Domande dai lettori
● Se, una volta ottenuto il divorzio legale, si apprende che il proprio ex coniuge si era reso colpevole di adulterio o di altra grave immoralità sessuale prima del divorzio, darebbe questo validità scritturale al divorzio legale? Inoltre, il perdono di un solo atto di adulterio escluderebbe l’ottenimento del divorzio per motivi scritturali se in seguito si scoprisse che si è trattato di numerosi atti immorali? — Svezia.
Talvolta il fatto di venire a conoscenza dell’adulterio di un coniuge divorziato o di altra grave immoralità sessuale da lui praticata prima del divorzio darebbe validità a un divorzio che è già stato ottenuto. Inoltre, il perdono per un caso di adulterio non comporta necessariamente che le precedenti non rivelate contaminazioni del letto matrimoniale siano similmente perdonate.
Secondo le Scritture, l’adulterio o altra grave immoralità sessuale non scioglie automaticamente il vincolo coniugale, ma dà al coniuge innocente un motivo valido per scioglierlo. (Matt. 5:32; 19:9) D’altra parte, agli occhi di Dio, il divorzio ottenuto quando non c’è nessun motivo scritturale per esso non rende nessuno dei coniugi libero di risposarsi. Tale divorzio dal punto di vista scritturale, è simile alla separazione legale.
L’apostolo Paolo dà agli sposati questo consiglio: “La moglie non si separi dal marito; ma se effettivamente si separa, rimanga senza sposarsi oppure si riconcili col marito; e che il marito non lasci la moglie”. — 1 Cor. 7:10, 11.
Ciò nondimeno, benché sia molto rara tra i veri cristiani, può aver luogo una separazione che sia legalizzata dall’azione di divorzio per motivi diversi dalla “fornicazione”. Il cristiano o la cristiana che si trova in questa situazione può in seguito apprendere che il coniuge divorziato aveva commesso adulterio prima del divorzio. Egli o ella deve ora decidere se servirsene come base per stabilire nella congregazione che ha la libertà scritturale di risposarsi. Se, dopo avere dimostrato al comitato giudiziario della congregazione che è scritturalmente libera dal coniuge, tale persona decide di risposarsi, non sarà accusata di adulterio.
Il coniuge innocente, comunque, può decidere di non servirsene come base per stabilire la sua libertà scritturale di risposarsi. Forse l’adulterio o la grave immoralità sessuale fu commessa dal coniuge molti anni fa. L’innocente può aver vissuto per molti anni col coniuge nella disposizione matrimoniale dopo l’atto immorale (benché sconosciuto a quel tempo) e prima della separazione. Perciò, anche se ora è divorziato, il coniuge innocente può voler perdonare il male commesso in passato, pensando che avrebbe fatto così se la cosa fosse stata scoperta allora. (Efes. 4:32) Il coniuge innocente può forse nutrire la speranza di riunirsi all’ex coniuge e risposarlo legalmente.
Che dire, quindi, dell’altra situazione, quella di chi è ancora sposato il quale, dopo aver perdonato un atto di adulterio, viene in seguito a sapere di altri atti d’immoralità sessuale o perversione da parte del coniuge colpevole, atti commessi prima che fosse concesso tale perdono? Ciò darebbe al coniuge innocente la possibilità di riconsiderare la cosa. La Bibbia mostra che persino Geova Dio considera la pratica del peccato assai più grave di un solo atto di peccato. (1 Giov. 1:8–2:1; 3:4-6) Mentre un uomo o una donna può essere disposta a perdonare un solo atto di adulterio, può pensarla diversamente se si tratta di perdonare una pratica di trasgressioni sessuali seguìta per un periodo prolungato. In tal caso, alcuni sceglierebbero nuovamente di perdonare il coniuge colpevole, ma altri vorrebbero servirsi di questa nuova prova per ottenere il divorzio e stabilire presso la congregazione la loro libertà scritturale di risposarsi. Questo si applicherebbe tanto ai separati che a quelli che vivono ancora insieme come marito e moglie.
Perciò, gli atti di infedeltà coniugale che non furono perdonati in passato possono provvedere una base per stabilire scritturalmente il diritto di sciogliere il vincolo matrimoniale agli occhi di Dio. Naturalmente, chi sceglie di far questo dev’essere disposto ad addossarsene la responsabilità dinanzi al Creatore. Mentre gli anziani della congregazione possono personalmente pensare che sarebbe stato meglio perdonare, essi lasciano la cosa nelle mani di Geova come Giudice finale. Egli solo conosce il cuore di chi cerca di stabilire la libertà scritturale di risposarsi e i suoi motivi. (1 Cor. 4:5) In quanto a qualsiasi atto di infedeltà coniugale che è stato definitivamente perdonato in passato, non si può in seguito prendere come base scritturale per ottenere il divorzio o per stabilire il diritto di risposarsi.
Si può notare che in tali cose la congregazione cristiana è guidata dalle Scritture e non dalle clausole legali seguite in certe località che non permettono l’introduzione di nuove prove dopo che una causa è stata discussa e decisa.
● Dato che i testimoni di Geova considerano il fumo contrario alla pratica cristiana, vietano forse di fumare a chi va a casa loro o nei loro luoghi di lavoro? — U.S.A.
Qualunque cosa decidano di fare i singoli Testimoni a questo riguardo è una questione personale regolata dalla loro coscienza addestrata mediante la Bibbia.
In genere, comunque, i testimoni di Geova preferiscono che nessuno fumi in casa loro. In questo modo proteggono la salute della loro famiglia ed evitano che la loro casa sia contaminata dall’odore di tabacco. Inoltre, poiché i testimoni di Geova si interessano di aiutare altri a ‘purificarsi da ogni contaminazione di carne e di spirito’, sarebbero coerenti se permettessero indiscriminatamente di fumare in casa loro? (2 Cor. 7:1) Se lo facessero, non darebbero ad altri l’idea che non considerano il fumo una cosa grave?
Quando i visitatori sono gentilmente informati della veduta dei testimoni di Geova, di solito rispettano i desideri del padrone di casa. Ma se il loro vizio del tabacco è così forte che sentono di dover assolutamente fumare una sigaretta, possono forse fumare dove è meno sgradevole e nocivo per altri. Ciò che i singoli Testimoni disporranno o permetteranno in tal caso spetta a loro deciderlo, e se il capofamiglia è un Testimone dipenderà da lui.
Nei negozi non è raro vedere cartelli con la scritta “Vietato fumare”. Naturalmente, la legge del paese può non proibire specificamente di fumare in certi negozi, e i fumatori si aspetteranno di poter fumare mentre attendono d’essere serviti. Poiché il cristiano rende servizi personali a tutti quelli che vanno da lui, può non sentirsi necessariamente in grado di stabilire regole per i suoi clienti. Sa d’essere nel mondo e perciò non può evitare i contatti con persone che hanno abitudini da lui non approvate. (1 Cor. 5:9, 10) In considerazione di ciò, alcuni testimoni di Geova perverranno alla conclusione che le circostanze impediscono loro di proibire di fumare nei loro negozi. Quindi, possono sentirsi obbligati a mettere portacenere per i clienti che fumano. Altri Testimoni, comunque, decideranno di mettere un cartello che vieta di fumare. Possono pensare che in questo modo l’ambiente sarà più piacevole sia per loro che per i molti non fumatori che frequentano il loro negozio.