Il cristiano che vuole essere grande deve servire
“Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo”. — Matt. 20:26, La Bibbia di Gerusalemme.
1. In che senso la vita di Gesù è in contrasto con quella di molte persone d’oggi?
IL SERVIZIO è alla base stessa del cristianesimo. Quando fu sulla terra, il Figlio di Dio disse d’essere venuto non “per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. (Matt. 20:28, La Bibbia di Gerusalemme) La sua vita è in netto contrasto con l’atteggiamento egoistico e ambizioso di tanti che oggi sono insensibili ai bisogni altrui. Con la sua vita di altruistico servizio, Gesù diede a tutti i suoi veri seguaci un modello perfetto da imitare. Come nel caso di Gesù, il servizio e lo spirito generoso dovrebbero essere gli aspetti essenziali della loro vita.
2, 3. (a) Che cos’ha di caratteristico la parola resa “servire” che viene usata in Matteo 20:28 in paragone con altre parole greche che si riferiscono al servizio? (b) Che cosa ci interessa sapere?
2 Ci interessa la parola tradotta “servire”, che lo scrittore biblico Matteo usò citando Gesù. Nel greco originale troviamo il verbo diakonéo. Ci sono altri verbi greci che si riferiscono al servizio e ciascuno ha la propria “sfumatura” o dà importanza a un certo aspetto del servizio. Un verbo darà risalto alla sottomissione che deve mostrare chi serve come schiavo (douleúo; Col. 3:24), un altro, alla santità del servizio religioso (latreúo; Matt. 4:10), e un altro, alla natura pubblica del servizio reso (leitourgéo; Atti 13:2). Diakonéo, d’altronde, mette in evidenza la natura personale del servizio reso a qualcun altro. Come dice un erudito, questo verbo “si avvicina di più al concetto del servizio compiuto per amore”. — Theological Dictionary of the New Testament, Vol. II, pagina 81.
3 Che cosa include dunque il servizio cristiano? Si limita ad attività come predicare la Parola di Dio, fare altri discepoli o soddisfare i bisogni strettamente spirituali dei membri della congregazione? Che cosa indica la parola che stiamo esaminando (diakonéo)?
SERVIZIO E CURE PRESTATI AD ALTRI
4. In che modo la Bibbia illustra appropriatamente il senso fondamentale della parola greca resa “servire” che stiamo esaminando?
4 Il modo in cui viene usata questa parola nella Bibbia illustra appropriatamente il senso fondamentale del servizio personale (espresso non solo dal verbo greco ma anche dai nomi affini diákonos [servitore, ministro] e diakonìa [servizio, ministero].a Uno dei primi usi della parola si riferisce al ‘servire a tavola’. Luca l’usa in tal modo citando le parole di Gesù su uno schiavo ‘che preparava il pasto serale del suo signore e poi lo serviva [diakonéo] finché avesse mangiato e bevuto’. (Luca 17:7-10, Traduzione del Nuovo Mondo) In Luca 12:35-38 Gesù fece un’illustrazione ai discepoli in cui il signore, che rappresenta Gesù stesso, si mise al posto degli schiavi che avevano fedelmente atteso il suo ritorno dalla sua festa nuziale. Gesù disse del signore dell’illustrazione: “Egli si cingerà e li farà giacere a tavola e, avvicinatosi, li servirà [diakonéo].b
5, 6. (a) In che modo certe donne cristiane compirono un servizio di questo genere? (b) Che cosa mostra tutto questo riguardo alla portata del termine biblico esaminato?
5 Questo termine finì per includere non solo il ‘servire a tavola’, ma ogni servizio di simile natura personale. La Bibbia menziona certe donne cristiane che “assistevano” o “servivano” Gesù e gli apostoli soddisfacendone i bisogni “coi loro averi”, sia in Galilea che a Gerusalemme. (Luca 8:1-3; Matt. 27:55; Mar. 15:41, Ge; NM) Forse facevano la spesa e cucinavano, rammendavano e lavavano gli abiti, o svolgevano altri servizi di natura simile, usando anche il proprio denaro e i propri beni per procurarsi il materiale necessario.
6 Pertanto, vediamo che questo termine non si limita all’attività puramente “religiosa”, ma abbraccia un’ampia varietà di servizi.
SERVIAMO I FRATELLI BISOGNOSI
7. Perché possiamo essere sicuri che Geova Dio e Gesù Cristo danno veramente importanza a questo genere di servizio, non sottovalutandolo?
7 Non dobbiamo mai dubitare del fatto che Geova Dio e suo Figlio Gesù Cristo danno vera importanza a questo tipo di servizio. Personalmente, Gesù ebbe bisogni umani come fame e sete. Senz’altro, apprezzò molto il fatto che, dopo quaranta giorni di digiuno, “vennero degli angeli e lo servivano [diakonéo]”. (Matt. 4:11) In una parabola narrata verso la fine del suo servizio terreno, Gesù descrisse il giudizio che pronuncerà su due classi di persone, una classe paragonata a “pecore”, l’altra a “capri”. Le “pecore”, approvate e benedette, vennero in aiuto dei fratelli di Cristo quando li videro nel bisogno. Ma i “capri”, che furono condannati, li videro affamati e assetati, bisognosi di ospitalità o di alloggio, senza vestiario o malati o in prigione e ‘non li assisterono [diakonéo; non li ‘servirono’, NM]’. — Matt. 25:31-46, Ge.
8, 9. (a) Come mostrarono i cristiani del primo secolo di capire chiaramente l’importanza di servire i loro fratelli soddisfacendone i bisogni fisici? (b) Come mostrò l’apostolo Paolo il suo desiderio che questo “servizio” si svolgesse nel modo appropriato?
8 Nel primo secolo E.V. i veri discepoli di Gesù diedero prova d’essere ‘simili a pecore’ con il loro spirito e le loro azioni. Quando i cristiani della Macedonia e dell’Acaia udirono che i loro fratelli della Giudea erano nel bisogno, raccolsero provviste e le inviarono loro, compiendo un’opera di “soccorso [diakonìa]”. (Atti 11:29; 12:25, NM) Infatti, riconoscevano che i fratelli della Giudea avevano reso loro un prezioso servizio spirituale ed essi avevano un “debito” corrispondente per cui era appropriato ‘che rendessero un servizio sacro nelle loro necessità materiali’. (Ge); che ‘servissero a questi le cose per il corpo fisico’ (NM). (Rom. 15:25-27) Questo fu specialmente lodevole da parte delle congregazioni macedoni. Benché fossero povere, si distinsero per la “ricchezza della loro generosità”. Come dice Paolo: “Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, domandandoci con insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio [diakonìa; ministero, NM] a favore dei santi”. (2 Cor. 8:2-4; Ge) Che vigoroso esempio di altruistico servizio è questo per noi!
9 L’apostolo Paolo desiderava vivamente che quest’opera di soccorso si svolgesse in modo eccellente, onde evitare qualsiasi ‘biasimo per questa abbondanza che viene da noi amministrata [diakonéo; l’opera nostra di ministri, versione di S. Garofalo]’, sia da parte di quelli che mandavano quanto da parte di quelli che ricevevano il soccorso. Per tale ragione, altri, “delegati delle Chiese”, furono, ‘designati come compagni’ di Paolo e Tito (che Paolo chiamò “mio compagno e collaboratore”). — 2 Cor. 8:19-23, Ge.
10. Quali eccellenti risultati portano questi altruistici servizi resi per soddisfare i bisogni altrui, in base a II Corinti 9:1, 11-14?
10 Paolo stesso ricevette in seguito aiuto e ristoro da uomini come Onesiforo e Onesimo che ‘lo servirono’ (diakonéo) in tempi di prova. (2 Tim. 1:16-18; Filem. 10-13) Scrivendo ai Corinti, egli mostrò loro gli eccellenti risultati che tutti questi benigni e altruistici servizi recano alla lode di Dio e per la divulgazione della buona notizia. Del “servizio” (diakonìa; “raccolta dei soccorsi”, versione di F. Nardoni; “ministero”, NM) a favore dei fratelli della Giudea, disse: “Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro. Perché l’adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio. A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti; e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi. Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono!” — 2 Cor. 9:1, 11-14, Ge.
11. (a) In quali modi, avendo premurosa cura dei bisogni fisici altrui, contribuiamo all’espansione della pura adorazione? (b) Qual è uno dei modi in cui possiamo mostrare ‘amore per il nome di Dio’, secondo Ebrei 6:10?
11 Sì, le persone afferrano l’importanza della buona notizia del regno di Dio quando vedono l’effetto che ha sulla personalità di chi l’accetta, quando vedono la generosità e l’amore del prossimo che suscita. Tale premuroso servizio e tale prodigalità generano in chi ne è oggetto sentimenti di gratitudine verso i donatori umani e producono anche “molti ringraziamenti a Dio”. Raccomandano il vero cristianesimo come il miglior modo di vivere, come vera adorazione di un Dio benigno e amorevole. (Si paragonino Giacomo 1:26, 27; 2:14-17; 1 Giov. 3:16-18). Quindi, non è strano se Paolo, scrivendo ai cristiani ebrei che erano venuti in aiuto dei loro fratelli, assicurò loro che “Dio non è ingiusto da dimenticare la vostra opera e l’amore che avete mostrato per il suo nome, in quanto avete servito [diakonéo] e continuate a servire i santi”. — Ebr. 6:10; si paragonino 10:32-34; 1 Corinti 16:15, 16.
12, 13. (a) In che modo si possono descrivere i governi del mondo come “servitori” di Dio? (b) Che differenza c’è tra il loro servizio e quello reso dai discepoli di Gesù?
12 Poiché il senso di queste parole greche fu ampliato per includere non solo ‘il servizio a tavola’, ma ogni tipo di servizio personale, esse si possono applicare anche ai governi del mondo. Per tale ragione le “autorità superiori” dell’attuale sistema di cose sono dette “servitori” di Dio in senso particolare. In Romani 13:4 (An American Translation) l’apostolo ispirato dice dell’autorità governativa: “Sono agenti [diákonos; è ministro di Dio, NM] per il tuo bene. Ma se fai il male puoi ben aver timore, perché non invano portano la spada. Sono servitori [diákonos] di Dio, per eseguire la sua ira sui malfattori”. Dio permette a questi sistemi politici di rimanere per un po’ di tempo e di rendere certi servizi che sono utili al suo popolo sulla terra e che fino a un certo punto favoriscono l’ordine e proteggono dall’illegalità. In questo senso sono suoi “servitori”.
13 Questi governi del mondo, però, non servono spinti dall’amore verso Dio o verso i veri discepoli di suo Figlio. Piuttosto, rendono questi servizi pubblici nell’interesse di tutti i cittadini che sono loro soggetti, senza alcuna distinzione. Perciò, tali servizi non fanno ottenere loro la ricompensa riservata a quelli che servono Geova Dio mossi dall’amore verso di lui e verso il prossimo.
UN SERVIZIO ANCHE PIÙ IMPORTANTE
14, 15. (a) Anche se soddisfare i bisogni fisici e materiali di altri è un aspetto essenziale del servizio cristiano, quale altro aspetto è anche più essenziale? (b) Come lo illustra il racconto di Atti 6:1-4?
14 Da quanto abbiamo considerato si capisce che una parte essenziale del servizio cristiano è quella di soddisfare i bisogni fisici e materiali degli altri, in particolare quelli dei nostri fratelli cristiani. Nessuno di noi deve mai pensare che sia “indegno di noi” prestare questi umili servizi, né sottovalutare l’importanza che hanno tali servizi davanti a Dio. Tuttavia, i veri cristiani si interesseranno di rendere servizio sotto un aspetto anche più importante. Quale? Quello che rendono per soddisfare gli immediati bisogni spirituali degli altri.
15 Il racconto di Atti 6:1-4 (Na) indica chiaramente l’importanza relativa del servizio reso per soddisfare i bisogni fisici di altri in paragone con quello reso per soddisfare i loro bisogni spirituali. Dopo la Pentecoste del 33 E.V. sorse un problema perché veniva mostrata una certa parzialità e alcune vedove erano ‘trascurate nella distribuzione [diakonía; servizio giornaliero, La Bibbia Concordata] che veniva fatta ogni giorno’. Informati, gli apostoli “convocarono allora la moltitudine dei discepoli e dissero: ‘Non è bene che noi abbandoniamo la parola d’Iddio per servire alle mense [diakonéo]”. Invitarono dunque i fratelli a cercare tra loro sette uomini “di buona reputazione”, affinché gli apostoli che avevano il potere di fare nomine, “[affidassero loro] quest’ufficio. Noi invece continueremo ad essere assidui all’orazione e al ministero [diakonìa; servizio, Traduzione interlineare del Regno (inglese)] della parola”.
16. Gli apostoli tennero forse il comportamento descritto perché il provvedere da mangiare a quelle vedove fosse un’attività extra per la congregazione?
16 Una parte necessaria del servizio cristiano era senz’altro quella di provvedere da mangiare a queste vedove che venivano trascurate. Quindi non era un’attività extra per la congregazione, ma aveva un aspetto spirituale. Le parole del discepolo Giacomo in Giacomo 1:26, 27 mostrano che questo fa parte senz’altro dell’“adorazione” pura. Tuttavia gli apostoli riconobbero che non avrebbero usato discernimento dedicando il proprio tempo all’effettiva distribuzione di queste provviste materiali invece che occuparsi soprattutto di cose di natura strettamente spirituale, in particolare l’opera di provvedere ai fratelli cibo spirituale e consigli tratti dalla Parola di Dio.
17. In che modo le congregazioni di altri luoghi seguirono in tali cose la direttiva della congregazione di Gerusalemme?
17 Man mano che sorgevano congregazioni in luoghi fuori di Gerusalemme si seguiva questo principio. Si badava soprattutto al servizio di appagare gli immediati bisogni spirituali pur non trascurando o non mancando di dare la debita importanza ad aspetti fisici o materiali. Furono nominati corpi di anziani che prestavano servizio come pastori e sorveglianti spirituali nelle congregazioni. (Atti 20:17, 28) E per dare loro la possibilità di dedicarsi soprattutto all’opera di edificare e consigliare i fratelli, corpi di assistenti operavano sotto la loro direttiva assolvendo compiti di natura non così strettamente spirituale. — Filip. 1:1.
18. Poteva chiunque servire come servitore di ministero (diákonos) nella congregazione? Come mostra questo che il loro servizio non era cosa da poco dinanzi a Dio?
18 Dopo avere dato istruzioni a Timoteo circa i requisiti di quelli che sarebbero stati nominati anziani, l’apostolo Paolo prosegue dicendo: “Gli assistenti [diákonos; servitori, Int; servitori di ministero, NM; diaconi, Con], a loro volta, devono essere seri, schietti, non dediti al vino o al guadagno disonesto, ma sostengano la divina verità della fede con coscienza pura. Essi devono prima essere provati, e poi, se non si trova in loro alcuna colpa, possono servire come assistenti [diakonéo; servano quali ministri, NM]. . . . Quelli che fanno un buon servizio di assistenti [che servono in maniera eccellente, NM] ottengono una buona reputazione e grande fiducia nella loro fede in Cristo Gesù. — 1 Tim. 3:8-13, AT.
19, 20. (a) Nella congregazione primitiva, quale speciale uso si faceva dunque della parola greca diákonos (servitore)? (b) Quale domanda sorge ora riguardo alla relazione esistente fra tali “servitori” di congregazione e quelli nominati anziani?
19 Come la parola greca presbyteros, che significa semplicemente “un uomo più vecchio”, finì per indicare l’uomo che ha un incarico di servizio nella congregazione, cioè quello d’essere “anziano”, così la parola diákonos, che significa solo “servitore”, finì per indicare l’uomo che ha un altro incarico nella congregazione. Commentando i diversi usi del termine greco diákonos, il Theological Dictionary of the New Testament, Volume II, pagina 89, sotto l’intestazione “B. Il diacono, inteso come colui che occupa un ufficio nella chiesa”, dice quanto segue:
“1. Si può fare una distinzione fra tutti questi usi generici e l’impiego del termine come ‘appellativo fisso di chi occupa uno specifico ufficio’ quale diakonos nella costituzione della Chiesa in via di formazione. Lo si trova in brani dove la Vulgata [latina] ha il barbarismo diaconus invece del [latino] minister usato altrove (cfr. Filip. 1:1; 1 Tim. 3:8, 12).
“I membri della comunità [cristiana] sono per la prima volta chiamati diaconi in virtù della loro attività regolare in Filip. 1:1, dove Paolo manda saluti a tutti i santi di Filippi syn episkópois kai diakónois [insieme ai sorveglianti e ai servitori, Int]. In questa frase emerge già un punto decisivo per farci capire l’ufficio, cioè che i diaconi hanno relazione con i vescovi [sorveglianti] e sono menzionati dopo di loro. Al tempo di questa epistola vi sono pertanto due uffici coordinati.
“. . . la descrizione dell’ufficio è divenuta qui un preciso appellativo”.
20 Questi fratelli furono quindi chiamati “servitori” di congregazione, poiché servivano umilmente negli incarichi assegnati appagando i bisogni dei fratelli. I fratelli che erano “anziani” erano per questo giustificati ad assumere un atteggiamento di superiorità verso di loro (quelli nominati per servire come diákonos) come se gli anziani fossero ora i loro “padroni”?
NON È AMMESSO NESSUN ATTEGGIAMENTO DI SUPERIORITÀ
21. Perché nessun anziano ha motivo di considerarsi “superiore” a quelli che prestano servizio come “servitori” di congregazione?
21 No, poiché questo non sarebbe certo in armonia con i consigli impartiti da Gesù e con il principio che egli insegnò agli apostoli. In effetti, tutti coloro che servivano quali “anziani” erano anche servitori dei loro fratelli, inclusi quelli detti “servitori” (“servitori di ministero”, NM) di congregazione. Gesù Cristo stesso era venuto ‘non per essere servito, ma per servire’. L’ispirato apostolo Paolo dichiarò che Gesù “si è fatto servitore [diákonos] dei circoncisi in favore della veracità di Dio”. (Matt. 20:28; Rom. 15:8, Ge) Parlando di sé (e dei suoi collaboratori, come Timoteo e altri), Paolo usò il termine “servitore” (diákonos). (Efes. 3:7; Col. 1:23, Int) Con questo non voleva dire di far parte di un corpo di servitori di congregazione (“servitori di ministero” o “diaconi”) di una particolare congregazione ma, piuttosto, che aveva ricevuto l’incarico di servire la congregazione cristiana nell’insieme. Parlando di tale congregazione, dice: “Divenni suo servitore [diákonos; ministro, NM] in virtù del compito assegnatomi da Dio per vostro beneficio: annunciare completamente il suo messaggio”. — Col. 1:24-26, The New English Bible.
22, 23. (a) Come si mostra d’essere veri servitori di un altro? (b) Che genere di prova additò l’apostolo Paolo per mostrare che era un vero servitore di Dio e di Cristo?
22 Chi è “servitore” di un altro può dover sopportare umilmente difficoltà e condizioni spiacevoli. La sincerità del servizio reso è dimostrata dalla prontezza o meno a rendere tale servizio. Poiché alcuni erano inclini a denigrare i meriti di Paolo in paragone con quelli di altri, egli diede la prova d’essere un sincero servitore di Cristo e di Dio. Ai cristiani di Corinto, dove si trovavano alcuni di quelli che lo denigravano, scrisse: “In ogni cosa raccomandiamo noi stessi come servitori [diákonos; ministri, NM] di Dio in molta pazienza, in tribolazioni, in angustie, — in battiture, in carceri, in sedizioni, in fatiche, in veglie, in digiuni”. — 2 Cor. 6:4, 5, versione di O. Cocorda.
23 Di coloro che non gli davano importanza, chiese: “Sono servitori [ministri, NM] di Cristo?” (2 Cor. 11:23, NE) E quindi proseguì, dicendo: “Io lo sono in maniera più preminente: in fatiche più abbondantemente, in prigioni più abbondantemente, in vergate ad eccesso, in pericoli di morte spesso. Dai Giudei ricevetti cinque volte quaranta colpi meno uno, tre volte fui battuto con le verghe, una volta fui lapidato, tre volte subii naufragio, ho trascorso una notte e un giorno nel profondo; in viaggi spesso, in pericoli di fiumi, in pericoli di banditi da strada, in pericoli da parte della mia razza, in pericoli da parte delle nazioni, in pericoli nella città, in pericoli nel deserto, in pericoli nel mare, in pericoli tra falsi fratelli, in fatica e lavoro penoso, in notti insonni spesso, nella fame e nella sete, nell’astinenza dal cibo molte volte, nel freddo e nella nudità”. — 2 Cor. 11:23-27, NM.
24. In che modo l’apostolo ci aiuta così a mantenere la giusta veduta quando valutiamo la sincerità del nostro servizio?
24 Questa è veramente la prova che fu un servitore sincero! Non si vanta di avere compiuto grandi imprese, come la costruzione di imponenti edifici; non riferisce di avere attirato grandi folle per sentirlo parlare; non si attribuisce il merito della meravigliosa espansione avuta nella divulgazione della buona notizia. Fa invece un rapporto di umile servizio, quello di un servitore che, senza suonare la tromba, esce nel buio della notte, sfidando la tempesta, i disagi e i pericoli per fare qualche commissione affidatagli dal suo signore. Possiamo pensare a ciò quando valutiamo la sincerità del servizio che rendiamo a Dio. Tuttavia, possiamo anche rammentare a noi stessi che Paolo additò pure le sue lettere di raccomandazione, cioè i discepoli cristiani che aveva fatti, come prova che era un servitore. — 2 Cor. 3:1-3.
25. Come espresse Paolo la sua umiltà scrivendo a quelli di Corinto, dove aveva faticato diligentemente?
25 Paolo non fu mai colpevole di innalzarsi né di volere che altri lo guardassero con deferenza come se fosse un ‘capo’ tra loro. A quei Corinti, tra i quali aveva faticato per un anno e mezzo, disse di sé e di un collaboratore: “Che cos’è dunque Apollo? e che cos’è Paolo? Servi [diákonos; ministri, NM], grazie ai quali giungeste alla fede, e ciascuno secondo il compito che gli assegnò il Signore. Io piantai, Apollo irrigò, ma era Dio che faceva crescere. Di conseguenza né colui che pianta è qualche cosa, né colui che irriga, ma colui che fa crescere: Dio. . . . Poiché noi siamo collaboratori di Dio, e voi di Dio siete il campo, l’edificio”. — 1 Cor. 3:5-9, Ga.
26. Come possiamo cercare d’essere grandi e d’essere ugualmente scevri da egoistica ambizione e orgoglio?
26 Certo, è una meta desiderabile cercare di essere grandi in questo modo, non acquistando preminenza, prestigio o potere, ma compiendo generosamente un umile servizio. È segno non di ambizione o di orgoglio o di egoismo, ma di amore, di amore verso Dio e di amore verso il prossimo. Tutti noi vorremo cercare tale grandezza, alla lode di Geova Dio, che stabilì questa norma di grandezza, e a onore di suo Figlio, che ne diede l’esempio come nessun altro. Cercando la “grandezza” cristiana otterremo noi stessi meravigliosi benefici, oltre a recarli ad altri. Come risultato, lo spirito santo di Dio sarà elargito in abbondanza, e questo, a sua volta, favorirà meravigliose unità e armonia fra noi, come spiega il seguente articolo.
[Note in calce]
a Secondo i lessicografi il termine diákonos viene dalla parola greca diá, che significa “attraverso”, e dalla parola greca kónis, che significa “polvere”, e descrive perciò un servitore coperto di polvere perché ha sbrigato qualche faccenda o commissione per il suo padrone.
b Troviamo altri esempi di questo tipo di servizio nel racconto della festa nuziale di Cana (Giov. 2:1-9), nel servizio compiuto dalla suocera di Pietro (Matt. 8:14, 15), e in quello compiuto da Marta. — Luca 10:40; Giov. 12:2; si veda la Traduzione interlineare del Regno (inglese).
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La parola greca diakonéo dà risalto alla natura personale di un servizio reso ad altri
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Il servizio cristiano include che si provveda alle necessità materiali dei cristiani che sono nel bisogno; questa generosità dà luogo a espressioni di lode a Dio
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I primi cristiani si occuparono principalmente di servire altri soddisfacendone i bisogni spirituali