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Conforto per i depressiLa Torre di Guardia 1963 | 15 febbraio
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cordoglio ch’è nel cuore dell’uomo, l’abbatte, ma la parola buona lo rallegra”. (Prov. 12:25, VR) Che la buona Parola di Dio possa ridar gioia al cuore e luce agli occhi tristi è attestato dal Salmo 19:7, 8, NM; 19:8, 9 (Na): “La legge del Signore è perfetta, ricrea l’animo: l’insegnamento del Signore è sicuro, istruisce il semplice. I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore. Il comandamento del Signore è puro, illumina gli occhi”.
Se il vostro stato di avvilimento è dovuto ad amara delusione, causata da voi stessi o da altri, o se deriva dalla tribolazione, ricordate che la prova produce molti benefici quando è sopportata. Pietro dichiara che “colui che ha sofferto in carne l’ha troncata col peccato, per vivere, durante il tempo che gli resta a passare nella carne, non più secondo i desideri degli uomini, ma secondo la volontà di Dio”. (1 Piet. 4:1, 2, Na) La tribolazione ci fa veramente comprendere che la nostra sicura speranza sta nel fare la volontà di Dio; usciamo dalla prova maggiormente consapevoli di ciò. Oltre alla disciplina, il cristiano s’aspetta varie prove della fede: “Nel che voi esultate, sebbene ora, per un po’ di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. (1 Piet. 1:6, 7, VR) Naturalmente, non è Geova a recarvi le prove e l’abbattimento. Egli è il Dio di ogni conforto e non desidera che “uno solo di questi piccoli perisca”. — Matt. 18:14, VR.
DUBBI
Che si può fare se l’abbattimento e i dubbi ci lasciano privi del conforto datoci dalle Scritture? Non presumete che Geova vi sia divenuto nemico perché la vostra fede è debole. I dubbi non erano sconosciuti tra i suoi fedeli servitori dei tempi biblici. Egli non abbandonò gli Israeliti perché in principio non credettero, ma li liberò. (Eso. 12:51) Anziché disassociare l’apostolo Tommaso che aveva dubitato delle testimonianze oculari relative alla risurrezione del Signore, Gesù aiutò amorevolmente Tommaso a vincere la sua incredulità. (Giov. 20:24-29) I fratelli carnali di Gesù, Giacomo e Giuda, non riposero fede in lui che dopo la sua morte e risurrezione, eppure i primi dubbi non impedirono in seguito che divenissero suoi servitori devoti e utili. Con comprensione Giacomo poté paragonare l’uomo che dubita a “un’onda di mare agitata dal vento e spinta qua e là”. (Giac. 1:6, VR) Giuda seppe compassionevolmente dire ai cristiani nella sua lettera ispirata: “Abbiate pietà degli uni che sono nel dubbio, salvateli, strappandoli dal fuoco”. (Giuda 22, 23, VR) Che un individuo possa sopravvivere a una simile ardente prova è indicato da Paolo quando scrisse in 1 Corinzi 3:10-15 (VR): “Ma badi ciascuno com’egli vi edifica sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera d’ognuno sarà manifestata perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificata sul fondamento sussiste, ei ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco”.
Qualora siate in una condizione di infermità spirituale in cui le vostre preghiere sembrano inefficaci, ubbidite al consiglio di Giacomo e ‘chiamate gli anziani della chiesa, e preghino essi su voi, ungendovi d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede vi salverà, e il Signore vi ristabilirà’. (Giac. 5:14, 15, VR) I maturi sorveglianti di Geova comprendono la vostra condizione. Essi vi ungeranno col calmante “olio” del conforto che si ottiene dalla Parola di Geova e prescriveranno un programma di studio biblico e servizio oltre all’associazione con zelanti cristiani, e tutto ciò col tempo vi farà guarire dai vostri scoraggianti dubbi.
Poiché vi è sempre felicità nel dare in modo cristiano, uno dei più sicuri antidoti contro una mentalità depressa e infelice è quello di cercare altri che “sospirano e gemono per tutte le abominazioni che si commettono” in quest’èra che precede Armaghedon. Confortandoli recate conforto a voi stessi. (Ezech. 9:4, VR; 2 Cor. 1:3-7) Molti cristiani maturi possono attestare la veracità di questo, ricordando il Salmo 126:5, 6 (Na): “Quelli che seminano fra le lacrime mieteranno con gaudio. Chi va, se ne va piangendo, portando il seme da gettare; chi torna, ritorna cantando, portando i propri covoni”. Sia in tempo favorevole che nelle difficoltà e nell’abbattimento, seminate il seme del Regno e ne avrete una felice ricompensa! — Mar. 4:14, 20.
Abbiamo visto che i periodi di abbattimento sono stati sopportati dai fedeli servitori di Geova prima dell’èra cristiana, durante l’èra cristiana e nei tempi moderni. Poiché è una condizione a cui si può mettere riparo mediante l’aiuto di Geova, della sua Parola e della sua organizzazione, e anche avendo la dovuta cura del proprio fisico, le anime depresse possono essere consolate e farsi coraggio. Ricordate che il fedele Giobbe non fu realmente abbandonato da Geova; la delusione e i fastidi di Anna finirono alla nascita di Samuele e di altri cinque figli; il rinnegamento del Signore da parte di Pietro non fu imperdonabile; la sensazione di angustia di Paolo fece posto all’allegrezza e i dubbi di Tommaso non lo squalificarono dalla corsa per la vita eterna. Né dovete permettere che l’abbattimento o qualsiasi altra cosa squalifichi voi. Anzi, come asserì Paolo, “non vi è sopraggiunta nessuna tentazione se non umana, ma Dio è fedele; egli non permetterà che siate tentati al di sopra delle vostre forze, ma insieme alla tentazione vi darà pure il mezzo di poterla sopportare”. (1 Cor. 10:13, Na) Questo non è meno vero riguardo all’abbattimento. Quindi non smettete di fare ciò ch’è bene. E l’“Iddio della speranza vi riempia di ogni gaudio e pace nel credere, affinché abbondate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo”. — Rom. 15:13, Na.
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Il pensiero che si cela nel proverbioLa Torre di Guardia 1963 | 15 febbraio
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Il pensiero che si cela nel proverbio
QUANDO Salomone sedeva sul trono di Gerusalemme, la capitale era un centro di cultura e commercio mondiale. Ricchezze, mercanti e merci si riversavano da ogni parte nella città. Tuttavia, coloro che godevano di tale prosperità erano anche vittime in potenza di pigrizia, avidità, astute pratiche commerciali e altri veleni contro cui i proverbi ispirati sarebbero stati un efficace antidoto.
PROVERBI 6:6-8 (VR)
“Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare, e diventa savio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo cibo nell’estate, e raduna il suo mangiare durante la raccolta”.
Salomone non dice specificamente che la formica accumuli questo cibo per usarlo nell’inverno, ma loda l’industriosa creatura, additandola come esempio di chi raccoglie
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