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Nomi per Cristo e la sua congregazioneLa Torre di Guardia 1965 | 15 gennaio
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L’espressione “nuova creazione” si applica, non in senso collettivo ai 144.001, ma a ciascuno come individuo, come indica il modo in cui essa è usata in 2 Corinti 5:17: “Se alcuno è unito a Cristo, è una nuova creazione; le cose vecchie son passate, ecco, cose nuove son venute all’esistenza”. — Gal. 6:15.
CONGREGAZIONE DI DIO
Considerate ora il termine usato più di frequente quando si parla dei cristiani: “la congregazione”. Come lo si deve comprendere? Comprende essa Gesù Cristo, così che si possa dire che la congregazione cristiana consiste di 144.001 membri? Partendo dal punto di vista che Cristo Gesù vi sia compreso quale capo, possiamo usare giustamente il termine “congregazione” in questo senso più largo, e ciò è in armonia con l’applicazione del Salmo 22:22 a Gesù. (Ebr. 2:12) Davide, lo scrittore del Salmo 22, era membro della congregazione nella quale dichiarò il nome di Geova; e quindi si può anche dire che colui al quale si applica questo versetto, Gesù Cristo, è uno della congregazione, e in armonia con ciò, gli altri della congregazione sono chiamati suoi “fratelli”. Nel caso di Davide, la congregazione era quella di Geova Dio, e per trentatré anni e mezzo Gesù Cristo fu membro d’essa e predicò in mezzo ad essa mentre era sulla terra. Un rimanente d’essa divenne parte della sua congregazione o corpo spirituale. Comunque, in genere, quando le Scritture Greche Cristiane parlano della “congregazione” in senso lato, si riferiscono ai 144.000 come corpo sottoposto al capo Cristo Gesù. Perciò Paolo, in Efesini 1:22, 23, parla della “congregazione, che è il suo corpo”, e successivamente scrive: “Parlo riguardo a Cristo e alla congregazione”. — Efes. 5:32.
Oltre agli usi summenzionati, la parola “congregazione” (greco: ekklesía) è applicata anche in altri modi. Uno di questi è illustrato in 1 Corinti 10:32, dove leggiamo: “Astenetevi dal divenire cause d’inciampo ai Giudei e ai Greci e alla congregazione di Dio”. In questo caso ovviamente lo scrittore non ha in mente la “congregazione” nel senso lato di tutti i 144.000 membri. Piuttosto, egli usa il termine che si applica ai cristiani viventi in quel particolare tempo.
Ma l’uso più comune della parola “congregazione” nelle Scritture Greche Cristiane è quello che si riferisce a una locale assemblea di cristiani. Questo può includere tutti i cristiani di una particolare città, o può anche riferirsi a un gruppo più piccolo che si raduna in una casa privata. Così troviamo scritto che “sorse una grande persecuzione contro la congregazione che era in Gerusalemme”. E: “Salutate la congregazione che è nella loro casa”. (Atti 8:1; Rom. 16:5) Conformemente, sarebbe appropriato parlare di “congregazioni” al plurale, e questo avviene spesso nelle Scritture. (1 Cor. 11:16; Atti 15:41; 2 Tess. 1:4) Oggi, quando viene applicato a un’assemblea locale, il termine “congregazione” include tutti i dedicati cristiani associati ad essa, indipendentemente dalla loro speranza o dal loro destino.
La maggioranza dei termini scritturali che si applicano ai 144.000 membri del corpo di Cristo separatamente dal loro Capo sono molto chiari. Fra questi vi sono “corpo di Cristo”, “corpo del Cristo”, “la sposa, la moglie dell’Agnello”. E poiché la “moglie dell’Agnello” è anche definita “la città santa, la Nuova Gerusalemme”, ne consegue che anche questo nome si applica solo ai 144.000 membri del corpo. Ciò è rivelato dalla descrizione che ne è fatta nel ventunesimo capitolo di Rivelazione. — 1 Cor. 12:27; Efes. 4:12; Riv. 21:2, 9, 10.
Un’altra espressione scritturale che si riferisce ai 144.000 del corpo di Cristo è “piccolo gregge”. Gesù disse: “Non aver timore, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha approvato di darvi il regno”. Poiché Gesù non include se stesso dicendo: ‘Il Padre ha approvato di darci il regno’, l’espressione “piccolo gregge” si applica in questo caso solo ai 144.000 membri del suo corpo che sono eredi del regno con lui. Per queste e per altre “pecore” Gesù è l’eccellente Pastore. — Luca 12:32; Giov. 10:11, 16.
Gesù usò un altro termine distintivo riferendosi agli unti membri del suo corpo, cioè “schiavo fedele e discreto”. Questa è un’espressione che si applica al corpo composto degli unti che sono sulla terra in qualsiasi tempo dalla Pentecoste del 33 d.C., quando furono affidati ai seguaci di Cristo, specialmente agli apostoli, i suoi interessi sulla terra. Poiché Cristo è colui che fa i conti con questo “schiavo”, è chiaro che egli non vi è compreso. Quando fece la resa dei conti, dopo aver ricevuto il potere del Regno, Cristo Gesù benedisse ulteriormente coloro che costituivano a quel tempo lo “schiavo fedele e discreto”, dando loro ulteriori privilegi e responsabilità del Regno. — Matt. 24:45-47.
“IL CRISTO”
Consideriamo ora i termini o titoli che si applicano o sono usati in riferimento a Gesù Cristo separatamente dai membri del suo corpo. Tra quelli che si potrebbero menzionare e che si trovano nelle Scritture Greche Cristiane vi sono “l’Amen”, “Fedele e Verace”, “il Testimone Fedele”, “Re dei re e Signore dei signori”, “l’Agnello di Dio”, “Condottiero”, “il Leone che è della tribù di Giuda”, “Signore”, “Potentato”, “Salvatore” e “la Parola”. È chiaro che queste espressioni si applicano non ai membri del corpo di Gesù, ma a Gesù stesso, come i suoi nomi usati più comunemente, “Gesù”, “Gesù Cristo” e “Cristo Gesù”. — Riv. 3:14; 19:11; 1:5; 19:16; Giov. 1:29; Matt. 23:10; Riv. 5:5; 1 Piet. 3:15; 1 Tim. 6:15; Luca 2:11; Giov. 1:1; Matt. 1:21; Rom. 7:25; 8:1.
Ma che dire delle espressioni “il Cristo” e “Cristo”? L’uso dell’articolo con “Cristo” indica forse qualcosa di diverso da quando non è usato l’articolo? Può darsi che, mentre il termine “Cristo” si riferisce solo a Gesù Cristo, il termine “il Cristo” comprenda anche i 144.000 membri del suo corpo? Le Scritture sostengono questa idea o distinzione?
No, non la sostengono. Certamente i membri del corpo di Cristo non sono compresi nelle parole di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente”. Ed è anche detto che i 144.000 regnano “col Cristo per mille anni”. Come si potrebbe dire che regnano col Cristo se facessero parte del Cristo? Vi sono molte scritture che fanno una distinzione fra “il Cristo” e i membri del suo corpo. — Matt. 16:16; Riv. 20:4.
Infatti, l’espressione “il Cristo” in se stessa non comprende mai i membri del corpo di Cristo. Perciò il titolo “Cristo”, con o senza articolo determinativo, si riferisce a Gesù Cristo, e l’articolo serve a rivolgere l’attenzione o a mettere in rilievo il suo incarico di Messia. Cristo è il Capo e lo Sposo dei 144.000, il suo corpo o la sua sposa. Per questo è detto che essi sono “uniti a Cristo”, che ‘appartengono a Cristo’, e sono il “corpo di Cristo”. — Rom. 12:5; 1 Cor. 3:23; 12:27.
È detto che i cristiani sono “uniti a Cristo”, ma ciò non significa che si possano chiamare “il Cristo”, più di quanto si possa applicare ad essi il termine “Signore” perché è detto ai figli: “Siate ubbidienti ai vostri genitori unitamente al Signore”. — Efes. 6:1.
Come dobbiamo dunque comprendere 1 Corinti 12:12? Ivi leggiamo: “Poiché come il corpo è uno ma ha molte membra, e tutte le membra di tale corpo, benché siano molte, sono un solo corpo, così è anche il Cristo”. In questo caso il termine “il Cristo” non include forse i membri del corpo? No, evidentemente no, poiché Paolo sta considerando il corpo di Cristo separatamente e distintamente dal suo Capo. Per questo al versetto 27 di 1 Corinti 12 egli riassume l’argomento, dicendo: “Ora voi siete il corpo di Cristo, e individualmente membra”. Nel versetto 12 Paolo usa evidentemente un modo sottinteso di parlare in relazione al Cristo, una forma di linguaggio non insolita nelle Scritture. Perciò potremmo parafrasare le parole di Paolo in 1 Corinti 12:12 in questo modo: ‘Poiché come il corpo, benché sia una sola entità, ha molte membra, così è del corpo di Cristo, cioè quelli associati o appartenenti a Gesù Cristo’.
In altre parole, gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane non fanno distinzione tra “il Cristo” e Gesù Cristo. Questo punto è illustrato da Efesini 2:13, che dice: “Ma ora unitamente a Cristo Gesù, voi che una volta eravate lontani, vi siete avvicinati mediante il sangue del Cristo”. Vedere anche Efesini 1:10, 12, 20.
In base a quanto è stato detto, come si deve comprendere Ebrei 11:26? Ivi ci è detto che Mosè “stimò il biasimo del Cristo come ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto”. A chi o a che cosa si riferisce in questo caso ‘il Cristo’? Non sembra che la “ricchezza” che Mosè aveva in mente fosse il fatto ch’egli era una figura “del Cristo” che doveva venire, perché egli non sapeva di esserlo. Pare invece si riferisca al privilegio ch’egli stesso ebbe di essere l’unto (greco: christós) di Dio che doveva servire quale mediatore e liberatore. Questo ebbe per Mosè più importanza di tutti i tesori d’Egitto.
Da questa considerazione possiamo vedere che sono applicati a Gesù Cristo e ai membri del suo corpo vari termini. Alcuni si applicano esclusivamente a Gesù. Altri, come “nuovi cieli”, includono sempre il numero composto dei 144.001, Cristo Gesù e il suo corpo. Altri nomi ancora descrivono solo i 144.000, benché di solito indichino qualche relazione col loro Capo, Cristo Gesù, come “corpo di Cristo”, “la sposa”, “piccolo gregge” e “Nuova Gerusalemme”. Ma, come abbiamo notato, alcune espressioni hanno talvolta un senso più largo o esteso, comprendendo i 144.000 come corpo e includendo a volte Cristo, mentre in altre occasioni queste stesse espressioni hanno un senso più limitato o ristretto. Un buon esempio di ciò è la parola “congregazione”. Quindi è importante considerare il contesto per aver chiaro nella mente il pensiero dello scrittore. I nomi sono descrittivi. Quando sono compresi e applicati correttamente, essi rivelano il pieno valore delle cose o delle persone, e sono essenziali per ottenere accurata conoscenza della Parola di Dio.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1965 | 15 gennaio
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Domande dai lettori
● Che cosa significa Atti 6:15 dove si legge che la faccia di Stefano “era come la faccia di un angelo”? Fu egli trasfigurato, come lo fu Gesù?
Il racconto biblico di Atti, capitoli 6 e 7, parla della difesa di Stefano davanti al Sinedrio, e il capitolo 6, versetto 15 di Atti, dice: “Mentre tutti quelli seduti nel Sinedrio lo guardavano fisso, videro che la sua faccia era come la faccia di un angelo”. Questa scrittura non significa necessariamente che la faccia di Stefano fosse trasfigurata, come lo fu Gesù sul monte della trasfigurazione. Ma dev’esservi stato qualcosa nella faccia di Stefano che affascinò i membri del Sinedrio. Non era insolito, naturalmente, che i giudici osservassero l’aspetto del prigioniero che avevano dinanzi, poiché talvolta questo era indicazione di colpevolezza o innocenza. Ora, Stefano comparve davanti alla corte, non col viso abbattuto di colui che è colpevole di
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