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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1953 | 1° aprile
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si vedano anche Isa. 51:3; Ezech. 20:6, 15; 36:35; Gioe. 2:3.
Notate che per disubbidienza la bellezza edenica del paese sarebbe stata perduta, e successivamente la ribelle infedeltà degl’Israeliti causò la perdita della condizione paradisiaca della Terra Promessa. Oggi la terra non è destinata a produrre spine e triboli come conseguenza della maledizione pronunciata nell’Eden. Quella maledizione sparì con le acque del diluvio. In molte parti della terra vi sono oggi luoghi di stupenda bellezza e magnificenza, ed altri luoghi gli uomini li hanno trasformati in magnifici parchi e giardini. Ma per la maggior parte gli uomini han rovinato la terra e devastato il regno vegetale e animale per avidità commerciale o per semplice gusto di distruzione. Essi hanno dimenticato o trascurato il proposito di Dio verso l’uomo e la terra, non hanno tenuto conto della vera adorazione di Geova, ed hanno apportato su se stessi il disfavore divino invece di benedizioni, proprio come fecero gl’Israeliti. La Bibbia parla di maledizioni per la disubbidienza, e queste maledizioni toccheranno il culmine ad Harmaghedon colla distruzione degli abitanti malvagi della terra, quando Geova Dio mediante Cristo ‘ridurrà in rovina quelli che rovinano la terra’. (Lev. 26:14-39; Deut. 27:15-26; 28:15-68; Isa. 24:5, 6; Apoc. 11:18, NW) È la maledizione per la disubbidienza e la falsa adorazione che Apocalisse 22:3 (NW) menziona: “E non ci sarà più alcuna maledizione”. Quelli dell’unto rimanente dell’Israele spirituale sono stati purificati dalle passate mancanze in fatto di adorazione, e il loro campo di culto è diventato puro e benedetto come l’Eden originale. Al dovuto tempo di Geova e sotto il regno di Cristo, i superstiti di Harmaghedon e i risuscitati saranno adoperati per adempiere il mandato di soggiogare la terra letterale e trasformarla da un capo all’altro in un paradiso pieno di lode a Geova. — Sal. 150:1-6.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1953 | 1° aprile
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Domande dai lettori
◆ Alcuni religionisti pretendono che il vino nel calice del Memoriale fosse succo d’uva non fermentato. Come possiamo dimostrare noi che Cristo usò vero vino in questa occasione? — A. L., Arkansas.
Quelli che aderiscono al Movimento della Temperanza o della Proibizione insistono che le parole di Gesù “il frutto della vite” significhino succo d’uva, e non vero succo fermentato o vino. Ma noi ricordiamo che la vendemmia ricorreva nella tarda estate dell’anno, mentre la pasqua dei Giudei non aveva luogo che alla primavera successiva sei mesi più tardi, e i Giudei non avevano in genere i mezzi per preservare così a lungo il succo d’uva senza farlo fermentare. Gesù usò il “frutto della vite” che era disponibile nella stagione pasquale, che era vero vino. La storia indica che i Giudei adoperavano vero vino in quella stagione, e fino a questo giorno i Giudei seguono la loro tradizione usando succo d’uva fermentato o vero vino contenente alcool.
Per ulteriore informazione leggete ne La Torre di Guardia del 15 agosto 1948, il suo articolo “Quando e come celebrare il memoriale”, che nella sua nota in calce alle pagine 247 e 248 dice: “Non dubitiamo affatto che il vino adoperato dal nostro Signore per rappresentare il suo sangue sparso fosse fatto (come gli Ebrei ‘ortodossi’ ancora oggi fanno il loro vino per la Pasqua) senza aggiungervi alcun lievito atto ad accelerare la fermentazione. Ma ciò nonostante era vino fermentato; gli elementi della fermentazione contenuti nel mosto d’uva subirono un più lento processo di fermentazione e chiarificazione, e così esso diventava ‘vino’. . . . È dunque chiaro per noi che il vino usato dal nostro Signore alla Cena era vino puro (non semplice mosto d’uva che non potrebbe mantenersi senza fermentazione dall’autunno alla primavera) della stessa qualità di quello menzionato altrove nelle Scritture, del quale un eccesso nel bere avrebbe provocato l’ubriachezza. (Efes. 5:18; Giov. 2:10; Luca 5:39), . . . non si afferma che il nostro Signore e gli apostoli facessero uso di mosto d’uva, bensì di vino reale”.
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Testi per maggioLa Torre di Guardia 1953 | 1° aprile
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Testi per maggio
1 Devi amare il tuo prossimo come te stesso.— Giac. 2:8, NW. TG 1/3/53 23a
2 L’Eterno [Geova] scruta tutti i cuori, e penetra tutti i disegni e tutti i pensieri. — 1 Cron. 28:9. TG 15/2/53 3
3 Inoltre non rattristate lo spirito santo di Dio, col quale siete stati suggellati per il giorno della liberazione con riscatto. — Efes. 4:30, NW. TG 15/8/52 3b
4 “Maestro, abbiamo visto un certo uomo che cacciava demoni mediante l’uso del tuo nome e abbiamo cercato di impedirglielo, perché non accompagnava noi”. Ma Gesù disse: “Non cercate d’impedirglielo.” — Mar. 9:38, 39, NW. TG 1/8/52 13, 15
5 Il figliuolo non porterà l’iniquità del padre, e il padre non porterà l’iniquità del figliuolo. — Ezech. 18:20. TG 15/11/52 11, 12a
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Città di QuebecLa Torre di Guardia 1953 | 1° aprile
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Città di Quebec
La sorella Saumur in un’abitazione parlava con una padrona di casa intorno alle Scritture. Qualcuno del vicinato aveva telefonato alla polizia e un grosso sgherro in uniforme venne frettolosamente nella casa e comandò alla sorella di andarsene all’istante, dicendo che era una comunista. La padrona di casa fu sorpresa da tali modi. Il poliziotto continuò con la sua attitudine autoritaria ingiungendo alla sorella di uscire dalla casa. Comunque, la sorella Saumur disse che avrebbe telefonato al sindaco. Ma lui si precipitò al telefono, dicendo: “No, lei non telefona; telefono io al sindaco,” e così fece. Lei intese la conversazione, che indicava chiaramente come il poliziotto riceveva un rimprovero e gli veniva detto di lasciarla stare lì fino a che non distribuiva letteratura. Frattanto il poliziotto diceva: “Ma è una comunista!” Infine egli lasciò la casa e nella via trovò una folla di gente che lo aspettava per vedere se conduceva la sorella fuori con lui. Succede che questo poliziotto non è per niente ben visto nella zona, perciò la folla cominciò a beffarlo chiedendo: “Dov’è lei? Non la puoi prendere? Che cosa hai?” Lo canzonavano a causa della loro disapprovazione per i suoi modi d’agire.
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