Dimostriamoci degni di entrare nel Nuovo Ordine di Dio
“Giacché aspettate queste cose, fate tutto il possibile per essere infine trovati da lui immacolati e senza difetto e in pace”. — 2 Piet. 3:14.
1. L’insoddisfazione per il vecchio ordine che cosa non può fare in merito ad esso, ma che cosa può fare Dio?
IN TUTTA la terra c’è estesa insoddisfazione per l’esistente vecchio ordine di cose. Molte persone dal pensiero radicale lo chiamano “establishment” e lo contestano. Molte di loro vogliono distruggerlo. Tuttavia, si rendono conto di non avere nulla di adatto per rimpiazzarlo. Non possono escogitare nulla di nuovo e di meglio per sostituirlo. Se distruggessero lo stabilito vecchio ordine, non resterebbero altro che rovine. Felicemente, c’è qualcuno più alto dell’uomo che pure è insoddisfatto del vecchio ordine esistente sulla terra. Egli è in grado non solo di distruggere completamente il vecchio ordine, ma anche di sostituirlo con un ordine del tutto nuovo per l’umanità. È l’Onnipotente Dio, il Creatore dei cieli e della terra.
2. Che cosa ha promesso di fare in merito ad esso questo Onnipotente Dio, e dov’è scritta la sua promessa?
2 Questo stesso Dio ha promesso sia di eliminare da questa terra l’oppressivo, mortifero vecchio ordine che di stabilire un giusto, vivificante nuovo ordine dove saranno soddisfatti i bisogni e i legittimi desideri di tutta l’umanità. La promessa divina di questo meraviglioso cambiamento negli affari umani è scritta nel Libro di cui Dio è l’Autore, la Sacra Bibbia. Uno scrittore biblico del primo secolo accennò a tale preziosa promessa quando scrisse le parole: “Ma secondo la sua promessa noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia”. — 2 Piet. 3:13.
3, 4. (a) Quale domanda sorge intorno a noi riguardo a tale promessa divina? (b) Che specie di esperienza sarà per l’umanità quando si adempirà verso di essa Rivelazione 21:3-5?
3 Quelli che nel primo secolo lessero queste fiduciose parole dell’apostolo cristiano Pietro attendevano con ansia i promessi “nuovi cieli e nuova terra” da un Dio che non mente. La sua promessa è valida ancor oggi! Quindi sorge la domanda: Ci crediamo noi? Se asseriamo di crederci, attendiamo similmente tali giuste cose ‘nuove’? Dovremmo crederci, facendo onore all’Iddio la cui promessa non viene mai meno. (Gios. 21:45; 23:14; Tito 1:2) In realtà, dovremmo esserne felici, perché i “nuovi cieli e nuova terra” sono quasi arrivati! Certo ne abbiamo bisogno come non mai! Quelle cose nuove simboleggiano il giusto nuovo ordine di Dio. Sarà veramente qualcosa di ‘nuovo’. Finora gli uomini non hanno mai visto nulla di simile. Sarà innegabilmente un’esperienza nuova per l’umanità quando si adempiranno le parole che si trovano verso la fine della Bibbia:
4 “‘E Dio stesso sarà con loro. Ed egli asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate’. E colui che sedeva sul trono disse: ‘Ecco, faccio ogni cosa nuova’. E dice: ‘Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veraci’”. — Riv. 21:3-5.
5. In che senso le promesse degli uomini politici sono in contrasto con le promesse di Dio?
5 Tristemente l’umanità si è resa conto che le ambiziose promesse dei suoi uomini politici assetati di voti sono vuote, vane, esagerate, irrealizzabili e immeritevoli di fiducia e affidamento. In netto contrasto, le promesse del Creatore di “nuovi cieli e nuova terra” si dimostreranno “fedeli e veraci”. Possiamo attenderci quello che Egli ha promesso senza possibilità di rimanere delusi.
IL VECCHIO DEVE CEDERE IL POSTO AL NUOVO
6, 7. Qual è il credo religioso di molte persone riguardo al vecchio ordine, e di quale Libro e del suo Autore non tengono conto?
6 Da migliaia d’anni il vecchio ordine di cose domina sulla terra. È stato un tempo abbastanza lungo perché le persone se ne nauseassero e se ne stancassero. Innumerevoli milioni di persone accettano il credo religioso che il vecchio ordine sia la sorte dell’uomo, il suo immutabile destino. Vi si rassegnano con assoluta disperazione. Tali persone religiose non conoscono la Sacra Bibbia. Non conoscono l’Autore divino della Bibbia. Benché sia sorprendente, molti non conoscono neppure il suo nome. Conoscono il nome personale degli dèi non biblici che è stato loro insegnato ad adorare, ma non il nome personale dell’Iddio della Bibbia. Tuttavia, il Suo nome è contenuto nel Libro. Per trovarlo, basta prendere una moderna traduzione della Sacra Bibbia, come la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, e aprirla in Esodo (il secondo libro della Bibbia), capitolo sei, versetti due e tre. Vi leggeranno:
7 “Dio proseguì, parlando a Mosè e dicendogli: ‘Io sono Geova. E apparivo ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe come Dio Onnipotente, ma rispetto al mio nome di Geova non mi feci conoscere da loro’”.
8, 9. Qual è il nome dell’“Altissimo su tutta la terra”, e come e perché possiamo usare il suo nome personale?
8 Se non è loro sufficiente questo caso in cui ricorre il nome divino nella Bibbia, possono aprirla al Salmo ottantatré, versetto diciotto, e leggeranno: “Conoscano che tu, il cui nome è Geova, tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. Possono anche cercare Isaia 12:2 e 26:4.
9 Il nome personale di Colui che è Dio e che è “l’Altissimo su tutta la terra” è Geova. Nelle originali Scritture Ebraiche, generalmente chiamate Vecchio Testamento, il nome personale di Dio ricorre circa settemila volte e si scrive con quattro consonanti ebraiche. Poiché il nome personale di Dio è usato con tanta frequenza negli scritti della Bibbia, oggi siamo autorizzati a usare quel nome solo in modo riverente, non prendendolo invano. Pertanto possiamo indicare l’Iddio a cui ci riferiamo, l’Iddio della Bibbia. Il suo nome personale è diverso da quello del suo diletto Figlio, Gesù, nome che significa “Geova è salvezza”.
10. (a) La promessa divina di nuovi cieli e nuova terra che cosa significò per il vecchio ordine di cose? (b) Benché non fosse loro permesso di vivere fino a che fossero stabilite le promesse cose ‘nuove’, Pietro che cosa incoraggiò i suoi lettori a fare?
10 Il Padre celeste, Geova, è Colui che ha promesso il Nuovo Ordine, formato di “nuovi cieli e nuova terra”. Non appena Egli menzionò nuovi cieli e nuova terra, ne conseguì che il vecchio ordine di cose, che non proveniva da Geova Dio, era condannato a passare. Non è questa una buona notizia? (Si paragoni Ebrei 8:13). Da che fu fatta la promessa divina, le persone che hanno riposto vera fede in Colui che fece la promessa hanno atteso con ansia che stabilisse tale giusto nuovo ordine. L’apostolo Pietro e le congregazioni di cristiani a cui scrisse la sua lettera erano fra quelli che guardavano oltre il presente e attendevano con fiducia che fossero stabiliti i giusti nuovi “cieli” governativi e la giusta società della nuova “terra”. A causa di ciò che gli aveva detto il suo Signore Gesù Cristo, Pietro stesso non si attendeva di vivere per vedere quel benedetto giorno sulla terra. (Giov. 21:18, 19; 2 Piet. 1:13-15) Ma incoraggiò i suoi lettori ad attendere che fosse stabilito questo giusto nuovo ordine. L’ispirato incoraggiamento di Pietro è valido ora per noi, diciannove secoli dopo.
ATTESA PRIMA LA FINE DEL VECCHIO ORDINE
11. Che cosa si deve eliminare prima dalla terra, e come fu dimostrato che questo non è un compito troppo grande per il Creatore?
11 Prima però dobbiamo attendere la fine del vecchio ordine empio. Poco dopo il diluvio mondiale che sommerse la terra ai giorni del profeta Noè, oltre 4.300 anni fa, fu stabilito sulla terra un malvagio vecchio ordine. Esso dunque non intende cedere facilmente, senza combattere. Combattere contro chi? Ma, naturalmente, contro l’Autore del Nuovo Ordine il Creatore di “nuovi cieli e nuova terra”. Ma per l’Onnipotente Dio non è un compito troppo grande eliminare il vecchio ordine. Ai giorni di Noè questo Dio mostrò la sua capacità di distruggere un intero mondo dell’umanità con un sol colpo, con una “calamità” che non fu casuale. Molto tempo prima, il secondo giorno della Sua settimana creativa, egli aveva prodotto una divisione delle acque così che grandi masse d’acqua erano sospese nello spazio tutt’attorno al globo, con una distesa atmosferica, o “firmamento”, in mezzo. (Gen. 1:6-8, Ge) Al tempo da Lui fissato fece cadere sulla terra quelle acque sospese. Questo provocò un cataclisma mondiale che fece annegare tutta la popolazione umana della terra eccetto le otto anime umane che erano nell’arca di Noè. — 1 Piet. 3:20.
12. Per quanto tempo almeno Dio si trattenne dal portare il diluvio, e il diluvio che cosa distrusse?
12 Quel diluvio universale fu una punizione inflitta da Geova Dio. Egli si era trattenuto con pazienza dall’infliggere quella punizione per almeno 120 anni. (Gen. 6:1-3) L’apostolo Pietro indicò particolarmente che Dio aveva esercitato padronanza, scrivendo: “Non si trattenne dal punire il mondo antico, ma conservò Noè, predicatore di giustizia, con sette altri quando portò il diluvio su un mondo di empi”. Questo comportò una distruzione mondiale e l’apostolo Pietro lo ribadì aggiungendo: “E mediante tali mezzi il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua”. — 2 Piet. 2:5; 3:6.
13. Che paragone si può fare tra il “mondo antico” e l’attuale “mondo”, o società umana, se si prende in considerazione la longanimità di Dio?
13 Pertanto il “mondo antico”, la prima società del genere umano, durò circa 1.656 anni dopo la creazione dell’uomo. In quanto all’attuale “mondo”, o società umana, Dio ha avuto pazienza con esso per un tempo molto più lungo, per circa quarantadue secoli o da quando per intervento divino fu confusa la lingua dei costruttori della torre di Babele. (Gen. 10:8-10; 11:1-9) Il “mondo antico” del giorno di Noè fu sepolto in una tomba acquea perché era ‘empio’. Aveva riempito la terra di violenza. Rovinava la terra e non la soggiogava per farne un luogo di paradisiaca bellezza. “La malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra”. (Gen. 6:5-9, 12, 13) Meritava la distruzione.
14. Perché Noè e la sua famiglia furono considerati degni di sopravvivere al diluvio?
14 Perché allora Noè e la sua famiglia furono considerati degni d’essere risparmiati durante il diluvio e di entrare nel periodo postdiluviano? Perché Noè aiutò la sua famiglia a ‘camminare col vero Dio’, non con il mondo di empi. Dio reputò Noè uomo giusto, “senza difetto fra i suoi contemporanei”. Fu un “predicatore di giustizia”. Ebbe fede esemplare in Dio. Per questo ubbidì costruendo l’arca per conservare in vita la sua casa. — Gen. da 6:9 a 7:1; Ebr. 11:7.
15, 16. (a) Quale lezione dobbiamo imparare da ciò, applicandola al presente? (b) Come Gesù predisse la fine di un mondo in proporzioni universali?
15 Non perdiamo la lezione qui esposta: Geova Dio può porre fine all’intero mondo di una malvagia società umana e, per di più, preservare creature umane approvate durante tale fine di un mondo. (2 Piet. 2:9, 10) La fine di un mondo che sarà similmente di portata universale è oggi imminente. Il Figlio di Dio, nientemeno che Gesù Cristo, la predisse, con le parole:
16 “Inoltre, come avvenne ai giorni di Noè, così sarà pure ai giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, gli uomini si sposavano, le donne erano date in matrimonio, fino a quel giorno in cui Noè entrò nell’arca, e giunse il diluvio e li distrusse tutti. . . . Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà rivelato”. — Luca 17:26-30; Matteo 24:37-39.
17, 18. Perché il “mondo antico” non diede ascolto all’avvertimento dato da Dio per mezzo di Noè, e quando fu rivelato il giudizio divino?
17 Nel lontano anno 2370 a.E.V., gli empi non credettero all’evidenza che avevano sotto gli occhi che la fine del loro “mondo antico” era vicina. Sembrava loro improbabile, del tutto inverosimile, impossibile! L’uomo Noè li avvertiva di un fenomeno naturale troppo straordinario perché ci credessero. Perché preoccuparsi dunque?
18 Fino a quel tempo la loro vita aveva seguìto un corso normale, ed essi mangiavano, bevevano e si sposavano per produrre la generazione successiva. Non consideravano che sarebbe venuto il giorno della resa dei conti con Dio per tutta la loro malvagità, per la violenza con cui riempivano la terra, per il modo in cui rovinavano la terra e per la loro egoistica via sulla terra. Il fatto che Noè completò l’arca e vi introdusse le fondamentali specie di uccelli e di animali non rese affatto più enfatico per loro l’avvertimento di Noè. Mostrarono completa mancanza di fede. Essi furono dunque condannati agli occhi di Dio, in contrasto con Noè la cui condotta fu sostenuta dalle opere. Infine, giunse il diciassettesimo giorno del secondo mese lunare (probabilmente Bul, che significa “Pioggia”) dell’anno 2370 a.E.V. Allora fu rivelato a quel “mondo di empi” il distruttivo giudizio dell’Iddio di Noè. — Gen. 7:11-17; 2 Piet. 2:5.
19. Se desideriamo essere come Noè per sopravvivere alla fine di un mondo, che cosa occorre oltre a desiderare di sfuggire alla distruzione insieme a questo sistema di cose?
19 Desideriamo oggi essere come Noè e come la sua famiglia per sopravvivere alla fine di un mondo ed entrare nel giusto nuovo ordine di Dio, e vedere “nuovi cieli e nuova terra”? Per essere considerati degni di tale privilegio, dobbiamo fare più che solo desiderar di sfuggire alla distruzione insieme al “presente sistema di cose malvagio”. (Gal. 1:4) Dobbiamo somigliare alla famiglia di Noè, il “predicatore di giustizia”, nei giorni che precedettero il diluvio universale. Noè dovette compiere opere di fede oltre a predicare la giustizia e dare l’avvertimento della distruzione mondiale. Ci si dovrebbe forse attendere meno da noi, che ora siamo al “termine del sistema di cose”, secondo la descrizione profetica di Gesù circa il memorabile periodo di tempo che abbiamo attraversato dal 1914 E.V.? No! Non se il moderno antitipo deve corrispondere al tipo antico del giorno di Noè. — Matt. 24:3-39.
20. Rammentandoci quello che dobbiamo fare, quale argomento usa Pietro riguardo alla capacità di Dio di trattare i giusti e gli ingiusti?
20 Dobbiamo fare proprio ciò che l’apostolo Pietro rammenta ai lettori della sua seconda lettera indirizzata ai credenti cristiani. Svolgendo l’argomento dell’esecuzione del giudizio di Dio sugli angeli e sugli uomini malvagi, Pietro scrive: “Se non perdonò al mondo antico, ma solo protesse, con altre sette persone, Noè, araldo di giustizia, adducendo un cataclisma sul mondo degli empi; . . . vuol dire che il Signore sa liberare i pii dalla prova e riservare invece gli iniqui al giorno del giudizio per castigarli, soprattutto quelli che per passione impura si abbandonano alla carne e disprezzano la Sovranità”. — 2 Piet. 2:5-10, Garofalo.
IL GIORNO DEL GIUDIZIO DI DIO NON PROCEDE LENTAMENTE
21. Perché questa generazione pensa che la sua distruzione sonnecchi e che Dio sia lento a eseguire il giudizio?
21 Erano trascorsi quasi duecento anni dalla fine del diluvio noetico, quando i discendenti di Noè in generale cominciarono a dimenticare la mondiale esecuzione del giudizio di Dio sui malvagi, sugli empi. Stabilirono allora una società umana in ribellione a Geova Dio quale Sovrano Universale. La famosa città chiamata Babele (o Babilonia) divenne un simbolo di tale società umana che sfidava Dio. (Gen. 10:8-10) Questo accadeva migliaia d’anni fa. Pertanto questo mondo dell’umanità che non tien conto del Supremo Giudice, il quale fece venire il diluvio sul “mondo antico”, ha avuto il permesso di vivere per molto tempo. È un tempo lungo anche a calcolare dalla fondazione della cristianità ai giorni dell’imperatore Costantino il Grande, nel quarto secolo della nostra Èra Volgare. Inoltre, nella nostra generazione sono già passati sessantun anni dall’inizio del “tempo della fine” nell’anno 1914 E.V. (Dan. 12:1-4) Perciò, gli ipocriti religionisti della cristianità possono essere inclini a pensare che il giudizio di Dio proceda lentamente verso l’esecuzione e che la loro distruzione sonnecchi. Pensano che, nonostante la loro ipocrisia religiosa nei Suoi riguardi, l’Iddio della Bibbia non ripeterà il suo atto di distruggere un intero mondo di uomini ribelli.
22. Quale modello di come Dio agì verso alcuni popoli in passato indica che Dio non risparmierà l’attuale mondo dell’umanità?
22 Oggi, la cosa saggia da fare è di prendere a cuore le parole ispirate dell’apostolo Pietro, che scrisse: “Ma in quanto a loro, il giudizio dei tempi antichi non procede lentamente e la loro distruzione non sonnecchia”. (2 Piet. 2:3) Secondo ogni prova vista alla luce delle ispirate Scritture, l’ora è molto tarda. La tollerante longanimità di Dio sta per giungere al limite. Così sicuramente come non risparmiò gli angeli che divennero disubbidienti negli anni prima del diluvio, così sicuramente come non risparmiò il mondo materialistico di empi ai giorni di Noè, e così sicuramente come non risparmiò le città immorali di Sodoma e Gomorra ai giorni di Abraamo e di suo nipote Lot, altrettanto sicuramente questo Dio di immutabili norme di giustizia non risparmierà l’attuale mondo di persone senza fede ed egocentriche.
23, 24. (a) Perché non dobbiamo pensare che Dio non abbia fissato un tempo a questo riguardo? (b) Che cosa permise ai giorni di Noè l’esercizio della longanimità da parte di Dio?
23 Il solo fatto che la Bibbia non dice a questo mondo il giorno e l’ora esatti in cui il “Giudice di tutta la terra” eseguirà la sua sentenza di distruzione su questo sistema di cose non significa che Egli non ne abbia fissato il tempo. — Gen. 18:25.
24 In questo caso non avviene come nei tribunali moderni, dove la giustizia si muove con estrema lentezza per la soluzione di questioni legali. Non è che Dio sonnecchi sul seggio del giudice o che sia profondamente addormentato, per quanto riguarda il portare la distruzione del “presente sistema di cose malvagio”. (Gal. 1:4) Il tempo da lui fissato per recarla non è venuto prima d’ora perché egli è stato longanime, “lento all’ira”. (Eso. 34:6) Oggi noi tutti possiamo essere felici che Dio abbia stabilito in tal modo il calcolo del tempo degli avvenimenti! Perché? Per la buona ragione che ci ha permesso di ottenere la salvezza. È come nei giorni di Noè, quando i 120 anni concessi da Dio sino al diluvio diedero a Noè e a sua moglie l’opportunità d’avere tre figli che crebbero e sposarono tre ragazze, e poi tutt’e otto insieme costruirono l’arca e vi introdussero la vita animale perché si salvasse. — Gen. da 6:3 a 7:10; Sal. 103:8.
25. In che modo quelli che appartengono al vecchio ordine e quelli che desiderano il nuovo ordine di Dio si avvalgono della sua longanimità?
25 L’empio mondo di oggi si avvale della longanimità di Dio per godere tanto a lungo dei propri egoistici piaceri nel corrotto vecchio ordine. Coloro che bramano il giusto nuovo ordine di Dio si avvalgono della Sua ‘lentezza all’ira’ per pentirsi delle loro opere mortifere e mostrarsi degni della salvezza nel Suo nuovo ordine. Adottano il punto di vista indicato dall’apostolo Pietro con queste parole: “Geova non è lento riguardo alla sua promessa, come alcuni considerano la lentezza, ma è paziente verso di voi perché non desidera che alcuno sia distrutto ma desidera che tutti pervengano al pentimento”. — 2 Piet. 3:9.
26, 27. (a) Con che cosa ha relazione il pentimento qui menzionato? (b) Come mostrò Gesù di avere in mente questo tipo di pentimento?
26 Siamo pervenuti al pentimento? Con questa domanda non intendiamo il normale pentimento per qualche errore commesso, come quando Gesù si riferì a uno che aveva peccato ripetutamente, e disse: “Anche se pecca contro di te sette volte al giorno e sette volte torna da te, dicendo: ‘Mi pento’, lo devi perdonare”. (Luca 17:4) Piuttosto, il pentimento di cui si parla in II Pietro 3:9 riguarda la propria condotta verso il regno di Dio, il governo in cui Gesù Cristo sarà Re su tutto il genere umano.
27 Gesù aveva in mente tale pentimento in relazione al celeste regno messianico di Dio, secondo il racconto di Matteo 4:17, dove leggiamo: “Da allora in poi Gesù cominciò a predicare, dicendo: ‘Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato’”. (Si vedano anche Marco 1:14, 15; Matteo 3:1, 2). In armonia con tale racconto relativo al pentimento, ci è detto che Gesù Cristo mandò i suoi dodici apostoli a due a due a predicare com’egli stesso aveva predicato: “Il regno dei cieli si è avvicinato”. Pertanto, “usciti, predicarono onde le persone si pentissero”. — Matt. 10:1-15; Mar. 6:7-12.
28. Come Pietro e Paolo additarono l’urgenza del pentimento in relazione al messianico regno di Dio?
28 A quel tempo era urgente che i Giudei si pentissero in relazione al regno messianico. Quindi, Gesù disse loro: “A meno che non vi pentiate, sarete tutti distrutti similmente”. (Luca 13:1-4) Il giorno di Pentecoste dell’anno 33 E.V., l’apostolo Pietro disse a migliaia di Giudei che lo avevano interrogato: “Pentitevi, e ciascuno di voi si battezzi nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati”. (Atti 2:1-38) In seguito, Pietro diede consigli simili ai Giudei nel tempio di Gerusalemme, secondo Atti 3:19-23. Il pentimento relativo al messianico regno di Dio fu anche messo in risalto dall’apostolo Paolo. Per esempio, ad Atene, in Grecia, dopo avere dichiarato “la buona notizia di Gesù e la risurrezione”, Paolo disse alla Corte dell’Areopago sul colle di Marte: “Dio non ha tenuto conto dei tempi di tale ignoranza, ma ora dice al genere umano che tutti, in ogni luogo, si pentano. [Perché?] Perché ha stabilito un giorno in cui si propone di giudicare la terra abitata con giustizia mediante un uomo che ha costituito, e ne ha fornito garanzia a tutti in quanto lo ha risuscitato dai morti”. — Atti 17:16-31. Si vedano anche Atti 26:20; Romani 2:4.
29. (a) Qual è dunque il primo passo da fare per mostrarci degni di entrare nel nuovo ordine di Dio? (b) Secondo Pietro, è sufficiente pervenire al pentimento?
29 Pertanto non c’è alcun dubbio su questo: Il primo passo che dobbiamo fare per mostrarci degni di entrare nel giusto nuovo ordine di Dio è quello di pentirci, e questo riguardo al messianico regno di Dio. Solo mediante il re costituito da Dio per tale governo, Gesù Cristo, chi si pente può ottenere da Dio il perdono dei propri peccati. (Atti 2:38) Per mezzo di questo regno messianico Dio rivendicherà la sua sovranità universale, e gli uomini devono pentirsi d’essere stati sotto la sovranità del grande Avversario di Dio, Satana il Diavolo. In armonia con ciò che Dio desidera da noi, siamo tutti pervenuti a tale pentimento? Se possiamo rispondere sì, allora, secondo l’apostolo Pietro, possiamo fare ciò che resta da fare se vogliamo ottenere la finale approvazione di Dio. Possiamo avvalerci della tollerante longanimità che egli esercita verso questo malvagio vecchio ordine di cose. Possiamo così assicurarci la Sua finale approvazione. Questo significherà salvezza per noi.
[Immagini a pagina 204]
Noè guidò la sua famiglia nell’adorazione
Fu un ‘predicatore di giustizia’
Ubbidì costruendo l’arca