Ubbidienza alla buona notizia: un modo di vivere
“Che cosa richiede da te Geova, se non di esercitare il diritto e di amare la benignità e d’esser modesto nel camminare col tuo Dio?” — Mic. 6:8.
1. Com’è spesso considerata oggi la religione?
OGGI è comune vedere persone che professano di credere nei dogmi di una religione, ma che non ne seguono gli insegnamenti nella vita quotidiana. Spesso la religione è considerata qualcosa a cui “appartenere”, non qualcosa che influisce sul modo di agire nella vita familiare, negli affari, nei rapporti con gli altri.
2. Perché nel primo secolo il cristianesimo fu chiamato la “Via”?
2 Tuttavia, il vero cristianesimo non è questione di apparenze esteriori. Nei suoi primi giorni, infatti, il cristianesimo fu chiamato la “Via”, perché era più che un’adorazione formale. (Atti 19:9, 23) Era un MODO DI VIVERE permeato dall’adorazione di Dio, secondo la guida del suo spirito. (Giov. 4:23, 24; 1 Cor. 2:11-13) In tutte le Scritture Cristiane troviamo espressioni enfatiche che non ammettono di servire Dio con indifferenza. Quelli che desiderano essere veri cristiani hanno il comando: ‘Rinnovate la vostra mente’, siate “rinnovati nella forza che fa operare la vostra mente” e ‘rivestite la nuova personalità’. (Rom. 12:2; Efes. 4:22-24) Oltre alla zelante testimonianza, è continuamente ribadita la buona condotta. — 1 Piet. 1:15; 2:12; 3:16; 5:12.
3. Fino a che punto il vero cristianesimo influisce sulla vita dell’individuo?
3 Perciò, il vero cristianesimo abbraccia ogni aspetto della vita, dell’individuo e della famiglia. Il cristiano deve amare e servire Dio ‘con tutto il cuore e con tutta l’anima e con tutta la mente e con tutta la forza’. (Mar. 12:30) Così non è esclusa nessuna parte del corpo, della vita o della personalità. — Matt. 22:37-39.
È OLTRE LE POSSIBILITÀ UMANE ESSERE CRISTIANI?
4, 5. (a) Richiede Dio cose molto difficili o irragionevoli dal cristiano? (b) Il fatto che in questo mondo è difficile essere cristiani ne annulla forse i vantaggi?
4 È dunque una cosa tanto difficile essere cristiani? Richiede Dio più di quanto sia ragionevole, o esige qualcosa di “grandioso” o che va oltre le possibilità umane? Al popolo d’Israele nell’antichità egli disse: “Egli ti ha dichiarato, o uomo terreno, ciò che è buono. E che cosa richiede da te Geova, se non di esercitare il diritto e di amare la benignità e d’esser modesto nel camminare col tuo Dio?” — Mic. 6:8.
5 Che cosa c’è di veramente difficile o irragionevole in questa richiesta? In effetti, Dio si compiace quando gli uomini vivono nel modo naturale per cui egli li creò, nel modo in cui dovrebbero vivere, ecco tutto. È vero che seguendo questa condotta in un mondo che si è allontanato dalle norme di Dio si avranno opposizione e difficoltà. (Giov. 16:33; 2 Tim. 3:12) Ma il fatto è che chi segue nella sua vita le norme di Dio ha la coscienza più leggera, più pace mentale e, per giunta, uno scopo nella vita e una speranza per il futuro. — 1 Tim. 4:8; 6:6-8.
6. Quale provvedimento ha preso Dio affinché abbiamo successo nella condotta cristiana, anche se siamo imperfetti?
6 Data la nostra imperfezione, può sembrarci difficile seguire i princìpi della Bibbia e produrne i buoni frutti. È vero che le persone imperfette fanno molti sbagli, alcuni gravi, ma il sacrificio propiziatorio di Cristo fu fatto proprio per questa ragione. Esso permette al cristiano pentito di accostarsi a Dio per ottenere il perdono, e lo spirito di Dio aiuta il cristiano a rinnovare la propria personalità, a cambiare le proprie vie per conformarsi sempre più alle vie di Dio. (Ebr. 4:15, 16; 2 Cor. 3:17, 18) L’apostolo Giovanni scrisse ai conservi cristiani: “Figliuoletti miei, vi scrivo queste cose affinché non commettiate peccato. Eppure, se qualcuno commette peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto. Ed egli è un sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non solo per i nostri [quelli degli unti cristiani] ma anche per quelli di tutto il mondo [i peccati di tutti gli altri dell’umanità]”. — 1 Giov. 2:1, 2.
QUANTO È IMPORTANTE LA GUIDA DELLA BIBBIA NELLA VITA?
7. I veri cristiani come considerano e usano la Bibbia?
7 Comprendendo d’aver bisogno della guida di Dio per seguire i suoi giusti princìpi, i cristiani faranno dello studio biblico una parte regolare della propria vita. Si attengono fermamente alla dichiarazione dell’apostolo Paolo, che “tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per rimproverare, per correggere, per disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona”. — 2 Tim. 3:16, 17.
8. Accettando la Bibbia come ispirata, dobbiamo prendere tutto alla lettera? Fate esempi.
8 Quindi, l’intera Bibbia, sia le Scritture Ebraiche, o “Vecchio Testamento”, che le Scritture Greche, o “Nuovo Testamento”, costituisce la completa Parola di Dio, vera e ispirata da Dio in tutta la sua interezza, una guida per il cristiano in tutte le sue vie. Comunque, questo non significa, come credono alcuni fondamentalisti, che si debba prendere tutto alla lettera. È vero che ci sono molti comandi letterali. Ma c’è molta storia e ci sono anche molte dichiarazioni simboliche e figurate. Per esempio, i governi del mondo sono talora rappresentati da bestie. (Dan. 8:1-8, 20-22; Riv. 17:3, 9-12) E un “giorno” può essere un giorno di ventiquattr’ore o significare un periodo di anni. (Gen. 2:4; Giov. 8:56) Il contesto e altre attinenti dichiarazioni della Bibbia aiutano lo studente a distinguere quali versetti sono letterali e quali sono simbolici e profetici.
9. Perché l’intera Bibbia è utile ai cristiani?
9 Considerando la Bibbia in questo modo, i cristiani studiano le Scritture Greche Cristiane, contenenti molte leggi e comandi diretti, e anche le Scritture Ebraiche, dove sono esposti molti princìpi, illustrazioni, profezie e dove sono narrati effettivi avvenimenti storici che rivelano come Dio la pensa sulle cose della vita. (1 Cor. 10:11) Nella Bibbia, da cima a fondo, sono narrati molti episodi e avvenimenti indicanti come Dio agisce in varie situazioni e circostanze. Tutte queste cose fanno conoscere la personalità di Dio e aiutano il cristiano ad avere “la mente di Cristo” che conosce Dio più intimamente di chiunque altro. — 1 Cor. 2:16; Matt. 11:27.
IL CRISTIANO CONDUCE UNA VITA ASCETICA?
10. Come mostrò la vita di Gesù sulla terra che non fu asceta o che non visse secondo un rituale?
10 Il cristiano, perciò, non vive secondo un codice di regole o un rituale. La vita di Cristo rispecchia lo spirito e l’amore che il cristiano deve sforzarsi di manifestare. (Matt. 5:44; 1 Giov. 5:3) Gesù fu un uomo che fece piacere a Dio sotto tutti gli aspetti. (Giov. 8:29) Non commise alcuna ingiustizia. Ma pur essendo perfetto non fu un asceta. Partecipò a feste nuziali e banchetti, apprezzò le cose buone della vita. (Giov. 2:1-10; Luca 5:29; Matt. 11:18, 19) Fu moderato in ogni cosa e non chiese da sé o dagli altri più di quanto fosse ragionevole. (Mar. 6:31; Giov. 4:6) Gesù provò gioia nella vita e nell’opera che compì per aiutare altri a conoscere Dio. (Giov. 4:34) Egli non fece continui paragoni fra la sua giustizia e gli sbagli altrui. Ebbe compassione e misericordia verso le persone. (Matt. 9:36; Mar. 1:41) Tuttavia, condannò il male e smascherò l’ipocrisia. — Matt. 15:1-9; 23:23-32.
11. (a) I Testimoni di Geova dovrebbero usare la loro imperfezione come scusa per peccare, o esultare nella propria giustizia? (b) Qual conflitto c’è in ogni cristiano, secondo le parole dell’apostolo Paolo?
11 Gesù diede il modello ai cristiani riguardo a queste cose. Naturalmente, essi riconoscono che, a differenza di Gesù, non sono perfetti, ma si sforzano sinceramente di seguirne il modello. Cercano di evitare il male ma si rendono conto che qualsiasi giustizia abbiano è dovuta alla misericordia di Dio e risulta dal seguire la Bibbia. Non possono attribuirla a se stessi. Sono d’accordo con il salmista: “Se tu guardassi gli errori, o Iah, o Geova, chi starebbe?” (Sal. 130:3) Sanno d’essere peccatori e di fare a volte cose errate, come disse lo stesso apostolo Paolo:
“Trovo dunque nel mio caso questa legge: che quando desidero fare ciò che è giusto, ciò che è male è presente in me. Realmente io mi diletto nella legge di Dio secondo l’uomo che sono interiormente, ma vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi conduce prigioniero alla legge del peccato che è nelle mie membra. Misero uomo ch’io sono! Chi mi libererà dal corpo che subisce questa morte? Grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Così, dunque, con la mia mente io stesso sono schiavo della legge di Dio, ma con la mia carne della legge del peccato”. — Rom. 7:21-25.
12, 13. (a) Come evitano i cristiani d’essere ‘troppo giusti’ o ‘eccessivamente saggi’? (b) Quando il testimone cristiano è sopraffatto dal peccato, cosa fa in merito? (c) Perché i Testimoni recano ad altri la “buona notizia”?
12 Perciò, chi segue veramente la “Via” cerca di non essere “troppo giusto” né “eccessivamente saggio”, nel senso che non assume un atteggiamento saccente o farisaico e non va a caccia di difetti e di scarsa avvedutezza negli altri. (Eccl. 7:16) Ma si sforza sinceramente di conseguire la giustizia. Non cede debolmente ai desideri errati e non si fa vincere dalle pressioni che vorrebbero costringerlo a commettere gravi errori, venendo meno nell’integrità verso Dio. Nondimeno, l’imperfezione gli farà a volte commettere sbagli e peccare. Se commette un peccato, lo riconosce e se ne pente, chiedendo perdono a Geova in nome di Cristo. (Atti 10:43) Egli confida nel perfetto sacrificio di Cristo come base per il perdono dei peccati. (1 Tim. 2:5, 6) Quindi fa ogni sforzo per non ripetere quel peccato. Sa che se praticasse il peccato perderebbe il favore di Dio. Spinto dall’amore fa conoscere ad altri la “buona notizia” che ha trovata. Essendo uno zelante proclamatore della “buona notizia”, cerca di aiutare i suoi simili a capire la necessità d’avere fede e l’importanza di adeguare la propria vita ai princìpi biblici. Addita loro come esempi Gesù Cristo e altri la cui vita di fede è descritta nella Bibbia. — Ebr. 11:1–12:3.
13 Dato che l’ubbidienza alla “buona notizia” include la condotta del cristiano sotto ogni aspetto, consideriamo qui alcune norme fondamentali stabilite da Dio che tutti quelli che desiderano essere cristiani devono osservare.
DIRE LA VERITÀ È IMPORTANTE PER IL CRISTIANO
14, 15. (a) Perché Geova dev’essere adorato ‘con verità’? (b) Che cosa significa la “verità” per la cerchia familiare?
14 Dal momento che Geova Dio fece l’uomo e ne conosce i bisogni, è essenziale che l’uomo, per il proprio benessere, viva secondo le norme morali che Dio ha fatto scrivere nella Bibbia. Anzitutto, Geova è il “Dio di verità”. (Sal. 31:5) Dev’essere adorato “con spirito e verità”. (Giov. 4:24) Dire la verità è essenziale non solo per essere in pace con Dio, ma anche per vivere in pace con gli altri. L’apostolo Paolo consiglia ai cristiani: “Per cui, ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo”. — Efes. 4:25.
15 Pensate che importanza ha la “verità” nella cerchia familiare. Se si dice sempre la “verità”, c’è fiducia tra i familiari. Vi sono rispetto e intimità fra marito e moglie. Le ‘comunicazioni’ non si interrompono. I figli sono ansiosi di far sapere ai genitori quello che avviene nella loro vita, poiché hanno fiducia che saranno ascoltati e consigliati per risolvere i loro problemi. Sanno pure che i genitori non dicono una cosa per farne poi un’altra. Possono contare sull’aiuto dei genitori in qualsiasi situazione.
16. In che modo le parole di Gesù in Giovanni 14:6 mettono in risalto che il cristiano deve dire la verità?
16 Gesù Cristo disse: “Io sono la via e la verità e la vita”. (Giov. 14:6) La “via” che il cristiano deve seguire è di pensare, sentire e agire come Gesù. Per questo deve seguire la verità in ogni suo aspetto, come Gesù adempì tutte le cose che Dio aveva indicate riguardo a lui. Il seguente articolo considera alcune altre esigenze di tale “via”.
[Immagini a pagina 11]
Gesù piacque a Dio, mostrò compassione per gli altri, ma non fu un asceta . . .
né manifestò minimamente l’orgoglio e la santimonia dei Farisei