-
Che cosa fare verso la fineLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
-
-
vostra. Perciò, per citare ancora le parole di Pietro, “mantenete i vostri sensi, siate vigilanti. Il vostro avversario, il Diavolo, va attorno come un leone ruggente, cercando di divorare. Ma prendete posizione contro di lui, saldi nella fede, sapendo che le medesime cose in quanto alle sofferenze sono compiute nell’intera associazione dei vostri fratelli nel mondo”. Nessuno è esentato, e neppure lo potete voi, ovunque vi troviate in questo mondo, se siete fedeli. Perciò non correte per nascondervi e isolarvi. Tenetevi fianco a fianco con i vostri fratelli e sopportate le sofferenze con loro, e così resistete al Diavolo con saldezza di fede. — 1 Piet. 5:8, 9, NM.
26. Qual è il proposito di Dio lasciandoci soffrire così, e che cosa significherà uscirne completamente vittoriosi?
26 Il mondo è abbandonato alla sua distruzione, e la Cristianità lo è con esso. Ma Geova Dio è a noi vicinissimo e tratta con noi, in vista della nostra completa salvezza. Egli non permette che sofferenze si abbattano su noi per distruggerci, ma cerca di perfezionarci nell’ubbidienza con le cose che soffriamo. Egli ci addestra per il fedele servizio nel futuro, per renderci incrollabili nel suo servizio, e forti spiritualmente. Perciò non ci indeboliamo nelle continue sofferenze. “Ma,” ci assicura Pietro, “dopo che avrete sofferto per breve tempo, l’Iddio d’ogni immeritata benignità, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in unione con Cristo, completerà egli stesso il vostro addestramento, vi farà saldi, vi renderà forti”. (1 Piet. 5:10, NM) Perciò quando verrà il punto culminante della prova finale fra breve al massimo sforzo dell’avversario coalizzato con tutto ciò che il nemico ha, noi ne usciremo completamente vittoriosi per la rivendicazione di Dio e così sopravvivremo alla fine.
27. Qual è, dunque, il nostro chiaro dovere e, nella determinazione di adempierlo, in che cosa avanzeremo?
27 Il nostro dovere è dunque chiaro in questa fine del mondo. Come organizzazione teocratica noi dobbiamo avanzare durante il 1952 e nel rimanente tempo della tolleranza di Dio verso questo mondo. Dobbiamo stringerci insieme con amore, combattendo unitamente, servendo Dio unitamente e unitamente perseverando e pregando in tutta la terra. Siamo decisi di far questo? Allora avanti nell’opera finale! Avanti nella predicazione di questa buona notizia del regno di Dio in tutta la terra per una testimonianza, senza arrestarci finché venga la fine compiuta e Geova Dio stesso sorga per la sua culminante testimonianza e segua il suo nuovo mondo, nel quale sopravvivremo per la sua eterna lode mediante Gesù Cristo.
-
-
Antichi modelli per il presenteLa Torre di Guardia 1952 | 1° marzo
-
-
Antichi modelli per il presente
MOLTI frequentatori di chiesa oggi considerano tre quarti della Bibbia, le Scritture Ebraiche ch’essi chiamano il “Vecchio Testamento”, come una semplice narrazione storica del polveroso passato. In questo essi sbagliano grandemente. Per molti secoli Iddio trattò con gl’Israeliti in una maniera speciale e fece scrivere le loro esperienze, e la storia degli antichi che li precedettero, come modelli: “Perché tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento”. — Rom. 15:4.
Un tipo è un’immagine o rappresentazione di qualcosa che dovrà accadere in un certo tempo futuro. L’antitipo è la realtà della cosa che il tipo rappresenta. Il tipo può essere appropriatamente chiamato un’ombra; l’antitipo, la realtà. Gli episodi drammatici e le esperienze servono come tipi, lo studio dei quali offrirà a una persona un ragionevole facsimile o quadro della realtà, e perciò sono chiamati quadri profetici. Un tipo è anche un modello che serve come guida nel comprendere la realtà.
Avendo la giusta comprensione di queste cose, Paolo l’apostolo apprezzò l’importanza della storia drammatica d’Israele. Ecco perché nelle sue lettere ricordò così spesso quei passati avvenimenti e indicò com’essi rappresentassero, tipificassero e prefigurassero realtà più grandi. Per esempio, Paolo dice che l’appagamento della sete d’Israele con l’acqua uscita dalla roccia fu puramente un modello o un tipo dell’“acqua della vita” che esce fuori dalla grande Roccia, Cristo Gesù. — 1 Cor. 10:1-4.
“Or queste cose,” prosegue Paolo, “furono figure per noi, affinché non siamo desiderosi di cose cattive, come costoro [gli antichi Israeliti] le desiderarono. E non diventate idolatri, come alcuni di essi, siccome è scritto [Eso. 32:6]: ‘Il popolo si adagiò per mangiare e bere, poi si alzarono per danzare.’ E non fornichiamo come alcuni di essi fornicarono, e ne caddero, in un sol giorno, ventitre mila; e non tentiamo il Signore, come alcuni di essi lo tentarono, e perirono per mezzo dei serpenti. [Num. 21:5, 6] E non mormorate come alcuni di essi mormorarono, e perirono per mezzo dello sterminatore. Or quelle cose accadevano loro figuratamente e furono scritte per ammonimento di noi ai quali sono giunti i termini dei secoli”. — 1 Cor. 10:6-11, Co, nota in calce.
OMBRE DEL TABERNACOLO
Poteva darsi che tutte quelle regole, quelle prescrizioni e quei comandamenti dati a Israele circa i servizi e gli olocausti del loro tabernacolo fossero figurativi di più grandi cose future? Certo! E Paolo lo dice chiarissimamente spiegando la realtà di parecchie di quelle cose. “Poiché mentre la legge prefigurò le benedizioni che dovevano venire, essa non le espresse pienamente”. (Ebr. 10:1, TA) Il sacerdozio sotto l’antico patto della legge era soltanto un’ombra o modello delle più grandi cose spirituali e celesti, com’è scritto: “I quali ministrano in quel che è figura e ombra delle cose celesti”. (Ebr. 8:5, 6) Sì, le ordinanze cerimoniali comprendenti l’osservanza di giorni sacri, nuove lune, giorni sabatici, offerte di carni e bevande, ecc., ci dice l’apostolo, erano “tutte unicamente l’ombra di qualcosa che doveva seguire; la realtà si trova in Cristo”. — Col. 2:16, 17, TA.
-