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La falsa pretesa alle chiavi del RegnoLa Torre di Guardia 1950 | 1° agosto
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negata con enfasi da Pietro stesso, come pure dagli altri scrittori della Bibbia. (2 Piet. 1:20; 1 Piet. 2:3-8; Isa. 28:16; 8:14) La pretesa alle chiavi affidate al solo apostolo Pietro dei governanti politico-religiosi della Città del Vaticano è dunque altrettanto falsa quanto il Diavolo stesso.
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LetteraLa Torre di Guardia 1950 | 1° agosto
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Lettera
SULLE “PECORE” E SUI “CAPRI”
Cara Sorella, 22 luglio 1949
Abbiamo la tua lettera del 28 giugno riguardante l’articolo de La Torre di Guardia “Pecore, capri e fratelli del Re”, su Matteo 25:31-46.
Nella tua spiegazione del “regno che v’è stato preparato sin dalla fondazione del mondo” notiamo il tuo uso delle parole di Gesù ai suoi fratelli spirituali: “Io vo a prepararvi un luogo; e quando sarò andato e v’avrò preparato un luogo, tornerò e v’accoglierò presso di me, affinché dove son io, siate anche voi”. “Padre, io voglio che dove son io, siano meco anche quelli che tu m’hai dati, affinché veggano la mia gloria che tu m’hai data; poiché tu m’hai amato avanti la fondazion del mondo”. (Giov. 14:2, 3 e 17:24) Notiamo pure la tua spiegazione dei “capri” simbolici che sarebbero la classe spirituale del “malvagio servitore” con l’uso di Isaia 58:3-12.
Perché limiti il “luogo” che Gesù andò a preparare per i suoi fratelli spirituali al “regno”? Perché non sarebbe più grande e non si applicherebbe a quella posizione nell’organizzazione teocratica universale alla quale Geova Dio glorificò Gesù e che egli occuperà in tutti i tempi a venire, presso al Padre stesso, e per la quale Iddio riservò il suo Figliuolo Gesù “avanti la fondazion del mondo”? Noi pensiamo che il “luogo” preparato è più grande del regno che ha particolare riferimento alla nostra terra.
Se, parlando alle “pecore” alla sua destra, Gesù avesse detto: ‘Ereditate il regno di Dio.’ o, ‘ereditate il regno dei cieli,’ o, ‘ereditate il regno di mio Padre,’ il suo linguaggio sarebbe stato più esplicito. Ma notiamo che questa parabola non è nemmeno introdotta dall’usuale introduzione di Gesù: “Il regno de’ cieli è simile”. Il Figliuol dell’uomo viene nella sua gloria, ma non invita la classe delle “pecore” a ereditare il suo regno con lui, bensì a ereditare semplicemente ‘il regno preparato per loro dalla fondazione del mondo’. Pertanto ciò che il regno è deve essere determinato da altri particolari della parabola che hanno un’importanza sulla questione.
La tua insistenza che i “capri” siano la classe rigenerata dallo spirito del “malvagio servitore” ti porta a difficoltà. Noterai che nelle parabole precedenti, da Matteo 24:45 fino a 25:30, la classe del “malvagio servitore” è descritta senza possibilità di sbaglio. Ma osserviamo questo fatto che in Matteo 24:45-51 tutte e due le classi descritte sono “servitori” dello stesso Signore e della stessa famiglia; anche in Matteo 25:1-13, la classe avveduta e la classe stolta sono tutte e due classi vergini; altrettanto in Matteo 25:14-30 gli uomini dei parecchi talenti e l’uomo di un talento sono tutti servitori dello stesso Signore e della stessa famiglia. Se i “capri” raffigurano la classe del “malvagio servitore” perché, allora, non sono anche “capri” quelli alla destra del Re? o, perché quelli alla sinistra del Re non sono raffigurati come “pecore” come quelli alla destra? Sono quelli che un tempo erano le pecore del Signore improvvisamente mutati in “capri” alla sua sinistra? Oppure, i capri non gli appartennero mai? Se è il Buon Pastore, non è un capraio. Così manifestamente i “capri” raffigurano una classe che non costituì mai i suoi servitori e mai la sua famiglia spirituale che quindi non potrebbe raffigurare la classe del “malvagio servitore” la quale appare nelle precedenti tre parabole.
La tua applicazione di Isaia 58 ai “capri” come se raffigurassero la classe del “malvagio servitore” corre nella corrispondente difficoltà. Si deve notare che Isaia 58 e 59 non sono indirizzati alle nazioni dei Gentili, ma sono indirizzati ad Israele o Giacobbe. Come dice Isaia 58:1: “Dichiara al MIO POPOLO le sue trasgressioni, e alla casa di Giacobbe i suoi peccati!” E Isaia 59:20 continua il riferimento a Israele o Giacobbe, dicendo: “E un redentore verrà per Sion e per quelli di Giacobbe che si convertiranno dalla loro rivolta, dice l’Eterno”. E l’apostolo Paolo, in Romani 11:26, 27, applica questo all’Israele spirituale. Se ora le “pecore” e i “capri” sono tutti, per cominciare, dell’Israele spirituale e sola tanto separati in tempo debito dal giudizio del Re, perché, allora, Gesù non introdusse la parabola, dicendo: ‘Allora egli sederà sul trono della sua gloria, e tutto Israele sarà radunato dinanzi a lui,’ oppure, ‘tutte le dodici tribù d’Israele.’ Ma noi ti preghiamo di non trascurare che Gesù effettivamente disse: “E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui”. Alle nazioni Gentili o non israelite ci si riferiva regolarmente come alle genti o nazioni. Quindi non è il popolo dell’Israele spirituale che il Signore Gesù sul suo trono aduna davanti a sé e separa come pecore e capri, ma è il popolo delle nazioni di questo mondo, quindi non Israeliti spirituali e non fratelli spirituali di Cristo e membri seguaci della Progenie spirituale d’Abramo.
Logicamente, quando si parla alle pecore, Gesù, ti preghiamo di notare che non parla loro come ai “miei fratelli” e non loda le pecore per aver usato le loro gentilezze di varie specie ai “vostri fratelli”, dicendo: ‘In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi vostri minimi fratelli, l’avete fatto a me,’ ma li loda per aver fatto del bene ai “miei minimi fratelli”. Similmente, non condanna i capri per aver mancato di far bene ai LORO fratelli, ma ai “miei minimi fratelli”.
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