto “la via della vita”. Questa classe esorta gli altri a fare la stessa cosa. Senza ulteriore indugio, tutti quelli che desiderano la vita eterna in un giusto nuovo ordine si varranno dell’opportunità concessa da Dio di scegliere “la via della vita”. Si schiereranno dalla parte delle forze d’esecuzione di Geova. — Matt. 24:3, 34.
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WBBR, Staten Island, N.Y.