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Apprezzate lo “schiavo fedele e discreto”?La Torre di Guardia 1981 | 1° settembre
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Apprezzate lo “schiavo fedele e discreto”?
“CHI è realmente lo schiavo fedele e discreto?” Con questa domanda Gesù Cristo introdusse una parabola, un’illustrazione, di importanza profetica. Essa fa parte del “segno” che egli diede riguardo al “termine del sistema di cose” nel quale stiamo vivendo. (Matt. 24:3) Dopo aver esortato i suoi discepoli a stare in guardia, Gesù disse:
“Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo? Felice quello schiavo se il suo signore arrivando lo troverà a fare così. Veramente vi dico: lo costituirà sopra tutti i suoi averi”. — Matt. 24:42-47.
Chi è questo “schiavo” e chi sono i “domestici”? Cosa sono gli “averi”? Non si tratta di semplici domande accademiche. Identificando lo “schiavo fedele e discreto” e cooperando con esso possiamo avere grande felicità e ricche benedizioni spirituali.
“CHI È REALMENTE LO SCHIAVO FEDELE E DISCRETO?”
Alcuni sostengono che lo “schiavo” rappresenti i ministri cristiani, o il loro incarico di sorveglianza, con la relativa responsabilità di aver cura dei bisogni spirituali della congregazione. L’arrivo del “signore” viene inteso come la seconda venuta di Cristo o come la morte del singolo ministro. Si sostiene così che lo scopo della parabola sia quello di incoraggiare i ministri cristiani ad avere cura di ciò che è stato affidato loro.
I testimoni di Geova credono che questa parabola riguardi l’unica vera congregazione degli unti seguaci di Gesù Cristo. A partire dalla Pentecoste del 33 E.V., e per tutti i successivi 19 secoli, questa congregazione paragonata a uno schiavo ha cibato spiritualmente i suoi componenti in modo fedele e discreto. L’identità di questo “schiavo” è divenuta chiara specialmente al tempo del ritorno o della presenza di Cristo. Lo “schiavo” può essere identificato dal fatto che vigila e che provvede con fedeltà e discrezione il cibo spirituale necessario a tutti i componenti della congregazione cristiana. Questo “schiavo” o congregazione unta dallo spirito è in effetti l’unico canale riconosciuto che rappresenta sulla terra il regno di Dio nel “tempo della fine”. (Dan. 12:4) I testimoni di Geova comprendono che lo “schiavo” si compone di tutti gli unti cristiani, come gruppo, viventi sulla terra in un qualsiasi dato tempo durante i 19 secoli trascorsi dalla Pentecoste. I “domestici” sono questi stessi seguaci di Cristo presi individualmente.
Qualche lettore potrebbe pensare che questo sia un modo piuttosto settario di vedere le cose. Oppure potrebbe fare obiezione all’idea che lo “schiavo” e i “domestici” rappresentino la stessa classe, l’uno come corpo composito e gli altri come singoli. Chi obietta potrebbe sostenere che non tutti gli unti discepoli di Cristo partecipano alla preparazione del cibo spirituale, per cui forse lo “schiavo” rappresenterebbe solo quelli che prendono la direttiva, mentre i “domestici” sarebbero quelli da loro serviti nella congregazione.
È inutile cercare di dare alla parabola un’interpretazione forzata. Ingannare se stessi non è di alcun beneficio ed è spiritualmente dannoso. Dobbiamo quindi rivolgerci alle Scritture per avere intendimento. Così facendo, cosa riscontriamo? Questo “schiavo” è un servitore del Signore Cristo Gesù e del suo Padre Geova. (Confronta Matteo 10:24, 25). E un servitore può anche essere costituito da un gruppo collettivo. Nell’antichità l’intera nazione d’Israele era il servitore o schiavo di Geova. Egli disse loro: “Tu, o Israele, sei il mio servitore”. (Isa. 41:8, 9; 44:21) Quest’unico servitore era composto da molti individui, come indica Isaia 43:10, che dice: “‘Voi siete i miei testimoni [plurale]’, è l’espressione di Geova, ‘pure il mio servitore [singolare] che io ho scelto, onde conosciate e abbiate fede in me’”. Quegli antichi israeliti erano la “speciale proprietà” di Geova, una “nazione santa”. (Eso. 19:5, 6) Sebbene non ogni singolo individuo partecipasse all’amministrazione degli affari della nazione, tutti insieme costituivano un unico popolo, il “servitore” di Dio. Solo pochi contribuirono a scrivere o a ricopiare le Sacre Scritture, eppure l’apostolo Paolo disse riferendosi al popolo d’Israele: “A loro furono affidati i sacri oracoli di Dio”. (Rom. 3:1, 2) A loro appartenevano i patti, la Legge e le promesse. (Rom. 9:3-5) Perciò, in senso collettivo, l’intera nazione era il composito “servitore” di Geova, pur essendo contemporaneamente formata di singoli individui, i suoi “testimoni”.
Quand’era sulla terra, Gesù disse ai capi religiosi d’Israele: “Il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti”. (Matt. 21:43) Questa “nazione” che produce i frutti del Regno dev’essere la vera ed estesa congregazione cristiana, circa la quale Pietro scrisse: “Voi siete . . . ‘una nazione santa, un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate le eccellenze’ di colui [Dio] che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce. Poiché voi una volta non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio”. (I Piet. 2:9, 10) Questa congregazione è anche chiamata “Israele di Dio” e “casa di Dio”. (Gal. 6:16; I Tim. 3:15) I singoli componenti della congregazione sono chiamati “membri della casa di Dio”. (Efes. 2:19) Un ‘fedele economato’ fra i membri di tale famiglia comprende la dispensazione di verità spirituali, le quali costituiscono un “cibo” adatto ai credenti. (I Cor. 3:2-5; 4:1, 2) È da notare che lo “schiavo fedele e discreto” in Luca 12:42-48 è definito un “economo”.
Quando i fedeli apostoli di Gesù erano ancora vivi sulla terra, la responsabilità di provvedere l’insegnamento spirituale alla “casa di Dio” era in particolare compito loro. Anche i ‘pastori’ nominati del “gregge”, come pure altri, avevano una responsabilità simile. Tuttavia l’apostolo Pietro mostra che tale gestione delle verità divine era in effetti affidata a tutti gli “eletti”. Quindi ciascun componente della congregazione contribuiva all’edificazione del corpo. (Efes. 4:11-16; I Piet. 1:1, 2; 4:10, 11; 5:1-3) Vediamo quindi una chiara base scritturale per dire che tutti gli unti seguaci di Cristo Gesù compongono il “servitore” di Dio, “servitore” che ha Gesù come Signore. Di conseguenza quel servitore o “schiavo” provvede come organismo collettivo il cibo spirituale a tutti i singoli componenti di questa congregazione, i quali formano la famiglia dei “domestici”. Individualmente essi traggono beneficio dal cibo che ricevono. — I Cor. 12:12, 19-27; Ebr. 3:5, 6; 5:11-14.
SUCCESSIVE DIFFICOLTÀ A RICONOSCERE LO “SCHIAVO FEDELE”
Questa chiara identità della classe dello “schiavo fedele e discreto” non sarebbe rimasta così evidente attraverso tutti i secoli che dovevano passare fino al ritorno del Signore col potere reale. Gli apostoli avvertirono che dopo la loro morte sarebbe subentrata una grande apostasia, la quale sarebbe continuata fino alla presenza di Cristo. (II Tess. 2:1-12; Atti 20:29, 30; I Giov. 2:18, 22; 4:2, 3) Gesù lo indicò anche nella sua parabola del ‘grano e delle zizzanie’. Secondo questa illustrazione, nel campo mondiale fu piantato seme eccellente, grano. Il “grano” sono “i figli del regno”, i veri unti discepoli di Gesù Cristo. È detto però che un “nemico” (il Diavolo) avrebbe seminato “zizzanie” (“i figli del malvagio” o falsi cristiani) in mezzo al “grano”, e che gli uni e gli altri sarebbero cresciuti insieme fino alla “mietitura”. — Matt. 13:24-30, 36-43.
L’apostasia si sviluppò con l’introduzione della filosofia e di false dottrine pagane. La congregazione apostata divenne gradualmente parte del mondo, adottandone gli insegnamenti, le usanze e il modo di pensare. Gesù predisse che sia il “grano” che le “zizzanie” sarebbero cresciuti insieme fino alla “mietitura” o “termine del sistema di cose”, quando il “grano” (i veri cristiani) sarebbe stato separato dalle “zizzanie” (i falsi cristiani) e avrebbe fatto risplendere la propria luce spirituale. (Matt. 13:30, 39-43) Perciò l’identità della classe dello “schiavo fedele e discreto” non sarebbe stata di nuovo evidente se non al tempo del ritorno di Cristo Gesù.
In quel tempo i fedeli discepoli di Gesù sarebbero stati facilmente riconoscibili. La loro prospera condizione spirituale sarebbe stata in armonia con la profezia di Daniele, secondo la quale nel “tempo della fine” quelli che avrebbero avuto perspicacia sarebbero stati splendenti come stelle, avrebbero avuto conoscenza e intendimento scritturali sempre più profondi e avrebbero condotto molti alla giustizia. (Dan. 12:3, 4, 9, 10) Questo indica che la congregazione degli unti discepoli di Cristo, quelli che hanno perspicacia, avrebbero atteso con spirito vigilante il ritorno del Signore e, quando questi sarebbe tornato, li avrebbe trovati occupati a provvedere fedelmente il cibo spirituale a suo tempo. — Matt. 24:43-46.
IDENTIFICATO DALLA SUA ATTIVITÀ LO “SCHIAVO FEDELE”
Sebbene nel corso dei secoli le “zizzanie” dominassero la scena religiosa del mondo, c’era del “grano” attivo, e ai “domestici” veniva provveduto cibo spirituale. Alcuni anni dopo il 1870, c’era un gruppo di sinceri studenti biblici abbastanza nutriti spiritualmente da attendere il ritorno del Signore e da rendersi conto della necessità di prepararsi con un profondo studio delle Scritture. Il loro esame non settario della Bibbia produsse conoscenza sovrabbondante.
Durante quegli anni le chiese della cristianità erano schiave delle tradizioni, dei dogmi e delle cerimonie dovuti alla grande apostasia. Credevano in false dottrine come la Trinità, l’immortalità dell’anima e l’inferno di fuoco. Oltre a ciò facevano parte di questo mondo. Nei loro seminari teologici si stava infiltrando lo scetticismo nei confronti della Bibbia. La teoria evoluzionistica di Darwin era messa a confronto col racconto biblico della creazione. La psicologia applicata negava la dottrina del peccato ereditato e la necessità di un riscatto, e una critica spietata attaccava le credenziali divine e l’infallibilità delle Scritture.
In quelle condizioni gli Studenti Biblici (nome con cui allora erano conosciuti i testimoni di Geova) si distinguevano come energici sostenitori dell’insegnamento biblico. Sostenevano scritturalmente l’esistenza di un unico Dio Onnipotente, Geova, e che Cristo Gesù, suo unigenito Figlio, è la sua prima creatura, inviata da Dio sulla terra perché desse la sua vita come riscatto per l’umanità peccatrice. Cominciarono a lottare per difendere l’intera Bibbia come infallibile Parola ispirata da Dio, e a pubblicare i risultati dei loro studi biblici come “cibo a suo tempo”, condividendo così quelle vitali informazioni con tutti coloro che desideravano prepararsi per il ritorno del Signore. Gli Studenti Biblici fecero conoscere il vero insegnamento cristiano che l’anima umana è mortale e che la speranza per i morti è la risurrezione. Indicarono che lo scopo del riscatto di Cristo non fu soltanto quello di far sì che 144.000 persone fossero comprate dalla terra per essere coeredi di Cristo nei cieli, ma anche di dare al resto della progenie di Adamo l’opportunità di ottenere la vita eterna sulla terra durante il millenario regno messianico. Inoltre proclamarono al mondo che il 1914 avrebbe segnato la fine dei “fissati tempi delle nazioni”. (Luca 21:24) Questa incoraggiante riscoperta delle verità bibliche e l’esortazione a essere vigilanti per discernere la presenza di Cristo Gesù portarono al radunamento e all’edificazione di una congregazione di unti discepoli di Cristo che diedero prova di essere ben nutriti spiritualmente.
CREDENZIALI SOVRABBONDANTI
Lo “schiavo fedele e discreto” ha credenziali sovrabbondanti. Indichiamo di seguito un elenco parziale di designazioni scritturali e profetiche che si applicano o rappresentano il rimanente degli unti seguaci di Gesù Cristo dal significativo anno del 1919:
(1) Moglie di Noè, Gen. 7:7; (2) angeli mandati incontro a Lot, Gen. 19:15; (3) Rebecca, Gen. 24:64; (4) Giuseppe e Beniamino, Gen. 45:14; (5) spigolature lasciate indietro, Lev. 19:9; (6) due spie giunte da Raab, Gios. 2:4; (7) Barac, Giud. 4:14; (8) Iefte, Giud. 11:34; (9) Naomi e Rut, Rut 2:2; (10) Guerrieri israeliti di Davide, II Sam. 18:1; (11) Ieu, II Re 10:11, 15; (12) Mardocheo ed Ester, Est. 4:13; (13) Giobbe, Giob. 42:10, 13; (14) la figlia del re, Sal. 45:13; (15) uomini di amorevole benignità, Sal. 50:5; (16) intimo gruppo, Sal. 89:7; (17) Sear-Iasub, Isa. 7:3; (18) luce delle nazioni, Isa 60:3; (19) grossi alberi di giustizia, Isa. 61:3; (20) ministri del nostro Dio, Isa. 61:6; (21) grappolo preservato, Isa. 65:8; (22) servitori chiamati con un altro nome, Isa. 65:15; (23) uomini che tremano alla parola di Dio, Isa. 66:5; (24) nuova nazione nata, Isa. 66:8; (25) Geremia, Ger. 1:10; (26) popolo di Geova nel nuovo patto, Ger. 31:33; (27) sentinella perseverante, Ezec. 3:16-27; (28) uomo vestito di lino, Ezec. 9:2; (29) popolo purificato, Ezec. 36:29-32; (30) quelli che dimorano al centro della terra, Ezec. 38:12; (31) l’esercito dei cieli, Dan. 8:10; (32) santuario restaurato (purificato), Dan. 8:14; (33) quelli che hanno perspicacia, Dan. 11:33; (34) il felice in attesa, Dan. 12:12; (35) ogni carne su cui è versato lo spirito, Gioe. 2:28; (36) Giona, Giona 3:1-3; (37) pupilla dell’occhio di Geova, Zacc. 2:8; (38) rimanente liberato, Zacc. 2:7; (39) un giudeo, Zacc. 8:23; (40) figli di Levi, Mal. 3:3; (41) grano, Matt. 13:25; (42) figli del regno, Matt. 13:38; (43) operai della vigna, Matt. 20:1; (44) invitati alla festa nuziale, Matt. 22:3-14; (45) eletti, Matt. 24:22; (46) aquile, Matt. 24:28; (47) schiavo fedele e discreto, Matt. 24:45; (48) vergini discrete, Matt. 25:2; (49) fratelli del re, Matt. 25:40; (50) piccolo gregge, Luca 12:32; (51) mendicante di nome Lazzaro, Luca 16:20; (52) pecore di “questo ovile”, Giov. 10:1-16; (53) tralci della vite, Giov. 15:4; (54) palazzo reale di Davide, Atti 15:16; (55) coeredi di Cristo, Rom. 8:17; (56) il rimanente, Rom. 11:5; (57) rami dell’ulivo, Rom. 11:24; (58) santi, I Cor. 6:2; Riv. 16:6; (59) tempio, I Cor. 6:19; (60) nuova creazione, II Cor. 5:17; (61) ambasciatori di Cristo, II Cor. 5:20; (62) congregazione di Dio, Gal. 1:13; (63) componenti del seme d’Abraamo, Gal. 3:29; (64) Israele di Dio, Gal. 6:16; (65) corpo di Cristo, Efes. 1:22, 23; (66) soldati di Cristo Gesù, II Tim. 2:3; (67) casa sotto Cristo, Ebr. 3:6; (68) sacerdozio santo, I Piet. 2:5; (69) nazione santa, I Piet. 2:9; (70) associazione di fratelli, I Piet. 2:17; (71) sette congregazioni, Riv. 1:20; (72) ventiquattro persone anziane, Riv. 4:4; (73) Israele spirituale, Riv. 7:4; (74) locuste, Riv. 9:3; (75) due testimoni, Riv. 11:3; (76) due ulivi, Riv. 11:4; (77) seme della donna, Riv. 12:17; (78) Nuova Gerusalemme, Riv. 21:2; (79) sposa di Cristo, Riv. 22:17; 19:7; (80) testimoni di Geova, Isa. 43:10.
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Lo “schiavo fedele” dà “cibo a suo tempo”La Torre di Guardia 1981 | 1° settembre
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Lo “schiavo fedele” dà “cibo a suo tempo”
DOPO la prima guerra mondiale (1914-1918), le chiese della cristianità appoggiarono la Lega delle Nazioni ed esortarono i cristiani nominali a sostenerla. Al contrario gli Studenti Biblici non mancarono mai di rivolgere l’attenzione al Regno come unica speranza dell’umanità e di smascherare la Lega delle Nazioni come un espediente umano destinato a fallire.
Le chiese della cristianità sono tuttora contagiate dallo spirito del mondo, dal suo materialismo, evoluzionismo, criticismo e filosofie che negano la verità biblica. La maggioranza ha accettato l’immoralità del mondo, fornicazione, adulterio e omosessualità, con la conseguente crisi della vita coniugale e familiare, delinquenza minorile e criminalità, diffusione delle malattie veneree e aumento della violenza. Le chiese fanno parte di questo mondo, sostenendo le dittature in certi paesi e appoggiando attivamente il terrorismo e attività illegali in altri.
VERO CIBO SPIRITUALE
Al contrario, la congregazione mondiale dei testimoni di Geova è rimasta fedele all’insegnamento biblico. Seguono norme morali di castità e purezza, in armonia con la sapienza dall’alto. I Testimoni hanno grande rispetto per il matrimonio e la vita familiare, coltivano i frutti dello spirito e mantengono un’intima relazione con Dio. (Gal. 5:22-26; Giac. 3:17, 18) Con l’aiuto di questa rivista e di altre pubblicazioni di studio biblico continuano a edificare la loro fede e ad acquistare accurata conoscenza mediante uno studio biblico personale e la partecipazione alle adunanze di congregazione. Riponendo assoluta fiducia nel regno di Dio, mantengono la più stretta neutralità verso i conflitti di questo mondo e sono appropriatamente sottomessi alle “autorità superiori” governative, dando “a Cesare le cose di Cesare ma a Dio le cose di Dio”. — Matt. 22:21; Atti 5:29; Rom. 13:1-10.
MODIFICHE NELL’INTENDIMENTO: PERCHÉ?
Qualcuno potrebbe chiedere: ‘Se i testimoni di Geova ricevono “cibo a suo tempo”, perché di tanto in tanto ci sono dei cambiamenti nel loro modo di intendere certi insegnamenti?’ La Bibbia risponde: “Il sentiero dei giusti è come la fulgida luce che risplende sempre più finché il giorno è fermamente stabilito”. (Prov. 4:18) Come la congregazione del primo secolo aveva una conoscenza solo parziale, così è oggi per lo “schiavo fedele e discreto”. La conoscenza di molte questioni spirituali sarà completa solo quando i propositi di Dio saranno portati a termine. (I Cor. 13:9-12) Lo “schiavo” non è ispirato da Dio, ma continua ad esaminare le Scritture e a scrutare attentamente gli avvenimenti mondiali, come pure la situazione del popolo di Dio, per poter comprendere le profezie bibliche in corso di adempimento. A causa delle limitazioni umane, a volte può esserci in qualche questione un intendimento incompleto o inesatto che può richiedere una successiva correzione.
Ma questo non significa che lo “schiavo” non debba pubblicare una possibile spiegazione finché non sia disponibile il completo e definitivo intendimento. All’inizio i discepoli di Cristo non sapevano che il Regno sarebbe stato celeste, ma Gesù si rese conto che la loro conoscenza sarebbe aumentata sotto l’influsso dello spirito santo e quindi non esitò a dar loro l’incarico di essergli testimoni. (Atti 1:6-8; Giov. 14:25, 26) In effetti una delle caratteristiche che permettono di identificare la classe dello “schiavo fedele” è la sua vigilanza spirituale, unita a un profondo rispetto per la Parola di Dio. (Matt. 24:43, 44) Se si rende necessario un cambiamento, questa classe è abbastanza umile e ammaestrabile da ammetterlo e farlo, il che dimostra la sua fedeltà a Geova e alla Sua Parola.
“SOPRA TUTTI I SUOI AVERI”
Gesù disse che se avesse trovato lo “schiavo” impegnato a dare ai “domestici” il “cibo a suo tempo”, lo avrebbe ‘costituito sopra tutti i suoi averi’. (Matt. 24:45-47) Tale ulteriore responsabilità, più ampia di quella di provvedere cibo spirituale agli unti discepoli, avrebbe incluso la predicazione dei giudizi di Dio alle nazioni e anche il compito di servire quale strumento di Dio per radunare una “grande folla” di uomini e donne da tutte le nazioni onde si unissero alla congregazione. Radunando queste “altre pecore” e provvedendo loro cibo spirituale, si sarebbe edificata in loro la speranza di ottenere la vita eterna sulla terra. — Isa. 2:1-4; Zacc. 8:23; Matt. 25:31-46; Giov. 10:16; Riv. 7:9-17.
UNO “SCHIAVO MALVAGIO”
In Matteo 24:48-51 si parla di uno “schiavo malvagio”. Questo non significa che lo “schiavo fedele” divenga infedele, lasciando così privi di cure i “domestici”. Ma c’è la possibilità che alcuni singoli componenti della classe dello “schiavo” perdano la fede nel ritorno del Signore. Dicendo in cuor loro: ‘Il signore ritarda’, smettono di essere vigilanti e quindi si mettono in condizioni tali da cominciare ad abbandonare tutto l’insieme delle verità cristiane. Costoro possono anche arrivare al punto di scagliarsi contro i loro ex “compagni di schiavitù”. Pur non operando insieme come corpo organizzato, questi individui che si allontanano formano una classe di infedeli.a
RALLEGRATEVI CON I BEN NUTRITI SERVITORI DI GEOVA
Mentre le varie chiese della cristianità continuano a patire la fame in senso spirituale, la mondiale congregazione degli unti testimoni di Geova e i loro compagni, le “altre pecore”, continuano a essere ben nutriti e gioiosi. (Isa. 65:13-16) La classe dello “schiavo” continua a essere identificabile sia dalla sua opera per provvedere cibo spirituale che dall’esistenza di una congregazione mondiale spiritualmente ben nutrita. Inoltre lo “schiavo” si può identificare per il fatto che ha le stesse caratteristiche dei fedeli servitori di Geova dei tempi precristiani e dei primi tempi del cristianesimo.
Tali caratteristiche includono: Completa fiducia in Geova e dipendenza da lui. (Prov. 3:5-7) Prontezza ad accettare l’intera Bibbia come verità, come ispirata guida di Dio per l’uomo. (Sal. 119:160; Rom. 15:4; I Tess. 2:13; II Tim. 3:16, 17; II Piet. 1:20, 21) Seguire umilmente le orme di Gesù Cristo, fino al punto di rinnegare se stessi e sopportare gioiosamente le persecuzioni. (I Piet. 2:21; Matt. 16:24) Rendersi conto che i servitori di Dio devono essere ammaestrabili, non devono avere uno spirito indipendente e devono continuare a cercare. (Sal. 25:9; Matt. 7:7) Riconoscere che il popolo di Geova deve impegnarsi vigorosamente nel suo servizio, nell’opera di predicare e fare discepoli. (Luca 13:24; Matt. 24:14; 28:19, 20) Cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia. — Matt. 6:33, 34.
Queste sono solo alcune delle caratteristiche scritturali che identificano l’unica vera congregazione dell’odierno popolo di Geova. Ma sono una base sufficiente per esortare tutti i nostri lettori a frequentare attivamente una congregazione dei testimoni di Geova. Vi incoraggiamo inoltre a continuare a studiare la Bibbia con l’ausilio di questa rivista e di altre pubblicazioni attinenti, confrontando attentamente con le Sacre Scritture quello che imparate. (Atti 17:11) In questo modo potrete continuare a essere ben nutriti spiritualmente con “cibo a suo tempo” e condividere la felicità dello “schiavo fedele e discreto” nel rendere a Geova un accettevole sacro servizio.
[Nota in calce]
a Vedi Il millenario regno di Dio si è avvicinato, pagg. 360-365, parr. 55-65.
[Immagine a pagina 28]
La Torre di Guardia
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1981 | 1° settembre
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Domande dai lettori
● Se un coniuge innocente riprende ad avere rapporti sessuali col coniuge adultero dopo essere venuto a conoscenza dell’adulterio, tale ripresa dei rapporti sessuali si deve intendere come una prova di perdono da parte del coniuge innocente?
I rapporti sessuali al di fuori del matrimonio costituiscono la base per divorziare, se il coniuge innocente lo desidera. Di conseguenza, la ripresa dei rapporti sessuali va intesa come segno di perdono e di risanamento della frattura. Altrimenti non si agirebbe in vera armonia con la concessione del perdono. — Matt. 19:9; 5:37.
Se il coniuge adultero è veramente pentito, ed entrambi i coniugi desiderano cooperare sinceramente per risolvere i problemi che si son venuti a creare, sarebbe certo più che opportuno mostrare misericordia e concedere il perdono al peccatore. Si dovrebbe fare ogni ragionevole sforzo per preservare la relazione matrimoniale esistente, anche se è probabile che per un certo tempo vi saranno rapporti tesi e problemi da risolvere. In questo modo la situazione potrebbe essere sistemata non solo a vantaggio dei due coniugi e degli eventuali figli che vivono in casa, ma rappresenterebbe anche una sconfitta per colui che si diletta a infrangere i matrimoni, cioè Satana il Diavolo.
In certi casi può essere molto difficile per il coniuge innocente trovare una base concreta per salvare il matrimonio. Forse prima ancora che si sapesse dell’adulterio c’erano già seri problemi in quanto all’applicazione di princìpi biblici come quelli dell’autorità e della sottomissione. Forse c’era scarsa comunicativa, avendo i coniugi pochissimo amore e rispetto reciproco. Può darsi che asprezza, risentimento o altri fattori li ostacolassero nel rendersi l’un l’altro il debito coniugale. Concedendo il perdono,
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