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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1974 | 15 giugno
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nella nostra mente, li rigetteremo o non realizzeremo questi desideri. Date le nostre tendenze peccaminose, dobbiamo continuare a impegnarci a fondo per non lasciare che i cattivi desideri mettano radice nel cuore e divengano fertili partorendo il peccato. (Giac. 1:14, 15) Per esperienza personale, l’apostolo Paolo dà l’ammonizione: “Tratto con durezza il mio corpo e lo conduco come uno schiavo, affinché, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia in qualche modo disapprovato”. — 1 Cor. 9:27.
Dovremmo anche ricordare che ci sono malvage forze spirituali, demoni, che vogliono far deviare i cristiani dalla giusta condotta e indurli a coltivare pensieri errati. Non dobbiamo lasciarci influenzare, ma dobbiamo resistere loro. “Abbiamo un combattimento non contro sangue e carne, ma contro . . . le malvage forze spirituali”. — Efes. 6:12.
Come possiamo essere aiutati a tenere sotto controllo i nostri pensieri e desideri? Dobbiamo schivare le compagnie e le circostanze che danno luogo a tentazioni. Se ci vengono in mente desideri o idee errate, non dobbiamo cedervi, ma dobbiamo sforzarci di resistervi. Dobbiamo cercare immediatamente di distogliere la mente, costringendoci a pensare a cose buone ed edificanti. La Parola di Dio consiglia: “Tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. — Filip. 4:8.
È pure essenziale chiedere aiuto a Geova Dio. Possiamo avere la certezza che ci aiuterà a evitare che cattivi desideri e passioni peccaminose abbiano il sopravvento su di noi. Egli ci darà la sapienza necessaria per superare le prove e il suo spirito ci spronerà a fare ciò ch’è giusto riportando alla nostra mente le ragioni scritturali per mantenere un’eccellente condotta. (Filip. 4:6, 7; Giac. 1:5) Inoltre, chi è afflitto a causa di pensieri o desideri errati può ricevere assistenza scritturale da uomini che hanno requisiti spirituali, anziani, nelle congregazioni dei cristiani testimoni di Geova. — Giac. 5:14, 15.
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Domande dai lettori (3)La Torre di Guardia 1974 | 15 giugno
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Domande dai lettori
● Qual è il significato di Ecclesiaste 9:5, 6: “Poiché i viventi sono consci che morranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato. Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, e non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in alcuna cosa che deve farsi sotto il sole”? — U.S.A.
Leggendo il contesto possiamo vedere che Salomone, lo scrittore di Ecclesiaste, parla dal punto di vista della vita che esiste ora, sulla terra, “sotto il sole”, potremmo dire, da un punto di vista strettamente umano, dalla veduta obiettiva di un osservatore. Egli non prende lì in considerazione il proposito di Dio di portare una risurrezione. Egli tratta la situazione dell’uomo descritta dall’apostolo Paolo, in Romani 8:20: “Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità”. Salomone dice che “ogni cosa è vanità”, che “c’è una sola eventualità per il giusto e il malvagio”. — Eccl. 1:2; 9:2, 3.
Questa è la situazione in cui si trova tutto il genere umano. Ricchi e poveri, grandi e piccoli, buoni e cattivi muoiono tutti. L’apostolo Paolo lo espresse dicendo: “In Adamo tutti muoiono”. (1 Cor. 15:22) Certo i giusti non sono basilarmente in una condizione migliore dei malvagi per quanto riguarda la durata della loro vita. Ma questo non smentisce che Dio considera i giusti diversi e che ha provveduto loro una speranza che li sostiene ora e offre la vita in futuro. La dichiarazione dell’apostolo, citata sopra in parte, dice: “Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità, non di propria volontà ma per mezzo di colui [Dio] che la sottopose, in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Rom. 8:20, 21.
Salomone, mettendosi al posto di un osservatore, mostra che la persona “media”, la persona del mondo, sa che morrà, poiché vede tutti gli altri uomini morire. È conscia della morte. L’osservazione rivela pure che quando uno muore non è conscio di ciò che avviene intorno a lui. Gli uomini non possono far nulla per lui; il denaro non conta nulla. Il mondo continua e anche i suoi parenti e amici, nel ritmo accelerato della vita d’ogni giorno, non possono più includerlo nei loro progetti e nelle loro attività e così, per forza, devono infine dimenticarlo. Non che non ricordino che è esistito, ma che non ha più forza, che non è presente nella loro vita. La sua personalità è in gran parte dimenticata e la successiva generazione in effetti non lo conosce affatto.
Il morto non può più esprimere amore, odio o gelosia. Qualunque fosse il potere, l’autorità
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