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Questa mascherata chiamata NataleLa Torre di Guardia 1952 | 1° novembre
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liberi. Vengano fuori alla pura adorazione di Geova Dio il Datore della vita poiché tale adorazione è esposta nel grande Libro di libertà e verità, la Bibbia. Seguire una tale condotta cristiana significherà per loro non solo vita eterna, ma anche vita felice per l’eternità colma di gioia ed esultanza e pace per sempre. — Giov. 17:3.
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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1952 | 1° novembre
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Domande dai lettori
◆ Possiamo noi scritturalmente dire che quelli uccisi da Geova al culmine di tali periodi di giudizio come al diluvio, a Sodoma e a Gomorra e ad Harmaghedon vanno all’eterna distruzione? — I. F., Washington.
Apri la tua Bibbia e leggi Luca 17:24-37. Esso parla di “quel giorno quando il Figlio dell’uomo sarà rivelato” (NM), e i versetti precedenti e quelli che seguono indicano che questo avverrà nel tempo della fine, il culmine di cui è Harmaghedon. Dichiara che ad Harmaghedon sarà “come avvenne ai giorni di Noè” quando il “diluvio venne e li distrusse tutti”, e sarà “come avvenne ai giorni di Lot” quando egli fuggì da Sodoma e “piovve fuoco e zolfo e li distrusse tutti”. Dato che questi sono casi paralleli, se si può dimostrare che i distrutti in un caso non avranno nessuna “risurrezione di giudizio” ne consegue che quelli degli altri due casi sono parimenti condannati. (Giov. 5:28, 29, NM) La parabola delle pecore e dei capri, ora in corso di adempimento, indica che ad Harmaghedon i capri “vanno all’eterno annientamento”, indicando con ciò il destino di quelli distrutti in tutti e tre i casi. — Matt. 25:31-46, NM.
Quelli periti nel diluvio e sotto la pioggia di fuoco a Sodoma e a Gomorra non morirono per il peccato ereditato da Adamo, ma furono condannati perché non tennero conto dell’avvertimento di Geova e vennero uccisi da lui. Essi divennero esempi ammonitori di eterna punizione giudiziaria. (Ebr. 11:7; 2 Piet. 2:5-8; Giuda 7) Un momento, protesta qualcuno, non dimentica lei le parole dette da Gesù alle ribelli città giudaiche: “Sarà più sopportabile per la terra di Sodoma nel Giorno del Giudizio che per voi”? Non significa questo che per lo meno alcuni di quelli distrutti alla caduta di Sodoma saranno risuscitati e posti in grado di sostenere con successo un futuro giorno di giudizio? Noi rispondiamo che queste parole non sono state dimenticate. — Matt. 10:15; 11:24, NM.
Questa è una forma di costruzione del discorso comune nei tempi biblici. Viene usata per mettere in risalto l’impossibilità di una cosa. Gesù usò una costruzione analoga quando disse: “È più facile, infatti, per un cammello passare per la cruna d’un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio”. (Luca 18:25, NM) Nessuna persona savia crederebbe che un cammello possa ficcarsi nella cruna di un ago. Comunque se questa cosa evidentemente impossibile si diceva che era più facile di qualche altra, non metteva questo potentemente in risalto l’assoluta impossibilità dell’altra cosa? Quindi Gesù rese enfaticamente chiaro che i ricchi che fossero contrari a lasciare la loro ricchezza non entrerebbero nel regno. Lo stesso fu con l’altro impiego da parte sua di questa forma di discorso. Sodoma e Gomorra non potrebbero sostenere il giudizio. Non c’erano nemmeno dieci giusti. Solamente quattro, e uno di questi fallì al momento cruciale. (Gen. 18:32; 19:15, 17, 26) I Giudei sapevano che il destino di Sodoma era suggellato, perciò quando Gesù disse loro che il giudizio sarebbe stato più sopportabile per tali città giudaiche essi capirono la potente espressione.
Ma un obiettore potrebbe ancora protestare che Gesù disse che queste città sarebbero state gettate nell’Ades, non nella distruzione eterna della Geenna. Gesù disse: “Sarete voi forse innalzate fino al cielo? Voi scenderete nell’Ades!” (Matt. 11:23, NM) La speranza d’andare letteralmente in cielo non è stata offerta a questi Giudei, non essendo questa speranza compresa fino allo spargimento dello spirito santo alla Pentecoste dopo la morte e risurrezione di Gesù. Dato che per cielo non si doveva intendere nessuna destinazione dopo la morte, così con la contrastante parola Ades non sarebbe stato inteso un destino.
Con queste parole Gesù poneva un più forte contrasto tra esaltazione e abbassamento. Il cielo s’innalza di sopra, l’Ades va sotterra, più in basso della Geenna, che era sopra il suolo appena fuori di Gerusalemme. Se Gesù avesse impiegato il termine Geenna i Giudei avrebbero potuto pensare ch’egli intendesse dire che le letterali città giudaiche sarebbero state sradicate e collocate in quella specifica valle. Perciò Gesù semplicemente impiegò questi estremi di altezza e profondità per mostrare come quelli che si esaltavano sarebbero stati abbassati, come Geova impiegò cielo e Sceol, l’equivalente ebraico di Ades, per indicare questi medesimi estremi: “Benché affondino nello Sceol, di là la mia mano li prenderà; e benché ascendano al cielo, di là io li trarrò giù”. (Amos 9:2, SA) Queste città giudaiche avevano udito l’avvertimento e avevano veduto opere potenti; avevano avuto una buona prova di giudizio e con la loro decisione dimostrarono che erano meritevoli d’eterna distruzione. — Matt. 10:5-15; Luca 10:8-12, NM.
Oggi dunque questo tempo di giudizio delle nazioni non è una semplice farsa in attesa di un secondo e decisivo giudizio futuro, rendendo così non effettiva per l’eternità la distruzione degli individui ad Harmaghedon. Se queste persone morissero e poi tornassero in una risurrezione generale per una seconda opportunità, allora il loro sangue sulla testa della classe della sentinella non sarebbe una cosa così seria, né considerebbe Geova l’opera di avvertimento tanto vitale da far si che le pietre gridino l’allarme se noi rimaniamo in silenzio. — Ezech. 33:7-9; Luca 19:40.
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