Capitolo VIII
Misericordia ai perseguitati ma giudizio ai persecutori
1. Quanto tempo passò dopo la finale profezia di Aggeo prima che agli edificatori del tempio giungesse un altro messaggio ispirato, e che cosa avevano fatto nel frattempo?
NELLA Gerusalemme dei giorni dei profeti Aggeo e Zaccaria il tempo era giunto ora al primo trimestre dell’anno 519 a.E.V., ma era ancora il secondo anno di regno del re Dario I dell’Impero Persiano, Quarta Potenza Mondiale della storia biblica. Erano passati esattamente due mesi lunari dal giorno che Aggeo era stato ispirato a fare ai sacerdoti aaronnici e al governatore Zorobabele le sue finali profezie. Questo avveniva il ventiquattresimo giorno del nono mese (Chisleu), che era verso il principio dell’anno 519 a.E.V. In quel memorabile giorno della storia di Gerusalemme, era stato ripreso il lavoro alle fondamenta del tempio sul monte Moria, appena a nord del monte Sion. Prima che un altro messaggio ispirato venisse agli edificatori giudei dal loro Dio, lavorarono incessantemente nel sacro luogo della costruzione per due mesi interi. Questa volta non si fecero fermare da nessun tentativo d’interferenza dei nemici.
2. Chi avrebbe evidentemente ricevuto le notizie prima che le ricevesse il re Dario I riguardo a ciò che accadeva in Gerusalemme, e quanto tempo ci sarebbe voluto per ricevere una decisione?
2 Il 24 Sebat 519 a.E.V., la parola di ciò che accadeva a Gerusalemme poté non esser giunta agli orecchi del re Dario nella lontana città capitale di Persia. Le notizie viaggiavano molto lentamente, anche con i corrieri che cavalcavano cavalli da posta e che percorrevano circa centosessanta chilometri al giorno. (Ester 3:13-15; 8:10, 14) Da Gerusalemme attraverso la “fertile mezzaluna” fino a Susan c’erano più di milleseicento chilometri, e da Susan a Ecbatana a nord c’erano più di trecento chilometri, se le strade erano diritte. Quindi ci sarebbe voluto considerevole tempo perché il re Dario ottenesse le sorprendenti informazioni. I funzionari persiani delle province che rispetto al re di Persia erano oltre il fiume Eufrate (verso occidente) avrebbero ragionevolmente ricevuto le notizie più presto. Questo è evidentemente ciò che accadde. Le discussioni che seguirono e le investigazioni che si compirono dovettero richiedere mesi (quattro o cinque mesi, secondo alcuni calcoli) prima di poter ricevere e mettere in vigore una decisione del re Dario sulla controversa questione. Ecco ciò che avvenne, come si riferisce in Esdra da 5:2 a 6:2:
3. Quali domande i governatori persiani d’occidente oltre il fiume Eufrate rivolsero agli edificatori del tempio, e che cosa fecero questi?
3 “Fu allora che Zorobabele figlio di Sealtiel e Iesua figlio di Ieozadac si levarono e iniziarono a riedificare la casa di Dio, che era in Gerusalemme; e con loro c’erano i profeti di Dio che davan loro aiuto. In quel tempo Tattenai il governatore oltre il Fiume e Setar-Bozenai e i loro colleghi vennero da loro, e dicevano loro questo: ‘Chi vi ha emanato l’ordine di edificare questa casa e di finire questa impalcatura?’ Quindi dissero loro questo: ‘Quali sono i nomi degli uomini robusti che edificano questo edificio?’ E l’occhio del loro Dio era sugli anziani dei Giudei, ed essi non li fermarono finché la comunicazione non fosse andata a Dario e non fosse quindi rimandato a questo proposito un documento ufficiale.
4. Che diceva la lettera che i governatori persiani mandarono al re Dario I?
4 “Ecco una copia della lettera che Tattenai il governatore oltre il Fiume e Setar-Bozenai e i suoi colleghi, i governatori minori che erano oltre il Fiume, mandarono a Dario il re; gli mandarono parola, e in essa lo scritto era di questo tenore:
“‘A Dario il re:
“‘Ogni pace! Sia noto al re che siamo andati al distretto giurisdizionale di Giuda alla casa del gran Dio, ed essa è edificata con pietre rotolate sul posto, e nei muri viene messo il legname; e che il lavoro è fatto con premura e fa progresso nelle loro mani. Abbiamo quindi chiesto a quegli anziani. Abbiam detto loro questo: “Chi vi ha emanato l’ordine di edificare questa casa e di finire questa impalcatura?” E abbiamo anche chiesto loro i loro nomi, per farteli sapere, affinché scrivessimo i nomi degli uomini robusti che sono alla loro testa.
“‘E questa e la parola che ci rimandarono, dicendo: “Noi siamo i servitori dell’Iddio dei cieli e della terra, e riedifichiamo la casa che e stata edificata molti anni prima di questo, che un gran re d’Israele edificò e finì. Comunque, siccome i nostri padri irritarono l’Iddio dei cieli, egli li diede in mano a Nabucodonosor re di Babilonia, il Caldeo, ed egli demolì questa casa e portò il popolo in esilio a Babilonia. Tuttavia, nel primo anno di Ciro re di Babilonia, Ciro il re emanò l’ordine di riedificare questa casa di Dio. E anche i vasi d’oro e d’argento della casa di Dio che Nabucodonosor aveva tolti dal tempio che era in Gerusalemme, e aveva portati al tempio di Babilonia, questi Ciro il re tolse dal tempio di Babilonia e furon dati a Sesbazzar, nome di colui che egli fece governatore. E gli disse: ‘Prendi questi vasi. Va, depositali nel tempio che è in Gerusalemme, e sia riedificata la casa di Dio nel suo posto’. Quando quel Sesbazzar fu venuto pose i fondamenti della casa di Dio, che è in Gerusalemme; e da allora fino ad ora è riedificata ma non è stata completata”.
“‘E ora se al re sembra bene, si faccia un’investigazione nella casa dei tesori del re che e lì a Babilonia, se è così che dal re Ciro fu emanato l’ordine di riedificare quella casa di Dio in Gerusalemme; e ci mandi a questo proposito la decisione del re’.
5. Quale azione compì il re Dario quando ebbe ricevuto la lettera, e che cosa si riscontrò?
5 “Fu allora che Dario il re emanò l’ordine, e fecero un’investigazione nella casa delle registrazioni dei tesori depositati lì a Babilonia. E a Ecbatana, nel luogo fortificato che era nel distretto giurisdizionale di Media, fu trovato un rotolo, e c’era scritta una memoria in questo senso”.
6. Mentre avveniva questo, che facevano in Gerusalemme i costruttori, e che cosa accadde il 24 Sebat 519 a.E.V.?
6 In tutto il tempo che avvenivano le cose narrate dal sacerdote Esdra, il rimanente giudeo sotto il governatore Zorobabele e il sommo sacerdote Giosuè andò coraggiosamente avanti nella ricostruzione del tempio. Questo si avverò il ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese, che cadde nell’inverno dell’anno 519 a.E.V. In quel memorabile giorno il profeta Zaccaria cominciò a ricevere una serie di incoraggianti visioni. Su questo egli ci narra:
PRIMA VISIONE
7. Nella prima visione, il 24 Sebat che cosa vide Zaccaria?
7 “Il ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese, cioè il mese di Sebat, nel secondo anno di Dario, la parola di Geova fu rivolta a Zaccaria figlio di Berechia figlio di Iddo il profeta, dicendo: ‘Vidi nella notte, ed ecco, un uomo che cavalcava un cavallo rosso, e stava fermo fra i mirti che erano nel luogo profondo; e dietro a lui erano cavalli di colore rosso, rosso vivo, e bianco’”. — Zaccaria 1:7, 8.
8, 9. Chi spiegò le cose a Zaccaria, e quali domande fece sorgere la visione di quei cavalli?
8 Durante la visione Zaccaria ebbe una guida angelica, che gli spiegò le cose che anche noi oggi desideriamo capire. Quei cavalli con i loro cavalieri, che stavano lì fra i mirti nel luogo profondo accanto a Gerusalemme, perché ci stavano? Sovrastava su Gerusalemme la guerra in questo stadio dell’edificazione del tempio? Nella Bibbia i cavalli sono un simbolo di guerra. (Giobbe 39:19-25; Proverbi 21:31) Chi mandò quei cavalli? I cavalieri chi rappresentano? È il loro scopo la guerra? Zaccaria desiderò saperlo:
9 “E dunque dissi: ‘Chi sono questi, mio signore?’”
10, 11. Chi risultò che erano quei cavalieri, e che cosa riferirono al cavaliere che stava fra i mirti?
10 “Allora l’angelo che parlava con me mi disse: ‘Io stesso ti mostrerò chi sono questi medesimi’”. — Zaccaria 1:9.
11 Risultò che quei cavalieri erano santi angeli, mandati da Dio in servizio di esplorazione, per così dire. Questo è quanto diviene evidente mentre leggiamo: “Quindi l’uomo [a cavallo] che stava fermo fra i mirti rispose e disse: ‘Questi sono quelli che Geova ha mandati a camminare per la terra’. Ed essi rispondevano all’angelo di Geova che stava fra i mirti e dicevano: ‘Abbiamo camminato per la terra, ed ecco, l’intera terra sta ferma e non ha alcun disturbo’”. — Zaccaria 1:10, 11.
12. (a) In che senso “l’intera terra” era in pace, come riferirono gli esploratori angelici? (b) Per che cosa l’Egitto aveva combattuto con l’Assiria e quindi con Babilonia a questo proposito?
12 Che cosa dicevano quegli esploratori angelici al loro capo che cavalcava il cavallo rosso? Dicevano che c’era pace universale in tutta la terra? Pare di sì! Ma questo era vero solo in senso relativo, cioè in relazione con qualche altra cosa. Con che cosa? Con Gerusalemme e col territorio di Giuda. Come mai? In quanto Gerusalemme aveva perduto il suo precedente posto fra le nazioni sulla terra. Fino all’anno 607 a.E.V., essa era stata la sede del messianico regno di Dio tipico sulla terra. Questo regno di Geova in piccole proporzioni era un fattore di turbamento per il mondo gentile, le nazioni pagane. L’Egitto combatté l’Assiria e quindi Babilonia per avere con Gerusalemme relazioni secondo un trattato o per avere voce nel controllo dei suoi affari. Ma non poté più far questo dal 607 a.E.V.
13. Perché, dal 607 a.E.V., l’Egitto cessò di mantenere secondo un trattato relazioni con il messianico regno tipico in Gerusalemme?
13 In quell’anno d’importanza mondiale il re Nabucodonosor e i suoi eserciti babilonesi e alleati distrussero Gerusalemme e il suo tempio. Il regno di Davide fu rovesciato, e un re della linea reale di Davide cessò di sedere sul “trono di Geova” in Gerusalemme. L’ultimo re umano che vi sedette, Sedechia avo di Zorobabele, fu preso e portato prigioniero a Babilonia, per trascorrervi il resto della vita esiliato, accecato, imprigionato. Nel mese di Tishri del 607 a.E.V., quei pochi Giudei che vi erano stati lasciati come una povera minoranza senza importanza nel paese di Giuda fuggirono in Egitto per timore dei Babilonesi (Caldei), e il paese di Giuda e Gerusalemme furon lasciati desolati senza uomo o animale domestico. Esattamente come il profeta Geremia aveva predetto! Fu allora che si cominciò a contare un periodo di tempo divinamente segnato. Quale?
14. Come Gesù Cristo chiamò quel periodo divinamente segnato, che significò per la politica mondana, e quando finì?
14 “I tempi dei Gentili”, o “i fissati tempi delle nazioni”, come ne parlò in seguito Gesù Cristo, dicendo: “Gerusalemme sarà calpestata dalle nazioni, finché i fissati tempi delle nazioni non siano compiuti”. (Luca 21:24) Poiché Gerusalemme era stata la sede del messianico regno di Dio in piccole proporzioni e rappresentava pertanto il diritto del regno di Dio a dominare nelle mani di un messianico discendente del re Davide, per quelle nazioni gentili il fatto che si permettesse loro di calpestare Gerusalemme o il suo diritto al Regno significò qualche cosa di speciale. Che cosa? Niente meno che alle nazioni gentili sarebbe stato dato da Geova degli eserciti il permesso di dominare la terra senza interferenza da parte di alcun messianico regno di Dio, come quello precedente che aveva avuto la propria capitale nella Gerusalemme terrestre. Siccome i Tempi dei Gentili di tale ininterrotto periodo dovevano durare per sette simbolici “tempi” o per 2.520 anni letterali, questo periodo segnato sarebbe trascorso dal Tishri 607 a.E.V. al Tishri 1914 E.V., nel nostro proprio ventesimo secolo. (Daniele, capitolo quattro) Non c’è da meravigliarsi se, in quel remoto 519 a.E.V., gli esploratori angelici riferirono che l’intera terra era senza disturbo!
15. Perché la condizione del paese di Giuda e del suo governatore giudeo non era tale da turbarsi, e come l’inquirente governatore Tattenai procedette rispetto alla ripresa edificazione del tempio?
15 In quel secondo anno del re Dario I, il paese di Giuda con la sua locale capitale in Gerusalemme non era che una delle 127 province dell’Impero Persiano “dall’India all’Etiopia”. (Ester 1:1-3) Aveva un governatore, Zorobabele figlio di Sealtiel, ma non sedeva sul trono di Davide come suo nonno, re Ioiachin, aveva fatto per tre mesi e dieci giorni. Egli era forse direttamente responsabile verso uno dei governatori di un distretto giurisdizionale dalla parte occidentale dell’Eufrate, probabilmente il governatore Tattenai, e da ultimo era quindi responsabile verso il re Dario I. Ora c’era dunque difficilmente alcunché di cui turbarsi seriamente riguardo a Gerusalemme. Certo, il governatore Tattenai si era eccitato perché si era ripreso il lavoro di riedificazione delle fondamenta del tempio ed egli ne aveva fatto un’indagine ufficiale: “Quali sono i nomi degli uomini robusti che edificano questo edificio?” Ma non era ricorso alla forza militare per fermare l’opera. Aveva preferito piuttosto sottoporre la questione al re Dario onde prendesse la decisione secondo “la legge dei Medi e dei Persiani, che non si annulla”. (Daniele 6:8) Perché il governatore Tattenai si impose questa restrizione? Esdra 5:5 spiega:
16. Secondo Esdra 5:5, perché il governatore Tattenai agì in quel modo?
16 “E l’occhio del loro Dio era sugli anziani dei Giudei, ed essi non li fermarono finché la comunicazione non fosse andata a Dario e non fosse quindi rimandato a questo proposito un documento ufficiale”.
17, 18. (a) Che cosa poterono dunque annunciare gli esploratori angelici in quanto alla condizione dell’“intera terra”? (b) Ma sull’attitudine di chi fu della massima importanza informarsi, e quale domanda fu fatta?
17 Conformemente, riguardo al turbamento del mondo per ciò che Gerusalemme predisponeva e faceva, gli esploratori angelici poterono riferire al loro capo fra i mirti nel luogo profondo presso Gerusalemme: “L’intera terra sta ferma e non ha alcun disturbo”. Il mondo gentile o pagano, in realtà, se ne stava seduto con compiacenza senza timore di nessuna interferenza nei suoi affari da parte di alcun messianico regno di Geova Dio. Ma che dire dello stesso Geova degli eserciti? Qual era la sua attitudine verso Gerusalemme e ciò che essa rappresentava? C’era da Lui alcuna ulteriore assicurazione ora che il suo profeta Aggeo aveva cessato di parlare sotto ispirazione? Era egli pure compiacente come le nazioni gentili riguardo al benessere di Gerusalemme e al ruolo che essa avrebbe dovuto svolgere nell’adempimento dei propositi di Geova? Gli angeli del cielo pure se ne preoccupavano, e in special modo Michele “il gran principe che sta a favore dei figli del . . . popolo [di Daniele]”. (Daniele 12:1; 1 Pietro 1:12) A prova di ciò il profeta Zaccaria nella visione vede poi questo:
18 “L’angelo di Geova dunque rispose e disse: ‘O Geova degli eserciti, fino a quando tu stesso non mostrerai misericordia a Gerusalemme e alle città di Giuda, le quali hai denunciate in questi settant’anni?’” — Zaccaria 1:12.
19. Perché ad alcuni parve che i “settant’anni” della denuncia divina continuassero?
19 Ad alcune menti, secondo ciò che era stato detto dall’angelo, parve che la denuncia di Geova di “questi settant’anni” ancora continuasse contro Gerusalemme e le altre città di Giuda. Questo era da attribuire al fatto che la riedificazione del suo tempio era stata trascurata nei passati diciassette anni. Egli aveva provato grandissima indignazione contro i loro padri che avevan subìto l’esilio perché avevano profanato il precedente tempio ch’era stato costruito dal re Salomone. Ora, nell’ottavo mese (Heshvan) dell’anno 520 a.E.V. Geova aveva avvertito il rimpatriato rimanente giudeo d’evitar di subire l’indignazione divina, per la colpa d’esser divenuti come i loro padri e di non esser tornati a Geova con zelo per rendergli piena adorazione mediante un tempio riedificato. (Zaccaria 1:1-6) Alla luce di ciò dobbiamo comprendere l’esclamazione dell’angelo secondo ciò che queste cose avrebbero potuto indicargli riguardo a Gerusalemme e alle altre città della ripopolata Giuda.
20. Perché l’espressione dell’angelo circa “questi settant’anni” non dev’esser dunque fraintesa come se quegli “anni” continuassero?
20 La menzione dell’angelo di questi “settant’anni” rammenta i settant’anni menzionati dal profeta Geremia. In quei settant’anni le nazioni di Giuda e Israele dovettero servire la dinastia dei re di Babilonia, alla fine dei quali settant’anni Geova avrebbe dovuto chiamare a render conto dell’errata condotta del re di Babilonia e dei Caldei ed Egli li avrebbe per questo puniti. (Geremia 25:11-13) Volle dunque dire l’angelo di Geova che quei settant’anni non erano ancora finiti, o che ora erano appena finiti? Questo non poteva essere storicamente vero. Perché no? Perché circa vent’anni prima (nel 539 a.E.V.) Geova aveva impiegato Ciro il Grande di Persia per rovesciare Babilonia come potenza mondiale e circa due anni dopo, nel 537 a.E.V., Geova aveva spinto Ciro che agiva quale re di Babilonia a far partire da Babilonia gli esiliati Giudei e farli tornare a Gerusalemme a riedificare il tempio di Geova. — Esdra da 1:1 a 2:2; 2 Cronache 36:20-23.
21. In quei “settant’anni”, come si sarebbe dovuto trovare il paese di Giuda, e che cosa mostra ora se quella condizione del paese era passata da molto tempo?
21 Per giunta, il paese di Giuda doveva osservare un “sabato, per adempiere settant’anni”. (2 Cronache 36:21) Come? Divenendo una “distesa desolata senza uomo né animale domestico”, essendo stata data “in mano ai Caldei”. (Geremia 32:43; 33:10-12) Sia il profeta Zaccaria che gli angeli sapevano che quei settant’anni di assoluta desolazione del paese di Giuda e Gerusalemme senza uomo e animale domestico eran finiti nell’anno 537 a.E.V. quando il rimanente giudeo tornò da Babilonia e rioccupò il paese, essendo ricondotti nel settimo mese (Tishri) di quell’anno nelle loro città. (Esdra 3:1, 2) Invece di continuare ad essere una distesa desolata, si cominciarono a coltivare nel paese le messi, come il profeta Aggeo riferì diciassette anni dopo. (Aggeo 1:6-11; 2:16, 17) Quei settant’anni eran dunque passati da molto tempo!
22. Come indicò il profeta Daniele che i “settant’anni” non giunsero al 519 a.E.V., quando Zaccaria ebbe la sua prima visione?
22 Se, al tempo della prima visione di Zaccaria, quei settant’anni continuavano ancora o erano appena finiti, perché l’angelo, sapendo ciò che faceva, avrebbe parlato come parlò? Giacché sapeva che il periodo di tempo era definitamente lungo settant’anni, perché avrebbe detto: “O Geova degli eserciti, fino a quando?” (Zaccaria 1:12) Infatti, già nel primo anno di Dario il Medo dopo il rovesciamento di Babilonia del 539 a.E.V., il profeta Daniele comprese “dai libri il numero degli anni riguardo ai quali la parola di Geova era stata rivolta a Geremia il profeta, per compiere le devastazioni di Gerusalemme, cioè settant’anni”. (Daniele 9:1, 2) E per certo Daniele verificò il numero degli anni, non diciassette lunghi anni prima che scadessero, ma immediatamente prima della fine dei settant’anni nel primo anno di regno del re Ciro il Persiano. Così l’anziano profeta Daniele, che visse almeno nel “terzo anno di Ciro re di Persia”, poté sapere d’aver calcolato in maniera corretta la durata del periodo di tempo. (Daniele 10:1) Quindi quei “settant’anni” non giunsero fino al tempo in cui Zaccaria ebbe la sua prima visione, nel 519 a.E.V.
23. Quei “settant’anni” erano l’inizio di quale periodo di tempo più esteso, e quindi, chiedendo: “Fino a quando?” quale paragone faceva l’angelo?
23 Si ricordi, inoltre, che quegli indimenticabili settant’anni furono i primi settant’anni dei Tempi dei Gentili, “i fissati tempi delle nazioni”. Così, quando quei settant’anni finirono nel 537 a.E.V., i tempi dei Gentili continuarono e Gerusalemme fu ancora calpestata dalle nazioni gentili. (Luca 21:24) È dunque evidente che l’angelo il quale disse: “O Geova degli eserciti, fino a quando?” si riferiva a quel precedente periodo di settant’anni come illustrazione della denuncia di Geova contro il suo popolo eletto. Egli chiedeva se la denuncia di Geova contro di loro era rinnovata a causa della loro lunga trascuratezza verso il Suo tempio. E l’angelo chiedeva così quanto tempo sarebbe ancora passato prima che Geova mostrasse misericordia a Gerusalemme e alle altre città di Giuda. Anche il profeta Zaccaria s’interessava di saperlo. Noi, pure!
24. Come rispose Geova all’angelo che lo interrogò, e come Geova si sentì dunque verso Gerusalemme e come si sentì verso le nazioni gentili?
24 Zaccaria dovette esser soddisfatto che gli fosse concesso di udire la conversazione fra Geova degli eserciti e l’angelo che interrogava: “E Geova rispondeva all’angelo che parlava con me, con buone parole, parole di conforto e l’angelo che parlava con me continuò a dirmi: ‘Chiama, dicendo: “Geova degli eserciti ha detto questo: ‘Sono stato: geloso di Gerusalemme e di Sion con grande gelosia. Con grande indignazione mi sento indignato contro le nazioni che sono a loro agio; perché io, da parte mia, mi sentii indignato solo per un poco, ma esse, da parte loro, aiutarono verso la calamità’”’”. — Zaccaria 1:13-15.
25. Perché Geova si era indignato con il suo popolo eletto, ma perché si indignò verso le nazioni gentili?
25 Giustamente, Geova provò indignazione contro questo disubbidiente popolo eletto. Fu perciò costretto a impartire loro la punizione disciplinare. Impiegò Babilonia e i suoi alleati e simpatizzanti come Suo strumento per impartire la punizione. Comunque, fu “indignato solo per un poco”. D’altra parte, le nazioni gentili che erano state impiegate come Suo strumento di correzione avevano portato l’azione disciplinare troppo oltre, per assoluto odio contro il suo popolo eletto e per mostrare verso di esso e verso la sua adorazione il proprio disprezzo. In maniera perversa “aiutarono verso la calamità” sul suo popolo. Con malizia aggiunsero a tale calamità una straordinaria misura. Come sono stati inclini a far questo i persecutori dei tempi moderni verso gli adoratori di Geova! Per una buona e giusta causa Geova degli eserciti poté dire: “Con grande indignazione mi sento indignato contro le nazioni”. Se lo ricordino gli odierni persecutori di mente nazionalistica!
26. Perciò, che cosa si propose ora Geova di fare in quanto a Gerusalemme?
26 “Perciò Geova ha detto questo: ‘Per certo tornerò a Gerusalemme con misericordie. La mia propria casa vi sarà edificata’, è l’espressione di Geova degli eserciti, ‘e la stessa corda per misurare sarà stesa su Gerusalemme’”. — Zaccaria 1:16.
27. Come avrebbe Geova dato prova ai persecutori di non aver abbandonato in permanenza Gerusalemme, e come sarebbe stata stesa su di lei la corda per misurare?
27 L’azione disciplinare delle nazioni gentili contro il popolo di Giuda e Gerusalemme era stata portata fino al punto dell’aperta persecuzione. Queste persone erano state completamente abbandonate loro dal loro Dio, dovettero pensare i persecutori. Ma non era così! Geova non le aveva abbandonate per sempre. Era deciso a provarlo ai persecutori. In simbolo di ciò, Gerusalemme non doveva essere lasciata in permanenza nella desolazione. Egli sarebbe tornato a lei con misericordie, facendola sollevare dalla polvere e dalla rovina e ripopolare di nuovo. In lei sarebbero state edificate case, e così “la stessa corda per misurare sarà stesa su Gerusalemme” durante l’edificazione delle case. Infatti, in lei si sarebbe edificato l’edificio più importante di tutti, lo stesso tempio di Geova! Quale scacco sarebbe stato questo per i suoi persecutori e per i loro falsi dèi!
28. A chi si sarebbe dovuta manifestare così la scelta di Geova, e Geova che cosa scelse?
28 Era arrivato il divino tempo della ricostruzione. Nulla l’avrebbe ora fermata. Era stata fatta la divina scelta della sua visibile organizzazione terrestre. Tale scelta sarebbe stata resa manifesta dal favore divino, se ne risentissero o no le nazioni mondane che erano a loro agio. Non si sarebbe fatto alcun segreto della scelta divina. Per mostrare che l’attenzione pubblica doveva richiamarsi sulla decisione e scelta divina, fu emanato il comando agli orecchi del profeta Zaccaria: “Chiama ancora, dicendo: ‘Geova degli eserciti ha detto questo: “Le mie città traboccheranno ancora di bontà; e Geova certo proverà ancora rammarico per Sion e ancora sceglierà effettivamente Gerusalemme”’”. — Zaccaria 1:17.
29. (a) Che cosa reclamò dunque Geova come suo possesso, e come ne avrebbe mostrato la scelta? (b) Con quale altro nome fu chiamata Gerusalemme e perché, e chi vi avrebbe risieduto?
29 Notiamo che Geova degli eserciti chiama le città della provincia persiana di Giuda “le mie città”. Egli le ha scelte. Ne reclama il possesso. Darà prova che queste ricostruite città eran sue riempiendole da parte sua di bontà. Di conseguenza sarebbero divenute prospere. Ciascuna di queste città avrebbe avuto il suo corpo di anziani per la sua amministrazione locale. Tali città riorganizzate non sarebbero state senza la loro capitale terrena. Questa città principale sarebbe stata quella della scelta di Geova. Sarebbe stata quella che aveva costituito la capitale del popolo di Geova prima dell’esilio, cioè Gerusalemme, riedificata dal suo proprio popolo. Questa non era una scelta democratica, né una scelta imperiale. Era la scelta teocratica. Questa città scelta dal celeste Teocrata Geova degli eserciti fu anche chiamata Sion, perché il monte Sion era stato il luogo del palazzo del re Davide accanto al quale Davide aveva piantato la tenda per la temporanea residenza dell’Arca del Patto di Geova. Nella riedificata Sion o Gerusalemme doveva essere il luogo del corpo governativo della provincia. Quindi vi risiedette il governatore Zorobabele.
30. Come e quando Geova provò “rammarico per Sion”?
30 A causa della persistente disubbidienza dei suoi abitanti, Geova aveva decretato che Sion o Gerusalemme sarebbe stata distrutta dai Babilonesi e che sarebbe stata desolata per settant’anni. A suo tempo Geova si rammaricò della desolata Sion. Non che egli avesse fatto torto o commesso uno sbaglio facendo distruggere Sion, ma la sua volontà era stata adempiuta e se n’era conseguito lo scopo ed egli si era rivendicato. Ora la sua indignazione poteva placarsi ed egli si poteva confortare. Ora poteva rattristarsi dell’oggetto della sua indignazione e ora poteva sentirsi libero di mostrarle pietà e confortarla. Così, senza dover ammettere alcun errore, Geova si rammaricò di Sion alla fine dei settant’anni di desolazione. Senza dover disfare alcuna Sua azione errata e senza dover compiere riparazioni per alcun ingiustificabile danno da parte Sua, Geova ricondusse misericordiosamente il suo popolo esiliato e gli fece ricostruire Sion. Il tempo della distruzione era passato; era venuto il tempo della costruzione! Quale manifestazione di divina pietà!
31. (a) Quale nazione aveva invocato che Gerusalemme fosse rasa al suolo, e con quale credenza? (b) Quando era tempo di invocare la scelta di Geova circa una città?
31 Al tempo in cui fu rasa al suolo Sion o Gerusalemme nell’anno 607 a.E.V., i nemici edomiti incitavano i conquistatori babilonesi, dicendo: “Denudatela! Denudatela fino al fondamento entro di essa!” (Salmo 137:7) I gongolanti nemici pensavano che il suo Dio, Geova, avesse rigettato la città per sempre, e, come loro, Egli non scegliesse più Gerusalemme. Ma Geova non avrebbe potuto dimenticare o smentire le sue clementi profezie riguardo a Gerusalemme. Con fedeltà egli aveva ‘scelto effettivamente Gerusalemme’, e questa scelta ebbe valore anni dopo, nel 519 a.E.V., al tempo della prima visione di Zaccaria. Non solo Gerusalemme fu ricostruita dal suo proprio popolo, ma vi erano state gettate le fondamenta del suo tempio e vi era già cominciato il lavoro alla sovrastruttura. Quando quel tempio fosse stato pienamente costruito, Geova vi avrebbe quindi posto il suo proprio nome, vi sarebbe stata la sua presenza mediante il suo spirito, vi sarebbe stata ripresa la sua piena adorazione. Questo avrebbe dimostrato a tutte le nazioni che Geova aveva scelto Gerusalemme. Così, anche nel 519 a.E.V., era tempo di invocare la sua scelta!
32. Perché non possiamo guardare alla Gerusalemme moderna per vedere oggi un adempimento di Zaccaria 1:17?
32 C’è stato nulla di simile a questo nei tempi moderni? Per certo no riguardò alla moderna Gerusalemme per cui Arabi e Israeliani combatterono nel 1948 e nel 1967. I Giudei ortodossi piangono o recitano preghiere presso il Muro Occidentale (Kótel Maʽarabí), mentre sul piano circa diciotto metri sopra di loro i maomettani adorano nella Cupola della Roccia e nella Moschea El-Aksa. A sud di questa è il desolato monte Sion della Bibbia fuori delle mura della città attuale. Con tutto il dovuto riguardo per i fatti della situazione, Geova non ha scelto questa Gerusalemme terrestre come un luogo per il suo nome e per la sua adorazione. Dobbiamo guardare altrove per l’adempimento moderno di Zaccaria 1:17.
33. (a) Che cosa corrisponde oggi al governo di Zorobabele sull’antica Gerusalemme? (b) Che dire di quelli sui quali questi governa?
33 Sulla terra non c’è oggi nessun edificio di tempio che venga costruito da Zorobabele quale governatore di Gerusalemme. Ma c’è il più grande Zorobabele, cioè il Signore Gesù Cristo glorificato nei cieli. In nome di Geova egli governa su ciò che Ebrei 12:22 chiama ‘monte Sion e città dell’Iddio vivente, la Gerusalemme celeste’. Alla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 egli fu insediato lì come Re dominante e governa su quelli che sono i suoi veri e fedeli discepoli sulla terra. Tali discepoli non formano nessuna parte della cristianità, in nessun modo, poiché essa è formata da centinaia di contrastanti sette religiose e aderisce alle Nazioni Unite quali preservatrici della pace e della sicurezza del mondo e le sue mani sono piene del sangue sparso nelle guerre anticristiane di questo mondo. Il più grande Zorobabele celeste governa su quelli che adorano lo stesso Dio che egli adora, cioè Geova degli eserciti. Questi adoratori hanno anche l’obbligo d’esser cristiani testimoni di questo Dio, Geova. (Isaia 43:10-12; 44:8) Essi sono quelli identificati con la “Gerusalemme celeste”, la sede del governo del più grande Zorobabele.
34. Durante la prima guerra mondiale del 1914-1918, come parve che Geova avesse abbandonato la sua Sion o Gerusalemme spirituale?
34 A causa di tutte queste relazioni scritturali, tali cristiani testimoni di Geova sulla terra rappresentano il monte Sion di sopra e la “Gerusalemme celeste”. Ciò che è loro accaduto è come se fosse accaduto alla Sion o Gerusalemme figurativa. Nello sconvolgimento della prima guerra mondiale (1914-1918) furono perseguitati dai cosiddetti cristiani della cristianità perché cercavano di mantenersi saldi per il Regno del più grande Zorobabele, Gesù Cristo. La loro pubblica testimonianza al messianico regno di Geova fu ostacolata e ridotta al minimo. Essi non combatterono l’uno contro l’altro con armi carnali, combattendo nelle opposte parti della guerrafondaia cristianità, ma la loro internazionale cooperazione reciproca fu infranta dai nemici che ne infransero l’organizzazione internazionale. A causa dell’afflizione mondiale che si abbatté su di loro, fu come se Geova loro Dio avesse abbandonato la Sion o Gerusalemme spirituale.
35. All’inizio del periodo del dopoguerra, fra quali gruppi fu fatta la scelta di Geova in quanto a chi avrebbe dovuto rappresentare la sua Sion o Gerusalemme spirituale?
35 Tutt’a un tratto la prima guerra mondiale giunse alla fine con un armistizio nel novembre del 1918. Ebbe inizio il periodo del dopoguerra. Si potevano ora riprendere le attività del tempo di pace. Nel dicembre di quell’anno i religionisti della cristianità cominciarono a schierarsi a favore di un’organizzazione internazionale per la pace e la sicurezza del mondo. In maniera notevole questo fu reso pubblicamente chiaro dalla dichiarazione del Consiglio Federale delle Chiese di Cristo d’America che la proposta Lega delle Nazioni sia “l’espressione politica del regno di Dio sulla terra”. Fece questo nonostante che tutte le nazioni della proposta Lega fossero macchiate del sangue dei milioni di morti in guerra. Fu corretto ciò che il Consiglio Federale disse nella sua altisonante dichiarazione con parole così piamente religiose? Per certo era tempo che Geova degli eserciti si esprimesse. Chi avrebbe eletto come suoi rappresentanti della Sion o Gerusalemme spirituale? La cristianità con i suoi persecutori macchiati di sangue o i perseguitati aderenti al regno del suo più grande Zorobabele, Gesù Cristo? Chi avrebbe organizzato come Suoi testimoni?
36. Quali domande ci rivolgiamo oggi per provare se la cristianità fosse la scelta di Geova come sua organizzazione subito dopo la prima guerra mondiale?
36 Prova in modo schiacciante la disorganizzazione e corruzione religiosa della cristianità odierna che in quell’anno del dopoguerra del 1919 essa fosse la scelta di Geova degli eserciti? Provano i fatti d’oggi al di là di ogni contraddizione che Egli ne abbia riempito le “città” della Sua bontà sino a farle traboccare? Il suo tempio spirituale si erge forse riedificato dentro di lei come una casa di adorazione, vale a dire, adora essa per mezzo delle sue centinaia di sette religiose Geova come Dio presso il suo tempio spirituale? Chi saranno quelli che si offriranno come testimoni della cristianità per proferire l’inequivocabile risposta Sì? Nell’assenza di tali testimoni, noi guardiamo altrove.
37. Rispetto a un cambiamento di condizione, che cosa richiama la nostra attenzione nella giusta direzione della scelta di Geova?
37 Dove? Non è solo il nome a richiamare la nostra attenzione verso la più che chiara scelta di Geova. Ciò che richiama l’attenzione sugli eletti è il modo in cui si sono organizzati per il Suo servizio nel dopoguerra e ciò che hanno proclamato e sostenuto senza compromessi nella scena del mondo. Inoltre, ciò che hanno fatto! Sì, per giunta, le “misericordie” con cui Geova degli eserciti è “tornato” a loro. Possiamo capire questo quando consideriamo lo stato spirituale da cui son sorti nel periodo del dopoguerra. Sono sorti da un apparente stato di diseredati, rigettati da Dio. Sì, dallo stato di perseguitati quasi fino a morte dalla cristianità, che li perseguitò non solo durante la prima guerra mondiale ma anche durante la seconda guerra mondiale e nel periodo che intercorse fra quei due mondiali bagni di sangue, tutto nello sforzo per infrangere la loro organizzazione religiosa e ridurli permanentemente in rovina quale irritante problema religioso. Chi sono, dunque, questi che sono tale oggetto di persecuzione e ostilità religiosa, ma anche di “misericordie” divine?
38. Nel periodo del dopoguerra chi ha mostrato sulla terra d’essere la scelta di Geova, e con quali caratteristiche che lo identificano?
38 I fatti storici dalla prima guerra mondiale del 1914-1918 li identificano. Il loro ruolo nella scena internazionale odierna li pone in netto risalto. Essi sono i cristiani testimoni che portano il nome del Dio a cui rendono adorazione e servizio, Geova. Dallo stato d’impedimento religioso in cui l’anno del dopoguerra del 1919 trovò questo gruppo internazionalmente disprezzato, questo rimanente di dedicati, battezzati cristiani unti dallo spirito avanzò nella mondiale scena d’azione al servizio di Geova. Quando il mondo, politico, religioso, militare e sociale, si dava in sposa alla Lega delle Nazioni, questo unto rimanente si mantenne fermo per il messianico regno di Geova quale sola speranza per tutto il genere umano e intraprese il corso di predicare “questa buona notizia del regno” come non aveva mai fatto nella sua carriera terrena. Il risultato della loro predicazione di “questa buona notizia” è ora stato proprio come Gesù Cristo preannunciò in Matteo 24:14, “in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. Sì, in 165 lingue!
39. (a) Quest’impresa deve attribuirsi al fatto che Geova e tornato dove e con che cosa? (b) A che cosa questi si sono accostati, e dove rendono sacro servizio, e chi si unisce ora a loro?
39 Quest’impresa degna di nota riportata negli annali del mondo è stata compiuta non solo mediante forza, capacità, ingegno, coraggio e perseveranza da parte loro. È stata compiuta in primo luogo perché Geova degli eserciti li ha scelti per il preannunciato servizio e testimonianza. Non solo perché gli si erano dedicati interamente come discepoli di Gesù Cristo, ma perché egli aveva mostrato loro misericordia per mezzo di Gesù Cristo e ora era “tornato” a loro con “misericordie”. Seguendo con fedeltà le orme di Cristo, essi si accostano al “monte Sion e alla città dell’Iddio vivente, alla Gerusalemme celeste”. Con maggiore comprensione e discernimento di quanto non abbiano mai fatto in precedenza, apprezzano il tempio spirituale di Geova e ivi lo adorano, rendendo servizio quali sottosacerdoti spirituali al comando del loro celeste sommo sacerdote Gesù Cristo. Nella loro adorazione ivi si unisce ora a loro una innumerevole “grande folla” di pacifiche persone come pecore provenienti da ogni nazione, popolo, tribù e lingua. Proprio come fu predetto! (Rivelazione 7:9-17) Li troviamo in 208 paesi e gruppi isolani.
40. (a) Perché Geova può chiamare queste congregazioni “mie città”, e come sono organizzate? (b) In che modo quelle “città” ‘traboccano di bontà’?
40 Essi non hanno comunità politiche come le città. Le loro “città” figurative sono congregazioni religiose di dedicati, battezzati discepoli di Gesù Cristo, il più grande Zorobabele. (Matteo 28:19, 20) Queste sono organizzate secondo la norma teocratica indicata nelle ispirate Sacre Scritture, e, come le città nell’antico Israele, queste congregazioni hanno ciascuna un locale presbiterio o “corpo di anziani”. Ci sono anche “servitori di ministero” (diakonoi) per assistere ciascun corpo di anziani. (1 Timoteo 3:1-13; 4:14; Tito 1:5-9; Filippesi 1:1; 1 Pietro 5:1-4) Geova può appropriatamente chiamare queste congregazioni cristiane le “mie città”, perché egli è invero responsabile della loro organizzazione e della loro crescita e Gli sono dedicate senza riserve per mezzo di Gesù Cristo. Un’investigazione su queste figurative “città” di Geova rivela che in senso spirituale esse ‘traboccano di bontà’ da Lui. A giudicare da tutta l’evidenza che si è accumulata, Geova degli eserciti li ha scelti come rappresentanti della sua Gerusalemme celeste. A Lui siano rese lodi, poiché la profezia di Zaccaria 1:16, 17 ha avuto tale adempimento!
SECONDA VISIONE
41. (a) Che cosa si deve dire se ciò che e già accaduto ai persecutori è la fine della questione? (b) Nella sua seconda visione, il 24 Sebat che cosa chiese Zaccaria?
41 Che dire, però, dei persecutori e di quelli che avrebbero voluto distruggere i dedicati adoratori di Geova degli eserciti? Mentre oggi guardiamo le condizioni del mondo, possiamo osservare ciò che è accaduto loro. Ma lo stato attuale dei persecutori non è la fine della questione. In vista di illustrare ciò che da ultimo accadrà loro, al profeta Zaccaria fu data un’altra visione subito dopo la prima, quello stesso ventiquattresimo giorno dell’undicesimo mese (Sebat) nel 519 a.E.V., nel secondo anno di regno del re Dario I di Persia. L’Impero Medo-persiano era la Quarta Potenza Mondiale della storia biblica, e questa seconda visione avrebbe dovuto interessarlo. Zaccaria, che vide la visione, ci narra: “E alzavo gli occhi e vedevo; ed ecco, c’erano quattro corna. Dissi dunque all’angelo che parlava con me: ‘Che sono queste?’ A sua volta mi disse: ‘Queste sono le corna che dispersero Giuda, Israele e Gerusalemme’”. — Zaccaria 1:18, 19.
42. Che cosa simboleggiavano quelle “corna”, e che cosa significa che ce ne fossero quattro?
42 Il profeta Zaccaria sapeva che nelle ispirate Scritture Ebraiche un corno è usato per simboleggiare la potenza governativa di una nazione o impero. Quelle quattro corna simboliche non raffiguravano necessariamente quattro singole nazioni o imperi che fino ad allora avessero disperso i popoli di Giuda, Israele e Gerusalemme e ne avessero rovinato le città. Nella Scrittura, il numero quattro ha un significato simbolico. Per esempio, usando il quattro rispetto ai venti, i quattro venti dei cieli si riferirebbero a ogni parte o angolo dei cieli. O semplicemente i quattro venti si riferirebbero a ogni direzione della terra. (Ezechiele 37:9; Daniele 7:2) Le quattro ruote del celeste carro di Geova visto dal profeta Ezechiele indicherebbero una ben equilibrata base di movimento per il carro divino. (Ezechiele 1:15, 21) Le quattro corna potrebbero conformemente significare tutte le potenze governative interessate o implicate, e non soltanto quattro di esse alla lettera, operanti in ogni direzione e senza lasciare squilibrio per l’omissione di alcun quarto.
43. Quindi, oltre a Egitto, Assiria e Babilonia, quali altre potenze politiche sarebbero state incluse sotto il simbolo di quelle “quattro corna”?
43 Quindi non solo l’Egitto, l’Assiria e Babilonia erano stati implicati come potenze mondiali nella dispersione di Giuda, Israele e Gerusalemme, ma anche altri come la nazione di Edom e altri alleati o collaboratori nazionali in tale malvagia azione contro l’eletto popolo di Geova. Eran tutti persecutori. Quelle organizzazioni politiche usarono la loro potenza, in particolar modo la potenza militare, in una maniera perversa e violenta verso l’eletto popolo di Geova. — Zaccaria 1:15.
44. Perché Geova s’indignò con grande indignazione contro le nazioni gentili che erano a loro agio?
44 Quelle potenze politiche pagane erano andate tutte oltre ciò che Geova degli eserciti aveva inteso fare per disciplinare il suo popolo negligente e disubbidiente. Esse si servirono dell’agio loro concesso solo per esprimere la loro cattiva volontà, risentimento, invidia e disprezzo verso Giuda, Israele e Gerusalemme. Per questa ragione Geova degli eserciti disse all’angelo in modo da essere udito da Zaccaria: “Con grande indignazione mi sento indignato contro le nazioni che sono a loro agio”. (Zaccaria 1:15) Come si propose Geova di esprimere la sua grande indignazione contro quelle nazioni che si sentivano a proprio agio perché avevano soddisfatto i loro sentimenti di vendetta o di malvagità contro il Suo popolo? Egli lo rivela nell’ulteriore parte della seconda visione svelata dinanzi agli occhi di Zaccaria: Egli dice:
45. Che cosa Geova mostrò a Zaccaria come suoi strumenti per esprimere la propria indignazione contro le nazioni che erano a loro agio?
45 “Per di più, Geova mi mostrò quattro artefici. Allora dissi: ‘Che cosa vengono a fare questi?’ E continuò a dire: ‘Queste sono le corna che dispersero Giuda a tal punto che nessuno alzò affatto la testa; e questi altri verranno a farli tremare, ad abbattere le corna delle nazioni che alzano un corno contro il paese di Giuda, per disperderla’”. — Zaccaria 1:20, 21, NM; Di; Con.
46. (a) Perché tali “artefici” erano quattro, e, nonostante il loro mestiere, quale ne era la missione? (b) Chi li mandò, e che cosa significò questo per i persecutori?
46 Questi artefici o artigiani essendo quattro di numero contrastavano le quattro corna. Il loro numero avrebbe lo stesso significato che nel caso delle quattro corna. Raffigurerebbe tutti gli “artefici” interessati alla questione e organizzati in modo equilibrato, pienamente adeguato. Essendo artefici o artigiani, non erano distruttori. In primo luogo, erano costruttori. Ma si potevano impiegare in un’opera di distruzione, ed essi avrebbero potuto usare a tal fine i loro utensili da lavoro. Questo era il loro compito nella visione. Ma di chi erano gli artefici o chi li aveva mandati? Evidentemente Geova degli eserciti, poiché venivano a distruggere la potenza delle quattro corna che avevan disperso il popolo di Geova: Giuda, Israele e Gerusalemme. Ciò che usavano per far ciò erano senza dubbio i martelli del loro mestiere. Guai, dunque, alle “corna” che li perseguitavano! Contro quei persecutori si sarebbe dovuto eseguire il giudizio divino.
DIO RIVOLGE L’ATTENZIONE AI PERSECUTORI
47. Come si deve considerare ciò che accadde in seguito a quelle nazioni persecutrici, come il naturale corso degli avvenimenti mondiali o come che cosa?
47 La grande indignazione di Geova non mancò di versarsi sulle nazioni persecutrici. La storia antica mostra che le nazioni che maltrattarono perversamente l’eletto popolo di Geova dell’antichità non se la passarono bene in seguito; subirono la calamità. Dove sono oggi? Questa calamitosa conseguenza non fu solo il naturale corso degli avvenimenti mondiali senza alcun disegno che le sovrastasse. Fu l’adempimento dell’indignazione divina contro di loro. Oggi non dovremmo perderne la lezione.
48. (a) Di chi Roma divenne persecutrice nel primo secolo E.V., e come ha continuato a esser tale? (b) Di quale parte della cristianità essa è oggi il capo?
48 Nel primo secolo della nostra Èra Volgare, l’Israele spirituale venne all’esistenza sotto la direttiva del Messia che Dio aveva inviato, Gesù di Betleem-Giuda. La nazione del circonciso Israele naturale fu così destituita. Proprio come Ismaele fu destituito da Isacco il vero erede di Abraamo e divenne persecutore d’Isacco, così l’Israele naturale perseguitò i discepoli di Cristo che formavano l’Israele spirituale. L’Israele naturale per questo se la passò male, essendone distrutta la città santa di Gerusalemme nell’anno 70 E.V. ed essendo dispersi i superstiti della provincia di Giuda, che per lo più furono portati in cattività. (Galati 4:21-31; 1 Tessalonicesi 2:14-16; Genesi 21:1-14) Dopo l’incendio di Roma dell’anno 64 E.V., Roma intraprese la persecuzione del cristiano Israele spirituale. Essa continuò questa persecuzione non solo come amante del pagano Impero Romano, ma come amante religiosa del Sacro Romano Impero. Quel Sacro Romano Impero scomparve dall’esistenza ai giorni di Napoleone Bonaparte nella prima parte del diciannovesimo secolo. Tuttavia Roma continua a essere il capo della più estesa, della più forte, della più popolosa parte della religiosa cristianità. Ma in tale qualità Roma è stata fatta “tremare”.
49. Chi successe a Roma come Potenza Mondiale persecutrice, e per mezzo di chi e quando questo era stato predetto?
49 Nel diciottesimo secolo Roma come Sesta Potenza Mondiale della storia biblica dovette inchinarsi all’Impero Britannico quale Settima e Massima Potenza Mondiale della storia biblica. La sua storia rivela che essa pure è stata colpevole d’aver perseguitato e disperso l’Israele spirituale di Geova degli eserciti. A ciò han partecipato anche gli Stati Uniti d’America, che sono stati in seguito integrati con la Settima Potenza Mondiale per formare la duplice Potenza Mondiale Anglo-americana. Tale persecuzione infuriò notoriamente contro il rimanente dell’Israele spirituale durante la prima guerra mondiale, sì, e in proporzioni anche maggiori durante la seconda guerra mondiale. Questo era stato veramente predetto con simboli profetici all’esiliato profeta Daniele “nel terzo anno del regno di Baldassarre il re”, cioè prima della caduta dell’antica Babilonia, e così più di vent’anni prima della visione che Zaccaria ebbe delle quattro corna e dei quattro artefici. (Daniele 8:1, 9-12, 23-26) Quindi Geova sapeva che ci sarebbe stato bisogno dei suoi simbolici “artefici” per “abbattere le corna delle nazioni” più di 2.490 anni dopo la visione di Zaccaria.
50. Oltre alla Settima Potenza Mondiale, quali altre “corna” si sono impegnate nella persecuzione degli Israeliti spirituali in tempi recenti?
50 Nei tempi moderni non solo la duplice potenza mondiale anglo-americana ha preso parte alla dispersione dell’Israele spirituale mediante la persecuzione e l’oppressione, ma vi han preso parte anche altre simboliche “corna” moderne. Uno dei casi più crudeli ne è stato in tempi recenti il sadico maltrattamento subìto dai cristiani testimoni di Geova nella Germania del Terzo Reich sotto il fuehrer nazista Adolfo Hitler dal 1933 al 1945 E.V. Le altre Potenze dell’Asse si unirono a lui in tale malvagia oppressione degli Israeliti spirituali e dei loro dedicati compagni. Sin da allora altre “corna” politiche che formano il composto “re del nord” han sospinto e cozzato e minacciato i fedeli adoratori di Geova.
51. Quando e da chi fu predetta la persecuzione del “re del nord”, e quindi a che cosa pensava dunque Geova circa la persecuzione?
51 “Nel terzo anno di Ciro re di Persia”, dopo la caduta di Babilonia, l’angelo di Geova predisse al profeta Daniele che tale persecuzione sarebbe stata inflitta ai cristiani testimoni di Geova dal simbolico “re del nord” dei nostri tempi. (Daniele 10:1, 18-21; 11:29-36, 44, 45) Da ciò si comprende che Geova pensava non solo alle “corna” che avevano perseguitato il suo popolo tipico in passato, ma anche alle “corna” che avrebbero perseguitato il suo popolo antitipico in futuro, nei nostri tempi moderni.
52. Così Geova usava un passato caso di questo popolo tipico per dare oggi preavvertimento a chi, e come fu indicato questo nella visione di Giovanni in Rivelazione 7:1-3?
52 Così Geova usava un passato caso di persecuzione del suo popolo tipico per preavvertire le nazioni moderne che “alzano un corno” contro il giusto paese spirituale dei suoi fedeli adoratori. Contro tutte tali nazioni Egli avrebbe impiegato i suoi simbolici “artefici”. Poiché gli “artefici” della visione erano quattro di numero ci rammentano ciò che il cristiano apostolo Giovanni vide in visione verso la fine del primo secolo E.V. Egli lo narra, dicendo: “Dopo questo vidi quattro angeli in piedi ai quattro angoli della terra, che trattenevano i quattro venti della terra, affinché nessun vento soffiasse sulla terra né sul mare né su alcun albero. E vidi un altro angelo che ascendeva dal sol levante, avente il suggello dell’Iddio vivente; ed egli gridò ad alta voce ai quattro angeli ai quali fu concesso di danneggiare la terra e il mare, dicendo: ‘Non danneggiate la terra né il mare né gli alberi, finché non abbiamo suggellato gli schiavi del nostro Dio sulle loro fronti’”. — Rivelazione 7:1-3.
53. A che cosa darà luogo lo scioglimento di quei “quattro venti” rispetto alle “quattro corna”, ma che cosa rafforza i perseguitati adoratori di Geova così che possano perseverare?
53 Allorché saranno rilasciati i quattro venti ne risulterà in tutto il mondo una tempesta che danneggerà tutte le nazioni della terra e che distruggerà le simboliche “corna” da esse alzate contro gli Israeliti spirituali che sono suggellati con il “suggello dell’Iddio vivente”. Questo produrrà lo stesso risultato che fu raffigurato dai “quattro artefici” che colpirono col martello e infransero le simboliche “quattro corna” di tutte le nazioni. In netto contrasto con tutte le “misericordie” con le quali Geova torna ai suoi perseguitati adoratori, ci sarà l’esecuzione dei suoi inesorabili giudizi sui loro persecutori. Riponendo piena fiducia nell’assicurazione che Dio ne dà, tutti i perseguitati saranno rafforzati così che possano perseverare sino alla fine.